Rassegna Stampa 1966 Selezioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ABC    PATTY PRAVO: UNA VOGLIA MATTA DI PIACERE    24 LUGLIO

 

Viareggio -  Mamme in corsa che manovrano le carrozzine come "risciò", a rischio di fare schizzar fuori il neonato, nonne spericolate che una volta tanto evitano l'avanti-indietro sulla striscia pedonale e attraversano d'un fiato la strada reggendo il nipotino come un aquilone, vecchietti in panama che dalle panchine si drizzano sulle punte come la Fracci e partono all'inseguimento a volo d'angelo: in Versilia sono piombati il capellone e la minigonna. E la Versilia, che da vent'anni è sopita in un sonno tranquillo, fatto di tradizione, di perbenismo e di riposo, ha provato un brivido. Forse di curiosità, forse di sdegno, forse di risveglio. Eppure da tempo si parlava del Piper romano che avrebbe aperto una succursale a Viareggio, di una massiccia calata di capelli lunghi e di gonne corte, della "ventata d'accelerazione" che stava per sopraggiungere. Ma il tutto era detto a mezza voce, con quel distacco e quella discrezione tradizionali. Veder dunque circolare d'un tratto queste creature "extraterrestri" come turisti qualsiasi non era nei programmi della giornata. E Viareggio accusa il ruvido colpo.
I calvi, che naturalmente sono i più indignati, seguono il gruppetto yé-yé con sopracciglio aggrottato, pancetta in resta, pantalone corto e polpaccio spennacchiato; le grasse, con girasoli e margherite stampate sul didietro, gambe a colonna antonina e ventidue menti, fissano stizzite le minigonne altrui; i ragazzi e le ragazze osservano sorridendo. Tutti seguono gli "extraterrestri" in processione, come incolonnati dietro al Santissimo. La sera se ne parla ovunque, attorno agli innumerevoli tavolini da gioco, dove si puntano milioni, nelle ville immerse nella pineta dove alcune signore-bene, particolarmente birichine, si regalano ai giovani, nei punti più isolati della spiaggia dove gli affezionati della Versilia fanno (sempre per tradizione, beninteso) il bagno nudi e l'amore sulla sabbia, lungo il "vialone" a mare dove i "benissimo" concludono la galoppata sotto la luna come meglio credono. L'arrivo del Piper ha sfondato d'un colpo le camere-stagne versiliesi, offrendo un argomento comune: "Attaccherà?". "Non attaccherà?". "Qui siamo troppo per bene". "Noi veniamo soltanto per riposare". "I nostri figli sono sani", eccetera.
Frattanto i piperini, opportunamente fatti giungere da Roma dall'avvocato Crocetta, proprietario del Piper, fanno la pubblicità che possono. Ringo, con occhio da gallina e crine biondo, si esibisce senza risparmio. Viene da Udine e considera ormai i suoi capelli come un libretto di risparmio. Da Roma è giunta Nilde con minimissima gonna. Ha fatto l'autostop e ha raggranellato quattordicimila lire con "l'accattonaggio", cioè domandando all'automobilista un regalo: "Di solito non vogliono niente in cambio. Se però si tratta di un libidinoso e fa proposte, gli dico chiaro un va a fa'... e scendo". C'è Dana, impegnata nel pubblicizzare oltre al Piper anche il suo locale, il COW-BOY di via Crispi. C'è Marilena, la francesina di Palermo, vestita da da bambina "liberty" che dice: "Non m'interessa se un uomo è giovane o vecchio, l'importante è l'uomo. Non m'interessa se ha il capello lungo o corto, l'importante è l'uomo.". Ci sono altri cinque o sei capelloni lavatissimi e vestiti secondo gli ultimi canoni del PIPER-market: sembrerebbe che, superata la la prima fase beat-bohémienne, abbiano trovato una loro Repubblica chiamata Piper, con vestiti, leggi e codici prestabiliti.
Il presidente di questa nuova Repubblica è l'avvocato Crocetta, loro portavoce, il quale, seduto nel locale fervente di preparativi, spiega che oltre al PIPER-market lancerà la PIPER-Cola, i PIPER-dischi, i PIPER-film, tutte trovate di cui le nuove leve sentono esigenza. Nuove leve che, dice, sono senza compromessi, senza ipocrisie e che quando fanno l'amore fanno l'amore, quando ballano ballano, quando dormono dormono: "State a sentire", aggiunge, "tu, Marilena, quando dormi che fai?". "Dormo", risponde Marilena guardando l'avvocato con un punto interrogativo negli occhi, come a chiedersi cosa faranno mai i grandi nello stesso frangente. Le ragazze del Piper, spiega Crocetta, sono le suffragette del sesso, le creature decise e spontanee che magari ora sono criticate e disprezzate ma che domani formeranno un nuovo mondo di donne forti, di api regine destinate a soppiantare l'ormai ammuffito mondo degli uomini. Sono tutti qui, a Viareggio, i piperini decisi a dar man forte al loro presidente, che li ospita gratuitamente per fare colore e affinché quelli della Versilia si rendano conto che non sono corrotti, che sono giovani veri e basta, e che di conseguenza il nuovo locale è frequentato benissimo. Sono giunte anche le nuove hostess inglesi au-pair, massimo ventitré anni, reclutate a Londra tra un centinaio di indossatrici e studentesse che aspiravano alle vacanze nella nostra penisola. "Le ho cercate belle, ma non bellissime", dice la reclutatrice, "perché altrimenti dopo tre giorni sarebbero fuggite... in un sogno d'amore, diciamo così. Comunque la polizia londinese è stata molto prudente e mi ha sottoposto a un autentico interrogatorio". Chiarito il fatto che le ragazze avrebbero servito tra i tavolini con le funzioni di cameriere-ospiti, fu rilasciato il permesso.
Anche le hostess gironzolano per il lungomare sfoggiando le magliette rosa-verde con un grande Piper scritto all'altezza del seno. A questo punto il chiasso attorno all'avvenimento è sufficiente. L'attenzione generale è polarizzata. Ma il regista Piero Vivarelli, che ha organizzato il tutto (tra poco dirigerà il film I RAGAZZI DEL PIPER), non è soddisfatto. Vuole qualcosa che stia a mezzo tra la sommossa popolare e i grandi boom pubblicitari americani. Quindi alle ventuno, un'ora prima dell'inaugurazione, tutti i piperini, le hostess, i cantanti e i complessi yé-yé intraprendono una sfilata seguendo il percorso abituale dei carri del carnevale viareggino. Apre il corteo la banda musicale del luogo al suono di FIORIN FIORELLO, segue Lord Sutch, con corna da bisonte e pelle di leopardo, segue l'inglese Thane Russal (sta a mezza via tra il Messia e una "strip"), le nove hostess in triciclo, Le Pupille (un complesso femminile la cui contrabbassista, del tutto simile a Satanik, affianca il gruppo a cavallo), poi I Delfini ("Quello è identico a una mia domestica, la Emma", dice una signora guardando il più grassoccio). Chiude Beau Brummel, in carrozza da Cenerentola con a fianco la principessa Marina Torlonia, la quale si sforza di salutare la folla con l'avambraccio degli antenati. Tutt'intorno una marea di viareggini e villeggianti impazziti che, oltre alla riservatezza abituale, urlano e spingono. Le hostess non pedalano, a spingerle pensa una trentina di marinai.
Fuochi d'artificio, spari, mortaretti accolgono la processione davanti al Piper. Vetri rotti, spintoni, gente ammaccata. Tutti vogliono entrare. Poi, dentro, il finimondo. Con i "bene", sulle prime scettici e che poi si fanno travolgere, si dimenano, si mischiano ai capelloni. C'è il solito "matusa" coi baffi che ride degli yé-yé dando di gomito alla bionda che lo accompagna, la quale ride ma si divora con gli occhi i ragazzi. C'è Leonida Rèpaci, annichilito in un angolo (sabato il Piper e il Garden-House di Renato Polidori, al Cinquale, si strapperanno i partecipanti invero poco yé-yé, al Premio Viareggio dopo la proclamazione del vincitore), c'è lo "storico" locale che dice: "Questo per la Versilia è l'unico fatto in vent'anni", ci sono le solite signore grasse, per l'occasione in "op", che sembrano tirassegni, ci sono i soliti ragazzi di famiglia che si trovano a casa loro perché ormai conoscono sia il Piper romano sia quello milanese. I piperini fanno di tutto per elettrizzare l'atmosfera. Nilde e una sua amica, dopo l'esibizione di Russal, fingono di svenire, i capelloni si esibiscono da ballerini professionisti. Quelli calati dalla provincia, più autentici perché ci credono, accennano qualche mossa di "see-saw".
Quando PATTY PRAVO, annunciata come la Ragazza del Piper da Gianni Boncompagni, inizia il suo show, tutti si accucciano intorno alla pedana. Patty, che si esibisce per la prima volta, sembra abbia un nido di vespe nel ventre. Ha una splendida voce, un po' roca, una camicetta con un solo bottone allacciato e un vero "tigre" addosso. Persino le ragazzine-benissimo la guardano estasiate e accennano delle mosse sconosciute con i loro, fino a quel momento immobili, bacini. Alcuni ragazzi allungano le braccia e tentano di accarezzare i piedi nudi di Patty. Anche le signore sono affascinate e, finalmente, desistono dal comunicare. Patty, che ha diciotto anni, ed è veneziana, dirà poi: "Prima di esibirmi ho voglia di cantare, di bere un bicchiere di whisky e di un uomo. Quando canto è come se facessi l'amore e quando ho finito mi sento come se avessi appena cominciato. I quarantenni? Possono dirmi qualcosa intellettualmente, ma non sessualmente. Io voglio dominare, perciò scelgo il capellone, che è malleabile. Per me è come una pelliccia, lo indosso quando ho freddo e poi lo metto da parte". Forse è la vera ape regina di cui parlava l'avvocato Crocetta.
Più tardi, quando la serata inaugurale è sul finire, i tradizionalisti della Versilia sdraiati su delle speciali poltrone-letto davanti al locale, forse per la prima volta si "lasciano andare" in pubblico. Una signora bustocca, nota per essere proprietaria di un'intera strada di Milano e per la timidezza, dice forte: "Cosa volete, nel momento della prostrazione divento una cavalla". "Di' un ciclone, è più fine", suggerisce un'amica. Un'altra milanese, nota per la sua riservatezza cinquantenaria, allungata sulla poltrona appare stranamente piatta. Una conoscente le domanda: "Indua in (dove sono) i tett?". "In suta i ascei (sotto le ascelle)!", è la risposta. Un' "industrialessa" di Prato, nota per il pugno di ferro sotto il quale tiene da trent'anni il marito, dice: "Ma, dico io, 'sta minigonna non mi garba punto". E il marito: "Con le tue gambe, per forza! Domani ci torno". Il tutto, in pubblico. Forse in Versilia sta cambiando davvero qualcosa.

 

Vittorio Pescatori

 

 

 

BIG    IL CICLONE PATTY   3 AGOSTO

 

Viareggio (luglio) - Si chiama Patty Pravo, è nata a Venezia circa diciotto anni or sono e, a fine agosto, uscirà il suo primo 45 giri. A questo punto vedo già qualche lettore arricciare il naso. Ma chi è questa sconosciuta? Ma come? Vivarelli, dopo averci parlato di Dylan, di Ray Charles, di Dalla, ecc., ora se ne esce con Patty Pravo. Che sia impazzito? No, amici. Non sono impazzito per niente. Il fatto è che dal primo momento che ho sentito cantare questa ragazza, mi sono subito reso conto di trovarmi di fronte a qualcosa di grosso, di veramente valido. Quindi mi sembra doveroso, più che giusto, presentarvela, farvela conoscere, dirvi delle sue enormi qualità. Parlare dei grandi nomi già affermati infatti è facile, direi quasi ovvio. Ma penso che se si fa questo mestiere con un minimo di coscienza e di gusto personale, allora è necessario anche fare delle scoperte, magari avendo il coraggio di rischiare la propria firma. E del resto, in questo caso, il rischio appare davvero relativo, dal momento che le qualità di Patty sono talmente fuori discussione che, dopo la sua prima esibizione a Viareggio, giornalisti e pubblico, una volta tanto all'unanimità, hanno concordemente deciso di definirla la ragazza del Piper. E' stato appunto alla serata di inaugurazione del Piper della Versilia che l'ho sentita cantare la prima volta. Bene ragazzi, quando è apparsa sulla pedana, i lunghi capelli biondi sulle spalle, la camicetta allacciata alla brava un po' sopra i pantaloni, ed ha incominciato a cantare, sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Una voce drammatica, che graffia ed esalta. Come posso spiegarmi meglio? Ecco, diciamo una Piaf, ma passata attraverso l'esperienza del blues e, magari, di pelle scura. Un senso del beat genuino, di primissima qualità, perché determinato da un'esigenza autenticamente sentita. L'esigenza di chi si sente giovane, canta per i giovani ed esprime i loro sentimenti più veri, forse la loro rabbia. Insomma, un'autentica bomba! A questo punto si impone una considerazione. Da qualche tempo a questa parte molte cose sono cambiate nel mondo della canzone e della musica leggera di casa nostra, dove è in corso un processo di rinnovamento sulla cui portata è ancora difficile fare previsioni, ma che si presenta comunque come drasticamente rivoluzionario. Un certo modo di cantare, certi stili sono finiti, superati, dissolti. Anche se certi nomi "vendono" ancora, tuttavia appartengono già ad un'altra epoca e per chi è portato a guardare avanti anziché indietro appaiono decisamente insopportabili. Si veda in proposito il caso del "fisarmonicista" Morandi e di tanti altri. E' stata la rivoluzione dei complessini, della musica nuova che ha cambiato tutto. Una rivoluzione importante, improcrastinabile di cui, fra l'altro, ci si doveva rendere conto dal momento che fuori dei patri confini era già in atto, ed anche se da noi le cose avvengono in ritardo, tuttavia finiscono sempre per manifestarsi. Eppure nessuno pareva essersene accorto o, forse, non voleva accorgersene. Unica eccezione (Dalla e sotto molti aspetti Luigi Tenco non entrano in quanto sto dicendo perché la rivoluzione già la stavano facendo per conto loro) Adriano Celentano che con Il ragazzo della via Gluk si era autorevolmente inserito nel discorso dei nuovi, dimostrando evidentemente ed efficacemente un aspetto della situazione. In un simile panorama, refrattario e reazionario, ecco ora spuntare, con l'aggressività dell'esplosione atomica, Patty Pravo con la sua sincerità, la sua bravura indiscutibile, il suo temperamento talmente scatenato ed estroverso da poter travolgere ogni ostacolo e da non temere nessun confronto, neppure con le bravissime per antonomasia (ed ogni riferimento a Mina non è puramente casuale). A conoscerla di persona, la bionda Patty può forse sconcertare. Ex giramondo, ex disegnatrice, ingenua ed insieme violentemente spregiudicata fino ad un certo gusto di scandalizzare chi le sta di fronte, sempre pronta a reagire, ad inalberarsi, a protestare. Patty Pravo è in realtà, anche nella vita privata, un autentico personaggio beat. Vocalmente poi il suo stile, lo ripetiamo, è fresco, nuovo, inconfondibile. Insomma una personalità vera, un vero talento. Qualcosa di cui tutti noi avvertivamo la necessità e che ora, finalmente, esiste. Per questo ne ho voluto parlare, dopo avervi parlato dei Dylan e degli altri grandi della nostra musica. Perché se lo merita. Perché Patty Pravo è genuinamente brava. Piero Vivarelli

 

 

 

 

GENTE   L'APE REGINA DEI CAPELLONI    11 Agosto

 

Roma - Patty Pravo, una diciottenne spregiudicata, sconosciuta fino a due mesi fa, è diventata di colpo la musa del Piper Club di Roma, ma la sua vera aspirazione è dirigere un'orchestra sinfonica nella "Morte di Isotta" di Wagner. Accadde a Parigi vent'anni fa con Juliette Gréco e sta ora accadendo la stessa cosa a Roma con Patty Pravo. Allora furono gli esistenzialisti delle caves di Saint Germain des Prés a identificarsi nella loro musa, oggi sono i capelloni e i giovani beatniks del "Piper Club" a identificarsi nel loro idolo. Come Juliette, anche Patty sta diventando il simbolo di una generazione e anche a lei, come tale, è riservato il privilegio di fungere da sacerdotessa nei "templi" dove si celebrano i riti musicali dei suoi coetanei. Il fatto che sia gli esistenzialisti di ieri che i capelloni di oggi abbiano preferito darsi una regina anziché un re, forse non è privo di significati, in un discorso che riguarda la nuova generazione. Forse il matriarcato è alle porte. Patty Pravo, perlomeno, ne sembra convinta. "I quarantenni? Preferisco credere che non abbiano niente da dirmi. Io voglio dominare: perciò scelgo il capellone che è di indole malleabile", dichiara apertamente. Sono discorsi da ape regina, tanto più significativi se si pensa che a farli è una ragazza di appena diciotto anni che soltanto due mesi fa non era assolutamente "nessuno" e che invece oggi regna su qualche milione di sudditi, i quali, come lei, si vestono esclusivamente ai piper-market, hanno già una loro bevanda esclusiva (la piper-cola) e presto avranno anche un loro giornale. Musicologi d'avanguardia e teorici dei capelloni definiscono concordemente Patty Pravo come "l'unica autentica cantante beat oggi esistente in Italia" . In realtà, Patty Pravo dimostra una sua autenticità anche umana. Leggendo le risposte di questa intervista bisognerà, se mai, tener presente che Patty non è cresciuta dalle Orsoline.
Qual è il suo vero nome? Non ha importanza.
Avrà un nome di famiglia? Sì, ma non ho famiglia.
E' orfana? Macché orfana. Ho un padre, una madre e due fratelli, ma non ho famiglia.
Ha rotto i ponti? Mai esistiti ponti tra me e loro. Quando avevo tre mesi, i miei genitori, per non avermi tra i piedi, mi affidarono ai nonni. Sono cresciuta con loro, molto liberamente.
Nutre del rancore verso di loro? Affatto. Aver dovuto affrontare da sola dei problemi che normalmente si risolvono nell'ambito familiare, mi ha aiutato a possedere presto un senso di responsabilità che i miei coetanei, capelloni o no, non hanno. Questo, in fondo, è merito dei miei genitori.
Che genere di educazione scolastica ha avuto? Non ho grandi lacune rispetto alla media dei miei coetanei. Ho fatto il liceo classico, ho frequentato per otto anni il corso di pianoforte all'Accademia Benedetto Marcello di Venezia e per due anni il corso di direzione orchestrale.
Per dirigere un'orchestra di capelloni e fare la cantante beat nei Piper club ha dovuto sconfessare questo passato musicale? Non è stato necessario. Adoro, evidentemente, la musica beat ma non per questo detesto quella classica. Tanto per essere chiari, io ce l'ho soltanto con Verdi, con Puccini e con Mascagni, che hanno diseducato musicalmente l' Italia. Il resto mi sta bene e lo accetto in blocco. La mia più grande aspirazione musicale è dirigere un'orchestra sinfonica nella "Morte di Isotta" di Wagner.
Lei è l'unica, autentica cantante beat italiana? Perché, forse c'è qualche altro cantante beat da noi? L'unico che sia autentico, nel suo genere, è Adriano Celentano. Gli altri li metta pure vicino a Verdi e a Puccini: ci stanno bene.
Ci fa dei nomi? Per esempio, Mina e Caterina Caselli. Mina sa cantare ma non "sente", è fasulla; la Caselli, poi, non sa neppure cantare.
Vogliamo parlare dei capelloni? Ma stanno passando di moda, non lo sa? I capelli lunghi non vanno più; il vero beat, oggi, porta la chioma trascurata ma non lunga. Comunque, capelli a parte, non sempre sono d'accordo con i miei coetanei. Detesto l'irresponsabilità con cui vivono. L'ipocrisia di certi loro atteggiamenti è peggiore di quella cosiddetta borghese contro cui sono scesi in guerra. Oggi c'è chi fa il beat, il capellone, per professione; e, peggio ancora, c'è chi lo fa perché non è riuscito nella vita o perché, come accade specialmente per le ragazze, la morale dei capelloni è più elastica di quella borghese.
E la sua morale qual è? Nessuno dei miei atteggiamenti è gratuito o strumentale. Detesto i compromessi e riesco ad evitarli. L'opinione del prossimo non mi interessa, ma non per questo provoco il prossimo o lo scandalizzo per il gusto dello scandalo. Certo, se mi va di uscire alle quattro del mattino con la pipa in bocca (si, fumo la pipa e mastico anche il tabacco, ma solo perché mi piace, non per sbalordire i buoni borghesi) non ci penso su due volte. Insomma, credo di avere senso di responsabilità e autocritica sufficienti per godere della mia libertà senza compromettere quella degli altri.
E' cambiato qualcosa nella sua vita da quando è diventata regina del Piper club? Ho qualche lira in più nella borsetta e faccio dei pasti regolari.
Chi l'ha scoperta? Sono salita sul palco del Piper e ho cominciato a cantare.
Ora che ha il successo, che cosa le manca? Del successo non me ne importa nulla. A me interessa soltanto cantare alla mia maniera. Mi manca ciò che manca a tutti noi beat: l'affetto, l'appagamento dei sentimenti. In fondo, anche noi siamo dei decadenti. Restiamo, nonostante tutto, profondamente romantici.
Renato Barneschi

 

CIAO AMICI    12 OTTOBRE

 

Roma - Patty mi guarda e sorride: capisce e gusta l'effetto delle sue parole. Di quelle che ha appena detto. "Io, i ragazzi me li fumo come sigarette": queste le parole. E io, che le incasso, le rimugino e ora vorrei ancora tornarci sopra, ma lei Patty, sorride e dice: "Be' passiamoci sopra, andiamo avanti con questa intervista...". Non è uno scherzo, dico, perché parlare con questa ragazza e di questa ragazza, non è proprio uno scherzo. Pensate, si chiama Patty Pravo e partecipa al torneo televisivo SCALA REALE, quello che dovrebbe essere, sui nostri teleschermi, una specie di sfilata delle forze dell'Italia canora. A vederla così, bella e proterva, fredda e insieme affascinante, viene il sospetto che stia giocando e che si diverta, intimamente. "Avrei voluto cantare in calzamaglia - dice - poi hanno pensato che sarebbe stato meglio che io indossassi un abito normale, avevano paura dello scandalo... perché io, non so se te ne sei accorto, posso fare scandalizzare anche dei tipi allegri e liberi". La guardo e me ne rendo conto. Patty è la ragazza nuova della nostra canzone. L'hanno subito battezzata Miss PIPER, perché tutte le sere è nella grande bolgia del locale di via Tagliamento. E al PIPER è sempre circondata da una piccola popolazione di gente di tutti i generi: ragazzi, uomini non più giovanissimi e persino qualcuno decisamente anziano. "E' il fatto che io polarizzo l'attenzione - dice Patty - e solo difficilmente riesco a scrollarmi di dosso gli sguardi degli uomini". Credo proprio che sia sincera. Ha una vita turbolenta alle spalle: spesa bene, a quanto pare, perché non ha mai sofferto nulla. E' fuggita da casa, dice lei, quando ancora portava le calzine corte. E questo è male, le dico, perché dimostra se non altro una straordinaria insicurezza e una scarsa considerazione di se stessi. Poi ha fatto la hostess, la disegnatrice, la giramondo, l'indossatrice. Ha scoperto la musica non per caso: aveva deciso da tempo che un giorno o l'altro si sarebbe trovata davanti ad un microfono. Canta, mi dice, come Bob Dylan: "E' una specie di maestro, è lui che ha indicato la strada giusta, se tutti facessero come lui, se tutti accogliessero quello che dice nelle parole delle sue canzoni, sarebbe proprio fatta...". Sorride e mi guarda fisso negli occhi. "Ecco - finisce - sono una specie di Bob Dylan in minigonna". (...)

 

 

SOGNO   CHE FORZA PATTY!    20 OTTOBRE

 

"Che c'è di male ad essere figlia del mio secolo: essere sorella dei capelloni, accanita sostenitrice della mini-gonna, dei quadri, delle strisce, degli incastri colorati nei vestiti: le gonne al ginocchio, i cappelli alla Garbo, i tanghi, il valzer, cosa sono? Ma, sono mai realmente esistiti?", dice Patty Pravo. E' quello che mi domando io guardandola, osservando i suoi occhi grandi truccatissimi e nascosti dietro ad una cascata di capelli biondi (decolorati, per la cronaca), il busto esile stretto in una maglietta nera a collo alto, i fianchi legati da un cinturone che farebbe invidia ad un cow-boy, le gonne, neppure a dirlo, cortissime, gli stivaletti, altissimi. Questa è Patty Pravo, la ragazza del Piper. "Io devo al Piper, il locale più favoloso che io conosca, la mia fortuna". Patty Pravo, al secolo Nicoletta Strambelli, ha soltanto diciotto anni ed è veneziana. Ha seguito, per ben sette anni, i corsi di pianoforte al Conservatorio di Venezia, poi, un bel giorno, quasi quattro mesi fa arrivò a Roma. "Non potevo non andare al Piper, me ne avevano tanto parlato, ed entrai. Innamorarmi del locale così strano, grande, originale e della musica che vi suonavano fu tutt'uno. Rimasi a Roma oltre il previsto e tutte le sere andavo a ballare shake indiavolati sulle pedane luminose. Dopo quattro sere qualcuno mi chiese se sapevo anche cantare. Provai ed eccomi qua, diventai in un battibaleno la Ragazza del Piper". La dicono indifferente a tutto, o quasi, la dipingono come una incredibile insolente, invece è qui con una sigaretta in mano, gli occhi dolci, rannicchiata come un gatto in una poltrona della casa in cui abita, ospite di una signora romana. "Sono tutta istinto, non conosco la ragione: nessuna logica potrà mai distogliermi da quello che io sento, da quello che io avverto con la mia sensibilità. A volte mi metto a cantare canzoni strampalate, solo per il gusto di sentire come la mia voce le possa cambiare. Ho cantato di recente un grande successo di Mina, "Se telefonando", accompagnata dal mio complesso che è formato da tre ragazzi inglesi che io conobbi al Piper e con i quali ho subito fraternizzato: ora ci chiamiamo i Cyan 3 carino, no? Ma potremmo anche cambiarlo, questo benedetto nome in qualcosa di più orecchiabile, non trovi?". "A me sembra molto carino", rispondo io presa improvvisamente da una strana malinconia. Si, è vero, di fronte a Patty Pravo (ma che nome sei andata mai a pescare, Nicoletta!) ci si sente dei “matusa” vecchi come il cucco, terribilmente poco aggiornati. Eppure ho solo vent’anni. "Sei giovane", le rispondo dopo una breve esitazione. "Anzi sei maledettamente giovane, metti in serio imbarazzo chiunque non sia un affezionato del Piper o un accanito fan di Bandiera Gialla". "Ma io sono un’artista", ribatte lei. "Pensa che Alberto Sordi mi voleva per interpretare una piccola parte nel suo ultimo film Scusi lei è contrario o favorevole? accanto a Silvana Mangano. Ebbene, io non ho voluto. Io sono una cantante, e che cantante!". E pensare che il suo primo 45 giri è appena uscito. m.a.

 

 

 

RADIOCORRIERE TV    L'ULTIMA FIGLIA DEL PIPER    6 NOVEMBRE

 

Roma (ottobre) - "Nessuno si muove come me". Ammicca e ride, in un modo che piace. Si direbbe studiato, a lungo, allo specchio. Un volto, quello di Patty Pravo, che sprizza allegria, intima soddisfazione e, perché no? una certa dose di maliziosa furberia. Quest'ultima perla dell'italica canzonetta è davvero un "prodotto" diverso. Ripete: "Le mosse sono la mia forza". Le mani scendono lungo tutto il corpo fino al ginocchio. Una giovanissima venere bionda. I capelli, come vanno oggi, lunghi e lisci, d'un oro che brilla, un viso davvero bello, modernamente bello, tra quello della Christie e quello della Shrimpton, per intenderci, ma più fresco. E un corpo degno di questo viso, sottile, agile, proporzionato. E il tutto valorizzato da un abbigliamento opportuno. Un paio di pantaloni, su stretti e giù svasati, d'una stoffa che ha la trama di scacco, gli stivaletti da cow-boy, il grosso cinturone basso, maglietta a coste. "Allora si muova", dico. "Dai del lei come mio nonno", risponde. E ride ancora, ammicca e la sua espressione, adesso, sembra schifata, perlomeno delusa. Va avanti e indietro per la stanza, accenna a un colpo d'anca, a una contorsione: sembra scossa da un singhiozzo terribile, da fitte appendicolari. A parte gli scherzi, più bella che mai quando si muove. Ma si ricompone subito. Dice che non può. Non le riesce: non è questo l'ambiente; manca l'atmosfera. Può farlo soltanto nel locale assordante che si chiama Piper o in qualche altro simile: il ritmo del beat che fa tremare le pareti, i ragazzi che la prendono per le braccia, poi la respingono, come una palla.

 

 


BALLO COME EVASIONE "Io chiudo gli occhi quando ballo - dice - sbatto contro questo e quello. Non importa, anzi è l'aspetto più affascinante. E dimentico di appartenere al genere umano, di abitare sulla Terra. Divento qualcosa che non so, senza dimensione...". Capisci che non finge: deve essere proprio così, per lei, quando è giù, nella bolgia. Del resto lo è per molti: il ballo come evasione. La bolgia, nel caso specifico il Piper di Roma, è la sua culla. Le chiedi: "Dove abiti?". Al Piper, risponde. E te lo dice in modo tale che non insisti, per saperne di più. Ancora: "Dov'è nata la cantante Patty Pravo?". "Al Piper", risponde. Sentiamo la sua storia. La do così, come l'ho appresa da questa bimba "che è uno schianto" dicono i romani di Trastevere, della Garbatella, del Quarticciolo, di Tormarancio e anche dei Parioli, eccetera che fanno calca per andarla ad ammirare, al Piper, appunto. Voglio dire che se questa storia fosse prefabbricata dal suo manager e press-agent che è l'Avvocato Crocetta, il santone del beat-sound nostrano, fondatore dei Piper, la colpa non è mia. Dunque, la pupa è di Venezia, "una città agonizzante". Un certo giorno dello scorso Luglio viene a Roma per vedere il Piper, con un gruppo di amici come lei. Entra e si mette a ballare, a contorcersi, a dimenarsi, a dar colpi d'anca, come solo lei sa fare. E si fa il vuoto attorno a lei: la lasciano sola sulla pedana, come una vedette. Gli altri, tutti i presenti, si limitano a battere le mani, a scandire il ritmo. "Che spettacolo - dice Crocetta - lei non può capire che spettacolo! Mai visto niente di simile e, creda, sono un esperto".
IL BEAT IN FASCE E lui, Crocetta, ha pensato subito: se quella sapesse cantare! "Mi mangiavo le unghie - dice - cosa che, giuro, non faccio mai, mai fatta prima, per ingannare l'attesa, aspettare che finisse, la fata, e parlarle". Le ha chiesto: "Sai cantare?". Lei ha detto sì. Ma non era vero: mai cantato prima. Cioè, lei "sparò", disse sì, per tentare. Invece, andò benissimo, scoprì d'avere una voce. E Crocetta ha fatto "Scala Reale". Dice: "Una voce nuova, diversa, meravigliosa". E mette il disco di Patty. Via a tutto volume, "Ragazzo Triste", che è il suo successo. La storia di un ragazzo di campagna, che sogna il Piper, tanto per cambiare. "E' diversa - dice Crocetta - questa è la sua forza". Il prototipo della ragazza di domani, della minorenne di domani. Spigliata, disincantata, autosufficiente. La Caselli e la Pavone? Appartengono al passato: sono ancora legate alla provincia, alla mamma e al papà. Lei è internazionale, al di sopra dei confini. Dice: "Io mi infischio di mamma e papà. Loro mi hanno mollata a una nonna, che avevo tre mesi, perché gli ero d'impiccio, evidentemente". Una infanzia e una giovinezza tristi? Neanche per sogno. Ha potuto studiare, un po', così, per finta, come fanno le ragazze-bene. Sembra addirittura abbia frequentato il Conservatorio. Poi, appena diventata donna, via in giro per l'Europa. Partiva, poi restava senza soldi. E tirava avanti, a Parigi, a Londra, facendo di tutto. Che cosa? "Di tutto, insomma", dice. Risposta sufficiente. Andiamo avanti. Dice che a Londra, soprattutto, s'è divertita da impazzire. "Rispetto a Londra - dice - il beat è in fasce in Italia. Come le ragazze e i ragazzi beat, da noi, sono ancora allo stato embrionale". Interviene Crocetta. Ed è divertente sentirlo, Crocetta, un autentico teorico-filosofo del beat, il demiurgo dei minorenni, "up to date". Dice: "Nicoletta, pardon, Patty, io la chiamo sempre col nome vero che è appunto Nicoletta, Strambelli di cognome, rappresenta l'edizione nostrana più avanzata della ragazza beat". E mi invita a guardarla, a osservarla, a scrutarla. Aggiunge: "Guardi che roba, non vede, c'è un che di mascolino in lei. La ragazza di domani avrà sempre più accentuato quest'elemento. La forza si sta trasferendo dall'uomo alla donna. D'accordo, forse non è un bene, ma non possiamo far nulla...". E Patty dice la sua: "Un vero peccato. Ma la colpa è dei ragazzi che sono molli, stanchi...". Molliamo, per un attimo, il personaggio e torniamo alla cantante. Farà la cantante sul serio, si dedicherà anima e corpo, con passione, alla canzone? Per carità, anche queste sono parole da borghese in declino. A lei, di far la cantante, per il successo, per la Jaguar, per i quattrini non gliene importa nulla. "Canto perché mi diverto - dice - mi diverto da impazzire. E io voglio soltanto divertirmi. Per ora non penso ad altro". Ma un tipo come lei ha dei problemi, dei crucci, qualcosa che qualche volta, la tormenta. "Certo, non sono una scema. Ma i grandi problemi li rinvio, a tempo indeterminato, spero, e quelli piccoli, li cestino". Volevano un personaggio nuovo. Bé, non c'è dubbio, l'hanno trovato: un tipo simile mancava nel nostro mondo della canzonetta. E' chiaro che ne emerge, non tanto come cantante, per le sue qualità artistiche, ma come fatto di costume. Dice Patty Pravo: "Sono il prototipo delle ragazze di domani". Per noi, invece, è soltanto un esempio macroscopico di certe tendenze paradossali, e d'una sedicente rivolta, presenti in una parte, fortunatamente non la maggiore, della gioventù d'oggi. Giuseppe Lugato

 

 

GIOIA   LA CATTIVISSIMA PATTY    23 NOVEMBRE

 

La chiave del personaggio sta nel "vocabolario della lingua italiana" di Zingarelli, alla pagina 1224. Andiamo a leggere la voce Pravo: un aggettivo che vuol dire, fra l'altro, "cattivo, malvagio, perverso". Non è uno di quegli aggettivi che si usano nel linguaggio di tutti i giorni, ma insomma esiste. E lei, Nicoletta Strambelli da Venezia, se l'è appiccicato addosso come una divisa, cognome d'arte preceduto da un americaneggiante Patty, che fa sempre effetto. Patty Pravo, come dire la "cattivissima" del beat italiano, l'antidiva del Piper, la musa dei giovani che si ribellano contro tutto, persino contro la bontà. Ripetiamo: bontà. Giovane, biondissima, con due occhi inquieti, aggressivi, sembra una molla sempre pronta a scattare. E quando scatta tutto il Piper di Roma la segue contorcendosi, dimenandosi, scandendo al ritmo dei chitarroni le mille imprevedibili mosse del jerk o dello shake. Gli esperti dicono che sarà la ragazza del '67, e che il segreto del successo sta proprio nella sua personalità singolare, più ancora che nella voce. Patty canta, balla, cammina, si muove con un piglio sicuro,vagamente autoritario, appena addolcito da una maliziosa furberia che ogni tanto, forse senza che lei lo voglia, s'insinua nello sguardo dei suoi grandi occhi verdi. Dice d'essere cattiva, e forse è soltanto aggressiva. Affronta la vita e gli altri, la gente che la circonda, con una franchezza che sconcerta. I suoi diciotto anni, è nata nel 1948, sembra non bastino a contenere ha le cose che ha fatto, le esperienze che vissuto. Allevata in casa dei nonni, ma ha un padre, una madre, due fratelli, s'è vista concedere sempre la massima libertà possibile. A quattordici anni, dopo aver frequentato per qualche tempo il conservatorio, decise di fare un lungo viaggio, di conoscere il mondo. Roma, Tunisi, Cannes, infine Londra, alla ricerca di chissà che cosa. Forse di se stessa. Intanto il gruzzolo donatole dai nonni s'era rapidamente assottigliato: proprio a Londra, Patty rimase al verde. Ma non pensò neppure di ritornare in Italia. Erano quelli gli anni in cui in Inghilterra scoppiava la "rivolta" dei giovanissimi, si diffondevano le note del Liverpool Sound, e le strade e i locali di Londra si affollavano di capelloni e capellone in giubbotto di pelle e stivaloni tipo cow-boy. Da quel mondo, Patty rimase affascinata. Si adattò a lavare i piatti in un ristorante, pur di rimanere a Londra ad assistere alla nascita del beat. E oggi, proprio per queste sue esperienze, dice che il beat italiano deve ancora nascere, è solo un atteggiamento di pochi, una moda. Sarà proprio Patty il capo, la guida dei teen-agers di casa nostra scatenati contro le convenzioni, le abitudini dei "vecchi"? Intanto, anche se può sembrare molto "borghese", si è avviata sulla strada del successo nel mondo della canzone. Anche nella breve storia del suo esordio come cantante, il personaggio Patty non si è smentito. Niente concorsi, niente provini, ma un solo gesto, una serata fortunata, al Piper di Roma, appunto. C'era venuta da Venezia con certi suoi amici, proprio per vedere come fosse quell'ambiente nuovo di cui tutti parlavano, per sapere se veramente fosse un locale "tutto giovane", fatto apposta per i giovani. Ci si trovò talmente a suo agio che, a un certo punto della serata, si scatenò in mezzo alla pista, in una personale interpretazione dello shake, una specie di saggio di ginnastica. Attorno le si fece il vuoto: nessuno più voleva ballare,tutti stavano lì a guardarla affascinati, battendo le mani. Un'altra si sarebbe intimidita, avrebbe smesso, lei continuò sino alla fine della serata. L'inventore del "Piper" assisteva alla scena. E capì subito d'aver tra le mani un personaggio. Prima di uscire dal "Piper", Patty si sentì domandare se sapesse anche cantare, oltre che ballare in quel modo folle. Rispose di sì, e il bluff le andò bene. Perché Patty, a cantare, non ci si era mai provata. Ma quando la ascoltarono, scoprirono nella sua voce la stessa carica di aggressività che si sprigiona da ogni suo movimento. Era fatta: divenne la "stella fissa" nel firmamento del "Piper". Ora ha inciso il suo primo disco, "Ragazzo triste", ha partecipato a "Scala Reale" alla TV, insomma è entrata nel giro. Il ritratto non sarebbe completo, se non dicessimo almeno in parte quello che Patty pensa, le idee che si agitano nella sua bella testa bionda. Intanto, non ama solo la musica beat, ma anche quella seria, importante: Wagner su tutti. Dei capelloni, dice che sono ormai fuori moda: "E poi, non è una questione di capelli. Anzi, gli atteggiamenti esteriori, le mode stravaganti nel vestire non servono che a nascondere una estrema povertà di idee: essere beat non significa sfuggire alle responsabilità della vita, sarebbe troppo comodo. Non significa fare i vagabondi e disinteressarsi di tutto, criticare tutto senza costruire. Certe volte, i teen-agers sembrano spregiudicati, e sono ancora più ipocriti della società cui intendono ribellarsi. Questo non lo sopporto". Ma allora, Patty, in che cosa consiste la sua ribellione? "Nel non scendere mai a compromessi, né con me stessa, né con gli altri. Scelgo sempre la strada più difficile, per arrivare a qualcosa, mai la più facile. Certo, può sembrare che anche i miei siano atteggiamenti di comodo, fatti apposta per impressionare il pubblico, per fabbricare il personaggio. Ma giuro che anche quando fumo il sigaro, lo faccio soprattutto perché mi piace". Ritorniamo alla musica: ci sono in Italia cantanti veramente "giovani", veramente d'avanguardia? "Pochi, pochissimi. Forse soltanto Celentano. E poi, naturalmente , Patty Pravo". Un'altra domanda: che cosa vuole Patty, anzi Nicoletta, dalla vita? "Per ora chiedo soltanto di non annoiarmi, anzi, decisamente di divertirmi. Del successo m'importa poco, del denaro ancor meno. E poi vorrei degli amici, un po' d'affetto". E questa sarebbe la "cattivissima"? Giorgio Martellini

 

 

 

 

ABC   UNA VERGINE DA LEGARE    27 NOVEMBRE

 

Veneziana, diciotto anni, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, carnagione rosata. Se un pittore barocco l'avesse conosciuta, le avrebbe messo sul capo una bella aureola, sulle spalle un manto di damasco e sarebbe apparsa la più credibile delle madonne. I tempi sono diversi. Sei mesi fa Patty Pravo ha incontrato l'avvocato Crocetta, magnate del "Piper-beat" ed è divenuta, secondo le definizioni ufficiali, la Patty da legare, la voce che graffia, la medusa di Venezia, il terrore delle vergini, la mantide-beat, la sirena della Serenissima, eccetera.
L'estate scorsa, mentre cantava al PIPER di Viareggio, gli agenti di turno dimenticavano la sorveglianza notturna alle spiagge e pinete e si accalcavano ai piedi del palco, pronti a intervenire se l'unico bottone della camicetta di Patty si fosse slacciato, le mamme osservavano preoccupate qualcosa di nuovo negli occhi delle loro bambine, i ragazzi seduti tutt'attorno avevano l'espressione di chi sta seguendo contemporaneamente una messa e uno strip. Crocetta spiegava che Patty è la donna del futuro, la matriarca che decideva, la ragazza senza compromessi che si assumeva ogni responsabilità, la cantante che avrebbe informato gli anni beat, un po' come Juliette Gréco aveva informato quelli esistenzialisti. E iniziò il suo inserimento in quella industria che ha come prodotti "gli uomini d'oro", "gli anni d'amore", "i plip", "i perdono" e come saloni d'esposizione i vari festival, gli schermi e i teleschermi. RAGAZZO TRISTE è il suo primo disco, SCALA REALE la sua prima apparizione televisiva e IL RAGAZZO CHE SAPEVA AMARE il suo primo film. A Venezia Patty suonava il pianoforte, aveva una nonna che le raccomandava di fare la brava ragazzina, seguiva i corsi dell'Accademia d'arte. Un giorno si stancò di tutto, venne a Roma e frequentò il PIPER. La sua è una storia d'oggi. E d'oggi è anche il suo modo di vedere le cose. Anzi, chi la conosce la definisce l'unico autentico esemplare di beat italiano.
Scusi signorina, è vergine? "No, grazie al cielo! Trovo che sia molto più morale che una persona, avendo una simpatia e un affetto per un'altra, abbia un rapporto completo piuttosto che una via di mezzo. Perché io ritengo che una donna, anche se non sposata, abbia una propria responsabilità. Il rapporto sessuale è una cosa normale e giusta, però deve essere fatto con intelligenza, come qualsiasi altra cosa. Non capisco però l'atteggiamento che hanno alcune ragazzine, le quali, appena conosciuto un ragazzo, ci vanno a letto. E' sbagliato perché un rapporto su queste basi avvilisce la donna e la porta ad un rinsecchimento interiore. Le ragazzine devono capire che è naturale, quando stanno vicino a un ragazzo che piace, sentire anche un'attrazione fisica. E' naturale, non è niente di peccaminoso. Ma da questo a portarselo a letto il passo è lungo. Devono essere sicure. Quando io inizio una relazione è perché sento giusto fare così. Ma non si tratta mai di cose di una settimana, sarebbe troppo triste. E poi che ti resta".
"I rapporti tra genitori e figli, sono importantissimi. Nel mio caso particolare ho dovuto formarmi da sola, ho dovuto affrontare delle responsabilità molto prima delle altre ragazze. Ma l'ho fatto con intelligenza. Un giorno mio padre stava mangiando quando io gli dissi: -Caro papà, ho una gran voglia di fare all'amore-. E' rimasto con la forchetta a mezz'aria, comunque non ha dato in escandescenze. E' stato un modo come un altro per rompere il ghiaccio su certi argomenti. Io penso che affrontare i problemi sessuali in famiglia sia utilissimo e che si debba parlare del sesso come di Proust o del conto del droghiere. Solo parlandone un ragazzo o una ragazza imparano a considerare il sesso come una cosa pulita, non come una cosa da nascondere e l'individuo cresce meno distorto. Io penso che, se una ragazza discute in famiglia anche di questi problemi, più tardi avrà la prima esperienza. Ma purtroppo ci sono moltissime ragazze che fanno dei compromessi terribili, hanno mezzi rapporti o rapporti sbagliati. tutto per la mancanza di educazione sessuale. Educazione sessuale che dovrebbe essere impartita anche nelle scuole".
"La scuola dovrebbe dare una base di morale, una base di psicologia e una base di cultura. Tutti dovrebbero ampliare il loro modo di vedere, affrontare nuovi problemi e non chiudersi nei loro tabù. Non parlando di certe cose a scuola si dà l'impressione ai ragazzi che si tratti di qualcosa di sporco, di proibito. Ma anche gli insegnanti, purtroppo, non sono tutti intelligenti. Come il caso di quella ragazza con gli occhi dipinti. Quella è una sciocchezza talmente enorme che non riesco ancora a spiegarmela. Tutto deve essere nato da un momento d'influenze sessuali represse della professoressa. Ci sono delle persone, come credo quell'alunna, che per trovare un equilibrio si basano anche sul proprio aspetto fisico. Vietare il trucco a questa ragazza è come impedirle di crescere, senza capirsi".

"Io prenderei ben volentieri la pillola perché trovo sia una cosa molto civile avere dei figli solo quando un individuo si sente responsabile, quando è sicuro di poterli educare e dargli un'esistenza tranquilla. Per me è un reato vero e proprio mettere al mondo dei bambini senza futuro. Però io non la uso ancora perché voglio essere sicura che sia innocua. Quando avrò questa sicurezza sarò felice di poterla adottare. Un rapporto sessuale deve avere una base seria anche perché per ora c'è il rischio della maternità non controllata. Si, anch'io mi sposerò. Ogni donna deve sposarsi per via dei figli. Non per il matrimonio in se stesso. Potrei vivere tranquillamente con un uomo senza sposarmi ma, poiché vivo in una società che ha tutta questa diffidenza verso i figli illegittimi, quando vorrò avere dei figli mi sposerò. Non però con lo spirito di molte donne che si sposano solo per essere mantenute. Questa non è che prostituzione domestica. All'uomo che sposerò sarò fedele perché prima di sposarmi avrò la sicurezza di aver scelto l'uomo giusto. Non voglio fare come tante donne che prima si sposano e poi desiderano andare con altri. E ci vanno di nascosto senza avere il coraggio di assumersi la responsabilità. Può succedere a tutte, anche alla donna più perfetta di questo mondo, di non amare più il marito e innamorarsi di un altro uomo. E rende infelice la propria vita, quella del marito e quella dei figli, quella dell'altro e quella della famiglia dell'altro. Secondo la legge in questo campo non è ammesso l'errore. E' assurdo. Perciò ben venga il divorzio, se non altro, restituisce un certo equilibrio a tutti. E non si dica che i figli ne soffrano. Soffrono molto di più vivendo tra due persone che si odiano."

"Per me la verginità, quella esteriore, non è che una pellucchia, una pellicina. Avevo sedici anni e mezzo quando mi sentii pronta per la prima esperienza. Pensavo che lui fosse diverso e avesse una mentalità un po' più aperta. Invece, dopo il fatto, mi voleva sposare perché pensava di avermi compromessa. Io gli chiesi se era matto. Allora lui andò da mia nonna, con la quale vivevo, e le disse: -Ho compromesso sua nipote, ma voglio riparare sposandola-. Ma io avevo già detto tutto a mia nonna e lei gli rispose: - Non si preoccupi, mia nipote è libera delle sue azioni e sa quello che fa'-. Non l'ho più voluto vedere. La verginità esteriore, legata a una pellicina è, da noi, un'invenzione, una superstizione, un'usanza. Per me è un'usanza barbara. Quella che conta è la verginità interiore, che niente e nessuno potrà mai togliere a una donna. E' la dignità, la pulizia dentro di noi, l'onestà (da non confondersi con la verginità) e la consapevolezza delle proprie azioni".
"Un altro tabù è quello del pudore femminile. Quando lavoro mi cambio davanti ai miei orchestrali e non succede proprio niente. Cos'è questo avere vergogna del proprio corpo? Quasi tutte le donne che dicono di avere pudore lo fanno per civetteria, per farsi desiderare. Per seguire la legge del ti vedo e non ti vedo. Ma cos'è questa ipocrisia? La stessa ipocrisia che c'è nei cosiddetti delitti d'onore. Ma si può sapere perché ci devono rimettere la vita tutti quegli uomini che vengono accusati di aver sedotto la ragazza? Forse che la ragazza non ha la responsabilità delle proprie azioni e cade come una demente tra le braccia di un uomo? Lei in quel momento sa benissimo quello che fa, anche se poi vuole atteggiarsi a vittima. Non c'è violenza che possa competere con la volontà di una donna. Allora, a rigor di logica, se proprio vogliono punire qualcuno, puniscano lei che quasi sempre si è adoperata per arrivare a questo punto".
"Ma cos'è questo fatto di considerare l'omosessualità in un modo così tremendo! Tra qualche anno, quando si avrà il coraggio di ammettere che quasi tutte le personalità della storia, soprattutto in campo artistico, erano lesbiche o pederasti, cadrà anche questo tabù. Voglio proprio sapere come la metteranno con Giulio Cesare e Michelangelo. E per passare a un altro tabù: sa che c'è molta gente che non fa l'amore perché ritiene che il rapporto sessuale disperda le energie? Non è affatto vero. Dà invece una carica insospettata. Una volta un giornalista, con aria paternalistica, mi domandò cosa provavo prima di cantare. Gli risposi che prima di cantare non provo nulla di particolare, ma solo la voglia di bermi un bicchiere di whisky e, se ho sottomano il mio ragazzo, di fare all'amore. E quando ho finito di cantare ho gli stessi desideri. Ha spalancato la bocca e penso sia rimasto così. Un altro tabù è il luogo comune che considera le prostitute come delle povere donne cadute, senza volerlo, in quella vita. Non è affatto vero. Se una fa la prostituta è perché dentro di sé è tale. Io, se dovessi essere costretta ad andare con qualcuno, potrei anche diventare matta e finire in una clinica sotto choc. Il secondo fine nel rapporto sessuale non deve assolutamente esistere. E' questa la vera verginità". Vittorio Pescatori

 

 

MEN    BEAT AL BURRO (SALE E PIPER)    2 DICEMBRE

 

Le canzonette ci circondano, penetrano in noi, ci assalgono, ci sbatacchiano al muro, anche se non vogliamo e non soltanto all'epoca del Festival di Sanremo. Sono realtà e immaginazione, un' immaginazione spesso irresistibile, una realtà spesso inconfutabile. Sono noia e sesso. No? Una iniezione indolore di sesso. Quando torniamo a casa, ci liberiamo della buccia che ci ha ricoperto durante tutto il giorno: scarpe, cappotto, guanti e cappello; cerchiamo di dimenticare le nostre pesanti otto ore e ci prepariamo, con il cuore leggero, a quella passiva forma di evasione che si chiama televisione. Incomincia l'iniezione. Alla televisione l'erotismo è proibito. Ma ci sono le canzoni. Già dai tempi di Jula de Palma (allora la TV era alle prime armi), l'Ente di Stato faceva da tratto d'intesa o, se preferito, da ruffiano tra le esibizioni erotiche delle canterine di turno e di moda e l'uomo telespettatore, sotto lo sguardo compiacente ed ignaro della moglie di questo. E lui, l'uomo telespettatore, tra i "tua" pronunciati da un'enorme bocca a 21 pollici pieni, tra gli ammiccamenti delle "tigri", tra i grugniti baritonali delle "pantere", tra i movimenti monotoni a ruota delle mani dei "caschi d'oro" faceva la sua scelta. Si, proprio così la vorrei. Per un mese intero su un'isoletta deserta, magari d'Agosto. Tutto questo, sotto lo sguardo della consorte telespettatrice, come già detto, compiacente ed ignara.
E non solo le interpreti, ma le stesse canzoni invitavano l'uomo a pensare all'isoletta. Come quella di questa estate che il "tratto d'intesa" ci propinò dal tubo catodico: "Una ragazza, facile da prendere e da lasciare, da stringere e baciare, che non mi crei problemi; una ragazza facile che non mi parli più di quelle cose serie che ripeti sempre tu, da uscirci e, poi, scordarci e richiamare se mi va; e che non voglia essere la dolce mia metà". Un bel passo avanti. No? Essere chiari ed espliciti è un grosso pregio. E' un segno dei tempi. L'uomo e la donna di oggi sono impietosi e sinceri. Ma tutte queste cose il telespettatore non le sa. Si ciba tutto a piatto coperto. E non sa nemmeno che in Italia le canzoni si ascoltano e si vivono in casa, a differenza di quanto avviene all'estero nei vari Chelsea, Carnaby Street, Greenwich Village, Montmartre, St. Germain, Broadway e così via, dove la musica è per la strada: nei pubs, nei bistrò, negli snacks. E non solo la musica ma anche i suoi adepti, quelli che di essa, fanno una ragione di vita, che la uniformano ai propri istinti, ai propri gusti. In Italia, qualcosa in questo senso (ma di autarchico) si è fatto. Da un'idea presa in prestito dall'estero è nato il Piper, dove , se ti avvicini per abbracciare una ragazza e mormorarle una parolina nell'orecchio, questa accenna ad una mossa di shake o peggio di karatè, dove se le dici "t'amo" ti guarda come se fossi l'uomo invisibile e quando ti ha visto, ti manda a quel paese. La donna di quest'anno, forse solo quella del Piper, è beffarda e indolente, crudele e spregiudicata. E' probabile che sia questa la preferita dell'uomo d'oggi, uomo che con giacca e cravatta e mani in tasca scende le scalinate del tempio dello shake e adocchia le bambine che ancheggiano sulle pedane luminose.
Per farla breve, la ragazza tipo, o meglio la cantante tipo di quest'anno e del prossimo, la nuova "sex goddes", il nuovo "sex symbol" è Patty Pravo, che il telespettatore di cui sopra ha visto come una nuova meteora in "Scala Reale", velocemente, ma quel tanto che è bastato per farlo sobbalzare sulla poltrona, sotto lo sguardo compiacente ed ignaro eccetera eccetera. La bella che ha sconfitto le forme geometriche dello stile Courrèges, i mielismi baritonali della "pantera", le unghiate della "tigre", l'androginismo atletico di Dalida, quella che ha ridicolizzato, infine, l'archetipo della donna elegante con tacchi alti, borsetta, pelliccia di visone è proprio lei : Patty Pravo. Un nome scelto non a caso da quel furbacchione che l'ha tirata fuori. Si chiama Nicoletta. Ma Nicoletta non funziona. Funziona Patty e funziona Pravo che è molto vicino a depravato, depravata o depravazione. Un trucchetto psicologico che scava nel subconscio e fa trillare il campanello d'allarme dei sensi e del telespettatore maschio adulto e non. Saint Germain-des-Près aveva trovato il suo idolo in Juliette Gréco, donna di estrema avanguardia per i tempi che erano. Il beat all'italiana, i giovani, il Piper, ed anche quei quarantenni, che scendono le scale del tempio con le mani in tasca, hanno ora la loro regina. Gli esistenzialisti di ieri e gli oltranzisti di oggi hanno dimostrato di preferire una regina ad un re. Perché? Perché il matriarcato è alle porte. Hai voglia di schiacciare la testa a tua moglie. Tua figlia è già una Patty Pravo. Una che i ragazzi se li fuma come sigarette, almeno a sentire quello che dice lei, la diciottenne regina del Piper che definisce crudelmente la verginità una "inutile pellecchia". Il telespettatore, maschio adulto e non, la vede sul video, legge queste cose sui giornali e la prossima volta che la incontra a 21 pollici, moglie permettendo, è pronto a tutto. Il gioco è fatto e il furbacchione che l'ha tirata fuori vende dischi a migliaia. Un fatto commerciale dove il sesso entra per modo di dire. Una borghesuccia qualunque (borghese anche se non è andata a scuola dalle Orsoline), che aspirava ad un po' di libertà, è diventata in un batter d'occhio un qualcuno, tanto che io ora ne vado scrivendo. Fuma la pipa, mastica tabacco (dice che non lo fa per sbalordire, ma che le piace), non vuol dire il suo vero nome, ha una famiglia che "non frequenta", è indipendente da sempre, si dichiara l'unica cantante beat italiana (e lo è), odia la Caselli, non dialoga con i quarantenni (le fanno un po' schifo), detesta i compromessi, non le interessa il successo, le manca l'affetto, vorrebbe un marito (poveraccio) e dei figli, è indifferente a tutto, spesso insolente, è tutta istinto, non conosce la ragione (nessuna logica può mai distoglierla da quello che sente), tenta sempre di mettere in imbarazzo il prossimo (ma non sempre ci riesce), dice le parolacce, è bionda, porta i capelli lunghi e così anche i pantaloni (vita bassa con cinturone, naturalmente). Ad intervistarla non ne esce fuori niente, non collabora, soprattutto perché se ne strainfischia di tutti. E fisicamente com'è? A me, quasi quarantenne, piace. Decisamente sì. E' carina, molto carina, un burro, un qualcosa di morbido che si stringerebbe molto volentieri. Ma quando è lì su, su quelle pedane dei Pipers di tutt'Italia, mette quasi paura. Sfodera unghie, grinta, gola, beat, rhythm and blues. Microfono in mano è incredibilmente positiva. Non giudicatela dal primo disco che ha inciso. Dal punto di vista tecnico è pessimo. Aspettate il prossimo o andatela a consumare di persona. Quando "esce" lei, sempre di spalle, con una "scena" da diva consumata, i "piperini" si inchiodano, non ballano per qualche minuto, la guardano (ascoltano la regina) e, poi, riprendono il ballo, muovendosi come fa lei. Giacca e pantaloni da uomo, bianchi o neri. Elegantina. Agita i capelli (un'onda di mare biondo), alza un braccio, punta un dito. Già fa moda. Lo shake non esiste più. Si balla come si vuole, come ci si sente, o come balla Patty che è una di loro. Tranquilla, disinvolta, indifferente sotto gli sguardi di mille uomini. Una che, anzi, è più avanti di loro. Sì, perché è la donna del '67. Quella da portare sull'isoletta, in agosto. Sergio Modugno

 

 

BOLERO TELETUTTO    CHE COSA VOGLIONO I GIOVANI?    4 DICEMBRE

 

Sino a qualche tempo fa si chiamava Nicoletta Strambelli ed era una diciottenne come tante: carina, disinvolta, abbastanza sicura di sé. Viveva nella sua città, Venezia, con i nonni. Aveva conseguito la licenza liceale e frequentato per 8 anni il Conservatorio studiando pianoforte. Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto del suo avvenire quando, una sera, trovandosi a Roma, andò al Piper a far quattro salti con degli amici. La solita situazione: gli amici sapevano che Nicoletta aveva una bella voce e la costrinsero a salire sulla pedana a cantare. Fu un successone. Dopo mezz'ora Nicoletta Strambelli aveva cambiato vita, aveva persino cambiato nome. Ora si chiamava Patty Pravo e aveva in tasca il contratto che la legava a una nota casa discografica. Un disco, "Ragazzo triste", un'apparizione a "Scala Reale", e le porte di Sanremo le si sono già aperte. Volendo conoscere questo "fenomeno" che esalta i giovani e desta una certa curiosità anche nei "vecchi", abbiamo pensato di dare un tema alla nostra intervista: i giovani d'oggi. Patty, che oltre a essere giovane, canta per loro, dovrebbe conoscerli bene. Oggi si fa un gran parlare dei giovani e del loro mondo: è un problema di scottante attualità. Il loro modo di pensare lo conosciamo e abbiamo voluto parlarne con Patty serenamente, senza pregiudizi. Lei a sua volta ce ne ha parlato con sincerità. Ecco la "registrazione" della nostra conversazione che, come vedrete, è stata vivace e non sempre ci ha trovati d'accordo. E' chiaro che voi giovani non siete d'accordo con le idee della passata generazione, dite che non riuscite ad amalgamarvi... Perché? Patty risponde subito. E' una ragazza molto decisa e sicura di sé. Tutto il nostro colloquio s'è svolto con un ritmo velocissimo. Evidentemente lei ha già chiare in testa quelle che ritiene le soluzioni dei suoi problemi. "Voi vecchi" dice " non potete capire certe cose perché tra noi e voi c'è ormai un abisso. Tuttavia rispettiamo le vostre idee anche se non le condividiamo: ma è chiaro che la vostra società poggia su strutture superate. Troppa ipocrisia, troppi pregiudizi, troppa falsità. Noi siamo per una società più autentica, più vera..."
Parole dure ma vere: che la nostra società sia sbagliata lo dimostra il fatto che il mondo non riesce a realizzare la pace. In un modo o nell'altro, in qualche angolo, c'è sempre gente armata che si affronta. Ma come cambiarlo questo povero mondo? Forse i giovani non sbagliano quando parlano di affratellamento di tutte le razze: niente più confini né bandiere... Utopie? Forse. Ma nessuno della passata generazione si augura che non diventino realtà! Siete contro la guerra ma è chiaro che tutti noi, giovani e vecchi, siamo contro la guerra. Ma piuttosto i giovani, oltre che protestare, hanno delle chiare e concrete proposte da fare? "I vecchi dovrebbero anzitutto insegnare ai giovani ad essere liberi, dovrebbero metterli in condizione di sentirsi liberi. Insegnare loro a vivere e ad avere una loro responsabilità. Insomma, dargli la possibilità di risolvere da soli i loro problemi. Su questi presupposti si potrebbe incominciare a parlare di un mondo più libero, senza guerre." Quelle di Patty Pravo sono indubbiamente delle idee nobili che sulla carta condividiamo. Ma che però in pratica non bastano. Possono costituire una partenza positiva ma in ultima analisi restano delle utopie. Siete contro la menzogna. E' un principio nobilissimo. Ma non credete che a volte la menzogna sia anche necessaria per una buona convivenza con il nostro prossimo? "Per principio, siamo per la schiettezza nei rapporti umani. Per la più assoluta schiettezza possibile anche se questo può essere sgradevole. Sia ben chiaro però che salviamo il principio dell' educazione. Per mantenersi in linea con la nostra sincerità non scendiamo mai a compromessi , piuttosto ci asteniamo da un giudizio anche se il dire di si o di no potrebbe farci comodo." Portare per protesta capelli lunghi e vestiti strani. Vorrebbe essere, crediamo, un modo di andare contro corrente. Lei lo trova necessario? E ci tolga una curiosità: questi giovani vanno in ufficio o in fabbrica così messi? "Non lo trovo necessario, ma ritengo che non sia neanche il caso di farne una tragedia. Del resto, comprendiamo la vostra reazione perché siete troppo abituati a vestirvi in modo conformista. Certo anche a noi non piacciono le esagerazioni. Però se uno, pur avendo i capelli lunghi, svolge le sue mansioni non vediamo che cosa ci sia da ridire." E' chiaro che per noi "vecchi" i principi estetici debbano essere rispettati; però anche qui i giovani per protestare contro un mondo che non accettano hanno scelto la maniera più pacifica ma anche più evidente: capelli lunghi, abiti eccentrici ecc. Loro dicono: noi non abbiamo come voi anziani a disposizione la stampa, la televisione e la radio e, data la nostra età, non possiamo occupare posti al Governo. Come potevamo dimostrarvi che non siamo d'accordo con voi? La spiegazione - se la si accetta per vera - non è certo tutta da condannare. E a questo punto ci pare giunto il momento di intavolare con loro un discorso più ampio e libero di preconcetti. Sempre che, naturalmente, si cominci ad andare d'accordo tra noi "vecchi". Oggi i giovani si scatenano nel ballo. Il ballo una volta era un modo come un altro per tenere stretta la ragazza che ci piaceva. Oggi invece voi giovani ballate staccati, quasi dimenticandovi reciprocamente. Ballate immersi in un frastuono infernale. Vi scatenate in modo forsennato ricordando molto i balli dei negri d'Africa. Che sensazioni provate in quei momenti? "Una volta si ballava stretti stretti perché non c'era un altro modo per creare un po' d'intimità. E allora si approfittava di quell'occasione... Oggi non abbiamo più bisogno della complicità di una sala da ballo. Grazie al cielo siamo più liberi e possiamo anche baciarci senza bisogno di nasconderci. Cosa proviamo ballando nel rumore? Ciò che un pittore prova quando esterna sulla tela le proprie sensazioni. Un piacere e uno sfogo dei propri sentimenti." Per quanto riguarda il loro modo di ballare siamo d'accordo. In fondo ogni generazione ha avuto la sua dose di ballo scatenato. Il charleston, il boogie woogie, il rock and roll... Ma in quanto all'atmosfera "peccaminosa" cui ha accennato Patty Pravo, tutto rimaneva nei limiti del buon gusto. Insomma, se anche si approfittava dell'occasione-ballo era perché non godevamo né cercavamo quel tipo di libertà disinvolta di cui oggi i giovani godono. Ed ora una domanda, l'ultima. Patty Pravo fa la cantante e si esibisce con un suo complesso beat. E' uno dei mille e mille complessi beat che agiscono in Italia. Secondo lei queste formazioni partecipano moralmente alle proteste e al modo di comportarsi dei giovani che fanno ballare? Oppure è solo una maniera di sfruttare il momento? "Sì, partecipiamo, e con la massima buona fede. Ci pare giusto infatti che vengano portati in musica i problemi d'oggi. Se poi qualcuno se ne approfitta per ragioni esibizionistiche, allora è un altro discorso!" A questo punto Patty si congeda dovendo andare a provare dei nuovi pezzi con il suo complesso. Facciamo un rapido bilancio della conversazione. Patty è stata senz'altro sincera e onesta nel difendere i suoi principi. Tuttavia, ascoltandola, non abbiamo potuto fare a meno di rimanere sconcertati. E' chiaro che almeno una parte della gioventù è in profonda rottura con la tradizione. E' un fenomeno che non va sottovalutato: più che le critiche fini a se stesse occorre affrontare il problema senza pregiudizi e con schiettezza. Anche questi giovani rappresentano il mondo di domani e solo cercando di capirli potremo costruire con loro e per loro un avvenire. v.v.

 

 

L'interno del PIPER di Torino

 

EPOCA    QUESTA E' PATTY PRAVO: LA YE' YE' MANGIA SOLDI    11 DICEMBRE

 

Torino -  E' la sirena dei capelloni, l'ugola d'oro dei beats italiani, la sacerdotessa dei Pipers. Si chiama Patty Pravo, ha diciott'anni, un corpo sottile e ben proporzionato, lunghi capelli biondi, un viso paffutello e assai grazioso. Indossa eccentrici abiti dalle gonne cortissime o incredibili smokings ideati apposta per lei da Yves Saint Laurent. Una dozzina di sottili anellini le ornano l'anulare e il mignolo di entrambe le mani. Sorride spesso in modo cattivante e malizioso. Parla con un leggero accento romanesco, sforzandosi invano di nascondere l'incancellabile cadenza veneta che le deriva dall'esser nata a Venezia, dove ha soggiornato a lungo. Canta in modo assolutamente originale, senza imitare nessuno dei suoi più celebri colleghi. Più che cantare, quand'è davanti al microfono urla, ringhia, ruggisce. Con la sua voce roca, calda, penetrante suscita il delirio fra i coetanei che l'ascoltano e pretende di sbigottire gli attempati borghesi invocando la parità dei sessi o chiedendo chitarre per sparare sulla pace nel Vietnam. Sei mesi fa Patty Pravo non era ancora nata. Al suo posto esisteva Nicoletta Strambelli, una spigliata e intelligente ragazza di provincia con tante idee e tanta confusione in testa. Le pareva già di conoscere il mondo. Dopo aver abbandonato la sua bella casa sul Canal Grande rinunciando di proposito agli agi che il padre, proprietario di una industria cantieristica, poteva assicurarle, era stata a Tunisi, Parigi e Londra. Aveva deciso di vivere la sua vita, di tentare la avventura beat. E c'era riuscita. Nel giugno scorso Nicoletta Strambelli approdò chissà come a Roma e qui incontrò chi seppe trasformarla, in poche ore, da svogliata e bizzarra studentessa in applaudita reginetta della canzone. Fu un miracolo, uno di quegli strani miracoli che accadono oggi nel vertiginoso mondo della musica leggera. Una sera andò a ballare al Piper, il locale degli addomesticati capelloni italiani. Il suo modo sfrenato di danzare, non privo d'una certa grazia istintiva, piacque allo stesso proprietario del Piper e a certi amici ch'erano con lui e che lavorano nell'industria discografica. Provarono a farla cantare. L'esperimento riuscì e Nicoletta Strambelli divenne, seduta stante, Patty Pravo, una cantante di successo, la rivale di Rita Pavone e Caterina Caselli. Da quel giorno ad oggi sono passati appena sei mesi. Patty Pravo, nel frattempo, è diventata un personaggio, un mito, un simbolo, un prodotto di largo consumo, una disumana macchinetta mangiasoldi. I suoi dischi si vendono a migliaia, i locali dove canta traboccano di una folla di adolescenti in estasi. C'è chi si arricchisce con le sue canzoni, chi le suggerisce cosa fare e cosa dire, quali motivi cantare, come vestirsi e come truccarsi. Patty Pravo ubbidisce, recita puntualmente la sua parte. Non le viene mai il sospetto di essere un docile strumento in mano a gente tanto più furba di lei? Oppure crede di avere una volontà sua, idee proprie? Si presta al gioco per il gusto di divertirsi o per avidità di denaro? Cosa c'è ancora di schietto e genuino nel suo animo di ragazza frastornata? E' difficile rispondere, riesce impossibile azzardare un giudizio. Ognuno è libero di trarre le sue conclusioni, noi trascriviamo qui sotto, testualmente, il bizzarro colloquio che abbiamo avuto con lei, la settimana scorsa, in un albergo di Torino.

 

Le piace ballare? Perché mi dai de lei? Proviamo col tu, ci riuscirà più facile.
E va bene. Ti piace ballare? Molto, è il mio svago preferito.
Questi balli moderni, però, mi sembrano troppo scatenati, incomposti, persino un po' incivili. Non ti pare? CHe sensazioni provate, voi giovani, quando vi abbandonate a certe frenesie? Una volta si ballava guancia a guancia, stretti stretti, perché non c'era un altro modo, non esistevano altre occasioni per creare un po' d'intimità. Oggi non abbiamo più bisogno della complicità di una sala da ballo, siamo più liberi e possiamo anche baciarci senza bisogno di nasconderci. Cosa proviamo ballando nel rumore? Ciò che un pittore prova quando trasferisce sulla tela, coi pennelli, coi colori, le proprie sensazioni: un piacere e uno sfogo dei propri sentimenti.
E ti piace cantare? Sì, mi riesce facile, canto per istinto e non penso a nulla.
Cosa provi prima di cantare? Ho voglia di cantare.
E dopo aver cantato? Sono stanca.
Patty Pravo: che cosa significa, che cosa vuol dire questo nome d'arte? Boh... me l'hanno appiccicato, non ne so nulla.
In questi ultimi tempi sei stata di volta in volta definita: Ninfa Egeria dei capelloni, la fine del mondo canora, il sex-symbol yé-yé, la Patty da legare, la voce che graffia, la mantide beat. Quale di queste definizioni ti ha più lusingato? Decidi un po' tu...
Ti piace il successo? Sì, perché mi dà la carica.
E i quattrini? Ci tengo moltissimo, ma meno del successo. Con i quattrini, infatti, non si conquista la libertà che è il bene supremo della vita.
Quali sono i cantanti che preferisci? Otis Redding e Tom Jones fra gli stranieri, Mina e Lucio Dalla fra gli italiani.
E la musica classica? Beh... sì, non so... Vivaldi, i concertisti del Sei - Settecento. La musica lirica, invece, tranne Wagner, la odio tutta, mi è insopportabile.
Leggi qualche libro? Adesso molto pochi, non ho tempo.
Qual è l'autore che preferisci? Proust.
Qual è il personaggio de I promessi sposi che più ti affascina? La Monaca di Monza.
Se tu dovessi salvare da un ipotetico diluvio universale cinque libri, quali sceglieresti? "Ulisse" di Joyce, "Les fleurs du mal" di Baudelaire, "La strada di Swann" di Proust, il Vangelo, i cartoons di Charlie Brown.
Leggi qualche giornale, i quotidiani? No, nessuno, non mi interessano. I giornali italiani sono fatti male, mi sembrano pieni di articoloni inutili e noiosi. Credo siano i peggiori del mondo.
Sei golosa? Molto. Adoro i dolci e la pastasciutta: soprattutto gli spaghetti, con molto burro e formaggio.
Sai cucinarti un piatto di spaghetti? Non saprei nemmeno da dove cominciare.
Pratichi qualche sport? Hai qualche hobby? Nessuno, non ho tempo, devo lavorare. Lavorare e basta.
Che cosa ne pensi dei capelloni? Non ci bado. Ma esistono veramente i capelloni? E chi li ha mai visti? Non mi azzardo certo a misurare il fascino o l'intelligenza dei miei simili dal loro modo di vestirsi o dalla lunghezza delle loro chiome!
Se non facessi la cantante, che mestiere ti sceglieresti? Nessuno, vivrei.
Quanto guadagni al mese? Non lo so. Lasciami pensare... Mezzo milione per serata, faccio tre serate alla settimana... Poi ci sono i diritti sui dischi, le esibizioni straordinarie, la televisione... Beh, insomma, guadagno abbastanza bene! Ma ho anche molte spese: i viaggi, gli alberghi, la mia orchestra, i vestiti, il parrucchiere, le tasse... Per le mie cosette mi bastano ventimila lire al giorno.
Ventimila lire al giorno? Non ti sembrano tante? Come le spendi? Non lo so.
Se tu guadagnassi moltissimo, supponiamo cento milioni al mese, cosa faresti? Farei le stesse cose che faccio adesso.
Credi nella fortuna? No, credo solo nella forza di volontà e nelle capacità individuali.
Qual è il peccato più grave che un uomo possa commettere? Giudicare i suoi simili.
Dici mai bugie? E tu?
Ritieni che il denaro riesca a dare la felicità? No, ma con i soldi si risolvono molti problemi pratici della vita, si realizzano certe aspirazioni.
Che cosa, allora, può far felice un uomo? Il vero amore.
Che cos'è la felicità? Amare ed essere amati.
Sei mai stata innamorata? Spesso, ma credo di non aver ancora incontrato il grande amore.
Ti piacerebbe sposarti? Certo, e mi sposerò senz'altro, ma solo con l'uomo che amerò veramente, profondamente.
Come pensi che debba essere quest'uomo? Per ora ho l'impressione che sia lontano.
Sei favorevole o contraria al divorzio? Favorevole, ma con una legislazione che non sia troppo generosa in materia. Trovo idiota consentire alla gente di sposarsi alla mattina per poi divorziare al pomeriggio.

Dovendo trascorrere dieci giorni su un'isola deserta del Pacifico, chi ti sceglieresti per compagno? Di questa possibilità ne ho parlato appunto mezz'ora fa, al telefono, col mio ragazzo che sta a Roma. Ma purtroppo si tratta di una possibilità solo teorica, in quanto non mi posso prendere dieci giorni di vacanza. Ho troppo da lavorare, adesso.
Credi in qualche cosa? Ho tre grandi ideali: l'amore, l'amicizia, la libertà.
Cosa intendi per libertà? Vivere le propria vita senza infastidire né essere infastidita dal prossimo. Il mio concetto di libertà è condensato nella frase evangelica: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso.
Secondo te, i giovani d'oggi hanno una morale, aspirazioni, sogni, ambizioni diversi da quelli che hanno gli anziani? Ogni generazione è diversa da quella che la precede o la segue. Tra la nostra generazione e la precedente esiste, soprattutto qui in Italia, una grossa frattura. C'è molta incomprensione, mancano la possibilità e la volontà, da parte degli anziani, di impostare un dialogo. Le cose del mondo d'oggi cambiano molto in fretta e i "vecchi" sono incapaci, spesso, di avvertire questi vertiginosi mutamenti.
A quale età, oggi, s'invecchia? Un ragazzo o una ragazza possono invecchiare anche a quindici anni.
Cosa ne pensi dei quarantenni? Come li giudichi? Sono dei sorpassati. Le loro galanterie sono goffe e mi fanno ribrezzo, la loro moralità è peggio dell'immoralità, il loro perbenismo è fatto di menzogne.

 

 


E i tuoi coetanei come li giudichi? C'è molta confusione nelle loro teste.
I giovani, in Italia, sono degli incompresi? Non si tratta di incomprensione, ma piuttosto di cattiva educazione. Gli adulti italiani non hanno mai cercato di preparare con coscienza e serietà i giovani alla vita, insegnando loro, in famiglia e nella scuola, ad essere responsabili delle proprie azioni. I giovani d'oggi affrontano la vita impreparati e quindi sbagliano spesso, sono immaturi, si prendono eccessive libertà. Ma la colpa non è loro, è di chi non li ha educati, di chi li ha disabituati a pensare tenendoli per troppo tempo sotto tutela.
Gli uomini politici hanno coscienza dei problemi dei giovani? Si sforzano di comprenderli? In Italia non si fa nulla per capire e aiutare i giovani. Da noi i giovani sono considerati dei pazzi o degli irresponsabili, e non delle persone che domani voteranno e avranno delle concrete responsabilità nella vita del paese. Come si fa a trascurare i giovani? Che razza di saggezza politica è mai questa?
Se non fossi nata in Italia, dove ti piacerebbe essere nata? In Inghilterra. Quand'ero a Londra, vivevo magnificamente. Passeggiavo, ballavo, dipingevo. Andavo in giro ad offrire, nei caffè e nei ristoranti di Soho, i miei quadretti in cambio di un paio di sterline o di un semplice invito a cena. Non ho mai incontrato nessuno che mi criticasse o mi mancasse di rispetto.
Perché hai lasciato la famiglia e te ne sei andata da Venezia? Troncai con la famiglia, con lo studio e con tutto perché ero stufa di vedere intorno a me tanti morti, tante ombre, tanta gente che non mi dava affetto, né intelligenza, né comprensione. Mi sentivo oppressa da morire, e Venezia mi pareva una città di fantasmi.
In quale epoca avresti voluto vivere? Al tempo di Ulisse, di Giulio Cesare, di Barbarossa, dei Medici, di Napoleone, di Cavour? Mi piacerebbe nascere domani.
Qual è il personaggio di tutti i tempi che più ha contribuito al progresso dell'umanità? Eva, che nel paradiso terrestre ha mangiato la mela. Eva, rispetto alle altre donne, è sempre in vantaggio di un morso.
E il personaggio più nefasto? In tutte le epoche e in tutte le parti del mondo ci sono sempre stati dei lazzaroni.
Qual è l'uomo politico che ammiri di più? Kennedy.
E dei viventi? Nessuno.
Cosa ne pensi di Moro? Moro? Bel colore!
E di Nenni? Una persona intelligente... ma anche Moro è intelligente.
Sei ottimista o pessimista circa l'avvenire del mondo? Ottimista, guai se non lo fossi! Amo troppo la vita, per essere pessimista.
Da dove verranno, in futuro, i maggiori pericoli di guerra? Dalle parti più ambiziose e meno mature, dalle regioni dove c'è troppo freddo e troppo caldo.
Che ne pensi del Vietnam? Appoggi la politica degli americani o quella dei cinesi? Ma perché non si mettono d'accordo? Americani e cinesi dovrebbero obbedire a Lord Russel che da tempo, ormai, raccomanda di preferire l'amore alla guerra.
Hai qualche simpatia politica? Non sono conservatrice, anche perché in Italia non c'è proprio nulla da conservare, tranne il sole, il mare, le spiagge...
Qual è l'uomo politico italiano che più ti piace? Garibaldi.
Se diventassi capo del governo e avessi i pieni poteri, quale provvedimento prenderesti per primo? Mi dimetterei.

 

Gianfranco Fagiuoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 1.8.2021

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