CIAO AMICI
L'ADORABILE DEMONIO BIONDO
15 FEBBRAIO
Roma - I capelli biondo caldo le sferzano la
faccia, il corpo snello si flette con una scioltezza incredibile
perfettamente a ritmo. E' nata per fare spettacolo. Tutto le riesce
naturale, anche quando sta ferma si fa notare per quell'aria altera,
prepotente, che contrasta con i lineamenti puri e classici del viso.
Aspettiamo che si avvicini a noi, ma lei, deliberatamente, ci snobba.
Si intrattiene con i ragazzi che le fanno corona e che lei tratta con
disinvoltura e una punta di superiorità. Finalmente riusciamo a farle
un cenno, lei sa che la stiamo aspettando e con l'aria più naturale
del mondo si mette a parlare, come se fossimo al tavolino da un'ora.
"Questi ragazzi sono davvero meravigliosi, io faccio un gesto e loro
diventano matti"; poi con un sorriso: "io so perfettamente come fare
per divertirli, so dare quello che vogliono". Noi restiamo muti
davanti a tanta sicurezza e ci limitiamo ad annuire con aria
incoraggiante perché ci sembra che una parola potrebbe sciupare questa
atmosfera di intimità. "Io ho incominciato da sola, ho capito subito
cosa dovevo fare, nessuno mi ha inventata, i ragazzi aspettavano un
personaggio, ed eccomi al Piper". Noi ce ne rendiamo conto guardando i
suoi occhi che sfiorano la folla con aria di possesso, come potrebbe
fare una regina dal balcone del palazzo reale. "Poi la televisione mi
ha scoperta, i discografici si sono accorti di me e adesso stanno
sfruttando il mio talento, mio nel senso che da sola l'ho messo in
luce". Siamo sconcertati da questa ragazza autenticamente moderna, non
perché Patty Pravo si vesta o si atteggi a ragazza beat ma perché lo
è. E' venuta dal nord a Roma con una grande voglia di sfondare ed una
potente forza di volontà. Non ci nasconde che ha fatto dei sacrifici
agli inizi, ma non lo racconta come una storia lacrimosa fatta per
intenerire i lettori, ne fa appena cenno, più che altro per sincerità.
"Non avevo neanche un buco per dormire" e lo dice con un sorriso di
trionfo perché ora ha dove dormire e di che mangiare e lo ha
guadagnato da sola. E' un personaggio, autentico, che sembra costruito
tanto è completo e perfetto. Non può assolutamente restare nell'ombra
una ragazza come questa, perché ha tutti i numeri per essere notata.
"Che tipo è il tuo ragazzo?" le chiediamo a bruciapelo. "Non sperate
di cogliermi di sorpresa, io sono anche il mio ufficio stampa e so
perfettamente cosa rispondere: per ora non ho nessun ragazzo, anzi non
capisco questa mania di avere un ragazzo da nascondere ai giornalisti.
Io vivo come mi pare, amo chi mi pare, magari oggi non ho nessuno e
domani sono follemente innamorata del primo sconosciuto che la pensa
come me" e i suoi occhi hanno un lampo di divertimento mentre ci
considerano e noi ci sentiamo sciocchi per aver voluto ridurre il
personaggio Patty alla stregua della prima ragazzina esibizionista. Le
proponiamo di uscire perché il rumore assordante ci impedisce di
parlare con tranquillità. Patty si infila la giacca di velluto nero e
ci precede, non si perde mai in frasi convenzionali di assenso o di
diniego, semplicemente dice quello che sente trascurando qualsiasi
normale forma di conversazione, davanti a questo atteggiamento ci
sembra sciocco dirle "Dove andiamo?". Si incammina con quel suo passo
morbido e dinamico insieme e intanto parla, con frasi secche precise.
"Adesso potete scrivere tutte le cose che volete di me, ma se volete
essere onesti dite quello che avete sentito dalle mie labbra perché -
sfidandoci con lo sguardo - io sono veramente così" ed esce in una
risata squillante, cristallina e per la prima volta ci sembra di
essere stati presi in giro. Un ragazzo e una ragazza si baciano sulla
strada buia. "Che fatica" esclama. "E poi si nascondono, perché,
bah!". Noi la seguiamo, docili, è impossibile prendere un'iniziativa.
Ci porta in una cantina a bere, ci facciamo portare il salame di
cinghiale e il vino dei Castelli e Patty, mentre mangia una fetta di
salame ci guarda dal sotto in su e dice: "A Milano si va a mangiare i
nervetti con la cipolla" e noi ci sentiamo due turisti ingenui. Sono
le due, si alza e sparisce, non ci ha salutati, non ha detto dove va,
semplicemente se ne è andata ed è il finale più congeniale ad un
incontro con questo adorabile demonio biondo. Simona Sardi
EVA
NOI E L'AMORE
15 FEBBRAIO
Che cos'è l'amore per voi giovani beat? L'amore? E' il normale sentimento che può provare ogni
persona. Sia beat, sia matusa, sia giovane o vecchio, l' amore (quello
vero) è sempre l'amore. E' un sentimento eterno. Se è autentico, è
sempre valido. Che cosa distingue, secondo te, i rapporti
tra due innamorati di oggi e due innamorati di cinquanta anni fa?
Semplicemente una differenza di epoca. Cinquanta anni fa davano in
moglie una ragazza tanto per trovarle un marito. Oggi,
probabilmente, la ragazza è più consapevole. Ragion per cui non si
accontenta di essere "data in moglie", ma pretende di
conoscere "chi è il marito" e lo vuole scegliere. In quanto alla
libertà sessuale non credo che oggi ce ne sia più di ieri. Diciamo
che oggi è più scoperta, più leale di quanto non lo fosse un
tempo. Tu credi
che sia veramente cambiato qualcosa, oggi, in profondità, o non credi
che la pretesa spregiudicatezza sia "tutta scena"? La cosa più
notevole è che la donna è molto più libera e non vive più solo in
funzione dell' uomo. Se si concede a un uomo è perché crede
fermamente che quello sia l'uomo della sua vita, quello con il quale
potrà spartire gioie e dolori, la vita di ogni giorno, il lavoro di
ogni ora. Prima la donna era una "macchina per fare figli" e basta.
Oggi la donna mette al mondo figli, però nello stesso tempo (sia col
suo lavoro, sia con una maggiore autonomia) pretende di essere
protagonista come l'uomo. Come si conquista un ragazzo beat? Esiste una tecnica
specifica? Non mi sono mai trovata in questa situazione. Conquistare
un beat, conquistare un matusa? Boh, non mi è mai capitato niente di
simile. Se voglio bene a una persona non faccio distinzioni. Però mi
piace molto, molto di più essere conquistata che
conquistare. Secondo te, è giusto che una ragazza di tredici,
quattordici anni abbia già un ragazzo, chiamalo amico, boy friend o
come ti pare? Io a tredici anni avevo un ragazzo. Bellissimo. Oggi mi
dispiace di non averlo mai baciato, tanto ero pudica. Adesso è
sparito con gli anni, e chi me lo restituisce più? Nessuno. In ogni
modo io credo sia giusto che una ragazza di tredici anni abbia un
amico. Che sia ingiusto, invece, che a quell'età abbia rapporti per
così dire intimi. Il sesso esige una sua età. E tredici anni non è
l' età giusta per il sesso. Che cosa chiede, oggi, una ragazza come te
all'amore? L' amore è la molla più importante della vita. Quella capace
di innalzarti, quando scatta, ad altezze sublimi, o capace di
ridurti una cretina completa. In un eccesso o nell' altro, si
capisce l'importanza dell' amore. Parliamo di amore vero? Sì? Allora
dico che in qualsiasi epoca e a qualsiasi persona capiti, l'amore è
sempre un bel dono del cielo. Come si è accorta Patty Pravo, la regina dei
beats, di essere innamorata la prima volta? Innamorata davvero, non
sono mai stata. Se avessi incontrato l' amore, probabilmente non
sarei qui a rispondere alle tue domande. Non sarei, fra un' ora, a
cantare in un night. Senza rimpianti, non mi chiamerei più Patty
Pravo, che è il mio nome d'arte. L'amore sconvolge la vita, tutto
qua. Che cosa
pensi del matrimonio? Non ha nulla a che vedere con l' amore. Può
anche essere la rovina dell' amore, in casi non eccezionali.
Purtroppo, è anche un' istituzione che ha i suoi valori. Se io
desidero un uomo e da lui voglio anche dei figli sono
obbligata a sposarmi. Mica per me o per lui, ma per i figli. Ho il
dovere di dare ai figli una giusta posizione sociale. Li ho messi al
mondo senza interpellarli: è perlomeno giusto che gli dia una
posizione regolare. Credi che sia importante arrivare vergini al matrimonio?
Credo proprio di no. Sono convinta che il matrimonio vada affrontato
con grande maturità. A quindici anni una donna non è matura, ma è
vergine. A venticinque, o ventitré, una donna è sicuramente matura.
Probabilmente, però, non è più vergine. Il matrimonio è importante.
Arrivarci inesperta come una educanda ottocentesca può essere fatale
per la sua riuscita. Che cosa pensi del controllo delle nascite? Penso la cosa più
giusta: non ci si può affidare al piacere di sé, ignorando il dolore
degli altri. Se un uomo è consapevole di poter mantenere due figli
soli, e al mondo ne mette quattro, quell' uomo non fa bene. E'
immorale. Si chiami pillola, controllo di nascita o che, quell' uomo
ha il dovere di osservare certe regole. In Inghilterra o in America
si giunge al "controllo" attraverso pillole o mezzi consentiti. In
Italia, nel migliore dei casi, vi si arriva attraverso "cliniche
specializzate". Le pillole si prendono "prima". Al rimedio in
clinica si arriva "dopo". Giudicate voi quale dei due rimedi è più
morale. Patty,
tu che parli a nome delle nuove "leve", sei favorevole o contraria al
divorzio? Io sono per il divorzio. Concesso in casi eccezionali. Gli
anti-divorzisti dicono che il divorzio è la rovina della famiglia.
Può essere giusto. Io dico che, in alcuni casi, il divorzio può
essere la salvezza di due coniugi esasperati. Più i figli. Legittimi
o illegittimi. Se il non divorzio può essere la salvezza di un
numero di famiglie, il divorzio può essere la salvezza di
altrettante famiglie. Sono senz'altro
favorevole.
VIE NUOVE
IL PIPER E' IL MIO MESTIERE
30 MARZO
Ancora diciott'anni?
chiesi. Mi pareva impossibile. Ma lei mi dimostrò che, essendo nata
nell'aprile del 1948, ha tutto il diritto di qualificarsi tuttora
diciottenne. Giusto. Il fatto è che l'avevo vista quando ancora, per mozzare il fiato in gola al
pubblico maschile del Piper (e cantare così nelle condizioni ideali,
senza doversi sforzare di sopraffare con la propria voce il frastuono
generale) usava gettare in terra la giacca e poi rapidamente liberare
dalle asole tutti i bottoni della camicia, meno uno, come se a ciò la
conducesse una specie di febbre o delirio o una frenesia indomabile; e
che l'ho rivista adesso cantare sulla stessa pedana in un miniabito di
velluto rosso, calze a rete bianche, stivali rossi, appena un po'
sovraeccitata - vi dirò - ma al minimo indispensabile in clima beat.
Cinque mesi tra un'immagine e l'altra. Come non passa il tempo. Lei,
Patty Pravo, ha sempre diciott'anni; ma adesso è proprio qualcuno, e
lo sa, e sapendolo dice alla gente col suo miniabito che scopre solo
le gambe: "Ora venite qui per sentirmi cantare, ragazzi, lo
strip-tease non lo faccio più". Non lo fa più. Cinque mesi fa, quando
la conobbi, era alla vigilia dell'esibizione a "Scala Reale" in Tv, e
mi parve che sperasse molto in un'affermazione su quella ribalta. Ma
il successo personale non venne; e la squadra di cui faceva parte -
quella di Michele - fu eliminata al primo turno. Non se l'è presa. Tra
l'altro, credo, non ne ha nemmeno riportato un gran danno. La sua
ribalta naturale sono i Piper, i locali per giovanissimi, i juke-box;
non la Tv. E' un tipo così, non un personaggio da televisione.
Patty Pravo si chiama in realtà Nicoletta Strambelli, è nata
a Mestre da una famiglia regolare e, quantunque cerchi di non farlo
sapere, ha ricevuto una buona educazione borghese. Ha frequentato il
liceo classico senza arrivare alla conclusione e ha studiato per
sette anni il pianoforte al conservatorio, seguendo anche il corso
di direzione d'orchestra. Avrebbe sfondato, presumibilmente, anche
senza l'ausilio di una camicetta con le asole larghe. Era questione
di scegliere un settore di attività al posto di un altro. Ma scelse
il Piper. Fu un caso; o una fatalità. Impossibile stabilirlo. Era
venuta a Roma per un breve soggiorno da turista, nella primavera
dell'anno scorso, e qualche sera la passò al Piper. Una volta cantò.
Piacque. Era il personaggio che ci voleva, la ragazza-tutta-beat che
mancava nel panorama della musica leggera nazionale. Detto fatto la
scritturarono per l'inaugurazione del Piper di Viareggio, all'inizio
dell'estate. E la insignirono ufficialmente del titolo di ragazza
del Piper con grande smacco di Caterina Caselli che fino a quel
momento aveva usato la stessa qualifica, in perfetta buonafede, e di
colpo si trovò nella situazione di uno che venga scoperto a
pascolare abusivamente nel prato altrui. Patty Pravo dunque cominciò
il suo cammino accompagnata da tre capelloni, inglesi autentici,
importati per lei dal suo impresario, che si chiamano tutti insieme
i Cyan 3 e singolarmente Gordon, George, Roger. Offrono, in quattro,
un buon colpo d'occhio. E si fanno ascoltare volentieri anche i
ragazzi. Le scritture non mancano: oltre ai Piper, che sono cinque,
molte sale da ballo hanno già ospitato Patty Pravo e molte altre
l'hanno prenotata. Gli affari, dunque, vanno. Al primo disco, che ha
incontrato un discreto successo (conteneva "Ragazzo triste" e "The Pied
Piper"), sta per far seguito un altro con due canzoni intitolate "Sto
con te" e "Qui e là". Il testo della prima dice, più o meno: "Io sto
con te perché tu sei uguale a me; e non m'importa niente di quello
che hai ma m' importa quello che sei. Il mondo non deve occuparsi di
noi perché noi non gli chiediamo niente..." ed è in sostanza una
specie di inno all'amore disinteressato. La seconda canzone, più
leggera, delinea meglio il personaggio-Patty. Dice: "Io amo la
libertà. Non ho una casa, ho cento case. Tu mi volevi bene e anche
io te ne volevo, ma pretendevi di avermi tutta per te, e questo non
è proprio possibile..." eccetera.
Senta - chiedo - è mai stata innamorata?
Sul serio no, non
ancora, mai. Crede
nell'amore? Sì. Crede
nel matrimonio? No. E' per
il divorzio? Finché esisterà il matrimonio bisognerà bene che ci sia anche
il divorzio. Che
cos'è l'amore per lei, oggi? Un gioco. Com'è il suo uomo ideale, oggi? Giovane, fragile,
mite. E che ne fa
di un tipo simile? Ci gioco. Un uomo nel vero senso della parola, sicuro del fatto suo,
virile, equilibrato, non avrebbe con lei nessuna probabilità di
successo? Proprio
nessuna. Un tipo simile mi sottrarrebbe tutte le cose che amo: la
libertà, il lavoro, il disordine. Incontrarlo e cadere nella rete
sarebbe, al momento, un'autentica sciagura. Credo che la paura mi
vaccini contro il rischio. Non pensa mai all'avvenire? Al mio? Neanche un
poco. E
all'avvenire del mondo? Qualche volta si. Penso che occorra darsi da fare per
cambiare le cose. Cantare è per lei, un modo di "darsi da
fare"? No. cantare
è un gioco fine a se stesso per me. Ma penso che bisognerebbe darsi da
fare sul serio. In
quale direzione? Nella direzione indicata da Carlo Marx. Però attraverso
strade nuove, ancora da aprire. C'è qualcosa che odia? La menzogna. L'ipocrisia. La
pietà. La pietà?
Lei è impietosa? Totalmente. Non si ha il diritto di avere pietà, non si ha il
diritto di umiliare con la pietà chi soffre. Si ha piuttosto il
dovere di battersi per evitare quella sofferenza. C'è qualcosa che ama
molto? Il
pubblico. Perché? Non
lo so. Ho perfino pudore a confessarlo, ma lo adoro. Certo, il fatto
che mi dia il successo e i soldi può essere una buona ragione; ma non
è la sola. Lo adoro: che ne so perché? E' un fatto che cerco di
rendere al massimo solo per questo, per servirlo al
meglio.
Purtroppo il suo pubblico è quello che è: ragazzi dal cuore
leggero che si conquistano tutti con un disco riuscito e che si
perdono tutti con un disco sbagliato. E che non lasciano neanche
capire che cos'è per loro un disco riuscito o un disco sbagliato,
fin quando il gioco è fatto e in ogni caso non c'è più possibilità
di rimediare. I cantanti che pensano all'avvenire invecchiano
subito, di dentro, logorandosi nei loro mille dubbi. Ma Patty Pravo
non pensa all'avvenire. Ha un appartamentino tra la Cassia e la
Flaminia, molto bello (una soffitta di lusso con grande panorama su
Roma) ma non suo: è in affitto. Lo sta ammobiliando, un pezzo per
volta. Tutto sommato non ha bisogno di molti soldi. Il miniabito di
velluto rosso va bene per la scena e va bene per gli usi di ogni
giorno. L'avvenire è lontano.
Andrebbe con un "matusa" per soldi o per una
sistemazione definitiva? Mai, lo giuro. Allora farà certamente un matrimonio d'amore? Neanche per idea. E' una follia
sposarsi per amore. Il matrimonio deve fondarsi sulla
stima.
Darei
qualcosa per guardare bene nel fondo di questa ragazza, per vedere
qual è il limite della sua autenticità e qual è il limite della sua
ingenuità. Ma non si può. Dietro di lei, che ha diciott'anni, ci
sono gli adulti che ne curano gli interessi (che curano cioè, con i
suoi, i loro ben più vistosi interessi) e, senza averne preso
coscienza, lei ne è già stata sopraffatta: già nelle sue risposte
c'è qualche parola che non le appartiene, una frase ad effetto, un
concetto peregrino... E ogni giorno che passa si snatura un poco di
più. Difficilissimo, forse impossibile, è ormai trarre da lei
l'essenza di una diciottenne di oggi. E' già il prodotto di un'
industria: sofisticato, per di più.
Milena Mariani
SOGNO
MOMENTI DRAMMATICI IN SALA OPERATORIA
23 APRILE
Roma - Da alcuni mesi la "ragazza del Piper" soffriva di una
seria forma di appendicite cronica. Per i suoi molteplici impegni di
lavoro Patty aveva sempre rinviato l'operazione. Nei giorni scorsi,
colpita da violenti dolori, la popolare cantante s'è dovuta sottoporre
all'intervento chirurgico: adesso ha bisogno di un lungo periodo di
riposo. Dalla sala operatoria della
clinica Villa Mafalda, arrivavano, attutiti, solo pochi rumori.
Qualche parola pronunciata a bassa voce e il tintinnare dei ferri
chirurgici al contatto con le bacinelle smaltate. Su tutto il
ritmico battito del grande orologio che segnava lo scorrere dei
minuti. Ne erano passati ormai trentacinque da quando gli infermieri
avevano portato in sala operatoria, adagiata su una barella, la
giovane Nicoletta Strambelli, conosciuta in arte come Patty Pravo,
la "ragazza del Piper". La porta di comunicazione con la sala
d'aspetto rimaneva però chiusa e gli occhi delle poche persone in
attesa correvano continuamente dal quadrante dell'orologio alle
ombre dei chirurghi che si intravedevano attraverso i vetri
smerigliati. Era certo successo qualche cosa. Non era possibile che
una semplice operazione di appendicite durasse tanto tempo. I nonni
della giovane cantante, giunti espressamente per esserle vicini in
quel momento, Donatella l'amica fedele, e l'impresario non avevano
più nemmeno il coraggio di guardarsi. Intuivano che l'operazione si
presentava più difficile del previsto. Poi alcuni movimenti più
rapidi: le ombre sui vetri smerigliati assumono un ritmo frenetico e
ancora, più forte, il tintinnare dei ferri chirurgici. E finalmente
le figure che si avvicinano. Gli infermieri aprono la doppia porta e
spingono fuori la barella con la giovane cantante. Pallidissima, la
bella Patty appare molto sofferente. Uno degli infermieri regge il
vaso della fleboclisi che le è stata applicata al braccio destro.
Dietro i due medici, i professori Bronzini e Fruscella, che
rivolgono un sorriso per tranquillizzare le persone in
attesa. E' andato tutto bene, ma l'operazione è stata molto più difficile del
previsto. Mezz'ora di intervento chirurgico e poi la paura di
possibili complicazioni. L'estrema debolezza della paziente. La
necessità della fleboclisi. Ma il peggio è ormai passato. Quei
momenti drammatici sono ormai un brutto ricordo. A chi li interroga,
i due medici si limitano ad ordinare una cosa sola: riposo assoluto.
Decideranno loro quando la giovane sarà in grado di parlare, di
ricevere visite. Ma Nicoletta Strambelli non è una ragazza
qualunque, è la "ragazza del Piper" e, a detta di alcuni esperti, è
l'unica vera cantante beat italiana. E' la cantante del 1967. E'
Patty Pravo, e quella notorietà non ammette riguardi. Ha raggiunto
il successo più pieno e il prezzo di quel successo deve essere
pagato giorno per giorno, ora per ora. Alcuni fotografi sono
riusciti a entrare nella clinica nonostante la severa sorveglianza e
assediano, con mille trucchi, la stanza di Patty, incuranti degli
ordini dei medici e delle condizioni della paziente. In quel lettino
c'è un personaggio di primo piano nel campo della musica leggera non
solo italiana ma internazionale e bisogna bersagliarlo di flash.
Quelle foto dovranno apparire sui giornali, e i "paparazzi" sono
decisi a tutto. Poi ci sono gli ammiratori che si uniscono
all'assedio: voglio vedere, vogliono sapere e, accecati
dall'irrazionale affetto per l'idolo del momento, finiscono per
nuocerle. " Lasciatela in pace" ordinano i medici. " Lasciatela in
pace" pregano i parenti. " Lasciatemi in pace" mormora debolmente la
bella Patty dal suo lettino, sforzandosi, nonostante tutto, di
sorridere. In fondo sono quei ragazzi che hanno fatto di lei un
personaggio. Era da alcuni mesi che Patty soffriva di una seria
forma di appendicite cronica. Avrebbe dovuto farsi operare già molto
tempo fa, ma i suoi impegni gliel'avevano sempre impedito, e intanto
il suo faticoso lavoro - quell'accompagnare il canto con i movimenti
frenetici imposti dai ritmi beat - peggiorava le sue condizioni.
Infiammazioni e coliche. Poi la crisi. Proprio mentre stava girando
alcuni "caroselli", Patty Pravo è stata colta da violenti dolori.
Trasportata d'urgenza a casa, è stata visitata dal medico di
fiducia, il Professor Renato Fruscella, che ha ordinato il suo
immediato ricovero in clinica per un intervento chirurgico. Prima di
poterla operare i medici hanno dovuto però sottoporla ad alcune cure
preliminari, data la sua condizione di esaurimento provocato dal
superlavoro. Una semplice operazione, ma alla fine l'intervento si è
rivelato assai più difficile del previsto, anche se tutto si è
risolto nel migliore dei modi. Adesso, nella stanza 301 di Villa
Mafalda, in via Monte delle Gioie, 5, la bella cantante è ritornata
ad essere, almeno per poco, Nicoletta Strambelli, la ragazza di
buona famiglia, viziata dai parenti, diplomata al conservatorio di
Venezia. La fanciulla dai vestiti semplici, quelli rimasti negli
armadi della villa dove, fino a poco tempo fa, è vissuta con i nonni
e i fratelli. Perché Patty Pravo è, in effetti, una ragazza
completamente diversa dal personaggio che impersona sulle pedane dei
vari "Piper" e sulle pagine dei rotocalchi. Ha accettato il suo
ruolo e lo ha reso vero, pronta a scandalizzare con i suoi abiti
stravaganti e con il suo parlare sfrontato. Pronta però a lasciare
tutto se solo dovesse innamorarsi. "Ho preso finora solo qualche
cotta, come tutte le ragazze della mia età", racconta a chi le
chiede se sia mai stata innamorata, "ma non ho mai trovato il vero
amore. Se mi fossi innamorata avrei forse già lasciato le canzoni,
senza rimpianti". In fondo Nicoletta è sempre una ragazzina
romantica, anche se indossa la minigonna d'argento o gli stravaganti
tailleur con calzoni, se fuma la pipa e se porta dieci anelli, uno
per dito. Spera di potersi innamorare e sposare, e forse proprio in
vista di questa possibilità si è arredata una casa piccola,
accogliente. Un nido come lo sognavano le ragazzine di una volta, e
non come la casa di una ragazza del Piper, anche se per ottenerla ha
dovuto accettare, fare suo, un personaggio così diverso da lei, nato
al ritmo della canzone che le ha dato il successo, "Ragazzo triste".
Milena Cardarelli
GIOVANI
IL MANIFESTO DI PATTY PRAVO
MAGGIO 1967
Se
c'è una cosa che sconcerta in Patty Pravo è la differenza tra
l'aspetto fisico e la voce. Se dai suoi lineamenti traspare una
dolcezza serena, dalla sua voce si rivela qualche cosa di amaro e di
disperato. Una voce personalissima e prepotente che ne fa un
personaggio singolare, un personaggio nuovo, drammatico. Nata a
Venezia diciannove anni fa, Patty è arrivata alla canzone per caso, o
forse per passione, ma senza pensare nemmeno per un attimo che la sua
strada sarebbe stata quella della musica. Bella ragazza, appassionata
di ballo, Patty inseguiva altre ambizioni: le piaceva viaggiare e
soprattutto le piaceva disegnare. Il carattere di Patty Pravo non è
dei più dolci: polemica, spregiudicata, con il gusto di riuscire a
scandalizzare, sempre pronta a reagire. La giovanissima cantante è
stata notata la prima volta al Piper di Roma per il suo modo irruente
di ballare. Chi l'ha notata è stato quel famoso avvocato Crocetta,
fondatore del Piper e paladino delle iniziativa per i giovani. Il
colloquio tra Crocetta e Patty è stato rapido e secco: "Se canti come
balli, sei un fenomeno". "Vuol dire che ci proverò". E ci provò poche
settimane dopo, alla serata inaugurale del Piper di Viareggio. Una
bella bionda che sale al microfono ha senza dubbio delle ottime carte
da giocare, ma corre anche il serio pericolo di cascare male: essere
belle è un vantaggio, ma può anche suscitare malignità e gelosie,
bisogna anche essere bravissime, sennò una buona parte del pubblico
può provar gusto a fischiare e demolire. Patty ci prova, e mira
giusto: dopo poche battute di "Ragazzo triste" il pubblico smette di
ballare, o meglio, continua a muoversi ma tutte le teste son girate
verso di lei. Un urlo generale alla fine, un bis di prepotenza.
Crocetta ha visto giusto, quella ragazza canta come balla: è
personalissima, sconcertante, carica di forza giovanile. La sua voce
apre una vera nuova strada al rinnovamento della canzone italiana;
Patty è un fatto preciso, una punta di diamante che incide a fondo
nella corteccia del conformismo della canzone. In ottobre "Ragazzo
triste" diventa un disco e diventa anche un "best seller" delle
vendite. Eppure non è facile per una donna arrivare al successo, il
mercato discografico è determinato dalle ragazze che sono le grandi
consumatrici di dischi ed è quindi molto più facile ai cantanti
conquistare il loro gusto che non alle cantanti. Ma per Patty è
scattata una molla speciale, Patty ha toccato gli argomenti di un beat
genuino, canta con l'esigenza di esser giovane e automaticamente
diventa la portavoce delle centinaia di migliaia di ragazze italiane.
Sincera, aggressiva, scatenata, Patty diventa famosa in pochissimo
tempo. Il suo atteggiamento non è certo il migliore per ottenere
"spazio" in televisione, ma anche il più retrivo e conservatore dei
funzionari della nostra TV non può disconoscerne la bravura e non può
ignorare un fenomeno come quello della dirompente Patty Pravo. Bastano
poche apparizioni dal video per confermare il successo discografico e
quello del pubblico dei Piper: Patty è diventata in pochi mesi padrona
del campo, il suo è un fenomeno di affermazione immediata, è un
personaggio che si impone al primo apparire, è una fuoriclasse. E la
riconferma arriva con le successive registrazioni, il nuovo 45 giri
"Sto con te" e "Qui e là" va a ruba, come "Ragazzo triste", la scalata
di Patty è stata rapidissima e anche se ormai ha raggiunto il vertice,
non si può dire che abbia finito di ascendere, forse per lei il
vertice è molto più in alto. Nicoletta Strambelli, questo è il suo
vero nome, è nata il 9 aprile 1948, ed è quindi del segno dell'Ariete,
"il segno dei matti" come dice Crocetta, e Patty la sua "follia" la sa
scatenare molto bene. In casa sono un po' preoccupati dal biondo
ciclone che travolge tutto in questa sua ricerca d'espressione, in
questo suo desiderio di entrare in contatto con tutti, con il suo
pubblico, di comunicare le inquietudini e gli umori dei giovani,
giovani come lei. Patty ha il senso del beat genuino, di primissima
qualità, perché è autenticamente vissuto e ha un temperamento che
travolge ogni ostacolo senza temere confronti. Nella battaglia della
musica leggera, nella battaglia della canzone, chi è in prima linea
non ha vita facile: è continuamente esposto all'invasione della vita
privata; Patty Pravo si difende benissimo, però, non accettando le
regole del gioco; sa sparire, mimetizzarsi, rifiutare la posizione di
diva, ma non per calcolo, solo perché è fatta così, non sa tradire il
suo modo di vivere ed è un modo di vivere che le calza a pennello.
Nubile convintissima, non ha nessun legame sentimentale, la sua
posizione di giovane che canta e vive da giovane non lascia posto ad
impegni di cuore. Ma la sua non è freddezza, anzi è calore umano, solo
che chi sceglie di comunicare con il pubblico non può riservare una
fetta di se stessa a una sola altra persona. O tutto o niente, questo
sembra il motto di Patty e se non apparirà un uomo veramente
eccezionale, la giovanissima cantante resterà legata solo ed
esclusivamente al suo pubblico. "Qui e là" al Cantagiro. Patty è impegnatissima in questa competizione canora che la porta in contatto
con le platee di tutta Italia. Ma la valanga di richieste rischia di
sommergerla e la cantante veneziana è costretta a scegliere, cosa non
facile: sono tutte proposte allettanti. Sei film contemporaneamente
sono già una bella offerta, ma Patty vuol vedere la qualità, non se la
sente di fare filmetti solo per guadagnare. Poi ci sono le richieste
di serate sulle spiagge. La tournée balneare è senza dubbio
importantissima: fama e denaro, ma è anche massacrante, richiede nervi
d'acciaio e spostamenti senza sosta. Patty vorrebbe continuare a
vivere in maniera beat, quindi dovrà dosare gli impegni di lavoro ed
avere il coraggio di rifiutarne molti. Senza pentimenti.
Agostino
Mantegazza & Lucio Salvini
VITA
LA VOCE CHE GRAFFIA
7 GIUGNO
A parte i soprannomi (ninfa Egeria dei
capelloni, voce che graffia, mantide del Piper, sacerdotessa del
beat, etc.), Patty Pravo è generalmente considerata l'unica
possibile rivale di Rita Pavone e Caterina Caselli che sia emersa
dall'ultima ondata della musica leggera italiana. Per la verità ha
fatto le cose in fretta. L'autunno scorso, quando fu iscritta al
torneo televisivo di "Scala Reale", come gregaria nella squadra di
Michele, non la conosceva praticamente nessuno. Oggi, il suo cachet
medio è di mezzo milione per serata (ne fa, in genere, tre per
settimana), i suoi dischi si vendono molto bene (dopo il grande
successo di "Ragazzo triste", il successivo 45 giri con "Sto con te"
e "Qui e là" è stato prenotato per decine di migliaia di copie a
scatola chiusa), e ha già fatto del cinema, sia pure di serie B. Il
suo tenore di vita è abbastanza elevato: lei stessa dice che spende
ventimila lire al giorno soltanto per le sue "cosette". Inoltre, è
riuscita a diventare un personaggio che suscita curiosità. Perché?
Perché i suoi atteggiamenti, il suo modo di vestire, le sue
dichiarazioni deliberatamente più che spregiudicate, la stessa breve
storia della sua carriera, la fanno apparire agli occhi di molti
come la sola cantante autenticamente beat in attività di servizio in
Italia. Ha vissuto (almeno pare) da capellona, facendo perfino la
sguattera a Londra, o vendendo quadri per un paio di sterline o per
un modesto "dinner". E poi, a differenza delle sue rivali, può
vantarsi d'essere una bella ragazza, perfino provocante. I suoi più
accesi estimatori sostengono che il segreto di Patty Pravo è quello
di cantare senza imitare nessuno. Ma non è questo: effettivamente,
nella dizione di Patty non ci sono tracce dell'accento piemontese di
Rita Pavone o di quello emiliano di Caterina Caselli, riconoscibili
perfettamente, nonostante lo "yé-yé"; lei, semmai, si rifà a Mina,
disseminando nei suoi dischi parole spaventose come "libeità",
"impruvìsou", "sòlou tiu", etc. Inoltre (ed è qui che si distingue
dalle altre) ha un vocione che le permette di destreggiarsi
facilmente nel registro grave, con tanto di "oh, yeah!" e "oohh",
etc., alla maniera di certe cantanti nere. La storia del suo debutto
è controversa. Lei dice di essere nata, musicalmente parlando, al
Piper Club di Roma. Ma c'è chi giura d'averla sentita cantare già a
Padova, poco tempo dopo che aveva lasciato la famiglia. Patty Pravo,
infatti, è nata 19 anni fa a Venezia, in una famiglia dell'alta
borghesia (il suo vero nome è Nicoletta Strambelli). Il padre,
proprietario di un'industria cantieristica, le assicurava una vita
agiata. Sennonché, racconta Patty, "decisi di troncare con la
famiglia, con lo studio e con tutto, perché ero stufa di vedere
intorno a me tanti morti, tante ombre, tanta gente che non mi dava
affetto, né intelligenza, né comprensione. Mi sentivo oppressa da
morire, e Venezia mi sembrava una città di fantasmi". La prima tappa
del suo esilio volontario fu a Padova dove si unì ad una comitiva di
capelloni e simpatizzanti, che dipingevano e suonavano o ascoltavano
musica beat. Poi, Tunisi, Parigi e Londra. Alla fine, capitò a Roma
dove i suoi lunghi capelli biondi, la sua snella figuretta in
minigonna e le sue danze sfrenate divennero presto popolarissime nel
"giro" del Piper Club. La fecero anche cantare, presenti un paio di
"osservatori" d'una casa discografica, e dalle ceneri della
signorina Strambelli, aspirante pittrice nacque Patty Pravo.
Non ci
fu bisogno di trovare uno slogan per lei. Bastò riportare alcune
frasi che le vengono attribuite: "Ho tre grandi ideali: amore,
amicizia e libertà. Il mio motto è vivere la mia vita senza
infastidire né essere infastidita dal prossimo". I quarantenni sono
dei sorpassati: le loro galanterie sono goffe e mi fanno ribrezzo,
la loro morale è peggio dell'immoralità, e il loro perbenismo è
fatto di menzogne". Naturalmente, pur riconoscendo che nelle loro
teste c'è molta confusione, Patty è dalla parte dei suoi coetanei, i
quali - manco a dirlo - non sono mai responsabili delle eventuali
mascalzonate che possono commettere, la colpa essendo dei genitori
che non hanno saputo educarli. E poi, fate l'amore e non fate la
guerra. La giovane cantante, che oggi alterna minigonne cortissime
(può permetterselo, perché ha belle gambe) a incredibili smoking
ideati per lei da Yves Saint-Laurent, è stata fra le prime, in
Italia, a seguire con entusiasmo la moda dei bottoni-spilla con la
scritta "beat". Ne portò anzi uno per molto tempo che fece fiorire
molte maliziose illazioni sul suo conto. Ma non sembra, in realtà,
che sia una "vamp" vecchio stile. Ammette di avere avuto parecchi
fidanzati ma dice anche di credere al matrimonio. Sa il fatto suo,
insomma: sa, in altre parole, quel che occorre fare e dire, di
questi tempi, per attirare l'attenzione del prossimo. Il mese
venturo Patty Pravo partirà in carovana col Cantagiro, nello stesso
girone in cui figurano campioni d'incasso come Rita Pavone, Adriano
Celentano e Little Tony. Sarà una buona occasione per controllare se
la "mantide del Piper" è capace di guadagnarsi anche le simpatie di
un pubblico popolare come quello che si raduna negli stadi dove il
Cantagiro fa tappa. C'è molta differenza, infatti, fra la grande
balera all'ultima moda e lo stadio. Al Palazzo dello Sport di Roma,
per esempio, dove cantò tre mesi fa nello spettacolo dei "Who",
Patty Pravo fece fiasco. Si irritò perché il pubblico non stava
attento e faceva chiasso mentre lei intonava "Ragazzo triste" (il suo
cavallo di battaglia), e se ne andò, buttando il microfono a terra. Fu
subissata di fischi, naturalmente, e dovrebbe aver imparato che è
meglio non sfidare il pubblico quando ha le proporzioni d'una marea.
L'impennata del Palasport ha sorpreso, anzi, quanti la conoscono come
una ragazza astuta, dotata di un certo senso dell'umorismo. A un
intervistatore che una volta le chiese che cosa farebbe se fosse il
capo del governo, rispose infatti "Mi dimetterei". E indicò in Eva il
personaggio che più ha contribuito al progresso dell'umanità,
rilevando che Eva, appunto, è in vantaggio sulle altre donne per una
mela. Ma sono battute. Patty Pravo diventa invece un personaggio
sconcertante quando fa sul serio: quando dice, per esempio, che stare
con i capelloni non è pericoloso per tutte le ragazze, dal momento che
a lei è andata bene; o quando osserva che i quattrini non bastano ad
assicurare la libertà o che le sole cose che meritino davvero d'essere
conservate in Italia sono il sole, il mare e le spiagge. C'è da
chiedersi, infatti, come frasi del genere possano venire da una
ragazza che non solo è diventata un simbolo della "civiltà
dell'effimero" sorta intorno ai ridicoli chitarroni nostrani, ma ha
fatto di tutto per diventarlo. Fra le sue letture preferite ha
indicato l' "Ulisse" di Joyce, "I fiori del male" di Baudelaire, "La
strada di Swann" di Proust, e i fumetti di Charlie Brown. C'è,
indubbiamente molto snobismo, il gusto dell'eccentrico in questa
scelta; tuttavia, sincera o falsa che sia, è anche indice di una certa
intelligenza, o perlomeno d'un bagaglio d'informazioni sufficiente a
evitarle la figura dell'ochetta. Significa che conosce già alla
perfezione le regole di quel gioco singolare che il mestiere della
diva; e che sta scegliendo con cura le sue carte per diventare (siamo
già a metà '67) la "prima donna" della canzonetta italiana degli anni
settanta. Salvatore G. Biamonte
GENTE
HO MENTITO PER DIVENTARE FAMOSA
23 AGOSTO
Santa Margherita
Ligure - Fu giusto un anno fa di questi tempi.
Patty Pravo si chiamava così soltanto da due giorni e soltanto da
una settimana (lo ammise lei stessa alle prime battute
dell'intervista) faceva pasti regolari. In una sera di prima estate,
l'avvocato romano Alberigo Crocetta, il suo "pigmaglione", l'aveva
letteralmente inventata dal nulla nel magico antro beat del Piper
Club di via Tagliamento. Il lancio sarebbe avvenuto in autunno e
allora la generazione yé-yé italiana avrebbe saputo di avere anch'
essa la sua musa. Ma l' avrebbe accettata? Patty, cioè Nicoletta
Strambelli, confessò di avere qualche perplessità. "Tra l'altro",
disse "non so ancora cantare". Poi aprì la borsetta, la vuotò sul
tavolo del ristorante dove ci eravamo incontrati e fece un veloce
inventario: un tubetto di pillole ("No, non 'quelle', roba per il
fegato") e 750 lire. "E' tutto quello che ho", concluse seria. "I
capelloni hanno la regina che si meritano".
Fare adesso i conti nella borsetta
di Patty Pravo è un po' più complicato. A Santa Margherita Ligure,
dove l'abbiamo rivista un anno esatto dal nostro primo incontro, il
proprietario del night club dove Patty s' è esibita la sera del 10
agosto ha dovuto sborsarle, uno sull'altro, 600 biglietti da mille
lire. Lo stesso cachet, lira più lira meno, hanno pagato i novanta
esercenti di locali da ballo che da fine maggio a oggi hanno voluto
al microfono per un intermezzo beat la biondona del Piper. La quale,
in conclusione, tra i proventi delle esibizioni serali, i diritti
discografici (250 mila copie vendute di "Ragazzo triste" e 150 mila
di "Qui e là") e i guadagni per le prestazioni pubblicitarie, ha
ormai abbastanza per considerarsi "arrivata". In queste condizioni
il nostro incontro ha finito per diventare un' operazione di
verifica, fiscale se si vuole, ma anche psicologica. Ad essa Patty
si è sottoposta forse non proprio volentieri ma, come sarà chiaro
dall'intervista che segue, senza farci rimpiangere la
spregiudicatezza del nostro primo incontro.
Dunque, Patty, che cos' è cambiato
in questo ultimo anno? Niente, proprio niente. Cioè, ho tolto
l'appendice. D'accordo. Ma c'è anche l'automobile con autista,
l'appartamento sulla Cassia, i cachet alla Claudio Villa. Non
l'hanno cambiata un po' tutte queste cose? Ma no, non mi hanno cambiata. Sono
cambiati soltanto alcuni aspetti esteriori che mi riguardano. Un
anno fa non avevo una lira e abitavo in un camera in subaffitto; ora
guadagno e perciò vivo in un appartamento civile di cui so di poter
pagare l'affitto ogni fine mese. E l'autista? Non le pare un esibizionismo? Non
trova, tra l'altro, poco beat andare in giro su un'automobile
"ministeriale" guidata da un autista gallonato? Non è gallonato, intanto, e non si
tratta di esibizionismo ma di praticità. Io ho comprato l'automobile
come alcuni comprano la roulotte: per dormici. Per questo l'ho presa
comoda, o come lei dice "ministeriale". In tre mesi ho fatto 40 mila
chilometri, ora qui ora là a cantare. Se non cercassi di dormire tra
una tappa e l'altra, mentre Von Stroheim guida, a quest'ora sarei in
una clinica. Von
Stroheim? Chi è? L'autista. Non ricorda quel film famoso con Von Stroheim e
William Holden? Sì, "Viale del tramonto". E così, non è cambiato proprio
nulla? Neppure la sua filosofia beat? Cos' è la filosofia beat? Chi ha mai parlato di
filosofia beat. Semplicissimo. Un anno fa, quando ne era ancora lontana, lei
affermò che del successo non le importava niente. E' ancora disposta
a fare la stessa affermazione? Prontissima. Del successo non mi importa un
accidente. E le assicuro che credo a quello che
dico. E dei
soldi? Dei soldi
non si può fare un ideale. Non se ne può fare l'unico scopo della
vita. Però ammetto di aver scoperto la loro importanza. Non mi
fraintenda. Non comprerò mai una Rolls-Royce, né mi farò mai una
villa con piscina. Ma avere i soldi è importante: serve per non
ricevere schiaffi in faccia dal prossimo. Lei che cosa ne fa dei soldi?
Non
ne ho poi tanti da avere problemi sul modo di
investirli. Da tre
mesi guadagna in media 600 mila lire a sera. Non le paiono
tante? Se fossero
al netto sì. In realtà, tra ciò che devo pagare ogni sera al
complesso con cui mi esibisco, le trasferte, le spese di
locomozione, l'autista e le tasse, a me resta sì e no un sesto di
quella cifra.
Fare
i conti in tasca al prossimo non è simpatico, ma siamo in argomento.
Ora, un sesto di 600 mila fa 100 mila. In capo a un mese fanno tre
milioni. Se moltiplichiamo per tre, cioè giugno, luglio e agosto,
arriviamo vicino ai dieci milioni. Non sono pochi per una che una
sera d'agosto di un anno fa aveva soltanto 750 lire in borsa. Non le
pare? E chi dice
che sono pochi? Per quanto mi riguarda ce n'è d'avanzo. Se mai,
osservo soltanto che questa cifra va distribuita su dodici mesi non
su tre. Io guadagno praticamente da non più di tre mesi e, finita
l'estate, di serate a 600 mila a sera ne avrò, se va bene, una al
mese. Qual è la
maggiore soddisfazione che ha potuto trarre dalle sue mutate
condizioni economiche? Interrompere uno spettacolo e pagare la penale al gestore di
un locale notturno. Non è stato un capriccio. Comunque è un gesto
che non mi sarei potuta permettere un anno fa, quando avevo 750 lire
in tasca. Coi soldi, invece, è uno "sfizio" che mi sono potuta
prendere. E così
s'è messa a fare la Callas, adesso? La Callas beat che interrompe lo
spettacolo? Le
ripeto che non si è trattato di un capriccio. Uno spettatore
intemperante disturbava l'esecuzione e allora ho lasciato lui a
intrattenere il pubblico e me ne sono andata. Ma Patty Pravo è sempre l'ape
regina dei capelloni? La generazione yé-yé la considera sempre la
sua musa, il suo idolo, il suo ideale? Mai stata. La generazione yé-yé o beat che sia
non ha idoli. Credo d'interessare più ai genitori che ai figli: lo
deduco dal pubblico che incontro ogni sera nei luoghi in cui mi
esibisco. Probabilmente si tratta di curiosità, non so. Sta il fatto
che i giovani sono una minoranza tra il mio pubblico
estivo. Le sue
idee fondamentali sulla vita sono ancora quelle che aveva l'anno
scorso? Un anno,
quando se ne hanno soltanto diciannove, non passa invano per una
ragazza. Credo di essere maturata. Sono più responsabile, ma
sostanzialmente sono la stessa. Vogliamo provare a verificarlo su alcuni temi
in cui le nuove e le vecchie generazioni di solito si
scontrano? Per me
va benissimo. Vediamo. Il matrimonio, per esempio. Quali sono le sue
convinzioni su questa istituzione? Penso che finora la società civile non abbia
trovato niente di meglio, quindi come male minore lo accetto. Con
l'amore, però, non ha nulla a che vedere. In pratica penso questo:
se una coppia non intende aver figli dalla propria convivenza è
meglio che non si sposi. Se invece vuole dei figli (cosa più che
giusta), è doveroso sposarsi. Dal momento che non si chiede ai figli
il permesso di metterli al mondo, il meno che si può fare per loro è
farli nascere legittimamente. Altro tema controverso tra nuove e vecchie
generazioni è l'illibatezza. Secondo lei è importante per una donna
arrivare illibata al matrimonio? Secondo me no. Ciò che conta nel matrimonio è
la maturità. Ora, a quindici anni una donna non è matura ma è
vergine. A venticinque è matura ma probabilmente non è più vergine.
E allora? E sul
controllo delle nascite qual è la sua opinione? Un'opinione che mi pare giusta,
legittima: che non ci si può affidare al piacere e ignorare il
dolore degli altri. Se un uomo sa che le sue condizioni non gli
consentono di mantenere più di due figli e ne procrea quattro,
quest'uomo è un immorale, e forse anche un
criminale. E'
divorzista? Divorzista. Nella nostra legislazione matrimoniale mi sfugge
il motivo che non consente a due persone adulte, che si sono
liberamente unite, di dividersi altrettanto liberamente e per motivi
evidentemente non futili e cioè quando la convivenza sia risultata
veramente impossibile. E ora, per finire, senta una cosa. Vuol spiegarmi perché un
anno fa, nel corso della nostra prima intervista, mi ha raccontato
un sacco di frottole su di sé e sulla sua famiglia? Che era stata
allevata nella bambagia in una villa, che a 10 anni rincasava alle
due di notte, che a 12 già fumava e che a 14 andava in giro sola per
il mondo, e altre panzane del genere che poi sono state smentite da
sua nonna e dai suoi genitori? Ah già, le ho raccontate per la prima volta
proprio a lei tutte queste storie. E perché proprio a me? Me l'aveva raccomandato il mio
press agent. Con
quale prospettiva, scusi? Quella di interessarla alla mia storia, cosa che è
regolarmente accaduta. Lei ha scritto un articolo su di me,
vero? Ma sarebbe
stato lo stesso anche senza inventarsi un padre avvocato e ricco
anziché operaio specializzato. Che cosa cambia? Non si sa mai col pubblico
borghese. Onestamente, non le sembra sia stata una
sciocchezza? Onestamente, sì.
Renato Barneschi
GRAND HOTEL
VORREI INNAMORARMI PAZZAMENTE
2
SETTEMBRE
Patty Pravo è la beniamina della nuova generazione, di quella nuova
generazione che ormai riempie le colonne dei giornali delle sue
gesta, delle sue ribellioni e dei suoi atteggiamenti. Non ha inciso
molti dischi, alla ribalta della cronaca ci sono certo nomi di
maggior risonanza del suo, ma lei è il vero mito dei giovanissimi,
un mito che cresce di giorno in giorno. Come accade per quasi tutti
i miti è difficile capire la ragione del suo successo. Forse dipende
dal fatto che ha debuttato al Piper di Roma, il famoso locale
considerato un po' la Mecca di tutto il mondo yé-yé, del mondo
capellone per eccellenza, diventando subito il numero di maggiore
attrazione. Forse dipende anche dal fatto che è una bella ragazza.
Il fascino di Patty nasce soprattutto da come si presenta, con
un'aria indefinibile, ma che rassomiglia a quella della più
estremista gioventù d'oggi e sembra esprimerla, e dalla leggenda che
la circonda: quella di essere la ragazza più spregiudicata, più
tagliente, più indipendente d'Italia. E' proprio così? L'abbiamo
intervistata per saperlo. Patty Pravo ci riceve tra un'incisione e
un'altra. Conoscendo per fama la sua aggressività, cerchiamo di
passare noi per primi all'attacco.
Signorina Pravo ci spieghi perché è diventata
il simbolo della ribellione dei giovani contro i genitori e la
famiglia, contro i "matusa" insomma... Perché sono contro la
brillantina! E'
contro la brillantina perché ha simpatia per i capelloni,
evidentemente? Lo
ammetto. Ed allora
ci esponga le sue idee. Ma quali idee? Ho diciannove anni, pochi per avere delle idee
speciali, abbastanza, comunque, per difendere con energia quelle che
ho. Ed allora parlo chiaro: sono tutte stupidaggini. I capelloni,
per esempio, ci sono sempre stati. Forse intuisco quello che intende dire, ma
dovrebbe essere più chiara. Subito dopo la guerra si chiamavano
esistenzialisti, più tardi "beatnik" ed oggi capelloni. E' sempre la
stessa cosa. Va
bene. Lei dunque ritiene che questi atteggiamenti rappresentino
soltanto delle mode. Ma allora perché li condivide? Perché per noi giovani queste mode
sono importantissime, sono la nostra stessa vita. Quando lei domanda
perché io condivido quelli che lei chiama atteggiamenti, imposta
male la questione. Io sono proprio ciò che sembro, come i giovani
d'oggi. Assolutamente sincera, assolutamente vera Allora noi cercheremo di capirla e
così comprenderemo le ragioni dei giovani. Va bene. Tuttavia le dichiaro
subito che non mi ritengo incompresa. Non siamo più nel secolo
scorso. Ci comprendano, o no, noi giovani d'oggi viviamo bene lo
stesso, come ci pare e con assoluta tranquillità. Qual è per lei la cosa più
importante della vita? Quello che faccio in questo momento. Adesso per esempio, è
bere questo bicchiere di latte. Ma questa è soltanto una
battuta! No, io
non faccio mai delle battute. Sono gli altri che le prendono per
tali. Mi sento molto semplice e penso che lo siano anche i più
intelligenti dei miei coetanei. La vita va presa com'è, senza
cercare cosa in essa sia più o meno importante. Parliamo dell'amore. E' una cosa
come tutte le altre? Sì, è una cosa come tutte le altre però importantissima,
perché ha un'influenza fondamentale. Guardi che lei si sta contraddicendo. Prima
diceva che nella vita non bisogna dare più importanza ad una cosa
che all'altra, ed ora fa eccezione per l'amore. Eppure penso proprio così. Se non
le va... D'accordo, d'accordo. Comunque ci dica se ama qualcuno, se è
fidanzata, se conta di sposarsi, se le piacerebbe avere dei
bambini. Non credo
di essere mai stata veramente innamorata. Nel vero senso della
parola no. Ho cercato. Non mi sono tirata indietro. Ma, finora,
innamorata no. Per il resto è tutto troppo nell'avvenire per poter
rispondere. Può
dirci perché non è mai stata veramente innamorata? Non ho trovato la persona adatta,
ecco tutto. Si potrebbe definire anche in un altro modo. Sono stata
innamorata, ma non pazzamente. E' proprio ciò che invece
vorrei. Si rende
conto che le sue dichiarazioni sono sconcertanti proprio perché non
contengono nulla di esplosivo, di violentemente anticonvenzionale,
come ci si aspetterebbe? Guardi che probabilmente, se interrogati, i giovani di oggi
risponderebbero tutti come me. Magari io ho calcato un po' su un
punto e cioè che le differenze esteriori, i capelli lunghi,
eccetera, non sono poi la fine del mondo. Senza dubbio noi
difendiamo energicamente i nostri gusti, può darsi anche i nostri
capricci. Vorrei fare io adesso una domanda a lei. Perché vi
occupate di noi? La risposta è forse che non siamo poi tanto
antipatici. Ho indovinato? Ma mi chiarisca ancora questo, se le riesce,
prima di chiudere l'intervista. Perché il pubblico la immagina
spaventosamente spregiudicata, diversa da quello che
è? Non so bene
come mi immagina il pubblico. In genere il modo di fare di una
ragazza moderna come me induce molti a supporre che dietro ci sia
chissà che cosa. Invece significa soltanto volontà assoluta di
indipendenza. Bisogno di libertà nel senso completo della parola.
Poi ognuno è se stesso. Come sono io, gliel'ho più o meno
confessato.
Stefano Armi
EVA
AMORE E
FISCHI
3 SETTEMBRE
"E va bene,
mi hanno fischiato. E con ciò? Qual è il cantante che nella sua vita
non ha preso una stecca? Ma che bisogno c'era che inventassero la
stupida storia di un fidanzamento andato a monte? Con un uomo
misterioso, naturalmente. Comodo, troppo comodo. Quando le cose sono
false, non si possono rivelare nomi e cognomi. Sia chiara una cosa:
io, Patty Pravo, non ho rotto nessun fidanzamento per il semplice
fatto che non sono mai stata fidanzata con nessuno. A San Benedetto
del Tronto mi sentivo
male, malissimo. Ho stonato, e mi hanno fischiato. Punto e basta. Ma
per favore, non parliamo di amori inesistenti. Sono cose che mi fanno
impazzire". Patty Pravo, la ragazza del Piper, è visibilmente scossa.
E' magra e sciupata. Forse le farebbe bene un po' di riposo. "Ma come
faccio?", riprende. "Provate a dire: 'Questa sera non canto perché mi
sento male', e vedrete le facce sgomente. No, non c' è niente da fare.
Quando uno prende gli impegni, li deve mantenere. E poi, scusate, io
non sono ancora una 'diva' che può permettersi di fare i capricci.
Anche se i miei dischi hanno avuto un certo successo, io sono ancora
di quelle che devono sfruttare l'estate. Sì, ci saranno anche le
serate invernali, ma questo è il momento buono. E allora canto, tutti
i giorni, oggi qui domani là, proprio come dice la mia ultima canzone.
Solo che, alla fine, sono stanca morta. Possibile che la gente non se
ne renda conto e debba per forza inventare delle stupide bugie?".
Abbiamo capito. Patty Pravo, che ha percorso la strada del successo
raccontando frottole, questa volta è sincera. In fondo, è una ragazza
come tutte le altre. Solo che le sue coetanee se ne stanno comodamente
sdraiate al sole, mentre lei lavora sodo. Forse troppo. E poi, siamo
giusti, Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, lavora da un anno e
non ha alle spalle l'esperienza di una Caterina Caselli o di una Rita
Pavone, che prima di "esplodere" vivevano cantando nelle balere.
L'hanno scoperta per puro caso e, visto che la sua voce piaceva e i
suoi dischi andavano "forte", l'hanno buttata allo sbaraglio. Con
tutte le inevitabili conseguenze. Compresi i fidanzamenti fasulli e
gli amori inesistenti. Coraggio, Patty. E' lo scotto che si deve
pagare alla gloria. Se la stampa scandalistica si diverte a inventare
bugie sul tuo conto, vuol dire che, tutto sommato, sei "qualcuno". Non
sei d'accordo?
NOVELLA 2000
LA SUA
MALATTIA SI CHIAMA AMORE
26 NOVEMBRE
Roma - Patty Pravo sta
al quinto piano ma non risponde mai, dice il portiere. Il pianerottolo
è piccolo ma accogliente, adatto alle attese: sulla parete di destra,
appena fuori dall'ascensore, c'è un pallido manifesto liberty con
donna floreale; di fronte, appeso con una molla sottile allo stipite
della porta chiusa, oscilla un uccellino finto, bianco e rosso; più
sotto, la faccia di uno scimmione annuncia in inglese: "Buongiorno,
con entusiasmo diamo il benvenuto ai tuoi problemi". Non basta. A
sinistra c'è la storiella cinese con la stampina cinese, più sopra c'è
il manifesto che annuncia la secessione degli Stati sudisti
dell'Unione Americana,
20 dicembre 1860. Per un po' non ci si annoia, qui fuori, Patty lo sa,
perciò non risponde al citofono, al campanello, al telefono e solo
dopo parecchio tempo, ecco la sua breve apparizione nello spiraglio
della porta: molto pallida, molto piccola, molto magra, senza parrucca
e con gli occhi puliti, dice di andar via per favore, che ci
rivedremo, e mi pare incredibile di aver parlato con lei. Prima,
perché non l'ho riconosciuta (dove sono finiti lo sguardo aggressivo,
la bocca sprezzante la faccia drammatica?), poi "perché è stato un
miracolo". "E' stato proprio un miracolo", dice Fruscella del Piper
Club. "Patty è un pesce brutto da prendere, e poi ha l'esaurimento
nervoso e poi non le piace parlare, non comunica. Vuole vedere quanto
ha lavorato quest'estate? Ecco la sua tabella, tutte le sue sere,
spesso con due spettacoli per volta, in giro per le città e i paesi
d'Italia". "Solo per questo non partecipa al Cantaeuropa?", domando.
Sì, posso vedere anche il certificato medico pronto per il patron Ezio
Radaelli: "Dichiaro che Patty Pravo, alias Nicoletta Strambelli, è
impossibilitata ad affrontare le fatiche di una tournée perché
sofferente di grave esaurimento nervoso con frequenti crisi
depressive". Allora non è vero che Patty si è appena sposata in
Inghilterra con un ragazzo del suo complesso e che sta vivendo in
segreto la sua luna di miele?
Quando per la seconda volta succede "il
miracolo", Patty Pravo ha la parrucca bionda, lunga, che le
conosciamo e gli occhialoni scuri. A prima vista, è molto più simile
al modello beat amato dai fan, anche perché siamo nella penombra e
nel frastuono del Piper dove "prova" il nuovo organista inglese del
suo complesso. Ma poi mi porta di là ad ascoltare la sua nuova
incisione, una canzone d'amore: "Se perdo te, piangerò come un
bambino che ha paura...". E' estasiata, con un sorriso tenero, le
vedo gli occhi ancora senza trucco sotto gli
occhiali.
Che
succede Patty?
Niente di sensazionale. Sono esaurita, stanca, ho
sempre sonno, faccio tre iniezioni al giorno. Le piace la mia nuova
canzone? Si è diversa dalle solite, ma è bellissima. Si, per la
prima volta uso i toni alti, ho una voce più estesa, arrivo al fa.
E' una canzone d'amore felice, secondo me. Mi chiami
Nicoletta. Che
succede, Nicoletta? Noi siamo abituati ai suoi atteggiamenti
provocatori, alle sue confessioni di ragazza "disinibita" che non
crede nell'amore, nella famiglia, nella legge... Allora è vero ciò
che dicevano di lei, che era un personaggio tutto fasullo, montato
dai suoi agenti per aiutarla a sfondare?
Be', davo delle risposte
sconcertanti perché mi divertiva, e anche per attirare l'attenzione,
certo. All'inizio bisogna pur farsi notare in qualche
modo. Lei diceva
anche delle bugie: la villa dei nonni, il lusso e la noia della sua
infanzia, il papà avvocato, l'esperienza di danzatrice classica in
Inghilterra, il giro del mondo fatto con i soldi di papà. Poi
abbiamo saputo che suo padre fa il collaudatore motorista, che la
nonna vive in una casa modesta, che non ha mai fatto il giro del
mondo, eccetera: perfino che la sua voce normale è un'altra,
delicata, sottile, molto femminile, tutta diversa da quella che le
hanno fatto buttar fuori da "Ragazzo triste" in poi. Qual è la
verità?
Un momento, per favore. Ho letto le interviste che Novella
2000 fece tempo fa a mia nonna e alla mia insegnante di musica. Devo
dire che non mi sono arrabbiata, perché per la prima volta si faceva
di me un ritratto più umano. Non mi piace di essere una specie di
mostro che fa paura ai bambini e alle vecchiette. La mia
soddisfazione più grande è stata quando mi sono accorta che avevo
tanti fan tra i bambini. Dunque, papà non è avvocato, ma io non lo
avevo mai detto. Ci sarà stata un po' di confusione con il mio
talent-scout che è l'avvocato Crocetta del Piper. Non mi crede?
Bene, l'avrò lasciato dire, che importanza ha? La situazione
finanziaria della mia famiglia è peggiorata alla morte del nonno,
però quando sono partita, a sedici anni, decidendo di vivere sola,
mia nonna non mi ha lasciato andare alla ventura senza una lira in
tasca. Dovevo pur cominciare, no? Quello che adesso dice di me, che
le manco, che non sono più la sua bambina, si può capire pensando
che mi ha allevata, che ha settanta anni e che vive in un suo mondo
di ricordi, di illusioni anche. Dicono che lei, Patty, si sia molto inquietata
con sua nonna quando lesse le dichiarazioni che aveva fatto al
nostro giornalista a Venezia.
Non è possibile, anche domenica
scorsa, a casa mia, parlavo con la nonna e le sentivo dire cose che
io non ricordo affatto, che sono solo il suo modo di rivivere certi
fatti, e non le ho contestato niente perché la capisco e le voglio
bene. Arrabbiarmi con lei sarebbe come prendermela con un
bambino.
Perché la
lasciò e interruppe gli studi al conservatorio proprio all'ottavo
anno?
Perché capivo che non ce l'avrei mai fatta, Né a continuare
con quella vita, né a sopportare la carriera di concertista o di
insegnante di musica. Ne avevo abbastanza di cantare in coro
Monteverdi e Vivaldi, di stare al pianoforte per otto ore filate.
Quanto alla danza classica, è vero che ho preso lezioni per due anni
da un'insegnante inglese. Si chiamava Turitto. Quanto alla mia voce,
le assicuro che non l'ho mai sforzata: io ho una grande estensione,
nei cori facevo la "spoletta", cioè il basso, il soprano, il tenore,
il baritono, secondo la necessità. Se sforzassi la mia voce sarei
già andata tre volte all'ospedale, come è successo alla Caselli o
come sarebbe successo ad altri se non si fossero messi a riposo. Del
resto, mi ha sentito nel nuovo disco. E' vero che i suoi genitori non approvano la
vita che fa?
No. Le posso dire che ho fatto una scoperta: i miei
genitori sono in gamba, non hanno mai cercato di ostacolarmi nelle
mie aspirazioni, di far valere la loro autorità. Io mi sto molto
affezionando a loro, e domenica, quando sono andata a casa, gliel'ho
detto. Prima non li capivo, non li conoscevo. Anche i miei fratelli
sono in gamba. Il ragazzino di quindici anni commercia in fotografie
(mie s'intende) e quest'anno s'è fatto rimandare: anche a lui non
piace troppo studiare. La sorellina, undici anni, mi adora. Anche lei
prende lezioni di pianoforte, ma spero che non le faranno sprecare
tanti anni come a me. Non le è servito proprio a niente studiare musica?
No. Ho
fatto tanta fatica a disimparare quello che avevo imparato per
riuscire a cantare come canto. Mi serve solo a far impazzire i miei
accompagnatori del complesso con le mie critiche. Se uno ha la voce
impostata liricamente perde il ritmo. Io ho dovuto ritrovare il
ritmo. E'
soddisfatta della sua vita?
Sì, è l'unica possibile per me. Gli
altri non la capiscono, lo so. Quest'estate ho dormito quasi sempre
in macchina, per mancanza di tempo, per stanchezza. Mi svegliavo a
mezzogiorno con tutta la gente intorno alla Mercedes, che mi
guardava e dovevo sembrare una girovaga pazza. Io mi diverto, mi
sento viva. Adesso sono solo un po' stanca. E' molto innamorata di Gordon
Faggetter, il batterista inglese del suo complesso? E' vero che l'ha
sposato segretamente in Inghilterra? Non è mio marito. Se lo fosse,
se fosse una cosa tanto importante per me, lo direi. Lui è come il
mio esaurimento nervoso, non fa notizia, non posso farci una
conferenza stampa, non ancora. Ma lei lo sposerebbe, se fosse sicura che il
vostro amore è una cosa importante?
No, per adesso. Per me il
matrimonio ha valore solo se si desiderano dei figli. Quando vorrò
un figlio vorrà dire che amo un uomo tanto da volerlo sposare, che
lo stimo tanto da non permettergli di fare il cagnolino che segue la
cantante girovaga, che insomma decido di smettere di cantare per
stare a casa a curare i bambini fino a che non hanno voglia di farsi
i fatti loro, come è capitato a me. La notizia delle mie nozze
inglesi è cominciata con questo, vede, un anellino d'oro che ha
anche Gordon e che somiglia a una vera nuziale. Gordon Faggetter lavora con lei da
un anno e mezzo. Il problema matrimonio-carriera non sarebbe
semplificato?
No, non sono ancora pronta. Gordon ha diciannove anni,
è un ragazzo molto maturo, tutti oggi siamo molto maturi alla nostra
età, ma tutti siamo convinti che il matrimonio è una cosa molto
importante per affrontarla così presto. Adesso sono serena così.
Essere sentimentalmente felice mi ha sempre aiutato anche nel
lavoro, mi basta. Non sente come canto, bene adesso? Se fossi
infelice, a terra, come mi è successo altre volte, non
potrei. E
l'esaurimento nervoso?
Passa, passa...
A Roma c'è chi dice che è già
passato, che forse non c'è mai stato, che per la prima volta
Nicoletta si è innamorata sul serio e solo per questo non ha più
voglia di girare il mondo, per questo canta canzoni romantiche con
voce femminile, per questo sta chiusa in casa giornate intere senza
rispondere al telefono. Dicono perfino che abbia deciso di comprarsi
un tavolo di cucina. Lei che ha sempre mangiato al ristorante o
seduta per terra, tra i manifesti beat della sua casa stravagante.
Ornella Ripa
BOLERO TELETUTTO
I MIEI 19 ANNI MI FANNO
PAURA!
19 NOVEMBRE
Roma - "Non ho una vita
sentimentale felice", sospira Patty Pravo. "E forse non ne avrò mai
una. Sono sola al mondo con le mie canzoni, la mia danza, la mia falsa
spensieratezza... Talvolta ho paura di questa solitudine. Riconosco
però che è tutta colpa mia, del mio caratteraccio, apparentemente
"beat". ma in fondo così pessimista e introverso...". Nell'intimità
della sua casetta, Patty Pravo non è la ragazza che tutti si
immaginano. La minigonna è solo una divisa che indossa per non perdere
l'abitudine, come del resto la parrucca, gli stivaletti, e tutti gli
altri accessori che l'hanno resa celebre. La cantante abita in un
piccolo attico nella
zona di Ponte Milvio. Nell'appartamento regna un allegro disordine:
dischi e libri dappertutto, soprammobili per terra, piante e fiori,
persino un boa di piume color ciclamino appoggiato sul termosifone.
"Bisogna che cambi posto al mio boa prima che cominci il
riscaldamento", dice seria Patty seguendo la direzione del nostro
sguardo. Nel suo attico, Patty vive completamente sola col suo cane
bulldog da cui si separa soltanto quando viaggia.
Che cosa intende quando dice di avere un
carattere tanto difficile da impedirle di essere felice? Quali sono
questi difetti tanto terribili? Non esageriamo - insorge Patty - i miei difetti
non sono poi così tremendi, però è molto triste averli. Sono chiusa
e introversa, tanto da apparire scostante. Talvolta divento sgarbata
persino con le persone che mi sono più care. Quante volte avrei
bisogno di confidarmi, e di chiedere consigli, ma non ne trovo il
coraggio. Ma
dentro di sé nutre veramente i sentimenti che non riesce ad
esternare, cioè amore, amicizia, affetto? (La bionda cantante accende una
sigaretta e ne aspira avidamente il fumo). Sì, piacerebbe anche a me avere un
ragazzo che mi volesse bene sul serio. Mi piacerebbe anche avere
delle buone amiche. Purtroppo non sono mai riuscita a stabilire
rapporti cordiali con altre donne. Sa come sono fatte: hanno sempre
da spettegolare sul conto delle altre ed io ne sono spesso la
vittima... Ma non
è innamorata? Via, Patty, ci dica... No, purtroppo no. Se ci fosse un uomo nella mia
vita, non farei tutte queste storie. Conoscersi, comprendersi,
completarsi l'un l'altro. Cose che valgono ben di più del successo
artistico...
E' sincera? Posa? Forse non lo sa neanche lei. Patty andrà
ora a riposarsi per alcuni giorni in Scozia. Sarà ospite di una
famiglia che possiede un suggestivo castello non lontano da Edimburgo,
su un'isoletta in mezzo a uno dei tanti laghi scozzesi. Il luogo
ideale per distendere i nervi. Per questa vacanza, la cantante ha
rinunciato a vari impegni di lavoro. Al ritorno, si recherà a New York
per partecipare all' Ed Sullivan Show. Poi andrà in Brasile per altre
esibizioni televisive. "Certo il successo è una cosa emozionante"
ammette Patty. "Ma io mi accontenterei anche di un lavoro oscuro: non
ho ambizioni. Forse il mio sogno segreto è quello di avere un marito e
dei figli. Il guaio però è che ho paura di stancarmi presto anche di
quello. Forse questa paura è il frutto della mia età. Sono i miei 19
anni che mi fanno paura. Chissà che, invecchiando, tutti i miei dubbi
e le mie inquietudini non abbiano a svanire...". Patty ha ragione.
Anche per lei forse vale il vecchio proverbio inglese: "La giovinezza
è una malattia da cui (purtroppo) si guarisce...".
BELLA
NON SONO UNA
DIVORATRICE DI UOMINI
26 NOVEMBRE
Un prete interroga le dive a cura di Padre Francesco
Roma - Asciutta, psicologicamente spigolosa, monosillabica,
nervosa, sembra che non abbia visto un prete dal giorno del
battesimo. Poi si scioglie, diventa gentile, ma con gli occhi che
restano vigilanti, forse sospettosi. Evidentemente è un po' curiosa,
un po' impacciata per un'intervista del genere. Non immagina che
domande le possa fare; forse pensa a un trabocchetto, a uno "scherzo
da prete". Mi hanno riferito di lei cose turche. Voglio dire che nel
"lancio" di questa diva della canzone non hanno badato al gusto e al
limite. Non so chi è stato, ma la figura che ne è venuta fuori
dovrebbe essere presa con le molle. Io non credo mai, in partenza, a
quello che si dice di una persona, se se ne dice bene con l'aria di
dirne male, o se se ne dice male con l'aria di dirne bene.
Preferisco vedere di persona, interrogare, cogliere la verità
direttamente, fin dove è possibile. Questa dunque sarebbe una
"giaguara", una divoratrice di uomini, una specie di "tornado"
femminile. I conti non tornano davvero, ad avvicinarla. Mi sembra,
piuttosto, una ragazza inquieta, nervosa, anche parecchio impacciata
(non so se lo sia con tutti). Il trucco maschera una ragazzina
qualunque, non diversa da mille altre; la voce è un incrocio fra
quella di Claudia Cardinale e quella di una commessa di profumeria.
Decisamente è un "prodotto". Un "prodotto" confezionato un po'
troppo in fretta, e che rischia di apparire esattamente il contrario
di come lo si sperava o lo si temeva. Comunque eccola qui, in una
stanza dove squilla continuamente il telefono, dove segretarie e
impresari si scambiano ordini, notizie, impressioni. Seduta, sembra
anche più minuta, quasi indifesa. Quasi quasi mi prende il desiderio
di lasciarla in pace, di andarmene senza dire nulla, di non
contribuire, in qualche modo, al lancio del "prodotto Pravo"
anch'io. Poi mi ricordo che sono qui per vedere che cosa c'è dietro
il "prodotto", quale spessore umano, quali sentimenti; per vedere in
che cosa crede questa ragazza tipica del nostro tempo, una delle più
uguali, identiche a migliaia di ragazze che la applaudono e fanno il
tifo per lei. Che cosa c'è? Vediamo...
Signorina Pravo, mi ha sempre
fatto raccapricciare uno slogan secondo il quale lei avrebbe detto:
"Per cantare devo bere ed avere un uomo". E' vero? Ma lei crede davvero a queste
cose? Sta fresco! Allora non è vero, non lo ha detto, non lo pensa? Come mai
quella frase circola, ed è riportata in parecchie interviste?
Vorrei precisarle una cosa:
il novantacinque per cento delle parole che mi si attribuiscono non
son vere. E quasi tutte le interviste che mi riguardano sono
inventate, almeno in parte. Se non erro, allora lei non
accetta di essere una "diva" prefabbricata? No, infatti non sono e non mi
sento una diva. Nota sono, ma diva non mi sento. Quanto tempo ha impiegato a
diventare nota? Un
anno. Non più di un anno. Ho cominciato l'anno scorso, di questi
giorni. Qual è,
secondo lei, il motivo per cui è stata accettata dal pubblico tanto
presto? E' molto
difficile, nel mio campo, dire con esattezza quale sia la "molla"
del lancio, il motivo dell'accettazione immediata da parte del
pubblico. Ci sono tante componenti, tante sfumature. Forse il mio
caso dipende da tante piccole cose messe insieme, ma non riesco a
definirle con precisione. Non ne può individuare nemmeno una? Forse perché sono la tipica
ragazza d'oggi. Almeno penso. Cosa intende per "tipica ragazza
d'oggi" Ho
diciannove anni, e sono simile alle mie simili. Non mi atteggio a
diversa, non mi sento diversa; ecco tutto. Crede che basti questo, per essere
"tipica"? Tipica vuol dire essere un "tipo", no? Pensa che davvero
tante ragazze d'oggi si riconoscano idealmente in
lei? Basta a me
riconoscermi negli altri. Pensa che questi elementi per cui lei si riconosce negli
altri e gli altri si riconoscono in lei siano elementi del tutto
positivi? Non ci sono elementi negativi? Naturalmente, non ci si può mai
riconoscere del tutto in una persona: ci sono cose che ci fanno
riconoscere in essa, altre che ce ne distaccano. Può essere un certo
modo di pensare o di muoversi, o una questione di età. Può anche
dipendere dal genere di canzoni che io canto. Può darsi che questa
generazione, quella della mia età, si ritrovi non in me ma nelle mie
canzoni. Naturalmente sono migliaia di persone differenti, ed è
molto difficile stabilire la simpatia e la solidarietà. Spesso ci
sono modi di pensare completamente opposti, ma esiste una simpatia
per altre cose. Molte ragazze magari non pensano affatto come me, ma
accettano ed amano le mie canzoni. Che concetto ha lei del bene e del
male? Il bene?
Credo sia soprattutto in noi stessi. La pulizia, e un certo senso di
responsabilità. La responsabilità di fronte agli altri. Gli altri
possono essere benissimo la misura della nostra responsabilità. Ma
bisogna essere anche pudichi nei propri sentimenti, non gettarli in
pasto a tutti. E' per questo che spesso il pubblico si fa un'idea
sbagliata di noi. E per male cosa intende? Be', intendo tante cose. Sono state elencate
nei secoli: la cattiveria, la stupidità. Forse la stupidità più di
tutto. Crede
proprio che sia un male la stupidità? Non è una malattia, più che un
male? Può darsi.
Ma è molto difficile da curare. Incurabile speriamo di no, ma sempre
molto difficile ad essere curata. Mi scusi, ma io, per quanto posso risponderne
dal mio particolare punto di vista, ho sempre avuto l'impressione
che lei sia un "personaggio" molto astutamente costruito, e che la
vera Patty Pravo non si conceda quasi mai al pubblico. E' vero o non
è vero? Se fossi
"costruita", almeno da un anno non riuscirei a vivere. Sarei già
scoppiata. Allora,
mi dica sinceramente: quanto della "pantera", della "giaguara" di
cui si scrive e si parla corrisponde alla realtà? Probabilmente quasi nulla. Le
ripeto quello che le ho già detto: la maggior parte delle
affermazioni che mi sono attribuite non corrispondono alla verità.
Ho letto certe interviste di cui non ho mai visto né conosciuto
l'autore. Glielo assicuro, e dicevano cose da far venire i brividi
anche... a una "giaguara". In genere si tratta di persone che hanno
solo letto le interviste degli altri e le hanno peggiorate
ulteriormente, convinti di renderle più interessanti. Io non mi sono
mai sentita una "giaguara": mi farei piuttosto ridere. Tanto meno mi
sento quella sterminatrice di uomini che dicono. E' triste: per
essere quella che dicono mi ci vorrebbe molto tempo. E io tempo non
ne ho. Che cos'è
che la interessa di più nella vita? Tante cose. Specie il mattino, quando mi alzo
presto, mi piace lavorare, e cercare di far qualcosa di buono.
Vediamo cos'altro mi piace... Ecco: i bambini! I bambini mi
piacciono tanto. Passare dall'anonimato di un anno fa alla notorietà di adesso
che cosa ha significato per lei? Si è sentita più viva, più
autentica, più completa, o meno? Vuol proprio sapere cosa ho saputo fare? Sono
riuscita a dire a mio padre che gli volevo bene. Prima non c'ero mai
riuscita. Come mai
glielo ha detto così tardi? Non lo so. Meglio tardi che mai, comunque,
no? Che cos'è
secondo lei la morale? Ciò che si ha dentro. Certamente la morale non è la legge.
Morale è ciò che una persona ha dentro. Naturalmente intendo una
persona di cuore, intelligente, di certi principi. Lei di questi principi ne ha?
Credo di sì. Mi
auguro di sì. Quali sono i più importanti? Sono ciò che io stessa sono, io che conto per
me stessa. Con questo principio io non verrei mai a patti. Ciò che
di meglio ho dentro, insomma. Ha mai guardato coraggiosamente dentro di
sé? Cerco di
farlo, anche spesso. Ma per una ragazza di diciannove anni è un po'
difficile veder chiaro in se stessa. Cosa pensa di se stessa? E'
contenta? Sì, mi
sento profondamente pulita; e anche soddisfatta. Non pensa di dover progredire,
andare avanti, migliorare? Certo che devo andare avanti. E cosa intende per "andare
avanti"? Migliorare. Ma non migliorare nel senso 'io voglio
migliorare'. Lo dico nel senso di avere nuove esperienze, maturarmi,
conoscere nuove cose e affrontare nuovi problemi. Arricchirmi con
l'esperienza. Se
dovesse valutarlo su una scala dall' 1 al 10, il suo attuale
"lavoro" che importanza ha per lei? Ha un'importanza transitoria nella mia vita.
Forse mi può importare in questo periodo della mia vita. Non per
sempre, non definitivamente. Dice questo perché vede che i gusti e le mode
passano in fretta, nel campo della musica leggera, o per
convinzione? No,
no, lo penso per me stessa, indipendentemente dalle mode che
passano. Le assicuro che mi interessa più me stessa che il mio
lavoro attuale, anche se mi fa guadagnare e mi ha reso nota. Non lo
dico per modestia, ma per realismo: il giorno che io dovessi perdere
interesse a questo lavoro, esso non mi potrebbe più dar nulla che
conti per me. Non ci sarebbe più niente di vivo. Potrebbe darmi
ancora soldi, o queste cose. Ma non mi basterebbe
più. Adesso lo fa
per i soldi? No.
Lo faccio anche perché mi diverte. Grazie a Dio, altrimenti non lo
farei. Mi ci diverto davvero. Sempre di nuovo. Riesce anche a ridere o a
sorridere di se stessa qualche volta? Sì, certo. Guai se non si avesse questa valvola
dell'autocritica. Però è un'autocritica che non sempre mi fa
sorridere. Qualche volta mi fa piangere. Che cosa scopre in se stessa per
dover piangere? Oh, delle piccole cose. Ma bastano per farmi piangere. Magari
perché non mi riesce bene una cosa, ed è colpa mia. Allora piango.
Lo sa, no, che i bambini piangono?... O magari piangono per la
rabbia. Tante volte. I bambini spesso piangono per capriccio. Fa i capricci anche
lei? Non so, può
darsi. Mi arrabbio sempre con me stessa per le piccole cose. Vorrei
cantare meglio. Adesso questo per me è un periodo di transizione, e
non vedo sempre chiaro ciò che devo fare. Se non erro, lei sta già passando
ad un genere di canzoni più romantiche di quelle che l'hanno resa
nota all'inizio. E' lei che sente questa esigenza o è una
imposizione del gusto corrente? Forse si tratta di tutte e due le cose. Ma
anche "Ragazzo triste" era abbastanza romantico, no? Quelle che sono
venute dopo, di canzoni, erano più scapigliate e scatenate, ma
rappresentavano una punta prevalentemente estiva. D'estate io mi
sento molto più esuberante. Pensa mai alla morte? Sì. In che modo? Non mi fa paura. Non le fa paura perché ha solo 19
anni? No. Vede, io
non posso dirle in che cosa credo. Ma credo in qualche cosa. E la
morte non mi fa paura, neppure nel senso corrente. Se dovesse dare un nome a questo
"qualcosa", come lo chiamerebbe? Si può chiamare in tante maniere. Io stessa
l'ho chiamato in molti modi. Credo che il nome non sia molto
importante. Per quanto riguarda la morte, non saprei cosa pensarne.
E' il morire che m' impressiona, non la realtà della morte. Ma io
non credo di morire... Come? Proprio così. Io non credo di morire. Sono sicura che
qualcosa in cui credo mi darà la sopravvivenza,
l'immortalità. In
base a che cosa crede questo? Be', in base a tante cose. Guardi che io non
pratico le scienze occulte o lo spiritismo. Ci credo, ma non sono
praticante neanche in quelle. Ma anche quelle mi aiutano a credere
che con la morte non si finisce. Delle volte, mi creda, ho visto
certe cose... Ho fatto dei sogni che poi si sono avverati. Questo
per me vuol dire qualcosa: non sorrida! Si sono avverati magari a
distanza di anni, ma si sono avverati. Ed è impossibile che queste
cose succedano solo per caso.
Potrebbe raccontarmene uno? No. D'altronde non sono cose molto
precise. Sono piuttosto situazioni, coincidenze. Magari sto a
parlare con una persona che non ho mai visto, e di colpo mi rendo
conto che quelle parole le ho già dette, alla stessa persona, magari
dieci o quindici anni prima. Allora vorrei impedirmi di dirlo, ma
non ci riesco. Prova il senso del "già vissuto"? Io purtroppo non so queste cose,
ma penso sia così. Però provo tutto questo. E penso che una persona
non possa immaginare di dover morire per sempre, completamente.
Penso che qualcosa di noi rimarrà sempre. In Dio ci crede o
no? Le ho già
detto che credo in "qualche cosa"... L'importante sta qui,
no? E questo
"qualcosa" l'aiuta a vivere, a soffrire, o no? Adesso non ha un senso così
importante. Mi auguro che lo abbia in seguito, magari alla fine dei
miei giorni, ma vorrei che arrivasse prima. Crede di dovere essere lei ad
andare incontro a questo "qualcosa" o pensa solo di doverlo
aspettare? Ci sarà
un incontro specifico, penso. Si vive, e già vivendo si va, bene o
male, incontro a qualcosa. Faremo mezza strada per ciascuno. Se poi
Dio c'è, ed è questo essere tanto buono che voi dite, perché non
dovrebbe fare il cammino più rapido e più lungo verso di me che sono
una sua creatura? Si ritiene cattolica? Né cattolica, né cristiana. Forse vagamente
spiritualista. Ma è difficile definire con esattezza queste cose. Le
definizioni restringono, non le pare? Anche dare un nome a qualcosa
restringe sempre un po'. Lei dovrebbe saperlo meglio di me... Si può
credere in qualcosa, amarlo, accettarlo, e tuttavia non dargli un
nome preciso. Non ha molta importanza. Che cosa accetta della Chiesa? Io non pratico. Non so cosa
accettare, cosa rifiutare. Ho solo un'immagine viva della Chiesa:
quella di un pastore protestante, in Svizzera, che corre nella neve,
accanto a me, dietro a sua moglie e ai suoi figli, felice. Mi ha
fatto molto piacere: l'ho sentito uomo fra gli altri uomini. Anche
Cristo era un uomo, no? Il più perfetto e umano degli uomini. E chi
crede in Cristo deve avvicinarsi agli uomini. Quando soffre, qual è la sua
reazione più istintiva? E' la rabbia. Poi mi calmo, ma non voglio imporre ad altri la
mia sofferenza, e mi ritiro a soffrire da sola, anche se
istintivamente mi vorrei aggrappare a qualcuno, con tutta me stessa.
E poi del resto sarebbe troppo facile, sarebbe un po' una viltà, e
io cerco di non essere vile. Ciò che attende nel futuro è un traguardo
borghese o anticonformista? E' una cosa piena di contraddizioni. Io sono
anticonformista per natura, ma se guardo al mio futuro, vedo una
famiglia, dei bambini, la tranquillità, se non la felicità. E
tuttavia l'idea di dover mettere al mondo una creatura mi
atterrisce. Dovrei rinunziare a tutto, per dar tutto a questa
creatura. Non sono ancora sicura di me davanti a questo
problema. E'
contenta di vivere? Moltissimo. Anche se costa fatica. Proprio perché costa
fatica. Chi sono
"gli altri" per lei? Li ama o li sopporta? Certe mattine, se mi alzo felice,
ho voglia di abbracciare tutti. In genere sento molto responsabilità
verso gli altri. Poi conosco ragazzi, per esempio, che rinunziano a
molte cose per una settimana per venirmi a sentire. Non dica che è
divismo. Per me è qualcosa di più. E' un dono che mi fanno; e io
cerco di essere un dono per loro. Spesso sono felice di questo, ma
qualche volta ne ho persino paura.
L'intervista è finita. Il "prodotto Pravo",
tolto dalla "confezione", anche se non del tutto, vale
effettivamente più della "confezione". E' una creatura viva, con
molte idee confuse, piena di volontà e di
giovinezza.
ULTIMO AGGIORNAMENTO 7 DICEMBRE 2020
Pagina creata il 19.12.2014
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