|
Piper Story
di
Eddie Ponti - 1975 - Nuovo Sound
Parlare oggi del Piper
Club, di quello che ha significato nel costume e nella musica degli
ultimi dieci anni, è un po' come fare della storia. Anche per fare
la storia, difatti, occorre sfrondare la verità dalle mille leggende
che sempre gli fioriscono intorno e, pur essendo le leggende più
affascinanti della verità, nel mio compito di "storico" cercherò di
eliminarle. Contrariamente a quanto crede la maggioranza dei giovani
d'oggi, eredi del nostro '68, il Piper non è nato come una pura
espressione del nuovo modo di essere giovani, bensì come una vera e
propria impresa di sfruttamento commerciale di un fenomeno che, già
fiorentissimo all'estero, prometteva lauti incassi ai coraggiosi che
se ne fossero fatti alfieri anche da noi. Così fu che uno degli
uomini più intelligenti d'Europa, Alberigo Crocetta (l'avvocato)
fece società con un abilissimo uomo d'affari, Giancarlo Bornigia e,
scovato un locale nuovissimo che, costruito per essere utilizzato
come cinema non aveva avuto permessi di agibilità, lo riempirono di
macchine strane, lo munirono di una "buca dell'eco", lo fecero
decorare da artisti d'avanguardia e lo chiamarono PIPER,
zampognaro. Solo le opere d'arte che decoravano il fondale, se non
fossero state vandalicamente distrutte in un secondo tempo,
servirebbero oggi ad attrezzare un museo d'arte contemporanea...
C'erano due Andy Warhol, dei Rotella, degli Schifano, dei
Rauchemberg, dei Manzoni... Le luci che adesso ci farebbero
sorridere, erano una vera e propria sfida a tutti i canoni fino ad
allora accettati; il suono era pazzesco, prevaricatore, straripante,
totale ed era manipolato dall'insuperato "mago" Beppe
Farnetti. Aprirono con un complesso "rimediato" da Teddy Reno, che
allora era impresario in Inghilterra, e tutta Roma vide, stupefatta,
i posters giganti di quattro giovanotti con capelli lunghissimi che
invitavano a recarsi al Piper Club, via Tagliamento 9, e che si
chiamavano The Rokes. Nel timore che la musica "beat" dei Rokes fosse un po' troppo
indigesta si ingaggiò un complessino che faceva "night" al Club 84 e
lo si incaricò di suonare cose nostrane fra un round e l'altro dei
"mostri" inglesi. La formazione che doveva fare il "liscio" era l' Equipe 84 ma
fin dalla prima sera fu costretta letteralmente, dal pubblico
assatanato, a fare lo stesso tipo di musica che facevano i Rokes. La
discoteca non c'era ancora... Fu un successo senza precedenti ma il
locale non fu subito un locale per soli giovani perché la "Roma
bene", scopertolo, lo aveva adottato ed ogni sera scendeva quelle
interminabili scale per il gusto di inorridire al suono troppo
forte, di stupirsi ai contorcimenti dei primi "giovani beat" e di
tentare qualche passo sincopato sotto la guida dei "maestri di
ballo" previdentemente ingaggiati da Crocetta. Ma, a parte la gente
"bene" che nella sua sempiterna stronzaggine si lascia sfuggire ogni
occasione di capire le cose prima che ne parlino i rotocalchi, gli
artisti, la gente di cultura captò il messaggio di novità, di
rottura che scaturiva da quella buca dell'eco da quei pochi ragazzi
e ragazze che avevano un'aria di persone "libere" assolutamente
inedita. Gassman,
Zeffirelli, Anna Magnani, Alberto Bevilacqua,
Nureyev, Gianrico
Tedeschi, Monica Vitti, Albertazzi, Lilla Brignone, Ugo Sciascia,
Sandro De Feo, Lina Wertmüller, Renzo Trionfera,
Nanni Loy, Renzo
Vespignani; questi pochi nomi vi bastino a farvi un' idea
dell'ondata di interesse che il Piper aveva scatenato. Si cominciò
anche a saper ballare quella nuova e strana musica e fra le più
scatenate c'erano Romina Power, Gabriella Ferri ed Anita Pallenberg
che poi ci avrebbe lasciato per mettersi con un Rolling Stones.
L'Equipe 84
ed i Rokes, riconfermati cento volte, non ce la facevano più a
reggere il ritmo di un successo che andava crescendo di giorno in
giorno e fu cosi che altri complessi vennero dall'Inghilterra e
dall'improvvisazione italiana a dar loro una mano e a rimpiazzarli
di tanto in tanto... Mike Liddell, Patrick Samson, I Delfini,
Honeycombs, New Dada, Lord Brummel, Bad Boys,
The Echoes, Caterina
Caselli, Dino, Fred Bongusto e molti altri fra i quali anche Rita
Pavone che a quel tempo aveva ancora la voce da ragazzino.
La "vague"
mondana cominciò a decrescere ma in compenso cominciarono a crescere
le presenze dei giovanissimi, tutti belli e tutti
scatenati. Fra le
ballerine più brave, chi lo direbbe, c'era una biondina un po'
cicciottella e sempre affamata di insalata russa (il piatto più a
buon mercato e quindi il più popolare della vicina tavola calda)
quella ragazza si chiamava Nicoletta Strambelli e siccome aveva già
canticchiato un po' col nome di Guy Magenta, Alberigo Crocetta la
convinse a formare un complesso femminile con Penny Brown e altre
due ragazze romane. Suonavano da cani ma avevano una certa grinta e
ci facevano ballare tutti, Tognazzi compreso, con lo stesso impegno
che mettevamo quando c'erano i "grossi". Intanto anche i giovani
organizzavano e Tito Schipa Jr. mise in scena, con la collaborazione
tecnica di Fabrizio Bogianckino, la famosa "Opera Beat" Then an
Alley su testi e musiche di Bob Dylan; protagonisti Simon &
Penny (Brown). Fu uno shock per molti ma un'indicazione di rotta per
tutti. Dall'Inghilterra era arrivato un ingegnere fresco di laurea
che cantava con una voce profondissima e, se elegantissimo, era
accompagnato da un complesso straordinario e vestito di vecchi frac
sbrindellati. Si chiamava Thane Russel ed era il più stupendo
animale da spettacolo che si sia mai visto sui palchi e sulle pedane
del Piper. Tanto
per darvi un esempio una volta colpì, volutamente, col taglio della
mano un piatto della batteria e il sangue finì sull'impeccabile ed
immacolato abito bianco; il tutto senza smettere di cantare e
ballare. Intanto
la Strambelli aveva inciso il suo primo disco Ragazzo Triste, il
testo glielo aveva tradotto Gianni Boncompagni il quale, avendo
allora anche velleità canore, utilizzò la base di Nicoletta per
incidere anche lui la stessa canzone con il nome d'arte di Paolo
Paolo; naturalmente scoppiò un casino e Gianni, per fortuna di
tutti, rinunciò al canto. Quanto ai nomi d'arte avrete già capito
che la Strambelli si era già scelto quello di Patty Pravo (veramente
glielo aveva trovato Crocetta) e Giampiero Scalamogna quello di
Gepy
e Gepy. Giampiero, che si chiamò Gepy & Gepy per sottolineare
la sua robusta mole che, in effetti, valeva per due, cantava con un
complesso da sogno e con due splendide ragazze, bionda Melody e
d'ebano Barbara, che pian piano passarono dai controcanti agli
assolo; lui ricordava Ray Charles. Crocetta aveva organizzato un altro gruppo
The
Pipers e, sempre vulcanico, pensava di lanciare una bevanda per i
giovani che avrebbe dovuto chiamarsi "Piper Cola". Lo slogan,
favolosamente "crocettiano", suonava cosi: "Piper Cola... Ogni sorso
un rutto!" ma purtroppo la cosa andò a monte per l'opposizione di
altre più famose "Cole" e fu cosi che ripiegammo sul
whisky.
Il
Piper, che aveva già portato fortuna ai Rokes, all'Equipe e a
Patty,
ne portò anche a Caterina Caselli, che dopo tanta gavetta aveva
sfondato al Festival di Sanremo comportandosi con una dignità mai
più eguagliata né da altri né da lei; era la ragazza "tutto Piper",
e come tale si presentò e ce la fece. Un altro gruppo di ragazzi era
intanto arrivato dall'Inghilterra, e fin dalle prime note conquistò
quel pubblico freddo, ostile e preparato che non lasciava passare
niente che non fosse più che alla page Si chiamavano The Primitives
e fece subito effetto il bassista dai capelli platinati e dalla
faccia di befana, che suonava il basso con sole tre corde, ed il
cantante magro come un filo, con una faccetta spaurita e una voce
tanto potente per cui faceva spesso a meno del microfono. Si
chiamava Mal. Esplodeva il Detroit Sound e cominciavano ad arrivare tante
di quelle orchestre negre che il Piper sembrava improvvisamente
trasferito ad Harlem; venivano a ballare Sandy Shaw e Petula Clark, e
Albertino Marozzi, faccia come natica, pur non avendole mai viste in
vita sua correva ad abbracciarle con grandi grida di giubilo. Franco
Estill, pescando fra gli ormai tanti virtuosi della sala, stava
formando un balletto di giovanissimi, fra i quali ricorderemo
Loredana Bertè e l'allora magrissimo e già bravissimo Renato Zero.
Fu introdotta
la prima discoteca, che aveva il compito di riempire ogni fessura
fra un'orchestra e l'altra; ad azionarla c'era una stupenda ragazza
del Galles, Janice. Al controllo delle porte c'era il futuro "Cosimo
de' Medici" ossia Marcello di Falco; a presentare c'era sul palco l'
Eddie Ponti il quale, con la supervisione di Piero Vivarelli,
cominciò a registrare ed a mettere in onda da Radio Montecarlo una
trasmissione che presentava le novità discografiche in anteprima
assoluta per tutta l'Europa e che veniva realizzata direttamente in
sala fra i ragazzi. Il Top Ten al quale dettero un contributo
iniziale anche Tito Schipa Jr. ed Enrico Montesano, che allora
faceva quasi solo imitazioni, ebbe fra i suoi primissimi "ospiti", a
cui si faceva un'intervistina a metà trasmissione, la signorina
Patrizia Vistarini la quale, eletta poco prima Miss Teenager
italiana al Piper col nome di Patrizia Perini, aveva cambiato
nuovamente nome per seguire, come già suo padre, la carriera
cinematografica; da allora Patrizia la conoscono tutti come
Mita
Medici e, tanto per la cronaca, è sempre rimasta la ragazza
semplice, sincera e "giusta" di allora. L'apertura di un locale di
"disturbo" e di spietata concorrenza, il Titan diretto da Massimo
Bernardi, costrinse Crocetta al contrattacco, con la più grande
gioia di tutti i giovani di Roma che, in questo "botta e risposta"
fra i due locali trovavano una vera manna di grossi interpreti da
vedere ed ascoltare dal vivo. Si facevano spettacoli nel pomeriggio
e, approfittando della presenza dei "big", i nostri timidi complessi
avevano modo di esibirsi, tutti accomunati in una inspiegabile ma
realissima tremarella, sulle ormai fatidiche pedane piperine. Il
primo grosso happening fu quello con i Procol Harum bravissimi e
pieni di boria, che riuscirono a litigare con tutti i complessi, con
me, con il pubblico e con gli organizzatori nel breve arco di una
mezz'ora. A loro seguirono gli Small Faces e lo Spencer Davis Group
già allora in fase di pauroso calo di qualità. Era venuta un'altra orchestra ad
esibirsi al Piper e come era consuetudine, fu ascoltata con una
forte diffidenza iniziale, ma ben presto venne adottata
incondizionatamente da tutti i piperini; erano The Senate il gruppo
con Mark David, Alex, Tony Mims e tanti altri (una decina) con i
fiati in organico ed un affiatamento straordinario, frutto delle
fatiche di Tony Mims. Quando i Senate si sciolsero, si vide gente
piangere; nacquero dalle loro ceneri altri favolosi complessi, e
basterà ricordarne uno, i Sopwith Camel, quei Camel così bravi e
così giusti che finirono prematuramente i loro giorni sul patibolo
dei discografici. Un altro complesso (questo tutto francese), i
Pirañas, spopolava con l'autorità indiscussa di un professionismo a
tutta prova e con un repertorio preso in gran parte da Otis Redding;
a questo proposito è da ricordare a serata in cui, giunta la notizia
della morte di Otis e di tutti i componenti della sua orchestra per
la caduta dell'aereo, i Pirañas, piangendo come vitelli, suonarono
in suo onore un concerto che fece venire a tutti la pelle d'oca. In
questa occasione dette il suo contributo anche Wess. L'allora
giovanissimo bassista degli Airedales, che da pochissimo aveva
sostituito al canto l'ormai troppo "importante" Rocky
Roberts. Crocetta, vecchio jazzista mai pentito, sentì nell'aria e nei
suoni di queste nuove orchestre un desiderio di ritorno al jazz ed
ebbe l'idea (un'altra), di tenere i concerti di jazz ogni lunedì. Si
entrava con un biglietto d'invito distribuito gratuitamente ed assai
largamente ma, ben presto, si arrivò a vedere chi vendeva quegli
inviti sottobanco sulla porta del Piper. Con i Pirañas, i
Senate e
gli Airedales, suonava un'orchestra di trentadue elementi fissi, ai
quali spesso si univano i volontari. C'erano i rappresentanti del
jazz romano, capitanati da Marcello Rosa, Cicci Santucci, tromba con
Sacerdote, aveva preparato alcuni straordinari arrangiamenti di
pezzi dei Beatles (Michelle), ed era divertente osservare chi si
stupiva constatando che quella musica "reggeva" anche suonata in
orchestra. Elencare tutti i componenti della Swinging Dance Band
sarebbe un po' troppo, ma qualche nome deve per forza trovare posto
in queste righe e citerò Carletto Loffredo e Giovanni Tommaso,
Gianni Munari e Bruno Biriaco, Gianni Saint Just,
Dora Musumeci....
Resterà storica la serata in cui, ospite d'onore il grande Lionel
Hampton, si scatenò la più grande Jam Session mai vista a Roma prima
di allora; memorabile la lotta fra Musumeci e Romano Mussolini per
la conquista del pianoforte, gli assoli di Giovanni Tommaso e la
funambolica versatilità dell'insuperabile Hampton. Ricordo che verso le tre di
mattina si verificò una panne di elettricità in tutto il quartiere,
e si dovette smettere dopo essere, comunque, andati avanti per una
buona mezzora a lume di candela. Se non fosse mancata la corrente,
credo che saremmo ancora là... Il Piper era sempre più frequentato, sempre più
affollato in occasione della festa dei fiori, il primo tentativo
italiano di interpretare il fenomeno hippy, si verificarono nel
quartiere dei veri e propri incidenti fra le "migliaia" che non
avevano potuto trovar posto nella sala, piena come un uovo.
Puntualmente un giornale di destra se ne uscì, già allora, con un
pezzo in prima pagina in cui si deplorava quella musicaccia, quella
gentaccia e tutto il buonprovifaccia che poi abbiamo risentito fino
alla nausea. Mario Schifano una sera presentò al Piper uno spettacolo
ideato da lui I fiori e le stelle di Mario Schifano, un'orchestra
inglese che faceva il primo disco psichedelico; le luci curate
personalmente da Schifano e dal "mago" Farnetti e le proiezione
contemporanea su quattro grandi schermi panoramici di film girati
fra i guerriglieri vietnamiti, di spezzoni di western con Tom Mix e
di film girati personalmente da Schifano con la preziosità
dell'ottica di un grande pittore. Restammo tre giorni con le
orecchie rintronate, pur con tutto il nostro allenamento, ma ne era
valsa la pena e del resto eravamo stati, in un certo senso,
preparati a quanto ci aspettavamo quando Alberigo ci portò i
Pink
Floyd. Arrivarono letteralmente a piedi scalzi e con i primi capelli
afroamericani che si fossero visti in giro; non erano ancora
arcifamosi, come poi diventarono per tutti, ma il Piper era lo
stesso pieno da scoppiare e, per la prima e anche l'ultima volta,
nel locale sentimmo strani ed esotici effluvi profumati ed
osservammo inconsuete nuvole di un azzurro intenso. Ci fu anche
l'episodio della equipe dei tecnici della Rai, tre bravi ed ignari
padri ai famiglia di mezza età, che uscirono dalla stanzetta senza
finestre e adiacente ai camerini con un'aria stranamente allucinata
ed euforica... Inquinamento? I Four Kents, finita la parentesi sperimentale
e terminato il servizio militare di Charlie Cannon, erano oramai una
delle colonne del locale; al Top Ten arrivò il primo disco decente
di un complesso italiano e fu subito messo in onda; si chiamava
Sensazioni e l'avevano inciso i New Trolls. L' Eddie Ponti, chiamato
dalla Raitribbù per presentare una serie di artisti si trovò, dopo
aver sperato invano nei miracoli, a introdurre due minishow di
quindici minuti con Lucia Altieri e... Donatella Moretti ... Entrò
in crisi e con lui molti altri piperini di ferro perché, proprio in
quei giorni, il Titan lanciò una "Bomba Bernardi" che mise tutti in
subbuglio: arrivava Jimi Hendrix! ! ! Mi dispiace per chi non c'era
a quei concerti del Brancaccio e non voglio aggiungere nulla al
ricordo di un amico, di un grande artista che non c'è più; forse in
un'altra occasione, quando non avrò il Piper come protagonista
d'obbligo, mi farà piacere raccontarvi Hendrix com'era; come uomo e
come artista. Arrivava il maggio '68, e mentre altrove lievitava una
protesta storica, da noi solennemente ci si preparava all'estate con
la messa in sordina del Piper, lasciato ai turisti per i mesi della
calura. Un festival dei complessi a Rieti portò alla ribalta due
gruppi ancora sconosciutissimi al gran pubblico, ma già "rodati" al
Piper: I New Trolls e Le Orme; fra i solisti, vincitori
Lucio
Battisti e (eh sì) Mino Reitano. Un altro complesso
vivacchiava cercando disperatamente scritture e sopravvivenza
malgrado un paio di pezzi già indovinati: erano i Pooh. Lasciamo il
Piper alla sua
pausa estiva, che coincise con la seconda apertura del suo gemello
di Viareggio. In quell' occasione ci fu il primo grosso spettacolo
pop all'aperto, allo Stadio dei Pini, dove si entrava semplicemente
esibendo un gelato da passeggio della marca che ci finanziava; sul
palco c'eravamo tutti: Patty Pravo, Four Kents, Mal e i
Primitives, Gepy & Gepy, The Senate, Thane Russell;
doveva finire con una distribuzione di targhe ricordo e invece,
nell'entusiasmo del momento, uno dei fuochi artificiali andò fuori
mira e fece bruciare completamente un locale vicino e concorrente.
Nessuno ha mai creduto che non lo avevamo fatto apposta.
Alla ripresa autunnale
del '68 si sentivano in aria delle grosse novità: "Il Piper deve
uscire dalle catacombe con la sua musica!" Così tuonava Crocetta e
ci rendemmo conto che la pentola delle idee stava bollendo. Nel
locale succedevano ancora grosse cose: Antonio Gades, Joe Tex,
Sam &
Dave, e persino Thomas Milian; fra i cercatori di fama
indimenticabili, per la pertinacia nella rottura, Igli Villani e
Nancy Cuomo. Tutta l'equipe del Piper si divideva ormai, tour de
force incredibili, con il nuovo locale rilevato dalla "Crocetta &
Bornigia Incorporation" vale a dire il Kilt; localonaccio in quel di San
Giovanni dove si facevano i pienoni indifferentemente con i Four
Kents, Miss Televolto, Giorgio Gaber e (persino) Pippo Baudo. Ma
scoppiò il Cantapaiper! Con qualche contributo discografico e
qualcosa da una casa di gelati, Crocetta mise su la prima vera
tournée del Piper. Nel primo giro c'erano: The Folk, Iskra
e i
Tombstones, il
balletto di Franco Estill che portava in giro il vero shake
piperino, The Primitives, The Four Kents, Michele
e il vostro umilissimo che per l'occasione rinunciò (era la seconda
volta) ad una serie televisiva che stava già mettendo in onda pur di
seguire la flotta dei matti.
Prima tappa ad Imperia, e poi via in
giro per l'Italia con ottomila lire al giorno a testa, con le quali
dovevamo pagarci vitto, alloggio e trasporti. Fu un successo ovunque, sia per
la novità che per la qualità di quanto proponevamo. Nel bel mezzo
della tournée, Mal venne chiamato a Roma per provare una canzone per
il Festival di Sanremo destinata a Michele ma da quest'ultimo
rifiutata. "Lo sventurato rispose" e… andò a Sanremo, appena chiusa
la tournée, con Tu sei bella come sei. Il ferro andava battuto caldo,
e fu subito messo in cantiere un altro giro da fare in Sicilia, con
Mal che adesso "chiamava" e Carmen Villani che, arruolata per
l'occasione, assicurava una presenza gentile. Nel suo complesso
suonava un certo Vince Tempera… Crocetta cercò di sostituirmi con un
presentatore "di grido" e voleva Nuccio Costa, ma tutti i ragazzi
furono solidali, tanto da impormi, e Crocetta venne in Sicilia con
noi soprattutto per la curiosità di vedere che "mostro" ero. Con noi
quella volta , oltre i citati e i Kents, c'erano i Boom 69, bel
complesso con Vittorio al canto, "Bracco" alla batteria e
Denise
Muriel, una francesina tutto pepe, che nello spettacolo ci stava
come il cavolo nel tantum ergo, ma che faceva scena. All'ultimo
istante vennero ingaggiati Pataxo & The Other, un gruppo che
sembrava avere molte cose da dire (Capannelle alla chitarra,
Stefano
D'Orazio, ora Pooh, alla batteria, Marco al canto). La Sicilia ce la facemmo
proprio tutta, quindici tappe, ventotto spettacoli; a Siracusa ci
invitò a colazione addirittura il sindaco e ci rifacemmo tutto di un
colpo di tante privazioni… La paga era restata sempre la stessa, ma
ci spostavamo con un pullman a volte torrido a volte gelido ("Aprite
le windows!!! Chiudete le windows!!!") e sempre scomodo meno che per
quei magici momenti quando, finito lo spettacolo e già in marcia per
la futura tappa, alla luce azzurra della vellieuse girava il fiasco
mentre tante chitarre accompagnavano i Four Kents che cantavano gli
spirituals. Mal, i Four Kents ed io lasciammo gli altri sul canguro
e tornammo in aereo per uno spettacolo che ci aspettava in Svizzera;
uno spettacolo per gli emigranti. Lo aveva organizzato la Philip
Morris con una dovizia di mezzi e di partecipazioni che non si sono
viste mai più, e fu un successo.
Al nostro ritorno a Roma,
Crocetta ci dette una notizia bomba: "Ragazzi, io e Bornigia, di
comune accordo, ci separiamo e il Piper di Roma resta a lui".
Stupore, panico, disorientamento!!! "Adesso però - continuò il
Crocetta - voi partite per un altro Cantapaiper e al ritorno ci
vediamo tutti al Piper di Viareggio che resta a me e che chiameremo
Piper 2000. Il Piper di Viareggio era una baracca più vetri e latta
che mattoni e, per quanto Alberigo ci assicurasse che un favoloso
architetto gliela avrebbe rimessa a posto in due mesi, noi eravamo
sempre più perplessi. Partimmo per quel terzo Cantapaiper un po'
turbati, ma con un organico del tutto nuovo: Kents, Primitives, io
(gli inamovibili) e in più la Muriel, Le Najadi (un complesso
fiorentino di ragazze brave e simpatiche ma con la mamma al
seguito), i Clifters, due vallette nuove di zecca per me, e un
complesso che avrebbe dovuto aprire gli spettacoli ma che fin dalla
prima serata fu spostato d'autorità al posto d'onore: The Trip. I
miei Trip favolosi, cari, indimenticabili e bravissimi, che a quel
debutto erano tanto impauriti… Un altro complesso con super collaudo
chiudeva la sfilata: The New Trolls. Fu forse il più perfetto di
tutti i nostri giri, e con lui toccammo Toscana, Veneto, Emilia
Romagna, stando sempre assieme d'amore e d'accordo; una sola volta,
a Mestre, dovemmo sostituire i New Trolls impegnati con la
televisione, e vennero I Nomadi. Finito il giro, tutti contenti
e felici, ma quanto stanchi… andammo a Viareggio per vedere se il
nuovo locale era pronto… Non vi dico le facce quando, al posto del
favoloso locale che avremmo dovuto inaugurare di lì a quaranta
giorni, trovammo un bel mucchio di sabbia, pochi mattoni e come
tutta maestranza "Er Tanica" che raccoglieva rottami…
Rimboccammo le maniche e ci
mettemmo al lavoro; di tanto in tanto un gruppo partiva per fare una
serata ma, appena svolto il lavoro artistico, tornava di corsa a
Viareggio. Chi alla carriola o alla betoniera, chi alla spruzzatrice
(Mal) , chi a portar tegole, a tagliar lamiere, a inchiodare
moquette… Una allegra bolgia che durò esattamente quaranta giorni;
quando entrò la prima orda di clienti, stavo ancora finendo di
montare l'ultima luce stroboscopica.Alla discoteca si
davano il cambio Giuseppe
'mago' Farnetti e Robert Hill-House, importato apposta; sulla
strettissima pedana d'orchestra si dettero il cambio in tanti… Patty
(che la inaugurò il 23 luglio
1969),
Mal, Camaleonti, New Trolls,
Brian
Auger, Wess e gli Airedales, Four Kents, Dik Dik,
Capitolo 6, The
Trip, e quanti altri… Fu in quell'estate tanto bella che delle
carogne, montarono la trappola scandalo al povero Mal, reo solo di
essere troppo ingenuo e troppo bravo; proprio allora stava bissando
il suo primo successo con un altro suggeritogli dai Four Kents
durante l'ultimo Cantapaiper. Si trattava di Message to you dei
Bee
Gees, tradotta in Pensiero d'amore. Così, partendo per l'ultimo
Cantapaiper trovammo, per la prima volta, la contestazione che poi
tante altre volte avremmo dovuto sopportare, fino a vederla
istituzionalizzata.
Nell'ultimo giro c'erano: Mal
e
i Primitives, i Four Kents e i Congretations (capitanati da
Tony
Mims), i Trip, Giusi Balatresi (folk), Rosemarie Andrew con i
Friendship, e i Ricchi e Poveri. Fu un giro massacrante che ci portò
da Mantova a Catanzaro, poi a Bari, poi a La Spezia e così via. Il
successo e il pubblico erano pieni ovunque ma era diventato tutto
più difficile. Ci accusavano di portare in giro dell'evasione e noi,
in tutta sincerità, non credevamo di essere dei "commerciali"; lo
stesso Mal, gli stessi Ricchi e Poveri facevano della musica e delle
canzoni di grosso impegno e di nessuna concessione alla platea; ma
forse era il clima di quell'autunno che si faceva sentire un po'
ovunque. A Lecce rimanemmo fermi un giorno , quello dello sciopero
generale, e il giorno seguente, rinunciando alla tappa di
Campobasso, decidemmo di scioglierci con 24 ore d'anticipo sul
programma. Tornammo a casa tutti con l'esaurimento nervoso che
dovevamo superare perché ci aspettava il lavoro al Piper di
Roma e a
quello di Viareggio. A Milano scoppiava la bomba di
Piazza Fontana ed era il segnale per noi che un certo modo di fare
musica, un certo modo di proporla era superato e si richiedeva a
tutti, quindi anche a noi, ben altro impegno.
Ormai divisi i due
Piper fra la periferica ma attivissima branca viareggina e la più
stanca ma classica sede romana, era fatale che ci cominciasse a
sfaldare quel meraviglioso sodalizio del "tutti per uno";
Crocetta a
Viareggio profondeva patrimoni di denaro e di intelligenza per fare
un centro pilota della nuova musica italiana con l'appoggio di tanti
e tanti personaggi grandi e piccoli. Una trasmissione speciale da
Radio Montecarlo mandava in onda, ogni settimana, interviste e
registrazioni dal vivo di tutti i personaggi che via via passavano
come Johnny Hallyday o Donovan che ci venne a trovare attirato dalla
fama del Piper che aveva raggiunto anche lui e al quale il nuovo
direttore Mariani (ne cambiammo quattro) presentò il conto dei drink
bevuti compiendo una gaffe che rimase classica. Cercavamo soprattutto nuove leve e,
pur puntando molto sui Trip che allora ('70) facevano la musica
italiana più d'avanguardia, e basta ascoltare il loro primo 33 per
convenirne, scoprimmo Jody Clark, grande cantante che aveva fatto
Hair a New York e che volevamo lanciare in sostituzione di
Nicoletta
che ci aveva piantati in asso per seguire maghi e fattucchiere. I
complessini in cerca di spazio si alternavano ai grandi nomi
internazionali e a qualche elemento inquinante e fu cosi che accanto
a Thelonious Monk, Wallace Collection, Formula Tre,
Ricchi e Poveri,
Lucio Battisti avemmo dei debutti interessanti. Con i valorosissimi
Posteri, un gruppetto viareggino che tenne la scena per tutta la
stagione ruggente, vedemmo un giorno esibirsi un gruppo di due
ragazzi ed una ragazza che si lamentavano per la
defezione del chitarrista; si
chiamavano Brain Ticket e due di loro, Gianfranca Monteduro, e
Joel
Vanbrockenbrok dettero poi vita al Living Music e al secondo
Brain
Ticket, due complessi che la disattenzione discografica strozzò sul
nascere malgrado le importanti promesse.
Una domenica pomeriggio arrivò
per farsi sentire da Crocetta una ragazza che conoscevamo da anni ma
che era stata messa in un angolino per un sacco di circostanze
avverse pur conservando una voce più che notevole; cantava con due
elementi d'accompagnamento ma questo bastò a farsi adottare; a ciò
segui una febbrile attività per trovarle un nome più decente, (si
chiamava Bertè), e delle canzoni adatte al personaggio. Adesso è
Mia
Martini. Intanto c'eravamo messi
d'accordo con Radio Monte Carlo, con una famosissima casa
discografica, un'altrettanto famosa casa di produzione
cinematografica ed avevamo deciso la produzione di un film in cui ci
fossimo dentro tutti: Trip (protagonisti), Four Kents,
Jody Clark, New Trolls, Primitives, Mal,
Sheyla, Ricchi e Poveri e il vostro
umilissimo. Per realizzare le riprese esterne con pubblico oceanico
accettammo l'idea di uno che allora ci pareva un po' matto ma che in
seguito dimostrò di essere un dritto di tre cotte: Giovanni
Cipriani. Nacque cosi il primo festival italiano all'aria aperta;
gratis per tutti ci fu un raduno imponente alle Terme
di Caracalla con noi che, non
avendo neanche sognato i palcoscenici faraonici che poi divennero
normali, ci esibivamo su un camion a rimorchio. Oltre a tutti quelli
che partecipavano al film, vennero i
Camel,
i Pooh
e
Le Esperienze, e
fu
quella l'unica volta in vita mia che
litigai con il loro leader (Francesco
"Big" del
Banco) perché
lui voleva suonare nel
pomeriggio mentre a me le ore di luce servivano per girare le scene
del film. Il festival fu un successo e sull'argomento ci torneremo
quando scriveremo una storiellina sui festivals italiani; il film
invece fu una buca colossale che inghiottì definitivamente tutti i
nostri sogni di finire a Hollywood.
La casa madre romana continuava
un po' stancamente, sfruttando la solidissima fama, una routine che
di tanto in tanto aveva impennate sia verso l'alto che verso il
basso:Whiterspoon con i suoi blues, il Black Festival,
Manfred Mann,
purtroppo anche un festival della magia, un Pippo Baudo Show, delle
ignobili riffe organizzate da me che con la collaborazione
dell'allora "minorennissima" Elena Veronese, estraevo ricchi premi
abbinati ai biglietti d'ingresso e distribuivo stecche di Marlboro
in quantità. Un riuscitissimo broglio elettorale mi permise una
volta di impadronirmi del primo premio; un biglietto gratuito per un
viaggio in aereo. Purtroppo una sera mi toccò presentare, al Piper
Claudio Villa... Andava già tanto male che la fine di un mito
sembrava imminente quando un giornale, allora molto in gamba
organizzò una Controcanzonissima con Guccini, le Orme, i Trip,
New
Trolls, Claudio Rocchi, Premiata Forneria Marconi e l'intervento,
non previsto né sollecitato, (né gradito) di un certo Santagata. A
parte costui e malgrado la presenza di Carlo Silvestro la serata fu
un successo, un colpo di frusta per tutti meno che per Rocchi il
quale, seccato per alcune interruzioni, lasciò il palco piangendo.
Per un anno ancora si videro delle cose più che egregie come Isaac
Hayes, i Genesis, i Van Der Graaf Generator, i Blood Sweet & Tears,
Rory Gallagher, gli Hookfoot, i Curved Air. Ci furono anche episodi
da dimenticare come quelli degli U.F.O. e dei Life, ma si trattava
dell'eterno fenomeno di mezze cartucce gonfiate a dismisura dagli
impresari interessati con la complicità di giornalisti o
corrispondenti venali. Una serata rimarrà sempre nella
mente di chi ci partecipò, sia come spettatore che come artista, e
fu quella in onore, in memoria e in aiuto dei Free Love. i Free Love
erano un complesso amico di tutti ed erano tutti ragazzi bravissimi
sia dal punto di vista artistico che da quello umano; tornando a
casa da una serata fatta a Siracusa (una sola tirata fino a Roma),
ci fu un colpo di sonno dell'autista e due morirono. Gli altri
restarono praticamente massacrati e le famiglie dei morti con
problemi finanziari e morali tremendi; uno doveva sposarsi perché la
ragazza aspettava un bambino, l'altro era il solo appoggio della
madre e di tre fratelli piccoli. Fu decisa una serata di solidarietà
e ci mettemmo ai telefoni chiamando gli amici e dando a tutti
appuntamento al Piper. Tutti pagarono, i complessi nuovissimi e
quelli più famosi, la signora del guardaroba e la dama dei cessi, il
leggendario tecnico Mario "Barba", i barman, tutto il pubblico;
tutti, ripeto, pagarono il biglietto d'ingresso e ci fu chi non
potendo esibirsi data la differenza fra il suo genere e quello pop,
venne a portare solidarietà e grosse somme e qui ringrazio ancora
Mal, Gianni Nazzaro e Claudio Villa. Sul palco, con altri cento i
Four Kents, Mia Martini (che piangeva come una fontana),
Mauro
Lusini, Delirium, Gepy & Gepy, Toto Torquati,
Il Punto, e poi una
jam session con tutti gli elementi presenti e fra loro tre della
Premiata, del Banco, e di complessini di cui ormai si è perso anche
il ricordo. Lo spettacolo era cominciato alle cinque del pomeriggio
e, verso le cinque del mattino, un esausto Mario "Barba" che fino a
quel momento e da solo aveva fatto l'assistenza tecnica ad almeno
quaranta gruppi mi venne a suggerire di smettere; dovevano suonare
ancora sei gruppi!! Un terzo della somma raccolta dovemmo per forza
versarla alla S.l.A.E., fu un sopruso che grida ancora vendetta!
Ci fu una seconda edizione di
Controcanzonissima nettamente al di sotto della prima e infine ci fu
l'intervento di una nota casa discografica che fiutando il vento
meglio di noi, aveva previsto l'inversione di tendenza dei gusti
popolari e quindi aveva finanziato la trasformazione del "nostro"
Piper in Music Hall. Si distrussero i quadri del palco e le pedane
luminose, vennero messi velluti e paillettes ed i camerini vennero
finalmente sistemati in modo che gli artisti che li occuparono in
seguito non furono più obbligati a fare pipì nelle bottiglie vuote,
come invece capitava a noi. Restano pochi ricordi da
allora; le sole eccezioni: un recital di Josephine Baker, un recital
ad ingresso libero della Preghiera di Sasso e la presentazione,
sempre ad ingresso libero, di tre gruppi nuovi e promettenti: Living
Music, Brain Ticket e Perigeo, sì, proprio l'ultimo colpo di coda
del vecchio Piper, il suo uovo di drago lasciato a schiudersi in
mezzo ai farisei. Viareggio chiuse, dopo molte
vicissitudini e Roma cambiò del tutto pelle quindi ora se volete
vedere gli acrobati, i giocolieri, il Can Can, Loffredo con il
liscio o l'Orchestra Casadei (tutti bravissimi pare) andate pure in
quel locale di via Tagliamento 19 ma non andateci a cercare la magia
di un tempo perché non c'è più, con un magone grosso così devo
purtroppo dire che il capitolo è chiuso. (fine)
IMMAGINI :
Modesty Blaise - Piper Generation (Book - 2007) - Locandina - Janis Joplin - Renato Zero - Locandina -
Vittorio Salvetti
e Caterina Caselli - Andy Warhol - The Rokes (copertina 45 giri)
- Patty Pravo - Jimi Hendrix - Hair (locandina) - Patty Pravo
(locandina) - Sandie Show - Gianni Boncompagni e Renzo
Arbore - Mia Martini - Renato
Zero - Mario Schifano (1) - Augusto Daolio - Genesis - Mario Schifano
(2) - Nicoletta Strambelli - Equipe 84 -
Mario Schifano (3) - Pink Floyd
- Jukebox
Si ringrazia
SOPI EDITRICE per
l'autorizzazione alla pubblicazione
PAGINA INSERITA IL 12.11.2008
|