Mamma RAI è riuscita nuovamente a fare centro con una di
quelle trasmissioni che da sole hanno il potere di non
far rimpiangere il pagamento annuale del canone. Dopo lo
speciale Che tempo che fa dedicato ad Enzo Jannacci,
dove si è registrata la presenza di una una pimpante ed
ironica Vanoni alle prese con una strepitosa versione de
L'Armando, è andato in onda un "nuovo episodio musicale"
della stessa serie, stavolta per omaggiare e celebrare
l'annunciato congedo del grande Ivano Fossati.
Tecnicamente parlando, la qualità audio/video del
programma è stata eccelsa. Il televisore collegato
all'impianto stereo mi ha restituito un suono pulito e
perfettamente calibrato che ha consentito di mettere in
risalto la bravura di Fossati e dei suoi musicisti.
Inoltre, particolari e ingegnosi effetti luce hanno
arricchito le riprese creando suggestioni cromatiche
molto gradevoli. E questo non succede poi così
frequentemente in televisione.
Il repertorio, neanche a dirlo, era di prima scelta. Tra
le mie canzoni preferite hanno brillato le esecuzioni di
Una notte in Italia, Mio fratello che guardi il mondo,
Il bacio sulla bocca, I treni a vapore e un'esclusiva,
seppur ridotta versione unplugged di Pensiero stupendo.
Riguardo la conduzione, Fabio Fazio non si è
allontanato dallo stile che ormai tutti conosciamo ma,
piaccia o meno, ha portato a termine dignitosamente e
con intelligenza la trasmissione tra dialoghi
interessanti, un po' di sana ironia e soprattutto
lasciando ampio spazio alla musica.
Gli ospiti hanno fatto la loro "sporca figura"
dimostrando tutta la loro professionalità, nonostante
qualche piccola difficoltà di Zucchero con il testo di
L'amore fa (ma si è scusato e voleva rifare il pezzo) e
una Mannoia "magicamente" ringiovanita ma decisamente un
po' sotto tono per quei "treni a vapore" che solo Mia
Martini sapeva far sfrecciare lontano e a pieno
regime... A Laura Pausini va riconosciuta la bravura nell'accennare una riuscita versione bossanova de
La mia banda suona il rock, accompagnata
dai pochi accordi di chitarra del virtuoso Paolo Carta.
Collegata via satellite da uno studio di Rio De Janeiro
messo a sua disposizione con tanto di affaccio su un
panorama mozzafiato della città (una delle tante tappe
del nuovo tour mondiale), ha scherzato improvvisando
alcune frasi in portoghese e ha inviato a Fossati
affettuose parole di stima (da lui sinceramente
ricambiate).
Hanno brillato per la loro assenza Loredana Bertè,
Anna
Oxa e Patty Pravo, mentre il ricordo di Mia Martini avrebbe meritato
sicuramente un'attenzione speciale, magari con il contributo di qualche raro
filmato d'epoca. Calando questo poker di donne il buon
Ivano ha vinto in passato parecchie partite nella
perenne sfida con il successo. Tutte e quattro infatti,
con interpretazioni che hanno fatto la storia della
musica leggera italiana, hanno contribuito non poco a
rendere la sua carriera e il suo nome ancora più
prestigiosi. Ma di loro neanche l'ombra. Una grave
mancanza, soprattutto nei confronti di Mimì che sarebbe
stato sacrosanto omaggiare.
Tornando al "festeggiato", devo dire che l'ho trovato un
po' intimorito e giù di giri, ma considerando che si
trattava di una serata di "addio alle scene" e non di un debutto, ci
può anche stare. Sentirlo suonare e cantare è sempre un
piacere ma si è avvertita una certa stanchezza nel
porgere alcuni pezzi che seppur eseguiti bene e
tecnicamente ineccepibili, hanno mostrato la corda a
livello interpretativo. Non c'era molto cuore, ma in
compenso tanto mestiere. Così mi è sembrato...
Ad ogni modo non mi è assolutamente piaciuta, per esempio,
la non-interpretazione de La costruzione di un amore,
sembrava accelerata, come se Fossati avesse avuto voglia di
togliersela dalla gola in fretta. Non mi è piaciuta
neanche la precisazione sulla scrittura della canzone,
quando ha sostenuto che "un pezzo così, scritto a
vent'anni ha un senso, ma se fosse stato scritto a
cinquanta ci sarebbe stato da preoccuparsi perché
avrebbe rappresentato il frutto della mente di un
disadattato". Vorrei poter dire a Fossati
che un tale gioiello, paragonabile per intensità
emotiva solo a certi pezzi di Brel, non ha età, non è
imprigionabile in un tempo o in uno spazio circoscritto,
non può essere soggetto alle regole della psicanalisi.
Rimane un grande atto d'amore e basta, a vent'anni come
a cinquanta. Forse si è confuso con Questo piccolo
grande amore...
Ho sempre considerato La costruzione di
un amore un capolavoro assoluto, ma forse è meglio
ascoltarlo nelle superbe versioni di Mia Martini e di
Ornella Vanoni che quando l'hanno magistralmente
interpretato non avevano di certo 20 anni...
Oggi condivido la saggia decisione di abbandonare il
mestiere di cantante (serate, dischi e promozione) e
apprezzo la sua volontà di continuare comunque a
scrivere e a comporre per altri artisti. Diciamoci la
verità, per uno che non è un fan sfegatato, sentire le
sue canzoni eseguite da grandi interpreti è tutta
un'altra musica.
E' che purtroppo di capolavori negli
ultimi anni non ne ha più sfornati (in buona compagnia
con tutti i cantautori nostrani) e le grandi interpreti
sono ormai una razza in via di estinzione. Si spera che
adesso con un bel po' di tempo a disposizione e senza
l'ansia delle scadenze contrattuali Fossati possa
continuare a dare il meglio di sé nell'attività che
secondo me da sempre gli è più congeniale e per la quale
non finirò mai di stimarlo e ringraziarlo.
Viva Ivano e viva la Rai (soprattutto
quando prova a
spiccare il volo e ci riesce con successo).
Rosario Bono -
27 GENNAIO 2012
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