La musica che gira intorno

 

 

ovvero  I V A N O  F O S  S A T I

 

 

 

Special Tv - CHE TEMPO CHE FA - Raitre: lunedì 23 gennaio 2012

 

 

 

 

 

 

 

 

Mamma RAI è riuscita nuovamente a fare centro con una di quelle trasmissioni che da sole hanno il potere di non far rimpiangere il pagamento annuale del canone. Dopo lo speciale Che tempo che fa dedicato ad Enzo Jannacci, dove si è registrata la presenza di una una pimpante ed ironica Vanoni alle prese con una strepitosa versione de L'Armando, è andato in onda un "nuovo episodio musicale" della stessa serie, stavolta per omaggiare e celebrare l'annunciato congedo del grande Ivano Fossati.

 

Tecnicamente parlando, la qualità audio/video del programma è stata eccelsa. Il televisore collegato all'impianto stereo mi ha restituito un suono pulito e perfettamente calibrato che ha consentito di mettere in risalto la bravura di Fossati e dei suoi musicisti. Inoltre, particolari e ingegnosi effetti luce hanno arricchito le riprese creando suggestioni cromatiche molto gradevoli. E questo non succede poi così frequentemente in televisione.

 

Il repertorio, neanche a dirlo, era di prima scelta. Tra le mie canzoni preferite hanno brillato le esecuzioni di Una notte in Italia, Mio fratello che guardi il mondo, Il bacio sulla bocca, I treni a vapore e un'esclusiva, seppur ridotta versione unplugged di Pensiero stupendo.

 

Riguardo la conduzione, Fabio Fazio non si è allontanato dallo stile che ormai tutti conosciamo ma, piaccia o meno, ha portato a termine dignitosamente e con intelligenza la trasmissione tra dialoghi interessanti, un po' di sana ironia e soprattutto lasciando ampio spazio alla musica.

 

Gli ospiti hanno fatto la loro "sporca figura" dimostrando tutta la loro professionalità, nonostante qualche piccola difficoltà di Zucchero con il testo di L'amore fa (ma si è scusato e voleva rifare il pezzo) e una Mannoia "magicamente" ringiovanita ma decisamente un po' sotto tono per quei "treni a vapore" che solo Mia Martini sapeva far sfrecciare lontano e a pieno regime... A Laura Pausini va riconosciuta la bravura nell'accennare una riuscita versione bossanova de La mia banda suona il rock, accompagnata dai pochi accordi di chitarra del virtuoso Paolo Carta. Collegata via satellite da uno studio di Rio De Janeiro messo a sua disposizione con tanto di affaccio su un panorama mozzafiato della città (una delle tante tappe del nuovo tour mondiale), ha scherzato improvvisando alcune frasi in portoghese e ha inviato a Fossati affettuose parole di stima (da lui sinceramente ricambiate).

 

Hanno brillato per la loro assenza Loredana Bertè, Anna Oxa e Patty Pravo, mentre il ricordo di Mia Martini avrebbe meritato sicuramente un'attenzione speciale, magari con il contributo di qualche raro filmato d'epoca. Calando questo poker di donne il buon Ivano ha vinto in passato parecchie partite nella perenne sfida con il successo. Tutte e quattro infatti, con interpretazioni che hanno fatto la storia della musica leggera italiana, hanno contribuito non poco a rendere la sua carriera e il suo nome ancora più prestigiosi. Ma di loro neanche l'ombra. Una grave mancanza, soprattutto nei confronti di Mimì che sarebbe stato sacrosanto omaggiare.

 

Tornando al "festeggiato", devo dire che l'ho trovato un po' intimorito e giù di giri, ma considerando che si trattava di una serata di "addio alle scene" e non di un debutto, ci può anche stare. Sentirlo suonare e cantare è sempre un piacere ma si è avvertita una certa stanchezza nel porgere alcuni pezzi che seppur eseguiti bene e tecnicamente ineccepibili, hanno mostrato la corda a livello interpretativo. Non c'era molto cuore, ma in compenso tanto mestiere. Così mi è sembrato...

 

Ad ogni modo non mi è assolutamente piaciuta, per esempio, la non-interpretazione de La costruzione di un amore, sembrava accelerata, come se Fossati avesse avuto voglia di togliersela dalla gola in fretta. Non mi è piaciuta neanche la precisazione sulla scrittura della canzone, quando ha sostenuto che "un pezzo così, scritto a vent'anni ha un senso, ma se fosse stato scritto a cinquanta ci sarebbe stato da preoccuparsi perché avrebbe rappresentato il frutto della mente di un disadattato". Vorrei poter dire a Fossati che un tale gioiello, paragonabile per intensità emotiva solo a certi pezzi di Brel, non ha età, non è imprigionabile in un tempo o in uno spazio circoscritto, non può essere soggetto alle regole della psicanalisi. Rimane un grande atto d'amore e basta, a vent'anni come a cinquanta. Forse si è confuso con Questo piccolo grande amore...

Ho sempre considerato La costruzione di un amore un capolavoro assoluto, ma forse è meglio ascoltarlo nelle superbe versioni di Mia Martini e di Ornella Vanoni che quando l'hanno magistralmente interpretato non avevano di certo 20 anni...

 

Oggi condivido la saggia decisione di abbandonare il mestiere di cantante (serate, dischi e promozione) e apprezzo la sua volontà di continuare comunque a scrivere e a comporre per altri artisti. Diciamoci la verità, per uno che non è un fan sfegatato, sentire le sue canzoni eseguite da grandi interpreti è tutta un'altra musica.

E' che purtroppo di capolavori negli ultimi anni non ne ha più sfornati (in buona compagnia con tutti i cantautori nostrani) e le grandi interpreti sono ormai una razza in via di estinzione. Si spera che adesso con un bel po' di tempo a disposizione e senza l'ansia delle scadenze contrattuali Fossati possa continuare a dare il meglio di sé nell'attività che secondo me da sempre gli è più congeniale e per la quale non finirò mai di stimarlo e ringraziarlo. Viva Ivano e viva la Rai (soprattutto quando prova a spiccare il volo e ci riesce con successo).

 

Rosario Bono - 27 GENNAIO 2012