11 GENNAIO
2006 - IL GAZZETTINO - CONCERTO
UDINE
- A "sottrarre", nella musica, non si sbaglia mai. Specie se
si ha la fortuna di possedere una voce come quella di Alice, che può
avere come sottofondo un'orchestra o un paio di bravi musicisti,
performer di fama mondiale o semplici basi preregistrate. La
sostanza non cambia, perché la magia sta tutta in quella voce, nella
capacità di rinnovare ogni singola canzone, di far diventare poesia
ogni cosa. Nel caso specifico, in un Palamostre zeppo che ha
ospitato una delle serate "itineranti" della stagione del "Bon" di
Colugna (con, in più, un intento benefico, la raccolta di fondi per
l'Associazione trapiantati di fegato), Alice ha ripresentato il suo
show degli ultimi anni, quel "Viaggio in Italia" che è un'escursione
attraverso le parole poetiche di autori famosi, riletti in forma
nuova o interpretati scegliendo parti meno note della carriera.
Spalleggiata soltanto da Alberto Tafuri al piano e Marco Pancaldi
alla chitarra e da misurate "basi", Alice ha fatto un excursus
raffinato della canzone italiana. Ma anche della poesia "piegata"
alla forma canzone, partendo da De Andrè ("Un blasfemo") e Pasolini
("Al principe", "Febbraio" e "La recessione", da tempo in
repertorio) per poi citare tutti i grandi: Fossati, Guccini, De
Gregori, Gaber, il Battisti meno conosciuto dal grande pubblico e il
Battiato più popolare. Recuperando vecchie hit ("Dammi la mano
amore", "Il sole nella pioggia", "Il vento caldo dell'estate", "Per
Elisa"), Alice dimostra di essere l'unica, in Italia, ad avere certi
riferimenti stilistici (i samples della tromba di Jon Hassell e le
atmosfere alla Sylvian parlano da sé). E di saper strappare
l'applauso più sincero sia quando ricorda l'ultima tappa udinese al
Palamostre (nel '96: con lei, non a caso, i signori Jansen &
Karn...). Sia quando, nei bis, strizza l'occhio al Friuli con una
versione rarefatta di "Anin a grîs" (by Liverani e Di Gloria),
dimostrazione genuina che la poesia, quando è vera, può nascere
dappertutto.
Andrea
Loime
4 LUGLIO 2005
- IL GIORNALE DI
SICILIA - CONCERTO AL VELODROMO BORSELLINO
Alice: "Cantare con
Franco sul palco? Vedremo, chissà cosa verrà fuori. "I treni di
Tozeur"? Stupendo reinterpretarla con lui, è una canzone talmente
bella..." L'appuntamento è di quelli sospesi fra musica e parole
d'autore. Domani sera al Velodromo Borsellino, allestito per
l'occasione come un gran teatro, un quartetto d'assi realizzerà uno
dei concerti più interessanti di questa ricchissima estate. Alice,
Battiato, Bia e i Radiodervish daranno vita a quattro set, ognuno di
oltre mezz'ora, che racconteranno come si possa fare musica e
regalare emozioni, a tratti letterarie, senza ammiccare al
commerciale. Il concerto ha anche uno scopo nobile: parte
dell'incasso infatti verrà devoluto al Comitato 26 dicembre, il
cartello di associazioni costituitosi con l'obiettivo di sviluppare
un rapido processo di ricostruzione nei territori devastati dallo
tsunami di Santo Stefano. I biglietti, di tre ordini di posto, da 27
a 52 euro inclusi diritti, sono ancora disponibili al botteghino del
Velodromo. Si inizia alle 21.30. Quattro concerti in uno, dunque.
Quattro artisti, pur senza aver provato nulla, disposti ad
interagire sul palco l'un con l'altro come in una session band con
incontri che, fra suoni e testi, possono dar vita ad improvvisazioni
da antologia. Un concentrato di note dove ciascuno proporrà il suo
the best: i Radiodervish presenti al gran completo con una
formazione allargata con tanto di viola, violino e violoncello; Bia,
brasiliana, pupilla di Chico Buarque, in quintetto scalderà
l'atmosfera con il suo raffinato repertorio intriso di raffinata
bossanova con incursioni nelle sonorità jazz e particolari cover di
Gerges Brassens e Caetano Veloso; Franco Battiato, accompagnato in
scena dagli archi del Nuovo Quartetto Italiano, che non ha bisogno
di presentazioni e Carla Bissi, ovvero Alice. "L'ultima volta che ho
cantato a Palermo - racconta Alice - risale a quasi quindici anni
fa. Sarà bello tornare anche perché, della Sicilia e dei siciliani
io ricordo e apprezzo molto l'intelligenza, la creatività, il
fermento culturale, una profondità che difficilmente trovi in altre
parti d'Italia. Certo, non amo l'incuria e la disattenzione e
l'abbandono che in molti hanno nei confronti del patrimonio
dell'Isola. Se il patrimonio siciliano l'avesse la Francia, per la
cura e l'attenzione che mettono, tutto sarebbe perfetto". Di
siciliani illustri, la signora Bissi ne conosce uno in particolare
che domani ritroverà sul palcoscenico: "Con Franco non ci sentiamo
da un po', non so se sul palco sarà possibile unire le forze, però
non dovrebbe essere difficile suonare e cantare insieme qualcosa".
"I treni di Tozeur" potrebbero essere d'aiuto: "E' una canzone
straordinaria e bellissima, racconta di un posto particolare, eppure
io a Tozeur non ci sono mai stata. Franco, dato che l'ha scritta,
penso proprio di sì, anzi credo che ci si sia fermato anche un bel
po'". Alice ha da poco pubblicato un lavoro che si intitola "Viaggio
in Italia". Domani sera in trio con Alberto Tafuri e Marco Guarneri
lo proporrà insieme ad un tuffo nel suo repertorio. "Viaggio in
Italia" è figlio di un altro progetto, "Le parole del giorno prima"
in cui volevo musicare e cantare le poesie e i testi scritti da
altri. La ricerca nel cantautorato italiano ha fatto sì che la
ricchezza di questo patrimonio prendesse il sopravvento sul resto.
Così a parte due inediti legati a Pasolini, mi sono trovata ad
incidere brani di Guccini, De Gregori, Battisti con Panella, Gaber e
Fossati".
Maria
Elena Vittorietti
25 MARZO 2004 - ALICE IN CONCERTO
- IL GAZZETTINO
Canta "Auschwitz" Alice, nel suo concerto al
Teatro Toniolo di Mestre a chiusura del tour "Viaggio in Italia". E
subito dopo si lancia in una considerazione polemica: "Questa è una
canzone sulla memoria, ma è curioso come nella storia a volte le
vittime possano diventare carnefici e viceversa". La cantante
forlivese, "ma a Forlì non vivo da più di vent'anni" ricorda, ha
scelto una via musicale indipendente e anomala, ben lontana dai suoi
esordi sanremesi come Carla Bissi. Dopo aver imparato a convivere
con un nome d'arte che non ha mai particolarmente amato, Alice ha
dedicato l'ultima stagione alla rivisitazione di canzoni d'autore a
lei particolarmente care, il Battisti di Panella, Battiato secondo
Sgalambro, il Fossati più sognante e curioso. Il risultato e' un
concerto che cambia sera dopo sera, molto conviviale, elegante,
fatto di voci in chiaroscuro che escono da ombre scure su fondali
luminosi monocromatici e cangianti, che vedono scorrere parole come
poesie, su musiche riscritte e ridisegnate, a partire dal De Andrè
di "Un blasfemo" per giocare sui colori tenui di una batteria
elettronica suonata in punta di piedi da Steve Jansen o sul
pianoforte leggero della stessa Alice alternato a quello più
tempestoso di Alberto Tafuri. Il volume è basso, quasi a invogliare
la fatica di un ascolto attento. La voce di Alice gioca sulle sue
tonalità quasi mascoline. Ci sono dei piccoli gioielli ritrovati
come "La bellezza stravagante", "Come un sigillo", oppure il sogno
visionario del volatore Lindbergh: "Sono canzoni che mi sono
ritrovata addosso e che per molti versi mi rappresentano
intimamente, che ho vissuto o che, come "Auschwitz" sono venute da
sole, inaspettate, facendosi trovare quando magari il progetto stava
andando da tutt'altra parte". Alice rende omaggio a Gaber e al suo
passato con "Prospettiva Nevskij", "Il vento caldo dell'estate", "Per
elisa", ma regala anche una straordinaria "La cura" di Battiato a
voce e pianoforte "che canto a Mestre per la prima volta nella mia
vita". Un bell'omaggio.
Giò Alajmo
25 MARZO 2004 - INTERVISTA - IL
GAZZETTINO
Alice arriva
stasera al Teatro Toniolo di Mestre per chiudere il suo tour
"Viaggio in Italia", il primo vero giro organizzato della penisola
dopo diversi anni interrotti solo da occasionali concerti. "Viaggio
in Italia" è il titolo del suo ultimo album, un omaggio alla musica
dei cantautori e alle canzoni che ha amato di più ascoltare, da King
Crimson a Battiato, da Pasolini a De Andrè e De Gregori, da Gaber
all'ultimo Battisti, rivisitate a modo suo, con la complicità di
musicisti quali l'ex Japan Steve Jansen, del tastierista Alberto
Tafuri, oltre a Marco Pancaldi, Simone Sant.
"Penso di proporre il disco al 99
per cento, lasciando fuori solo "Golden Air" di Syd Barrett per
lasciare spazio ad altro, comprese le mie canzoni del passato
recente e remoto. Il progetto non è "Alice canta i cantautori". Io
cerco di cantare la poesia nel pop a 360 gradi, quindi usando
canzoni provenienti da ogni parte passando per l'Italia. Ho cercato
brani che avessero una loro poeticità intrinseca".
Curioso il tuo recupero di
Battiato con Sgalambro, quindi posteriore di molto alle tue
collaborazioni di un tempo... "È stato molto bello" è un'idea
nata per la Milanesiana, manifestazione in cui Elisabetta Sgarbi,
che la curava, mi chiese di leggere un testo di Sgalambro. Alla fine
scelsi anche di cantare questa canzone che per me ha una grandissima
poesia. Contiene un sentimento profondo, un testo drammatico e
leggero al tempo stesso, e alla fine liberatorio...
Quanto c'è di te in queste
canzoni? Diciamo che sono io che appartengo loro. C'è una parte
di me presente in tutte le canzoni che ho scelto, anche in momenti
più astrusi come il Battisti di Panella. Panella usa un linguaggio
fuori dagli schemi ma con una potenza, una forza, una profondità che
mia hanno colpita.
E del Battisti musicista di
Panella che dici? Secondo me non è stato sufficientemente
apprezzato. per questo serve un ascolto attivo, non passivo. Quando
scriveva con Mogol tutti furono colpiti da una scrittura musicale e
letteraria legata alle emozioni. Poi ha voluto liberarsi dal passato
ed evitare il confronto con Mogol, facendo un salto di qualità. La
scrittura musicale delle ultime canzoni è molto complessa e non
lascia spazio all'emozione e al sentimentalismo ma ha in sé un
sentimento molto preciso che può emergere solo se c'è un ascolto
attivo. Io ho dovuto essere al servizio della sua scrittura,
cercando di essere trasparente, per coglierne essenza.
Ho apprezzato la scelta di un
brano di Fossati che trovo di straordinaria poesia "Lindbergh"
L'ho incisa per un mio piacere personale. Racconta dell'eroismo di
un uomo solo che si lancia verso l'ignoto con la consapevolezza di
voler andare fino in fondo. La cosa più bella della vita è cercare,
non trovare.
Gaber lo hai trovato proprio in
extremis... Avevo già chiuso il progetto quando ho comprato il
suo ultimo disco e sono rimasta toccata da questo pezzo, "Non
insegnate ai bambini" che secondo me è una perla di saggezza. Ma ci
sono cantautori che hanno scritto pagine straordinarie piene di
poesia a di verità, che fanno riflettere. L'idea del progetto è dare
valore al testo, soprattutto oggi che si usano testi di tre parole,
quasi degli slogan, mentre noi che abbiamo vissuto altre stagioni
sappiamo che nelle canzoni c'è un patrimonio culturale che riflette
tematiche e questioni importantissime.
E Sanremo come l'hai
trovato? Abbastanza straziante. Io ero a Mantova, a cui le
riprese tv non hanno reso giustizia. Al di là del motore politico,
Mantova è un'idea positiva e può crescere per diventare il momento
in cui un altro tipo di musica, non solo quella più commerciale che
può passare per Sanremo, può avere voce.
C'è ancora buona musica in
giro? Non sono grande ascoltatrice, ma qua e là c'è. D'altronde
la musica va di pari passo a tutto il resto. È tutto collegato.
Quando sentiremo una gran bella musica vorrà dire che anche il resto
del mondo si muove meglio.
Giò Alajmo
2 FEBBRAIO 2004 - AFFASCINATI DA
ALICE - CORRIERE ADRIATICO
CAGLI - Successo per Alice in anteprima al Teatro Comunale.
Tanto pubblico ad applaudire un concerto straordinario, che ha
proposto vecchi successi rivisitati e nuove canzoni. Lei ha ancora
il carisma e la verve che aveva 25 anni fa, quando bella e
giovanissima vinse Sanremo con "Per Elisa", che l'altra sera ha
messo la parola fine al concerto. I cagliesi sono rimasti
affascinati dalla brava interprete. C'era una nutrita schiera di fan
arrivati dal Friuli, da Reggio Emilia e da Pescara. L'artista ha
portato con la sua bravura un grande entusiasmo sul palcoscenico del
Comunale. Alice è stata, al suo esordio, una novità nel panorama
italiano. Grazie anche alla forza e all'impronta che le ha dato un
grande come Franco Battiato. Oggi, invece, grazie alla maturità
acquisita, grazie anche alla sua curiosità e passione nei confronti
della poesia, Alice si è presentata a Cagli in una forma inedita,
proponendo nella sua performance anche due canzoni tratte dai testi
di Pasolini. Poi anche un omaggio al compianto Giorgio Gaber,
attraverso la canzone "Non insegnate ai bambini". "Una canzone che -
ha detto - ha al suo interno il testamento spirituale di Gaber". Un
pensiero in cui Alice dice di rispecchiarsi. Come lui si sentiva
diverso, lei allo stesso modo pensa di non essere omologata al mondo
della canzone italiana. E oggi questa sua diversità non riesce più a
esprimerla con canzoni come "Per Elisa", tant'è che nel momento in
cui la canta, la canta con un sorriso, quasi a dire: "E' cosa del
passato, io cerco adesso una nuova dimensione, anzi il fatto stesso
che ricomincio, con questo tour teatrale, è una scommessa". Una
scommessa che ci pare le permetterà di ritrovare un ruolo
nell'ambito della canzone d'autore. "Molto valido l'allestimento
scenico - ci ha detto Massimo Puliani, direttore del Teatro Stabile
- Un'atmosfera un po' francese: un allestimento giocato con poche
soluzioni di luce ma efficacissime, le luci come espressioni
dell'anima. E così ecco il rosso per una canzone di passione, il blu
per la nostalgia, il bianco per una canzone asettica, il giallo per
una canzone divertente. Tante luci per tante emozioni".
Giovanni
Bartoli
10 OTTOBRE 2003 - ALICE NEL PARCO
DELLE MERAVIGLIE - LA GAZZETTA DI PARMA
In una favola, Alice si troverebbe nel paese delle
meraviglie circondata dall'entusiasmo. Ma a volte le favole
diventano realtà e così può capitare che il paese delle meraviglie
abbia le sembianze del Teatro al Parco di Parma e che l'entusiasmo
sia quello del pubblico di mercoledì sera, stipato all'inverosimile
nella sala grande e anche nella piccola con lo
schermo.
Alice è lì, pronta a ricambiare con le sue meraviglie,
che nella fattispecie sono le migliori canzoni di una lunga
carriera, da "Il vento caldo dell'estate" (1980) e "Per Elisa"
(1981) ai brani di "Viaggio in
Italia", l'album nei negozi da ieri. Il concerto rientra nella
rassegna di qualità "Fa diesis minore - Le parole per la musica",
ideata da Stefano Storchi del Comune. Elettronica e acustica si
compenetrano (è proprio vero che gli opposti si attraggono!), grazie
anche ai bravi Marco Guarnerio alle chitarre e alle tastiere e
Michele Fedrigotti al pianoforte e alle tastiere. E Alice inizia il
concerto proponendo cinque brani "d'autore" di "Viaggio in Italia" e
intraprendendo un percorso a ritroso che la porta a eseguire nel
finale i suoi pezzi più famosi, capolavori scritti da (e in parte
con) Franco Battiato.
L'aristocratica voce della
cantante è stentorea, intensa, perfino germanica nel suo rigore, ma
cova sotto di sé anche le emozioni o il senso di disperazione che
non possono non scaturire dall'interpretazione di una poesia di Pier
Paolo Pasolini o di un brano di Léo Ferré. Una voce che trova
comunque la propria espressione massima a contatto con lo stile
compositivo di Battiato e il proprio partner ideale nel pianoforte a
coda, suonato a tratti dalla stessa Alice e quasi sempre da
Fedrigotti, musicista davvero straordinario nel suo moderno
classicismo.
Dal
cd "Viaggio in Italia", la
cantante trae un'evocativa versione di "Un blasfemo" di De André
(dell'LP "Non al denaro non all'amore né al cielo", 1971), due
poesie di Pasolini musicate da Mino Di Martino ("Febbraio" sembra un
lieder e "Al Principe" è un chiaro esempio dell'interazione tra i
freddi loop delle tastiere e il calore della chitarra acustica),
l'attuale singolo "La bellezza stravagante" ("Fossati aveva scritto
questa canzone per il mio progetto - precisa Alice - ma, date le
lungaggini, l'ha realizzata prima lui) ed "E' stato molto bello",
brano minimale di Battiato-Sgalambro uscito su "Gommalacca" nel '98.
Con il suo recitar cantando, Alice si sofferma sulla dolorosa
nostalgia di "Col tempo sai" di Ferré, poi si dimostra valida
autrice nei suoi hit "Dammi la mano amore", cullante, "Il giorno
dell'indipendenza" (Festival di Sanremo 2000), troppo elettronico, e
"Il contatto", voce-piano in un mondo parallelo. Meno noti "Anin a
gris", poesia friulana trasformata in ninnananna, e "Open your
eyes", inciso con Skye dei Morcheeba nel '98 (dal cd "Exit") e
gravido di cupa elettronica anni '80.
Infine, i vecchi frutti del binomio
Alice-Battiato, esaltanti ("Chanson égocentrique" e "Per Elisa") e
lirici ("Prospettiva Nevskij" e "I treni di Tozeur"). Due i bis per
il pubblico in delirio: "Il vento caldo dell'estate" e, in omaggio
alla relazione tra parola e musica su cui si fonda la rassegna "Fa
diesis minore", l'intensa poesia ebreo-tedesca "1943" musicata da Di
Martino.
3
OTTOBRE 2003 - MA IO PREFERISCO PASOLINI AI CANTAUTORI DEL NULLA -
LA REPUBBLICA
Ha
inciso un disco di cover: rilegge canzoni di altri. Ma in realtà,
dice, il suo è un concept album. E sì, parola grossa per chi canta
canzonette. Eppure "Viaggio in Italia" di Alice, in uscita l'8
ottobre, è più vicino al mondo (antico) del Grand Tour che a una
collezione di musica leggera. Quattordici canzoni. Un tributo a
Pasolini ma anche a De Andrè, Guccini, Gaber e Battisti-Pannella.
Passando per De Gregori, Battiato, Fossati. Più due voci straniere:
i King Crimson di "Island" e Syd Barrett, il talento visionario dei
primi Pink Floyd, su un testo di James Joyce. Tragitto difficile e
tortuoso quello di Carla Bissi, da 28 anni, per l'Italia che canta,
semplicemente Alice. Nel 1981 vinse Sanremo con "Per Elisa" (di
Franco Battiato). Ma, da allora, scelte spesso controcorrente.
Impopolari. Fino ad incidere (e portare in scena) Satie e Ravel.
"Vincere a Sanremo mi ha sconvolto la vita. Non ero preparata. L'ho
subito. Vent'anni fa non sapevo quello che volevo, ma quello che non
volevo sì. Ho fatto delle scelte. Un azzardo? Eccomi qui".
Un
cd dedicato alla poesia: trova così stretti i panni di cantante
leggera?
No, resto cantante pop. Ma è avvilente ascoltare canzoni che non
significano nulla. Non mi faccia fare nomi, ma certi testi non sono
soltanto innocui: fanno danni. Io stessa sono diventata autrice per
disperazione. Mi proponevano brani talmente orrendi che ho detto: me
li scrivo da me, peggio di così non posso fare. Ma compongo solo
quando sento di avere delle cose da dire. Non sono una cantante a
tempo pieno.
Meglio rituffarsi su
Pasolini? Stiamo disimparando una lingua ricchissima. Usiamo le
parole senza coglierne più il senso. Invece ho sempre adorato la
scrittura di Pasolini. Ho scelto due testi da "La seconda forma de
La meglio Gioventù" e "La religione del nostro tempo". La musica di
Mino Di Martino li ha trasformati in canzoni. La spiritualità di
Pasolini è ancora oggi devastante: un messaggio di grande contenuto
morale. Ma amo molto altra poesia. E tra i contemporanei ho un
debole per Alda Merini.
Pasolini maestro dei cantautori? Alcuni testi della nostra
canzone d'autore sono straordinari, hanno la stessa forza di un
testo letterario. Del resto la forma di espressione della poesia sta
cambiando nel tempo.
Com'è nato il progetto? L'idea iniziale si intitolava "Le
parole del giorno prima": avevo in mente di riutilizzare testi poetici e letterari europei. Con il mio produttore Francesco
Messina ho lavorato su un canzoniere molto ampio. Finché mi sono
imbattuta nella nostra lingua. E ho puntato sull'Italia.
Si è concessa due
licenze poetiche, in "Auschwitz" e "Un Blasfemo"? Si, ho cambiato la persona narrante nel brano di De
Andrè. Non me la sentivo di cantarla in prima persona: "Mai più mi
chinai e nemmeno su un fiore/ più non arrossii nel rubare l'amore/
dal momento che Inverno mi convinse che Dio/ non sarebbe arrossito
rubandomi il mio". E per "Auschwitz" ho chiesto a Guccini di fare un
piccola variazione. Il testo originale recita: "Io chiedo quando
sarà che un uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento
si poserà". Ma in alcune versioni dal vivo cambiava. Per mantenere
il senso dell'originale ho pensato alla doppia negazione che
determina affermazione: "No, io non credo che l'uomo non potrà
imparare a vivere senza ammazzare e che il vento mai si
poserà...".
Ha sfidato grandi
interpreti... Non è stato facile
reinterpretare Battisti. Mi ha colpito che la sua voce sui testi
surreali di Panella fosse priva di alcun tipo di sentimentalismo. Ho
lavorato per penetrare nel suo mondo. E ho scoperto che le sue
ultime canzoni il sentimento lo nascondono dentro: come un segreto
da custodire. Hanno melodie che il confronto con i brani del suo
passato ha reso difficili da apprezzare pienamente.
Del progetto originario
sono rimasti due brani del rock europeo anni '70. Non potevo farne a meno. Sono due capolavori poetici
che fanno parte del mio bagaglio culturale.
Ritornerebbe al Festival?
A Sanremo sono grata. Oggi non
rappresenta più la musica italiana, non è nemmeno un veicolo
promozionale. Ci vorrebbe una rivoluzione. Ma se mi invitassero come
ospite, perché no?
Prossimo progetto?
Una tournée teatrale con queste
canzoni e un secondo capitolo. Dalla scaletta sono restate fuori
"Col tempo sai" di Ferré, "Don Giovanni" di Battisti. Lo farò. Se
avrò modo di incidere ancora".