ALICE Articoli 2003-2006 Selezioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

11 GENNAIO 2006 - IL GAZZETTINO - CONCERTO

 

UDINE - A "sottrarre", nella musica, non si sbaglia mai. Specie se si ha la fortuna di possedere una voce come quella di Alice, che può avere come sottofondo un'orchestra o un paio di bravi musicisti, performer di fama mondiale o semplici basi preregistrate. La sostanza non cambia, perché la magia sta tutta in quella voce, nella capacità di rinnovare ogni singola canzone, di far diventare poesia ogni cosa. Nel caso specifico, in un Palamostre zeppo che ha ospitato una delle serate "itineranti" della stagione del "Bon" di Colugna (con, in più, un intento benefico, la raccolta di fondi per l'Associazione trapiantati di fegato), Alice ha ripresentato il suo show degli ultimi anni, quel "Viaggio in Italia" che è un'escursione attraverso le parole poetiche di autori famosi, riletti in forma nuova o interpretati scegliendo parti meno note della carriera. Spalleggiata soltanto da Alberto Tafuri al piano e Marco Pancaldi alla chitarra e da misurate "basi", Alice ha fatto un excursus raffinato della canzone italiana. Ma anche della poesia "piegata" alla forma canzone, partendo da De Andrè ("Un blasfemo") e Pasolini ("Al principe", "Febbraio" e "La recessione", da tempo in repertorio) per poi citare tutti i grandi: Fossati, Guccini, De Gregori, Gaber, il Battisti meno conosciuto dal grande pubblico e il Battiato più popolare. Recuperando vecchie hit ("Dammi la mano amore", "Il sole nella pioggia", "Il vento caldo dell'estate", "Per Elisa"), Alice dimostra di essere l'unica, in Italia, ad avere certi riferimenti stilistici (i samples della tromba di Jon Hassell e le atmosfere alla Sylvian parlano da sé). E di saper strappare l'applauso più sincero sia quando ricorda l'ultima tappa udinese al Palamostre (nel '96: con lei, non a caso, i signori Jansen & Karn...). Sia quando, nei bis, strizza l'occhio al Friuli con una versione rarefatta di "Anin a grîs" (by Liverani e Di Gloria), dimostrazione genuina che la poesia, quando è vera, può nascere dappertutto.

Andrea Loime

 

4 LUGLIO 2005 - IL GIORNALE DI SICILIA - CONCERTO AL VELODROMO BORSELLINO

 

Alice: "Cantare con Franco sul palco? Vedremo, chissà cosa verrà fuori. "I treni di Tozeur"? Stupendo reinterpretarla con lui, è una canzone talmente bella..." L'appuntamento è di quelli sospesi fra musica e parole d'autore. Domani sera al Velodromo Borsellino, allestito per l'occasione come un gran teatro, un quartetto d'assi realizzerà uno dei concerti più interessanti di questa ricchissima estate. Alice, Battiato, Bia e i Radiodervish daranno vita a quattro set, ognuno di oltre mezz'ora, che racconteranno come si possa fare musica e regalare emozioni, a tratti letterarie, senza ammiccare al commerciale. Il concerto ha anche uno scopo nobile: parte dell'incasso infatti verrà devoluto al Comitato 26 dicembre, il cartello di associazioni costituitosi con l'obiettivo di sviluppare un rapido processo di ricostruzione nei territori devastati dallo tsunami di Santo Stefano. I biglietti, di tre ordini di posto, da 27 a 52 euro inclusi diritti, sono ancora disponibili al botteghino del Velodromo. Si inizia alle 21.30. Quattro concerti in uno, dunque. Quattro artisti, pur senza aver provato nulla, disposti ad interagire sul palco l'un con l'altro come in una session band con incontri che, fra suoni e testi, possono dar vita ad improvvisazioni da antologia. Un concentrato di note dove ciascuno proporrà il suo the best: i Radiodervish presenti al gran completo con una formazione allargata con tanto di viola, violino e violoncello; Bia, brasiliana, pupilla di Chico Buarque, in quintetto scalderà l'atmosfera con il suo raffinato repertorio intriso di raffinata bossanova con incursioni nelle sonorità jazz e particolari cover di Gerges Brassens e Caetano Veloso; Franco Battiato, accompagnato in scena dagli archi del Nuovo Quartetto Italiano, che non ha bisogno di presentazioni e Carla Bissi, ovvero Alice. "L'ultima volta che ho cantato a Palermo - racconta Alice - risale a quasi quindici anni fa. Sarà bello tornare anche perché, della Sicilia e dei siciliani io ricordo e apprezzo molto l'intelligenza, la creatività, il fermento culturale, una profondità che difficilmente trovi in altre parti d'Italia. Certo, non amo l'incuria e la disattenzione e l'abbandono che in molti hanno nei confronti del patrimonio dell'Isola. Se il patrimonio siciliano l'avesse la Francia, per la cura e l'attenzione che mettono, tutto sarebbe perfetto". Di siciliani illustri, la signora Bissi ne conosce uno in particolare che domani ritroverà sul palcoscenico: "Con Franco non ci sentiamo da un po', non so se sul palco sarà possibile unire le forze, però non dovrebbe essere difficile suonare e cantare insieme qualcosa". "I treni di Tozeur" potrebbero essere d'aiuto: "E' una canzone straordinaria e bellissima, racconta di un posto particolare, eppure io a Tozeur non ci sono mai stata. Franco, dato che l'ha scritta, penso proprio di sì, anzi credo che ci si sia fermato anche un bel po'". Alice ha da poco pubblicato un lavoro che si intitola "Viaggio in Italia". Domani sera in trio con Alberto Tafuri e Marco Guarneri lo proporrà insieme ad un tuffo nel suo repertorio. "Viaggio in Italia" è figlio di un altro progetto, "Le parole del giorno prima" in cui volevo musicare e cantare le poesie e i testi scritti da altri. La ricerca nel cantautorato italiano ha fatto sì che la ricchezza di questo patrimonio prendesse il sopravvento sul resto. Così a parte due inediti legati a Pasolini, mi sono trovata ad incidere brani di Guccini, De Gregori, Battisti con Panella, Gaber e Fossati".

Maria Elena Vittorietti

 

25 MARZO 2004 - ALICE IN CONCERTO - IL GAZZETTINO

 

Canta "Auschwitz" Alice, nel suo concerto al Teatro Toniolo di Mestre a chiusura del tour "Viaggio in Italia". E subito dopo si lancia in una considerazione polemica: "Questa è una canzone sulla memoria, ma è curioso come nella storia a volte le vittime possano diventare carnefici e viceversa". La cantante forlivese, "ma a Forlì non vivo da più di vent'anni" ricorda, ha scelto una via musicale indipendente e anomala, ben lontana dai suoi esordi sanremesi come Carla Bissi. Dopo aver imparato a convivere con un nome d'arte che non ha mai particolarmente amato, Alice ha dedicato l'ultima stagione alla rivisitazione di canzoni d'autore a lei particolarmente care, il Battisti di Panella, Battiato secondo Sgalambro, il Fossati più sognante e curioso. Il risultato e' un concerto che cambia sera dopo sera, molto conviviale, elegante, fatto di voci in chiaroscuro che escono da ombre scure su fondali luminosi monocromatici e cangianti, che vedono scorrere parole come poesie, su musiche riscritte e ridisegnate, a partire dal De Andrè di "Un blasfemo" per giocare sui colori tenui di una batteria elettronica suonata in punta di piedi da Steve Jansen o sul pianoforte leggero della stessa Alice alternato a quello più tempestoso di Alberto Tafuri. Il volume è basso, quasi a invogliare la fatica di un ascolto attento. La voce di Alice gioca sulle sue tonalità quasi mascoline. Ci sono dei piccoli gioielli ritrovati come "La bellezza stravagante", "Come un sigillo", oppure il sogno visionario del volatore Lindbergh: "Sono canzoni che mi sono ritrovata addosso e che per molti versi mi rappresentano intimamente, che ho vissuto o che, come "Auschwitz" sono venute da sole, inaspettate, facendosi trovare quando magari il progetto stava andando da tutt'altra parte". Alice rende omaggio a Gaber e al suo passato con "Prospettiva Nevskij", "Il vento caldo dell'estate", "Per elisa", ma regala anche una straordinaria "La cura" di Battiato a voce e pianoforte "che canto a Mestre per la prima volta nella mia vita". Un bell'omaggio.

Giò Alajmo

 

25 MARZO 2004 - INTERVISTA - IL GAZZETTINO

 

Alice arriva stasera al Teatro Toniolo di Mestre per chiudere il suo tour "Viaggio in Italia", il primo vero giro organizzato della penisola dopo diversi anni interrotti solo da occasionali concerti. "Viaggio in Italia" è il titolo del suo ultimo album, un omaggio alla musica dei cantautori e alle canzoni che ha amato di più ascoltare, da King Crimson a Battiato, da Pasolini a De Andrè e De Gregori, da Gaber all'ultimo Battisti, rivisitate a modo suo, con la complicità di musicisti quali l'ex Japan Steve Jansen, del tastierista Alberto Tafuri, oltre a Marco Pancaldi, Simone Sant.

"Penso di proporre il disco al 99 per cento, lasciando fuori solo "Golden Air" di Syd Barrett per lasciare spazio ad altro, comprese le mie canzoni del passato recente e remoto. Il progetto non è "Alice canta i cantautori". Io cerco di cantare la poesia nel pop a 360 gradi, quindi usando canzoni provenienti da ogni parte passando per l'Italia. Ho cercato brani che avessero una loro poeticità intrinseca".

Curioso il tuo recupero di Battiato con Sgalambro, quindi posteriore di molto alle tue collaborazioni di un tempo... "È stato molto bello" è un'idea nata per la Milanesiana, manifestazione in cui Elisabetta Sgarbi, che la curava, mi chiese di leggere un testo di Sgalambro. Alla fine scelsi anche di cantare questa canzone che per me ha una grandissima poesia. Contiene un sentimento profondo, un testo drammatico e leggero al tempo stesso, e alla fine liberatorio...

Quanto c'è di te in queste canzoni? Diciamo che sono io che appartengo loro. C'è una parte di me presente in tutte le canzoni che ho scelto, anche in momenti più astrusi come il Battisti di Panella. Panella usa un linguaggio fuori dagli schemi ma con una potenza, una forza, una profondità che mia hanno colpita.

E del Battisti musicista di Panella che dici? Secondo me non è stato sufficientemente apprezzato. per questo serve un ascolto attivo, non passivo. Quando scriveva con Mogol tutti furono colpiti da una scrittura musicale e letteraria legata alle emozioni. Poi ha voluto liberarsi dal passato ed evitare il confronto con Mogol, facendo un salto di qualità. La scrittura musicale delle ultime canzoni è molto complessa e non lascia spazio all'emozione e al sentimentalismo ma ha in sé un sentimento molto preciso che può emergere solo se c'è un ascolto attivo. Io ho dovuto essere al servizio della sua scrittura, cercando di essere trasparente, per coglierne essenza.

Ho apprezzato la scelta di un brano di Fossati che trovo di straordinaria poesia "Lindbergh" L'ho incisa per un mio piacere personale. Racconta dell'eroismo di un uomo solo che si lancia verso l'ignoto con la consapevolezza di voler andare fino in fondo. La cosa più bella della vita è cercare, non trovare.

Gaber lo hai trovato proprio in extremis... Avevo già chiuso il progetto quando ho comprato il suo ultimo disco e sono rimasta toccata da questo pezzo, "Non insegnate ai bambini" che secondo me è una perla di saggezza. Ma ci sono cantautori che hanno scritto pagine straordinarie piene di poesia a di verità, che fanno riflettere. L'idea del progetto è dare valore al testo, soprattutto oggi che si usano testi di tre parole, quasi degli slogan, mentre noi che abbiamo vissuto altre stagioni sappiamo che nelle canzoni c'è un patrimonio culturale che riflette tematiche e questioni importantissime.

E Sanremo come l'hai trovato? Abbastanza straziante. Io ero a Mantova, a cui le riprese tv non hanno reso giustizia. Al di là del motore politico, Mantova è un'idea positiva e può crescere per diventare il momento in cui un altro tipo di musica, non solo quella più commerciale che può passare per Sanremo, può avere voce.

C'è ancora buona musica in giro? Non sono grande ascoltatrice, ma qua e là c'è. D'altronde la musica va di pari passo a tutto il resto. È tutto collegato. Quando sentiremo una gran bella musica vorrà dire che anche il resto del mondo si muove meglio.

Giò Alajmo

 

2 FEBBRAIO 2004 - AFFASCINATI DA ALICE - CORRIERE ADRIATICO

 

CAGLI - Successo per Alice in anteprima al Teatro Comunale. Tanto pubblico ad applaudire un concerto straordinario, che ha proposto vecchi successi rivisitati e nuove canzoni. Lei ha ancora il carisma e la verve che aveva 25 anni fa, quando bella e giovanissima vinse Sanremo con "Per Elisa", che l'altra sera ha messo la parola fine al concerto. I cagliesi sono rimasti affascinati dalla brava interprete. C'era una nutrita schiera di fan arrivati dal Friuli, da Reggio Emilia e da Pescara. L'artista ha portato con la sua bravura un grande entusiasmo sul palcoscenico del Comunale. Alice è stata, al suo esordio, una novità nel panorama italiano. Grazie anche alla forza e all'impronta che le ha dato un grande come Franco Battiato. Oggi, invece, grazie alla maturità acquisita, grazie anche alla sua curiosità e passione nei confronti della poesia, Alice si è presentata a Cagli in una forma inedita, proponendo nella sua performance anche due canzoni tratte dai testi di Pasolini. Poi anche un omaggio al compianto Giorgio Gaber, attraverso la canzone "Non insegnate ai bambini". "Una canzone che - ha detto - ha al suo interno il testamento spirituale di Gaber". Un pensiero in cui Alice dice di rispecchiarsi. Come lui si sentiva diverso, lei allo stesso modo pensa di non essere omologata al mondo della canzone italiana. E oggi questa sua diversità non riesce più a esprimerla con canzoni come "Per Elisa", tant'è che nel momento in cui la canta, la canta con un sorriso, quasi a dire: "E' cosa del passato, io cerco adesso una nuova dimensione, anzi il fatto stesso che ricomincio, con questo tour teatrale, è una scommessa". Una scommessa che ci pare le permetterà di ritrovare un ruolo nell'ambito della canzone d'autore. "Molto valido l'allestimento scenico - ci ha detto Massimo Puliani, direttore del Teatro Stabile - Un'atmosfera un po' francese: un allestimento giocato con poche soluzioni di luce ma efficacissime, le luci come espressioni dell'anima. E così ecco il rosso per una canzone di passione, il blu per la nostalgia, il bianco per una canzone asettica, il giallo per una canzone divertente. Tante luci per tante emozioni".

Giovanni Bartoli

 

10 OTTOBRE 2003 - ALICE NEL PARCO DELLE MERAVIGLIE - LA GAZZETTA DI PARMA

 

In una favola, Alice si troverebbe nel paese delle meraviglie circondata dall'entusiasmo. Ma a volte le favole diventano realtà e così può capitare che il paese delle meraviglie abbia le sembianze del Teatro al Parco di Parma e che l'entusiasmo sia quello del pubblico di mercoledì sera, stipato all'inverosimile nella sala grande e anche nella piccola con lo schermo.
Alice è lì, pronta a ricambiare con le sue meraviglie, che nella fattispecie sono le migliori canzoni di una lunga carriera, da "Il vento caldo dell'estate" (1980) e "Per Elisa" (1981) ai brani di "Viaggio in Italia", l'album nei negozi da ieri. Il concerto rientra nella rassegna di qualità "Fa diesis minore - Le parole per la musica", ideata da Stefano Storchi del Comune. Elettronica e acustica si compenetrano (è proprio vero che gli opposti si attraggono!), grazie anche ai bravi Marco Guarnerio alle chitarre e alle tastiere e Michele Fedrigotti al pianoforte e alle tastiere. E Alice inizia il concerto proponendo cinque brani "d'autore" di "Viaggio in Italia" e intraprendendo un percorso a ritroso che la porta a eseguire nel finale i suoi pezzi più famosi, capolavori scritti da (e in parte con) Franco Battiato.

L'aristocratica voce della cantante è stentorea, intensa, perfino germanica nel suo rigore, ma cova sotto di sé anche le emozioni o il senso di disperazione che non possono non scaturire dall'interpretazione di una poesia di Pier Paolo Pasolini o di un brano di Léo Ferré. Una voce che trova comunque la propria espressione massima a contatto con lo stile compositivo di Battiato e il proprio partner ideale nel pianoforte a coda, suonato a tratti dalla stessa Alice e quasi sempre da Fedrigotti, musicista davvero straordinario nel suo moderno classicismo.

Dal cd "Viaggio in Italia", la cantante trae un'evocativa versione di "Un blasfemo" di De André (dell'LP "Non al denaro non all'amore né al cielo", 1971), due poesie di Pasolini musicate da Mino Di Martino ("Febbraio" sembra un lieder e "Al Principe" è un chiaro esempio dell'interazione tra i freddi loop delle tastiere e il calore della chitarra acustica), l'attuale singolo "La bellezza stravagante" ("Fossati aveva scritto questa canzone per il mio progetto - precisa Alice - ma, date le lungaggini, l'ha realizzata prima lui) ed "E' stato molto bello", brano minimale di Battiato-Sgalambro uscito su "Gommalacca" nel '98. Con il suo recitar cantando, Alice si sofferma sulla dolorosa nostalgia di "Col tempo sai" di Ferré, poi si dimostra valida autrice nei suoi hit "Dammi la mano amore", cullante, "Il giorno dell'indipendenza" (Festival di Sanremo 2000), troppo elettronico, e "Il contatto", voce-piano in un mondo parallelo. Meno noti "Anin a gris", poesia friulana trasformata in ninnananna, e "Open your eyes", inciso con Skye dei Morcheeba nel '98 (dal cd "Exit") e gravido di cupa elettronica anni '80.
Infine, i vecchi frutti del binomio Alice-Battiato, esaltanti ("Chanson égocentrique" e "Per Elisa") e lirici ("Prospettiva Nevskij" e "I treni di Tozeur"). Due i bis per il pubblico in delirio: "Il vento caldo dell'estate" e, in omaggio alla relazione tra parola e musica su cui si fonda la rassegna "Fa diesis minore", l'intensa poesia ebreo-tedesca "1943" musicata da Di Martino.

Fabrizio Marcheselli

 

3 OTTOBRE 2003 - MA IO PREFERISCO PASOLINI AI CANTAUTORI DEL NULLA - LA REPUBBLICA

 

Ha inciso un disco di cover: rilegge canzoni di altri. Ma in realtà, dice, il suo è un concept album. E sì, parola grossa per chi canta canzonette. Eppure "Viaggio in Italia" di Alice, in uscita l'8 ottobre, è più vicino al mondo (antico) del Grand Tour che a una collezione di musica leggera. Quattordici canzoni. Un tributo a Pasolini ma anche a De Andrè, Guccini, Gaber e Battisti-Pannella. Passando per De Gregori, Battiato, Fossati. Più due voci straniere: i King Crimson di "Island" e Syd Barrett, il talento visionario dei primi Pink Floyd, su un testo di James Joyce. Tragitto difficile e tortuoso quello di Carla Bissi, da 28 anni, per l'Italia che canta, semplicemente Alice. Nel 1981 vinse Sanremo con "Per Elisa" (di Franco Battiato). Ma, da allora, scelte spesso controcorrente. Impopolari. Fino ad incidere (e portare in scena) Satie e Ravel.

 

"Vincere a Sanremo mi ha sconvolto la vita. Non ero preparata. L'ho subito. Vent'anni fa non sapevo quello che volevo, ma quello che non volevo sì. Ho fatto delle scelte. Un azzardo? Eccomi qui".

 

L'INTERVISTA

 

Un cd dedicato alla poesia: trova così stretti i panni di cantante leggera?

No, resto cantante pop. Ma è avvilente ascoltare canzoni che non significano nulla. Non mi faccia fare nomi, ma certi testi non sono soltanto innocui: fanno danni. Io stessa sono diventata autrice per disperazione. Mi proponevano brani talmente orrendi che ho detto: me li scrivo da me, peggio di così non posso fare. Ma compongo solo quando sento di avere delle cose da dire. Non sono una cantante a tempo pieno.

Meglio rituffarsi su Pasolini? Stiamo disimparando una lingua ricchissima. Usiamo le parole senza coglierne più il senso. Invece ho sempre adorato la scrittura di Pasolini. Ho scelto due testi da "La seconda forma de La meglio Gioventù" e "La religione del nostro tempo". La musica di Mino Di Martino li ha trasformati in canzoni. La spiritualità di Pasolini è ancora oggi devastante: un messaggio di grande contenuto morale. Ma amo molto altra poesia. E tra i contemporanei ho un debole per Alda Merini.

Pasolini maestro dei cantautori?  Alcuni testi della nostra canzone d'autore sono straordinari, hanno la stessa forza di un testo letterario. Del resto la forma di espressione della poesia sta cambiando nel tempo.

Com'è nato il progetto? L'idea iniziale si intitolava "Le parole del giorno prima": avevo in mente di riutilizzare testi poetici e letterari europei. Con il mio produttore Francesco Messina ho lavorato su un canzoniere molto ampio. Finché mi sono imbattuta nella nostra lingua. E ho puntato sull'Italia.

Si è concessa due licenze poetiche, in "Auschwitz" e "Un Blasfemo"? Si, ho cambiato la persona narrante nel brano di De Andrè. Non me la sentivo di cantarla in prima persona: "Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore/ più non arrossii nel rubare l'amore/ dal momento che Inverno mi convinse che Dio/ non sarebbe arrossito rubandomi il mio". E per "Auschwitz" ho chiesto a Guccini di fare un piccola variazione. Il testo originale recita: "Io chiedo quando sarà che un uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà". Ma in alcune versioni dal vivo cambiava. Per mantenere il senso dell'originale ho pensato alla doppia negazione che determina affermazione: "No, io non credo che l'uomo non potrà imparare a vivere senza ammazzare e che il vento mai si poserà...".

Ha sfidato grandi interpreti... Non è stato facile reinterpretare Battisti. Mi ha colpito che la sua voce sui testi surreali di Panella fosse priva di alcun tipo di sentimentalismo. Ho lavorato per penetrare nel suo mondo. E ho scoperto che le sue ultime canzoni il sentimento lo nascondono dentro: come un segreto da custodire. Hanno melodie che il confronto con i brani del suo passato ha reso difficili da apprezzare pienamente.

Del progetto originario sono rimasti due brani del rock europeo anni '70. Non potevo farne a meno. Sono due capolavori poetici che fanno parte del mio bagaglio culturale.

Ritornerebbe al Festival? A Sanremo sono grata. Oggi non rappresenta più la musica italiana, non è nemmeno un veicolo promozionale. Ci vorrebbe una rivoluzione. Ma se mi invitassero come ospite, perché no?

Prossimo progetto? Una tournée teatrale con queste canzoni e un secondo capitolo. Dalla scaletta sono restate fuori "Col tempo sai" di Ferré, "Don Giovanni" di Battisti. Lo farò. Se avrò modo di incidere ancora".

Alfredo D'Agnes

 

PAGINA PUBBLICATA IL 5 FEBBRAIO 2015

Ultimo aggiornamento 28.5.2017