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Lucio Battisti di Sergio Bernardini

 

 

 

SELEZIONE BIBLIOGRAFICA
 

Se è vero che c'è sempre una prima volta, è altrettanto vero che esiste un'ultima volta. E se è vero che una donna, attraverso l'uso di armi sapientemente dosate, può influenzare positivamente il comportamento del suo compagno sino a fargli rivedere i propri atteggiamenti, è altrettanto vero che una donna può produrre sul partner effetti assolutamente contrari, cioè negativi.

 

E il partner in questione si chiama Lucio Battisti. Nome importante nel mondo della canzone, personaggio in grado di provocare veri e propri raduni di massa. Oggi ci siamo abbastanza abituati a scene deliranti, comunque pittoresche, intorno ad un cantante o ad un gruppo. Non fa più notizia la ragazzina che tenta di piombare addosso ad un componente degli Spandau Ballet, ad esempio, urlando: "Voglio un figlio da te". Normale amministrazione o semplice routine per gli artisti e per i loro fans.

 

Un po' meno normale risulta un atteggiamento del genere ai tempi d'oro della Bussola. Gli esempi che si riferiscono alle scene da delirio e al rapporto con i Beatles o con i Rolling Stones sono comunque fenomeno straniero e ancora i nostri ragazzi non hanno deciso di importare questo tipo di usi e di costumi. Ecco, Lucio Battisti forse è veramente il primo in senso assoluto che riesce in qualche modo a provocare un simile movimento popolare intorno a sé.

 

Quando lo cerco per proporgli una serata d'onore alla Bussola, il cantante-poeta delle nuove generazioni è ormai un idolo fatto e finito. Le sue canzoni sono in pianta stabile nella hit parade e quasi sempre non sotto la terza posizione in classifica. Lui e Mogol sono praticamente una persona sola: viaggiano in coppia e le cose che decide uno sono esattamente le cose che ha già deciso l'altro. E viceversa. Piuttosto schivo e anche abbastanza timido nonostante il successo clamoroso già ottenuto a tutti i livelli, Lucio Battisti non è convinto delle mie proposte. Già in lui sta maturando l'idea di non concedersi più al pubblico, ma di esercitare la sua arte soltanto a livello discografico. Dietro questa scelta, soltanto in una percentuale minima governata dall'autonomia di pensiero, ci sta in realtà la sua moglie-segretaria: "Non hai assolutamente bisogno di partecipare a serate o di metterti a cantare in teatro. Puoi benissimo soddisfare le esigenze dei tuoi ammiratori attraverso la produzione e la vendita dei tuoi dischi". Così lo sollecita la sua donna giocando parecchio sul carattere di Lucio che, come ho detto, non è tra i più espansivi. Mogol non è d'accordo. Lui sostiene che una scelta simile equivarrebbe ad un tradimento e che comunque soltanto la presenza fisica può garantire ad un qualsiasi protagonista la certezza di un successo continuativo.

 

Ed è proprio attraverso il paroliere che riesco a forzare la resistenza di Battisti e della sua compagna. Questo dopo aver trascorso un buon numero di giorni nella villa dello stesso Mogol, in Brianza, dove i due stanno lavorando per ultimare l'ennesimo ellepi di sicuro successo. "Comunque sarà l'ultima volta che canterò in pubblico. Dal prossimo anno mi trasferisco in Inghilterra e la mia produzione sarà soltanto diretta verso il disco. Nessuna serata, nessuna comparsa in pubblico. Niente di niente". Come sempre, anche per Lucio, mi auguro un ripensamento che, purtroppo, non verrà. Nonostante la Bussola e tutto il piazzale circostante vengano trasformati per lui in un vero e proprio accampamento, un gigantesco happening come nei grandi raduni americani. E con tutto il "colore" del caso: svenimenti compresi e poliziotti a fare da padri e da madri a ragazzine completamente fuori di testa. Una delle poche volte che la Bussola cambia veramente aspetto: da locale esclusivo a spazio assolutamente popolare.

 

E' anche in virtù di questo fenomeno e della verifica di quanto ci sia da fare rispetto alle nuove generazioni che maturerà successivamente in me l'idea di un locale aperto non soltanto a persone di mezza età o a giovani rampolli di facoltose famiglie in vacanza, ma a tutti coloro che amano lo spettacolo e hanno diritto di beneficiarne in egual misura a costi accessibili. L'idea si svilupperà e troverà la propria realizzazione nell'allestimento di Bussoladomani, un teatro-tenda a poche centinaia di metri di distanza dalla "casa-madre" Bussola e in grado di contenere migliaia di persone: una sorta di palazzetto dello sport dove potranno trovare posto gli amici della "musica e una lattina di Coca-Cola". Non solo: teatro in piena regola, sport, cultura a tutti i livelli, mostre ed esposizioni. All'insegna del "c'è posto per tutti, anzi tutti sono invitati per poche lire e per grandi spettacoli". Ma questa è storia quasi contemporanea e ci tornerò sopra più avanti per parlare di enormi soddisfazioni, di grandi rincrescimenti e di solenni buggerature.

 

Resta il tempo di Lucio Battisti a chiudere il mio rapporto con i poeti dello spettacolo. Lui che realizza una delle serate più indimenticabili della Bussola e che dopo essere arrivato, insieme a Mogol, in sella ad un cavallo bianco (i due animali verranno "parcheggiati" insieme con Mercedes, Jaguar, Ferrari e tutte le altre macchine dei clienti) a fine spettacolo riprende il suo ronzino per tornarsene da dove è venuto. Bruciando infine le mie residue e ormai tiepide speranze legate alla possibilità del famoso ripensamento: "Domani stesso parto per l'Inghilterra. Ti auguro buona fortuna e vorrei che tu facessi lo stesso con me". Dunque, buona fortuna a te, Lucio. Peccato. Ancora oggi sono convinto che, in giro per i teatri d'Italia, saremmo riusciti a riproporre i successi della coppia Mina-Gaber. Lucio Battisti: uno dei miei sogni rimasti nel cassetto.

 

 

22.5.2012 - Dal book "Non ho mai perso la Bussola" (1987)