In
40 minuti di conferenza stampa Maria Magdalena Von Losch
ha cercato di smitizzare Marlene Dietrich con parole
fredde, giudizi del tutto inattesi. Ci si chiedeva se
quella signora dall'aspetto giovanile, intenta a
rispondere alle domande dei giornalisti, fosse proprio
"l'Angelo Azzurro", rientrata in Italia dopo un'assenza
di otto anni, per il recital di domani sera alla
Bussola.
Giacca e pantaloni bianchi, un
maglioncino blu accollato e sui capelli biondissimi un
basco dello stesso colore, la settantenne attrice è
giunta al locale delle Focette alle 14,30 precise: come
era stato stabilito dal manager Alex Valdez. Già la
mattina si era presentata puntuale alle prove con la
grande orchestra, prove fissate per le dieci, ed aveva
provato per tre ore i sedici brani del programma che
formeranno il recital di domani. Un'ora e mezzo dopo era
di nuovo lì, per l'incontro con i giornalisti.
Una strana conferenza stampa: alle
tante domande che le sono state rivolte Marlene ha
sempre risposto in modo distaccato e con frasi
brevissime. Praticamente impossibile dialogare. E'
entrata sul palcoscenico dopo avere gridato un "No!"
sonante all'indirizzo di chi aveva acceso i riflettori
per agevolare l'opera dei tanti fotografi presenti.
"Riprendetemi così, alla svelta per piacere. Ai
fotografi non ho mai creduto, quindi fate i vostri
scatti e via". Nel semibuio della sala, dove non c'era
una lampada accesa, i fotografi hanno operato veloci.
Poi è toccato ai giornalisti. Gentile e sorridente
nell'aspetto, con lo sguardo pronto a fissare in volto
chi poneva la domanda, la Dietrich non si è mai
scomposta. Nemmeno quando, vista la sua reticenza a
rispondere alle più semplici curiosità, qualcuno le ha
domandato perché aveva accettato di incontrarsi con la
stampa.
"Bisogna assoggettarsi a tutto. Però
non amo questi incontri. Non amo parlare sempre di me.
In fondo, se non lo sapete, io sono davvero una
contestatrice".
In precedenza, forse per questo,
Marlene aveva detto: "Non ho mai amato il mio mestiere
di attrice e tanto meno i personaggi da me interpretati.
Erano tutti ruoli da prostituta, da "Lola Lola" a "Il
cantico dei cantici". Come avrei potuto essere
soddisfatta di queste parti?". E poi subito dopo: "Mi
chiedete che altri personaggi avrei voluto interpretare?
Rispondo: Nessuno. Mi chiedete allora: perché ho fatto
tanti film? Vi dico: per lavorare, per guadagnare.
Volete sapere se come attrice e come donna ho amato
veramente qualcuno o qualche cosa nella vita. Certo: io
adoro infinitamente i bambini. Amo soltanto loro".
Quindi una lunga serie di brevi domande
e altrettanto brevissime risposte:
Chi è l'attrice italiana che stima di
più? "Anna Magnani".
Che dice della sua antica rivalità con
Greta Garbo? "Greta Garbo? Non l'ho mai conosciuta!".
Le piace essere al centro di tante
attenzioni? "No, ma debbo lavorare...".
Perché si è fatta scrivere gli
arrangiamenti da Burt Bacharach? "Quando cercavo un
pianista e arrangiatore mi mandavano un maestrino quasi
sconosciuto: era Bacharach, la sua fortuna è iniziata da
questo incontro".
Perché si è ristabilita in Europa? Non
si sentiva a suo agio in America? "Sono cittadina
americana, ma sono nata in Europa e prima o poi, ognuno
ritorna sempre alla sua terra".
Quali sono i suoi ricordi più
piacevoli? "L'incontro con il pubblico russo e con
quello inglese".
E' vero che lei è felice soltanto
quando canta? "Certo, se così non fosse, non canterei".
Lei è addirittura meticolosa nel
preparare uno spettacolo. Perché non vuole nessuno
durante le prove? "Il lavoro è una cosa seria. Le prove
lo sono più dello spettacolo, io lavoro solamente quando
mi pagano. Perché qualcuno dovrebbe assistere alle prove
gratis?".
Marlene ha chiuso la conferenza stampa
con una risposta sull' "Angelo azzurro": "E' un mito
tramontato, il divismo oggi non esiste più, sta
giustamente scomparendo. Anche perché lo spettacolo
mondiale non dà più nomi degni di essere ricordati a
lungo".
Ma nonostante tutte le sue smentite, i
tentativi di smitizzare i personaggi che l'hanno resa
celebre, Marlene Dietrich nel programma di domani sera
presenta proprio i suoi pezzi più classici. Nella parte
centrale troviamo "Lola", "Lili Marlene",
i refrain di "Johnny", di "Marie Marie", di "Where have
all the flowers gone", e "Boomerang Baby", tutta la
storia di Marlene-Lola. Una storia che nemmeno la nobile
Maria Magdalena Von Losch, così come Marlene intende
farsi chiamare dopo 44 anni dalla nascita dell' "Angelo
azzurro", può cancellare. (Aldo Valleroni)
.4.1972
- Marlene è ancora Lola
Il recital di Marlene Dietrich si è
concluso con un trionfo. Quando la voce della cantante
si è spenta sull'ultima nota di "Honeysuckle rose", una
pioggia di rose rosse e di garofani ha quasi sommerso l'
"Angelo azzurro". Al centro della pedana, Marlene si era
inchinata per salutare il pubblico. La folla, tutta in
piedi, ha continuato ad applaudire, e si è stretta
intorno alla cantante. Commossa, la Dietrich porgeva le
mani al bacio degli ammiratori e le rose, raccolte con
gesti gentili, alle signore che gridavano "brava!".
Nel corso dello spettacolo il mito
Marlene si è rinnovato puntuale, canzone per canzone.
Sul palcoscenico della Bussola, la Dietrich è tornata ad
essere "Lola Lola", il personaggio che aveva cercato di
rifiutare, a parole, nella conferenza stampa della
vigilia. Non portava come "l'Angelo azzurro", un boa di
piume di struzzo, un cappello a cilindro e le lunghe
calze nere a fasciare le gambe. Oggi la Dietrich ha 70
anni (compiuti lo scorso dicembre). Si è presentata con
una cappa di visone bianca, a ricoprire il famoso
modello di Jean Louis, il suo sarto di Hollywood: un
modello che ripete da tanti anni, servendosi di qualche
metro di tulle color carne, un po' di latex e 200 gocce
di perle. Sotto non indossa altro.
Il recital è iniziato all'una di notte.
Marlene è venuta alla ribalta alzando le braccia in un
saluto, il pubblico, che attendeva da ore, ha applaudito
davvero l' "Angelo azzurro". Sotto le luci dei
riflettori con i capelli biondi sciolti ad incorniciare
la fronte e il magnetico sorriso dei suoi grandi occhi,
la figura esile, slanciata, Marlene ha saputo
affascinare subito gli spettatori. L'orchestra aveva
terminato l'ouverture con i tanti motivi dei suoi film
più famosi e la Dietrich ha iniziato illustrando, brano
per brano, il suo programma. Poi la serie delle canzoni:
"Anything but love", "My blue heaven" (quasi recitata),
"The boys in the backroom", divertente e dal ritmo più
moderno, e le melodie di Cole Porter per chiudere la
prima parte.
Una brevissima uscita di scena per
posare la cappa di visone e tornare davanti al
microfono, a braccia e spalle nude. Quindi, in un
crescendo di applausi: "Johnny" e "La vie en rose";
l'irresistibile "Boomerang baby", un brano jazzistico
punteggiato da stacchi precisi, e "Lola", il suo motivo
indimenticabile. Per ogni brano, un'ovazione.
Marlene Dietrich non ha soltanto
cantato. Ha recitato, mimato, rifatto le tante voci dei
suoi personaggi; è stata candida e misteriosa, comica e
triste. Dopo
"Where have all the flowers gone", cantata con voce
piena nella prima parte e quasi sussurrata nel secondo
refrain, che è finito in un singhiozzo, Marlene si è
appoggiata al pianoforte, un attimo appena, per
riposarsi, mentre gli applausi continuavano.
Quindi, la parte finale del recital, il
grazie al maestro e agli orchestrali, i fiori, gli
abbracci della folla. Raffaella Carrà, Ottavia Piccolo e
Nunzio Filogamo, che anni fa aveva presentato a Parigi
uno spettacolo della Dietrich, sono stati i primi a
festeggiarla.
Fuori, il pubblico stava ancora
applaudendo, chiamava "Lola!". Marlene ha fatto cenno di
ascoltare, indicando in un angolo del camerino il
mantello di piume di struzzo che porta sempre con sé
come un talismano; ha detto: "Forse hanno ragione loro,
quando canto torno sempre ad essere la Marlene che loro
conoscono meglio di me. Ma - ha aggiunto sorridendo - un
"angelo" di 70 anni può ancora volare?. E ha chiesto al
suo manager un bicchiere di champagne gelato.
(Aldo Valleroni)