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1972 MARLENE DIETRICH alla BUSSOLA di Viareggio

 

 

 

LA STAMPA di Torino - ARCHIVIO STORICO - CONFERENZA STAMPA E RECENSIONE RECITAL

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1.4.1972 - Marlene contro Marlene

 

In 40 minuti di conferenza stampa Maria Magdalena Von Losch ha cercato di smitizzare Marlene Dietrich con parole fredde, giudizi del tutto inattesi. Ci si chiedeva se quella signora dall'aspetto giovanile, intenta a rispondere alle domande dei giornalisti, fosse proprio "l'Angelo Azzurro", rientrata in Italia dopo un'assenza di otto anni, per il recital di domani sera alla Bussola.

Giacca e pantaloni bianchi, un maglioncino blu accollato e sui capelli biondissimi un basco dello stesso colore, la settantenne attrice è giunta al locale delle Focette alle 14,30 precise: come era stato stabilito dal manager Alex Valdez. Già la mattina si era presentata puntuale alle prove con la grande orchestra, prove fissate per le dieci, ed aveva provato per tre ore i sedici brani del programma che formeranno il recital di domani. Un'ora e mezzo dopo era di nuovo lì, per l'incontro con i giornalisti.

 

 

Una strana conferenza stampa: alle tante domande che le sono state rivolte Marlene ha sempre risposto in modo distaccato e con frasi brevissime. Praticamente impossibile dialogare. E' entrata sul palcoscenico dopo avere gridato un "No!" sonante all'indirizzo di chi aveva acceso i riflettori per agevolare l'opera dei tanti fotografi presenti. "Riprendetemi così, alla svelta per piacere. Ai fotografi non ho mai creduto, quindi fate i vostri scatti e via". Nel semibuio della sala, dove non c'era una lampada accesa, i fotografi hanno operato veloci. Poi è toccato ai giornalisti. Gentile e sorridente nell'aspetto, con lo sguardo pronto a fissare in volto chi poneva la domanda, la Dietrich non si è mai scomposta. Nemmeno quando, vista la sua reticenza a rispondere alle più semplici curiosità, qualcuno le ha domandato perché aveva accettato di incontrarsi con la stampa.

"Bisogna assoggettarsi a tutto. Però non amo questi incontri. Non amo parlare sempre di me. In fondo, se non lo sapete, io sono davvero una contestatrice".

In precedenza, forse per questo, Marlene aveva detto: "Non ho mai amato il mio mestiere di attrice e tanto meno i personaggi da me interpretati. Erano tutti ruoli da prostituta, da "Lola Lola" a "Il cantico dei cantici". Come avrei potuto essere soddisfatta di queste parti?". E poi subito dopo: "Mi chiedete che altri personaggi avrei voluto interpretare? Rispondo: Nessuno. Mi chiedete allora: perché ho fatto tanti film? Vi dico: per lavorare, per guadagnare. Volete sapere se come attrice e come donna ho amato veramente qualcuno o qualche cosa nella vita. Certo: io adoro infinitamente i bambini. Amo soltanto loro".

 

 

 

 

Quindi una lunga serie di brevi domande e altrettanto brevissime risposte:

Chi è l'attrice italiana che stima di più? "Anna Magnani".

Che dice della sua antica rivalità con Greta Garbo? "Greta Garbo? Non l'ho mai conosciuta!".

Le piace essere al centro di tante attenzioni? "No, ma debbo lavorare...".

Perché si è fatta scrivere gli arrangiamenti da Burt Bacharach? "Quando cercavo un pianista e arrangiatore mi mandavano un maestrino quasi sconosciuto: era Bacharach, la sua fortuna è iniziata da questo incontro".

Perché si è ristabilita in Europa? Non si sentiva a suo agio in America? "Sono cittadina americana, ma sono nata in Europa e prima o poi, ognuno ritorna sempre alla sua terra".

Quali sono i suoi ricordi più piacevoli? "L'incontro con il pubblico russo e con quello inglese".

E' vero che lei è felice soltanto quando canta? "Certo, se così non fosse, non canterei".

Lei è addirittura meticolosa nel preparare uno spettacolo. Perché non vuole nessuno durante le prove? "Il lavoro è una cosa seria. Le prove lo sono più dello spettacolo, io lavoro solamente quando mi pagano. Perché qualcuno dovrebbe assistere alle prove gratis?".

Marlene ha chiuso la conferenza stampa con una risposta sull' "Angelo azzurro": "E' un mito tramontato, il divismo oggi non esiste più, sta giustamente scomparendo. Anche perché lo spettacolo mondiale non dà più nomi degni di essere ricordati a lungo".

Ma nonostante tutte le sue smentite, i tentativi di smitizzare i personaggi che l'hanno resa celebre, Marlene Dietrich nel programma di domani sera presenta proprio i suoi pezzi più classici. Nella parte centrale troviamo "Lola", "Lili Marlene", i refrain di "Johnny", di "Marie Marie", di "Where have all the flowers gone", e "Boomerang Baby", tutta la storia di Marlene-Lola. Una storia che nemmeno la nobile Maria Magdalena Von Losch, così come Marlene intende farsi chiamare dopo 44 anni dalla nascita dell' "Angelo azzurro", può cancellare. (Aldo Valleroni)

 

 

 

 

3.4.1972 - Marlene è ancora Lola

 

Il recital di Marlene Dietrich si è concluso con un trionfo. Quando la voce della cantante si è spenta sull'ultima nota di "Honeysuckle rose", una pioggia di rose rosse e di garofani ha quasi sommerso l' "Angelo azzurro". Al centro della pedana, Marlene si era inchinata per salutare il pubblico. La folla, tutta in piedi, ha continuato ad applaudire, e si è stretta intorno alla cantante. Commossa, la Dietrich porgeva le mani al bacio degli ammiratori e le rose, raccolte con gesti gentili, alle signore che gridavano "brava!".

Nel corso dello spettacolo il mito Marlene si è rinnovato puntuale, canzone per canzone. Sul palcoscenico della Bussola, la Dietrich è tornata ad essere "Lola Lola", il personaggio che aveva cercato di rifiutare, a parole, nella conferenza stampa della vigilia. Non portava come "l'Angelo azzurro", un boa di piume di struzzo, un cappello a cilindro e le lunghe calze nere a fasciare le gambe. Oggi la Dietrich ha 70 anni (compiuti lo scorso dicembre). Si è presentata con una cappa di visone bianca, a ricoprire il famoso modello di Jean Louis, il suo sarto di Hollywood: un modello che ripete da tanti anni, servendosi di qualche metro di tulle color carne, un po' di latex e 200 gocce di perle. Sotto non indossa altro.

Il recital è iniziato all'una di notte. Marlene è venuta alla ribalta alzando le braccia in un saluto, il pubblico, che attendeva da ore, ha applaudito davvero l' "Angelo azzurro". Sotto le luci dei riflettori con i capelli biondi sciolti ad incorniciare la fronte e il magnetico sorriso dei suoi grandi occhi, la figura esile, slanciata, Marlene ha saputo affascinare subito gli spettatori. L'orchestra aveva terminato l'ouverture con i tanti motivi dei suoi film più famosi e la Dietrich ha iniziato illustrando, brano per brano, il suo programma. Poi la serie delle canzoni: "Anything but love", "My blue heaven" (quasi recitata), "The boys in the backroom", divertente e dal ritmo più moderno, e le melodie di Cole Porter per chiudere la prima parte.

Una brevissima uscita di scena per posare la cappa di visone e tornare davanti al microfono, a braccia e spalle nude. Quindi, in un crescendo di applausi: "Johnny" e "La vie en rose"; l'irresistibile "Boomerang baby", un brano jazzistico punteggiato da stacchi precisi, e "Lola", il suo motivo indimenticabile. Per ogni brano, un'ovazione.

Marlene Dietrich non ha soltanto cantato. Ha recitato, mimato, rifatto le tante voci dei suoi personaggi; è stata candida e misteriosa, comica e triste. Dopo "Where have all the flowers gone", cantata con voce piena nella prima parte e quasi sussurrata nel secondo refrain, che è finito in un singhiozzo, Marlene si è appoggiata al pianoforte, un attimo appena, per riposarsi, mentre gli applausi continuavano.

Quindi, la parte finale del recital, il grazie al maestro e agli orchestrali, i fiori, gli abbracci della folla. Raffaella Carrà, Ottavia Piccolo e Nunzio Filogamo, che anni fa aveva presentato a Parigi uno spettacolo della Dietrich, sono stati i primi a festeggiarla.

Fuori, il pubblico stava ancora applaudendo, chiamava "Lola!". Marlene ha fatto cenno di ascoltare, indicando in un angolo del camerino il mantello di piume di struzzo che porta sempre con sé come un talismano; ha detto: "Forse hanno ragione loro, quando canto torno sempre ad essere la Marlene che loro conoscono meglio di me. Ma - ha aggiunto sorridendo - un "angelo" di 70 anni può ancora volare?. E ha chiesto al suo manager un bicchiere di champagne gelato. (Aldo Valleroni)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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