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GIVE MY LOVE TO LONDON

....30.11.2014 ALLA SCOPERTA DEL NUOVO ALBUM DI MARIANNE FAITHFULL

 

 

 

Nel pezzo che apre e dà il titolo al disco – una caustica dichiarazione d’amore per Londra ironicamente scritta insieme a un americano (Steve Earle) – Marianne cita esplicitamente un brano dall’Opera da tre soldi brechtiana (e quindi anche la se stessa di qualche decennio fa) raffigurandosi come Pirate Jenny di ritorno in una città ormai collassata e in rovine. Londra è sempre stata un set formidabile per l’Apocalisse, e qui vengono in mente tanto le litografie del Great Fire del 1666 quanto sequenze di 28 giorni dopo. Gusto per il catastrofismo a parte, il senso del brano è forse da ricercare su un piano più intimo e profondo. La Londra che Marianne saluta sarcasticamente da un nave pirata mentre la vede bruciare è la Londra che la divorò, la masticò e la risputò fuori nei Sixties, la Londra per cui si è aggirata come un fantasma per troppi anni.  Un saluto sardonico anche al suo passato, dunque.

Selezione articolo da Withnail e io, il blog di Carlo Bordone

 

La furia piratesca riemerge nella donna ferita di True Lies. Che sia londinese l’amante infedele contro cui Marianne sputa i versi: "The spider and the fly, Lies had caught me in the dark, Your soul was dead inside, When you lied with all your heart"? O anche qui altro non è che una metafora di Londra? Quella perbenista e puritana che nel 1967 la mise alla gogna per la retata di Redlands, una lettera scarlatta che le è rimasta a lungo cucita addosso. In ogni caso questo pezzo ha il sapore di una resa dei conti con il passato.

La stessa veemenza si ritrova in Mother Wolf una novella ecologista ispirata al racconto del piccolo Mowgli del Libro della Giungla di Rudyard Kipling. Marianne nella pelle di Raksha scaglia il suo anatema contro la razza umana e la sua insensata violenza.

A fare da contrappunto, la visione fiduciosa di Sparrows Will Sing di Roger Waters, primo singolo tratto dall’album, dove il bambino rompe lo specchio d’acqua gelata per cercare di decifrare il caos di un mondo alla rovescia, incomprensibile come il linguaggio del Jabberwocky.

Dalla recensione dell'album di Maurizio Morganti (INDIE eye)

 

SPARROWS WILL SING  Ballad onirica che preconizza una nuova rivoluzione giovanile con un ritmo incalzante che a qualcuno ha ricordato il Bowie del periodo berlinese e un ritornello evocativo e ipnotico come un canto nativo americano.

Alfredo Marziano (Rockol)

 

Una certa teatralità pervade tutto il disco, non solo la prima traccia. Ci sono ammiccamenti letterari in Sparrows Will Sing (una fiaba un po' tetra) e Late Victorian Holocaust (la storia di due tossici). Voci della Swinging London emergono in The Price of Love, e un po' di anni Sessanta anche negli arrangiamenti di Falling Back. Amori che vengono risucchiati dalle acque del fiume, che si trasforma in oblio invece che via di comunicazione della città (Deep Water, Love More or Less). E' in atto una lenta distruzione e lo sguardo sul mondo non è benevolo: Mother Wolf è lo sguardo di un esemplare selvaggio che distingue l'istinto dalla violenza gratuita.

Rachele Cinarelli (Distorsioni)

 

FALLING BACK Video (con Anna Calvi) Testo + traduzione

Fonte: SoundBlog clicca qui

 

Quando la Faithfull si lascia trasportare dall’onda dell’emotività, diviene imperfetta interprete delle ansie del suo mondo difficile e tenta, riuscendoci, una provvisoria riconciliazione fra passato e presente. Accade, ad esempio, nelle due cover totalmente rivisitate che chiudono l’album, Going Home dell’amico Leonard Cohen e Pat Leonard, e lo standard di Carmichael, I Get Along Without You Very Well, nelle quali l’artista diviene la reincarnazione di Marlene Dietrich, cantando - declamando - l’orgogliosa necessità di essere sola, di essere viva.

Laura Bianchi (Mescalina)

 

Dopo una riuscita cover di Going Home di Leonard Cohen, è il finale, in particolare, a colpire: I Get Along Without You Very Well, pezzo di Hoagy Carmichael già affrontato da nomi come Sinatra e Nina Simone, che l’interpretazione della Faithfull, insieme agli arrangiamenti di una tristezza sognante, trasforma in uno squarcio malinconico d’autunno. Una voce che fa pensare a una Marlene Dietrich coperta e assediata da pesanti foglie di fine settembre. Give my Love to London è l’ennesima prova di come la Faithfull sappia prendere, estrarre la parte migliore del proprio vissuto scuro, degli ostacoli che ha incontrato nel corso dell’esistenza, dei suoi demoni (vecchi e nuovi), trasformando il tutto in arte e grandi visioni sonore.

Daniel Montigiani (Paper street)

 

 

LATE VICTORIAN HOLOCAUST

 

Nick Cave affida alla voce di Marianne Faithfull lo struggente e remoto ricordo di una vita tossicomane eppure, a suo modo, splendente.

Alberto Valgimigli da Tom Tom Rock

 

TRADUZIONE

Risalendo Golborne Road con luce di stelle nel sangue

Sul ponte e lungo il canale
Era un olocausto tardovittoriano, amico mio,
Eravamo stelle bambine nel buio
Che vomitavano a Meanwhile Park
Poi dormivano abbracciati
Eravamo oltre la felicità, oltre il male

Sonno dolce sonno
Ecco i miei sogni per te
Oltre la scuola, con il fuoco della luna nei nostri cuori
Oltre il Cow
Era un olocausto tardovittoriano, eppure
Eravamo stelle bambine mentre cominciava il giorno
Su per le scale in fretta
Poi dormivamo abbracciati
Eravamo felici e oltre il male
Sonno dolce sonno
Ecco i miei sogni per te

Lungo Golborne Road con il sole sulla schiena
Anno dopo anno
Era un olocausto tardovittoriano, tesoro
Siamo stati stelle bambine per un po’
Sdraiati a Meanwhile Park
Poi dormivamo abbracciati
Ci alzavamo e via di corsa
Scendendo per Golborne Road

Ma nessuno si sveglierà più
E non ci alzeremo più
E non andremo
Lungo il canale e su per Golborne Road

Sonno dolce sonno
Ecco i miei sogni per te
Sonno dolce sonno
Ecco i miei sogni per te