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I ncontro con Marianne Faithfull
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Nel mondo delle "Signore del rock"
Marianne è degna compagna di Joan Armatrading, Rickie Lee
Jones, Carolyne Mas, Elisabeth Barraclough, Helen Watson,
Siouxie. E' stata frettolosamente in Italia e c'è stato uno
scambio di idee.
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Figlia di una baronessa austriaca,
Marianne Faithfull balzò improvvisamente nelle cronache
turbolente dei sixties, come compagna di Mick Jagger,
famigerato cantante dei Rolling Stones. "La mia vera ambizione
era quella di avere uno degli Stones come ragazzo. Andai a
letto con tre di loro, poi scelsi Mick...". Arresti, suicidi,
brutte storie con la droga hanno tracciato il suo camino
artistico 65/75: ancor oggi è difficile pensare a lei, senza
tirare in ballo Jagger. "As Tears Go By", "Sister Morphine" e
la dedica in "Wild Horses" (che descrive le sensazioni
immediate dopo una iniezione di eroina) restano tappe
fondamentali, avvolte nelle nebbie del suo fumoso personaggio.
Dopo una carriera teatrale, oggi Marianne è tornata, anima e
corpo al suo primo, indimenticato, amore: la musica rock. Già
"Faithless" e "Broken English" avevano mostrato segni di
rinnovamento, raccogliendo unanimi consensi dalla critica
internazionale; ora è la volta di "Dangerous Acquaintances".
Una sua visita-lampo in Italia ci ha permesso di avvicinarla,
in esclusiva, attraverso un colloquio amichevole teso a
mostrare il suo volto attuale.
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Accompagnata dal manager Alan Seifert,
con pochi abiti e occhiali da sole fumè, non mostra certo i
suoi trentotto anni, spesi vertiginosamente in giro per il
mondo con gli Stones, troupes teatrali, cinematografiche,
cliniche di lusso per disintossicazione e boy-friends
occasionali che hanno cercato di ricomporre i mille frammenti
esistenziali della sua vita. Ha ricevuto anche una breve
visita di Mick Taylor (ex Stones), presente nella capitale per
la tournée di Alvin Lee. Negli studi televisivi ha ostentato
sorrisi diplomatici, isolandosi, appena possibile, a leggere i
suoi libri intellettuali. Ci ha dato l'impressione di essere
una donna amante della privacy, troppe volte calpestata
dall'opinione pubblica. "Quando tutto finì tra me e Mick diedi
una conferenza stampa a L.A. (n.d.r. con dovizia di
particolari scabrosi), oggi preferisco non parlare più di
droga, Stones, Jagger, etc... I giornali sono stati terribili
nei miei confronti, giungendo a calpestare ogni rispetto per
la mia persona con notizie spesso false o fraintese...".
Ovviamente il TG2 ha approfittato dell'occasione per un
incontro assolutamente ridicolo e anacronistico. "La vedranno
diciotto milioni di persone!". Domande tipo: "Li vedi mai i
Beatles? Hai avuto brutte esperienze con la droga? Scrivi
canzoni per la società?" ed altre cretinate del genere hanno
leggermente fatto incazzare sia Marianne che il suo manager.
Più tardi il nostro incontro ha cercato di controbilanciare
una situazione più serena e famigliare.
...
Quando componi t'ispiri solamente a te stessa
o lavori con il metro sonoro della musica inglese anni
ottanta? Entrambe le cose. Non amo passare troppo tempo in
studio. "Broken English" è andato per le lunghe, circa due
anni di lavoro: tra ripensamenti, registrazioni, etc. Ora
lavorerò con maggior costanza. Mi piace ascoltare il reggae.
Non credo che fenomeni come quelli dei Beatles o dei Rolling
Stones siano ripetibili, oggi è tutto molto differente.
L'industria regge i fili di ogni situazione, sfruttandola sino
in fondo. Gli album di new wave costano poco e alcuni di essi
riescono anche a vendere molto: trovo originali i Clash, i
Pretenders, Elvis Costello e i Fleetwood Mac. Ho una gran
stima per Steve Winwood e i musicisti della mia band".
Barry Reynolds, Joe Mavety, Steve York e
Terry Stannard lavorano con te ormai da tre anni. Componete
insieme o tu ti limiti a scrivere solo i testi? Non esiste
una regola precisa. Io scrivo molte cose, mi piacerebbe anche
scrivere dei libri, se solo trovassi del tempo libero. Barry
Reynolds arrangia e compone le musiche, io scrivo i testi e
supervisiono ogni registrazione. Ho ancora molti amici tra i
musicisti; nell'ultimo album mi hanno aiutato Fuzzy Samuels,
Steve Winwood, Mel Collins, Chris Stainton e altri. Penso che
il lavoro d'equipe dia sempre migliori risultati, rispetto al
voler fare tutto da soli in studio.
Quello del teatro è ormai un capitolo chiuso?
T'interessa qualche tipo di cinema underground o di
science-fiction? Sul teatro mi ero probabilmente fatta
delle illusioni. Ho avuto successo e soddisfazioni,
specialmente per il mio ruolo ne "L'Amleto" e nelle "Tre
sorelle" di Cechov, ma il periodo più lungo di
rappresentazione è stato di sei settimane. Non voglio più
recitare in teatro. Forse tenterò con il cinema. I giovani
inglesi amano soprattutto tutto quel filone che apre le porte
alla fantasia individuale. "Star Wars", "Alien", "Lord Of The
Ring", "Excalibur", etc.: In una società dilaniata da mille
problemi, questa dimensione di sfogo trova larga adesione. Io
stessa forse lavorerò in questo settore.
Passato il ciclone della contestazione, oggi
molti artisti rock sono rientrati nei ranghi, conducendo una
vita pressoché normale. Cosa è rimasto o cambiato della
Marianne Faithfull che accusava la borghesia sociale inglese e
predicava l'amore libero nelle interviste televisive? Sono
una persona diversa. Ho maturato esperienze, delusioni e gioie
a mie spese. Cerco di vivere nel presente, non amo guardare
indietro nella mia vita, né andare troppo avanti nel futuro.
Ho le mie convinzioni e delle idee radicate profondamente in
un tipo di cultura, ancora in parte ancorata agli anni
sessanta. Se si vivono un certo tipo di esperienze in prima
persona, poi è difficile cambiare totalmente. Quando ho inciso
"Working Class Hero" di John Lennon, l'ho fatto esclusivamente
perché pensavo che le sue parole mantenessero un'attualità
profonda anche nella realtà contingente. Molta gente, come
Elton John, Rod Stewart o David Bowie, scriveva cose migliori
prima di diventare miliardaria. E' difficile giudicare gli
altri. Poi sono anche degli amici. Per quanto mi riguarda
"Truth Bitter Truth" focalizza chiaramente il modo di pensare
e vedere il mondo. Ho abbandonato la vita mondana di un tempo.
L'industria discografica mi offre ancora delle chances da
sfruttare: per fortuna non ho imparato a suonare la chitarra,
altrimenti sarei diventata una cantante folk. Preferisco
esprimermi alla mia maniera, senza l'ausilio dell'elettronica,
almeno per il momento. Inizierò un tour europeo alla fine di
marzo, includendo anche l'Italia per un paio di date.
...
Il tempo stringe e Marianne deve prendere
l'aereo per Londra. Parla con la sua voce dolce-roca,
tagliente. Non nasconde l'infinità di tatuaggi che ha sul
collo e sulle mani, continua a darci l'impressione di essere
una persona affabile, gentile, talvolta insicura, certamente
stanchissima (n.d.r. ha girato cinque capitali europee in una
settimana, dopo una serie di apparizioni televisive a New York
e Los Angeles). C'invita a Londra per continuare l'intervista
e assistere ai suoi due concerti all'Odeon Hammersmith (come
se fosse semplice!). Sorride, nascondendo un velo esistenziale
fragile, scomposto, forse ancora oggi privo di un reale
equilibrio: in definitiva è stata solo la sua musica sofferta,
sensitiva, abbagliante a salvarla in fondo ad una via buia,
costellata di mille ricordi intimi, divenuti di pubblico
dominio, inevitabilmente, per volontà popolare e dovere di
cronaca...
Sergio D'Alesio - IL MUCCHIO SELVAGGIO
- DICEMBRE 1981
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