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Emozioni istantanee

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Da qualche tempo nella mia libreria, sugli scaffali dedicati alla musica ho creato un po' di spazio per poter inserire gli ultimi quattro CD acquistati. Alla lettera F sistemerò l'ultimo album di Giusy Ferreri, alla lettera M quelli di Mina e Pietra Montecorvino ed infine alla lettera V il nuovo disco di cover di Ornella Vanoni. Ma per ora il posto nella libreria è rimasto vuoto perché tutti e quattro i CD stazionano da giorni e giorni sui diffusori dell'impianto stereo, sempre pronti all'occorrenza per essere ascoltati e riascoltati. Sono in tutto una cinquantina di brani per un totale di circa 180 minuti di musica...

 

Intanto altri dischi delle quattro artiste citate stanno già in ordine alfabetico sulle mensole: i primi due CD di Giusy Ferreri tra i piccoli capolavori di Marianne Faithfull e quelli di Gabriella Ferri, i gioielli di Mina degli anni '70/'80 invece, sono allineati tra una discreta selezione di album di Milva e "Results" di Liza Minnelli, il precedente lavoro della Montecorvino appena dopo la Minnelli e prima della Moyet, mentre i CD della Vanoni stazionano a turno tra le raccolte di due miti, Vangelis e Sarah Vaughan...

 

Questa classificazione, di cui importerà poco o niente a chi sta leggendo, è stata evidenziata giusto per sottolineare quanto mi piaccia ascoltare e comprare di tutto, seguendo la mia visione della musica, guidata esclusivamente dall' istinto e da una cultura personale che per piccola o grande che sia non ha mai contemplato pregiudizi e schemi mentali. La stretta appartenenza ad un genere o a un sottogenere, la divisione della musica in alta e bassa, pop o rock, funky o grunge (tutte etichette in cui forse qualcuno sente il bisogno di riconoscersi) saranno anche argomenti sacrosanti ma a me hanno sempre annoiato tantissimo... Non essendo un critico e nemmeno un esperto musicale, non dovendo convincere nessuno sulla validità o meno di un disco o di una performance, ad un certo punto ho imparato a dividere la musica in due sole grandi categorie, quella che mi piace e quella che non mi piace.

 

L'album FOTOGRAFIE di GIUSY FERRERI mi piace!

 

Annunciata da tempo, aspettavo con grande curiosità la pubblicazione di questo album, soprattutto da quando sul forum ufficiale della Ferreri è stata resa nota la tracklist. Ed ora eccolo qua il dischetto argentato che da più di una settimana entra ed esce dalla bocca del lettore CD. L'attesa è stata ripagata, Giusy Ferreri, chiamata alla sua terza prova discografica, non mi ha deluso.

 

Grande talento, ottima prova d'interprete. Neanche venti mesi di carriera alle spalle (ma tanti anni di gavetta) e già così tanta professionalità. Complimenti! Ho accantonato per un attimo Il cielo è sempre più blu (immagino "imposta" dalla casa discografica) e mi sono buttato su La magia è la mia amante, Il mare verticale di Paolo Benvegnù, Estate di Bruno Martino, Ciao amore ciao di Tenco (restituita oggi con la stessa forza che solo Dalida nel pieno della maturità artistica era riuscita a trasmettere) e ho proseguito con E di amare te di Aznavour (che ad ogni nuovo ascolto apprezzo sempre di più), con il brano di Capossela (rivisitato in chiave ironica) e con Piccolo villaggio e le sue suggestive immagini, incastonate nel testo come diamanti. Anche Come pensi possa amarti è piacevolissima e mi riporta alle atmosfere disincantate dei 45 giri d'epoca...

 

Che dire di tutte queste canzoni? Sembrano nuove di zecca, sia quelle italiane che le straniere, in questo caso grazie anche alla pregevole riscrittura dei testi da parte di quel genietto della parola che risponde al nome di Tiziano Ferro.

 

Stavolta la Ferreri omaggia i cantautori, a differenza del primo EP in cui si confrontava più che altro con le canzoni di altre interpreti come Nada, Caterina Caselli, etc. - Forse Besame Mucho e Yesterdays c'entrano poco con il resto dell'album e quest'ultima è anche, a mio avviso, la cover meno riuscita. Senza questi due pezzi infatti il risultato globale appare più omogeneo nonostante le diverse peculiarità dei brani scelti da Giusy che riesce, appunto, a personalizzare il tutto con il suo stile inconfondibile. Comunque, mettersi in gioco con Yesterdays, un pezzo già interpretato magistralmente da Billie Holiday sarebbe stato un azzardo per chiunque...

 

Riguardo gli arrangiamenti dei brani, diciamo che il buon Michele Canova - salvo tre o quattro eccezioni - avrebbe potuto fare di meglio, forse lavorandoci sopra un po'di più, sperimentando altre soluzioni, magari cominciando con lo spegnere ogni tanto il computer... Comunque, nell'insieme, il risultato è gradevole.

 

Brava sempre e comunque Giusy che sa interpretare, diversificare, sia quando accentua volutamente il suo tipico birignao (tanto odiato dai suoi detrattori), sia quando sfodera un vocione "pattypravesco" anni Sessanta o si diverte a giocare con il pentagramma tra registri vocali davvero originali e sorprendenti. Impossibile confondere la sua voce con le decine di altre cantanti che inflazionano l'etere... E poi si sente che ci crede fino in fondo in quello che fa e in quello che canta, c'è emozione e tanta energia positiva che arriva dritta al cuore.

 

Nonostante questo sia un disco "di passaggio" o "disco ponte" come si dice in gergo, il lavoro è stato eseguito più che bene dalla nostra piccola grande Giusy. E io vorrei vederla crescere ancora questa nuova promessa (fino ad oggi mantenuta) della musica italiana, sperando che insieme all'ambizione di diventare una brava cantautrice, coltivi anche il desiderio di continuare ad essere l'ottima interprete che è stata fino ad oggi, nell'affrontare sia il vecchio che il nuovo repertorio di autori già affermati.

 

Rosario Bono - 29 novembre 2009