Interno notte. Una notte davvero speciale: 8 settembre
1989.
L'
evento: Grace Jones si esibisce in una nota quanto immensa
discoteca del Garda: il GENUX. Buio totale in sala. Quando si
accendono i riflettori, sul palco c'è solo lei, ci volta le
spalle mollemente adagiata su un' inquietante poltrona da dentista nera.
Partono le basi preregistrate e gli effetti luce. La poltrona
gira su se stessa più volte, poi si blocca, mostrando Grace al
pubblico ipnotizzato, immobile. Eccitazione trattenuta ma
tangibile. Inizia
a cantare (dal vivo) e la sua voce prende forma enfatizzata dal
primo, immenso applauso: subito si insinua profonda e chiara e
già conquista, poi tuona e riecheggia da una parete all'altra
del locale, con un timbro maschile, diabolico e sensuale.
Un bambino si spaventa e "decide"
improvvisamente di piangere a dirotto (che cosa faccia lì con
la madre, all'una di notte non è dato
sapere!). Va avanti per un po' e disturba...
La presenza scenica di Grace è unica, inquietante:
la pelle nera, i capelli rasati a zero, il trucco dalle
sfumature viola e la bocca (naturale) più bella e generosa che
io abbia mai visto. I denti bianchissimi sfoderati ad ogni
occasione, più che in un sorriso sembrano aprirsi con l'intento
di sbranare (soprattutto il pupo che ha "deciso" di
disturbare). L'associazione immediata è con una pantera nera
affamata in cattività.
E poi c'è la sua musica, potente, incalzante, sottolineata dalle movenze di
un corpo perfetto. Scultura vivente.
Quel grande animale da palcoscenico che tutti noi credevamo di
conoscere bene, dal vivo è molto di più, riserva emozioni
sorprendenti, difficili da mettere a fuoco e da spiegare.
Qualcosa che va oltre la presenza scenica, oltre la musica e
la voce. Forse perché tutto è stato calibrato sulla
suggestione visiva e sull'effetto globale, senza lasciare
niente al caso. Eppure il risultato finale sembra così
maledettamente semplice e naturale da risultare ineccepibile.
Una
performance di livello superiore, ricca, studiata in ogni
minimo particolare e con straordinaria professionalità. Anche
se sul palco c'è solo lei con una selezione del suo repertorio
migliore e una vecchia poltrona da dentista nera. Nient'altro.
L'apoteosi, quando alla fine, (s)vestita con un body e
un paio di stivali neri, si scatena nel ballo richiamando il
pubblico, incitandolo a fare altrettanto sul palco. I ragazzi
e le ragazze più veloci guadagnano la pedana in un attimo e la
performance da solitaria ed esclusiva diventa un concentrato
di energia globale, lo show della gente, con la gente
protagonista. Grace si lascia andare, ammicca, sorride ai ragazzi,
lascia che la osservino più da vicino, fino a sfiorarla...
Nemmeno un bodyguard, nessun pericolo in agguato, "soltanto" puro
divertimento. E questo spettacolo nello spettacolo è un colpo
d'occhio che farebbe invidia a qualsiasi regista di videoclip.
Sulle note dell'ennesimo brano ipertecnologico, l'infaticabile
Grace sembra non volersi più fermare. Impossibile realizzare
razionalmente lo scorrere del tempo, ma i minuti, purtroppo,
passano veloci e inesorabili... Lei sparisce
dal nostro campo visivo, lasciando tutti (sopra e sotto il
palco) a bocca aperta, mentre il suono registrato della
batteria non cessa di esplodere letteralmente dall'impianto
con i suoi ritmi ossessivi, quasi tribali.. Poi il silenzio,
all'improvviso, e nessun bis. Giustamente. Solo il fragore di
applausi infiniti.
Il DJ riprende
il suo lavoro, la musica disco riparte. E' notte fonda.
L'adrenalina scorre ancora a fiumi mentre ci allontaniamo
anche noi, in fila indiana, guadagnando i parcheggi, ancora
eccitati e disorientati da un'overdose di energia pura. Che forza, Grace!
Rosario Bono - 30.4.2010