L'album nasce da un'idea avvincente:
raccontare i ponti di Parigi attraverso le loro piccole e
grandi storie. "Rappresentano il passaggio, lo scorrere della vita,
l'incontro, il suicidio, l'amore, la storia di Francia", ha
dichiarato la Gréco presentando agli inizi del nuovo anno
Ça se traverse et c'est beau... un ambizioso e intrigante
progetto felicemente trasformato in canzone. Tredici episodi
musicali compiuti ed estremamente eleganti che celebrano quei ponti
"sopra e sotto", dove ogni cosa è accaduta o potrebbe accadere, con la
città sullo sfondo testimone della quotidianità di
un'umanità varia e multirazziale che da tempi lontani e non sospetti
la reinventa ogni giorno e ogni notte. La Parigi della grande
storia (e non mancano le citazioni) ma anche la Parigi che
sogna...
In
C'EST LA LA LA (il primo dei duetti con Marc
Lavoine) a decorare i ricordi sono le tenerezze e le malinconie
di un'intera vita, impresse come le orme invisibili dei passi sui
ponti, stampate con l'inchiostro simpatico sui biglietti di andata e
ritorno dalla capitale.
C'è invece il
rimpianto di un gesto mancato, di una parola non detta, nel ricordo
struggente di un amore folle e misterioso, per un uomo senza una
precisa identità, nel brano L'HOMME DU
PONT.
Il popolo dei
disperati che sotto i ponti trova riparo la notte, è rappresentato
nel poetico affresco di SOUS LE PONTS DE PARIS (duetto con
Melody Gardot). Esercizio di stile in perfetta sintonia con
la tradizione musicale francese.
Da una frase
del testo di LE PONT MARIE è stato estrapolato il titolo
dell'album: i ponti sono stati costruiti per unire non per dividere,
per fare incontrare gli uni con gli altri, questa è la loro
bellezza, il nostro compito è viverli, attraversarli.
Un ponte
minore "parla" in prima persona nel brano LE PETIT PONT e si
chiede come mai nessuno lo ricorda e perché non è mai stato citato
in un'opera o in un film. Ignorato dai letterati e dai grandi
personaggi della storia, adesso vuole una piccola rivincita e chiede
di essere ricordato almeno nel ritornello di una canzone. Et voilà,
accontentato...
Vittima di un
un tragico sogno è il protagonista di LE PONT JULIETTE:
l'incredibile parabola di una passione estrema raccontata con le
parole di Amélie Nothomb e interpretata superbamente da un
visionario Guillaume Gallienne. Dedicata alla
Gréco.
PARIS SE
RÊVE (duetto con Féfé) è una canzone molto suggestiva che
si fa amare al primo ascolto: musica e testo si sposano alla
perfezione. La voce nera del giovane cantante/rapper Féfé mi
ha ricordato a tratti quella di Nina Simone, una Nina
giovane e meno istintiva ovviamente, che qui pare "accordata" alla
perfezione.
Potrei
continuare, canzone dopo canzone, fino al tredicesimo titolo ma
lascio a chi eventualmente avrà desiderio di ascoltare l'album, il
piacere di scoprire altro... Cito solo un'ultima canzone, per me la
più bella tra tutte, SEULE AVEC TOI (il secondo duetto con
Marc Lavoine).
Sto
apprezzando sempre di più questo disco che da qualche giorno
contribuisce a nobilitare la colonna sonora delle mie giornate (nel
mio lettore MP3 ormai, oltre alle Voci Divine, si va senza
vergogna da Vattene amore ai Notturni di Chopin, da
Spagna a Brassens).
Come
sempre, quando ci si innamora di qualcosa o di qualcuno viene voglia
di dirlo a tutti. E' un piacere, dunque, cercare di raccontare
questo album. Innanzitutto ho tradotto i testi, altrimenti il senso
dell'opera sarebbe crollato prima che le note potessero raggiungere i
padiglioni auricolari. La parola nel repertorio della
Gréco è fondamentale. Per fortuna un po' di conoscenza della
lingua che amo di più al mondo mi ha aiutato nel laborioso compito.
I testi sono molto piacevoli e intriganti, scritti con semplicità e
intelligenza. Svelano ritagli di vita vissuta e segnali di speranza per il
futuro. Anche musicalmente l'album brilla per qualità e cura dei
dettagli. Un nome su tutti, Gérard Jouannest, l'eccellente
maestro che tutto il mondo invidia alla Francia (compositore
storico
del grande Jacques Brel, nonché marito di Juliette)
che qui è presente in ben sette brani, e poi Christophe
Casanave, Vincent Scotto, Antoine Sahler e
Samuel Adeibyi. Il suono è sempre avvolgente, caldo, con
arrangiamenti sobri, quasi minimali che si sviluppano spesso in
ambito jazz, tappeto sonoro ideale soprattutto per quei pezzi dove
la Gréco quasi recita, trasformandosi in una raffinatissima
cantastorie. La sua voce oggi è ancora più bruna e intensa e
arriva forte come un abbraccio, profonda come una preghiera.
Juliette mantiene toni autorevoli soprattutto quando canta
testi impegnativi, ma è sempre dolcissima nel trasmettere tutto lo
stupore e la curiosità di cui è ancora capace.
Alla
realizzazione dell'opera hanno collaborato, tra gli altri, Marie
Nimier, François Morel, Antoine Sahler,
Philippe Sollers, Gérard Duguet-Grasser, Alexandra
Roos e Jean-Claude Carrière.
Si è scritto
che la Gréco appartiene a Parigi, così come
Parigi appartiene alla sua leggenda. E' sacrosanto: chi, se
non Juliette (a 85 anni compiuti) avrebbe potuto omaggiare la città con un album così bizzarro e inusuale? Da noi nessuno si è mai
sognato di dedicare un disco ai ponti di Venezia, per
esempio, o alle piazze e agli scorci più belli del mondo delle
nostre città, che qui come a Parigi oltre ad essere da
sempre testimoni
dei grandi avvenimenti
storici, custodiscono la memoria di quel misterioso microcosmo
che è la storia di ognuno di noi.
Pazienza, non è
mica la prima volta che i francesi ci bagnano il
naso...
Rosario
Bono - 20.5.2012
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