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Il mondo in una canzone

 

Juliette Gréco - LE TEMPS D'UNE CHANSON - (Polydor/Universal Music France) - 2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE TEMPS D'UNE CHANSON è un album di cover, tutte scelte con passione, umiltà e consapevolezza, cantate in francese, italiano e inglese. Gli arrangiamenti si sviluppano in un'inedita e coinvolgente chiave sonora, dagli accenti preziosi ed eleganti, dove Gréco fa rima con retrò (nell'accezione più alta del termine).

Un sofisticato abito musicale cucito su misura: per indossarlo Juliette è volata a New York, dove alcuni dei più grandi jazzmen americani, con grande professionalità e umanità le hanno reso omaggio.

Ma gli album della Gréco, oltre che con l'amore e la musica, hanno sempre a che fare anche con la letteratura e con la poesia (la parola), con il teatro (l'interpretazione) e infine con la pittura, perché ogni canzone, una volta completata, finisce per diventare un quadro d'autore.

 

Mi piace immaginarmi in un' ipotetica galleria d'arte, assorto davanti a queste tele che colpiscono il mio immaginario e la mia sensibilità. Voglio conoscere la loro storia, voglio provare a carpirne i segreti...

 

L'album si apre con UTILE (Etienne Roda Gil - Julien Clerc): "Come un'antica lingua che si vorrebbe cancellare, io vorrei esservi utile per vivere e sognare. Come la luna fedele voglio essere utile a chi mi ha amato e a chi mi amerà... Voglio esservi utile per vivere e cantare... Anche se sono solo io che canto, in qualche angolo del mondo...". Fin qui una breve traduzione. A seguire gli appunti della Gréco che raccontano com' è nata la canzone, dopo aver parlato a Etienne Roda Gil della sua esibizione in Cile, durante il regime di Pinochet, quando fu riaccompagnata all'aeroporto scortata dai soldati come una donna pericolosa, "rèa" di aver incontrato e confortato donne violentate, umiliate, torturate e un uomo ferito, infermo, abbandonato su un marciapiede. "La giustificazione del mio lavoro - disse allora Juliette all'autore - è di provare ad essere utile". "Ecco - conclude - io oggi ci sto ancora provando".

 

Segue NE' QUELQUE PART (Maxime Le Forestier - Jean Pierre Sabar): "Non si scelgono i propri genitori, non si sceglie la propria famiglia, non si scelgono i marciapiedi di Manila, di Parigi o di Algeri per imparare a camminare...". Un inno alla tolleranza e all'uguaglianza che la Gréco definisce semplicemente indispensabile.

 

Poi c'è MATHILDE (Jacques Brel - Gérard Jouannest). Chi ama Brel conosce benissimo questo ormai mitico brano. Una delle più belle canzoni d'amore, come giustamente viene definita nelle note dell'artista. Una canzone vibrante, carnale, tutta al maschile, che viene affrontata con un impeto e una forza sorprendenti.

 

Non per seguire la scaletta nell'ordine, ma i primi tre brani, insieme a LES AMANTS D'UN JOUR (che molti ricorderanno nella versione di Edith Piaf e in quelle italiane di Gino Paoli, Herbert Pagani e Ornella Vanoni col titolo Albergo a ore), sono stati quelli che mi hanno più emozionato. In quest'ultima song, di Claude Delecluse, Michelle Senlis e Marguerite Monnot, si racconta di due amanti giovani e belli che si danno la morte dopo aver fatto l'amore in uno squallido albergo. Il racconto, nella visionaria e teatrale lettura della Gréco, si fa ancora più intenso e commovente.

 

Impossibile non citare il capolavoro AVEC LE TEMPS di Léo Ferré eseguita per la prima volta in assoluto dalla Gréco. Il privilegio dell'età le consente di offrirne un' interpretazione leggermente disincantata, meno solenne e dolcemente rassegnata. Il vento gelido e tagliente che sembra soffiare nelle pregevoli versioni dello stesso Ferré e di Patty Pravo, lascia il posto alla sensazione di una fresca ed avvolgente brezza autunnale che accarezza e spettina i capelli di una donna serena, appagata, ferma davanti al mare a scrutare senza paura l'orizzonte...  E spiega lei stessa i motivi della scelta di questo pezzo: "Perché ho voluto dire grazie all'immenso Léo Ferré, per tutto ciò che mi ha offerto, perché bisognava che la cantassi un giorno, perché la volevo mia...".

 

La leggerezza di SYRACUSE (Bernard Dimey - Henri Salvador) è piacevole ed emozionante con quel suo tocco gentile di malinconia che fa tanto bene al cuore.

 

In VOLARE di Domenico Modugno le parole, recitate più che cantate, lasciano spazio all'immaginazione... Canzone messa completamente a nudo e poi rivestita di un solo colore: non il "blu dipinto di blu" ma un bel verde speranza, dalle sfumature pastello e dai contorni appena accennati. Un mondo a parte.

 

Sequenze quasi cinematografiche nelle parole del grande Charles Trenet per l'evocativa LA FOLLE COMPLAINTE (La folle cantilena). Un testo ricco di intuizioni e originalità che meriterebbe essere letto attentamente e possibilmente tradotto (come tutti gli altri, del resto).

 

E poi è stato bello scivolare nell'atmosfera sognante di UN JOUR TU VERRAS (Mouloudji - Georges Van Parys), ritorno al futuro di un antico amore mai spento, desiderato, rimpianto e immaginato ovunque, nelle strade deserte o in una piazza in festa di non importa quale città...

 

E come non ricordare OVER THE RAINBOW? "Un giorno vorrò essere su una stella, svegliarmi dove le nuvole sono lontane, dietro di me, dove i guai si sciolgono come gocce di limone. Da qualche parte sopra l'arcobaleno volano uccelli blu e i sogni che tu vuoi sfidare...". Parole che a qualcuno oggi potrebbero risultare banali, sdolcinate ma che unite alla melodia hanno fatto di questo pezzo (cantato per la prima volta da Judy Garland nel film Il mago di Oz del 1939), un classico dei classici. Juliette la imparò durante l'occupazione tedesca a Parigi, nel settembre del '43, quando le canzoni americane erano proibite. Nel dramma e nella desolazione di quei giorni duri, quel canto rappresentò (oltre ad una sorta di trasgressione e un inno alla rivolta) il sogno, il desiderio di cantare un giorno la libertà e la felicità.

 

Oltre ai brani citati, una convincente versione di LES MAINS D'OR di Bernard Lavilliers e Pascal Arroyo, e per finire LA CHANSON DE PRÉVERT di Serge Gainsbourg che l'autore aveva scritto per la Gréco nel 1962 ma che lei rifiutò perché in antitesi con Les feuilles mortes (di Prévert) suo incontestabile cavallo di battaglia. Gainsbourg (scomparso nel 1991) allora ne rimase molto deluso, ma oggi, con questa amorevole interpretazione, sicuramente la Gréco sarebbe riuscita a "farsi perdonare".

 

"Le canzoni - ha dichiarato Juliette - hanno il profumo di un istante, eppure ce ne sono alcune che ti accompagnano tutta la vita, si iscrivono nella memoria collettiva. E hanno l'effetto di una madeleine di Proust". Con un repertorio così, come darle torto?