LE TEMPS D'UNE CHANSON
è un album di cover, tutte scelte con passione, umiltà e consapevolezza, cantate
in francese, italiano e inglese. Gli
arrangiamenti si sviluppano in un'inedita e coinvolgente chiave
sonora, dagli accenti preziosi ed eleganti, dove Gréco fa
rima con retrò (nell'accezione più alta del termine).
Un
sofisticato abito musicale cucito su misura: per indossarlo
Juliette è volata a New
York, dove alcuni dei più grandi jazzmen americani, con grande
professionalità e umanità le hanno reso omaggio.
Ma gli album
della Gréco, oltre che con l'amore e la
musica, hanno sempre a
che fare anche con la letteratura e con la poesia (la
parola), con il teatro (l'interpretazione)
e infine con la pittura, perché ogni canzone, una volta
completata, finisce per diventare un
quadro d'autore.
Mi piace
immaginarmi in un' ipotetica
galleria d'arte, assorto davanti a queste tele che
colpiscono il mio
immaginario e la mia sensibilità. Voglio conoscere la
loro storia, voglio provare a
carpirne i segreti...
L'album si
apre con
UTILE (Etienne Roda Gil - Julien Clerc): "Come un'antica lingua
che si vorrebbe cancellare, io vorrei esservi utile per vivere e
sognare. Come la luna fedele voglio essere utile a chi mi ha amato e
a chi mi amerà... Voglio esservi utile per vivere e cantare... Anche
se sono solo io che canto, in qualche angolo del mondo...". Fin qui
una breve traduzione. A seguire gli appunti
della Gréco che raccontano com' è nata la canzone, dopo aver parlato
a Etienne Roda Gil della sua esibizione in Cile, durante il
regime di Pinochet, quando fu riaccompagnata all'aeroporto scortata
dai soldati come una donna pericolosa, "rèa" di aver incontrato e
confortato donne violentate, umiliate, torturate e un uomo ferito,
infermo, abbandonato su un marciapiede. "La
giustificazione del mio lavoro - disse allora Juliette all'autore -
è di provare ad essere utile". "Ecco - conclude - io oggi ci sto
ancora provando".
Segue
NE' QUELQUE PART
(Maxime Le Forestier - Jean Pierre Sabar): "Non si scelgono i propri
genitori, non si sceglie la propria famiglia, non si scelgono i
marciapiedi di Manila, di Parigi o di Algeri per imparare a
camminare...". Un inno alla tolleranza e all'uguaglianza che la
Gréco definisce semplicemente indispensabile.
Poi c'è
MATHILDE
(Jacques Brel - Gérard Jouannest). Chi ama Brel conosce benissimo
questo ormai mitico brano. Una delle più belle canzoni d'amore, come
giustamente viene definita nelle note dell'artista. Una canzone
vibrante, carnale, tutta al maschile, che viene affrontata con un
impeto e una forza sorprendenti.
Non per seguire la scaletta
nell'ordine, ma i primi tre brani, insieme a
LES AMANTS D'UN JOUR (che molti ricorderanno nella versione di Edith Piaf
e in quelle italiane di Gino Paoli, Herbert Pagani e
Ornella Vanoni col titolo Albergo a
ore), sono stati quelli che mi hanno più emozionato. In
quest'ultima song, di Claude Delecluse, Michelle Senlis e
Marguerite Monnot, si racconta di due amanti giovani e belli
che si danno la morte dopo aver fatto l'amore in uno squallido
albergo. Il racconto, nella visionaria e teatrale lettura della Gréco, si fa
ancora più intenso e commovente.
Impossibile non citare il
capolavoro AVEC LE TEMPS di Léo Ferré eseguita per la prima volta in
assoluto dalla Gréco. Il privilegio dell'età le consente di offrirne
un' interpretazione leggermente disincantata, meno solenne e
dolcemente rassegnata. Il vento gelido e tagliente che sembra
soffiare nelle pregevoli versioni dello stesso Ferré e di
Patty Pravo, lascia il posto alla sensazione di una fresca ed
avvolgente brezza autunnale che accarezza e spettina i capelli di
una donna serena, appagata, ferma davanti al mare a scrutare
senza paura l'orizzonte... E spiega lei stessa i motivi della scelta di questo
pezzo: "Perché ho voluto dire grazie all'immenso Léo Ferré, per
tutto ciò che mi ha offerto, perché bisognava che la cantassi un
giorno, perché la volevo mia...".
La leggerezza di
SYRACUSE
(Bernard Dimey - Henri Salvador) è piacevole ed emozionante con quel
suo tocco gentile di malinconia che fa tanto bene al cuore.
In
VOLARE di Domenico Modugno le parole, recitate più che
cantate, lasciano spazio all'immaginazione... Canzone messa
completamente a nudo e poi rivestita di un solo colore: non il "blu
dipinto di blu" ma un bel verde
speranza, dalle sfumature pastello e dai contorni appena accennati.
Un mondo a parte.
Sequenze quasi cinematografiche nelle parole del
grande Charles Trenet per l'evocativa
LA FOLLE COMPLAINTE (La folle cantilena). Un testo ricco di
intuizioni e originalità che meriterebbe essere letto attentamente e
possibilmente tradotto (come tutti gli altri, del resto).
E poi è
stato bello scivolare nell'atmosfera sognante di
UN JOUR TU VERRAS
(Mouloudji - Georges Van Parys), ritorno al futuro di
un antico amore mai spento, desiderato, rimpianto e immaginato
ovunque, nelle strade deserte o in una piazza in festa di non
importa quale città...
E come non
ricordare
OVER THE RAINBOW? "Un
giorno vorrò essere su una stella,
svegliarmi dove le nuvole sono lontane, dietro di me, dove i guai si
sciolgono come gocce di limone.
Da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che tu vuoi sfidare...". Parole che a qualcuno
oggi potrebbero risultare banali, sdolcinate ma che unite alla
melodia hanno fatto di questo pezzo (cantato per la prima volta da
Judy Garland nel film Il mago di Oz del 1939), un
classico dei classici. Juliette la imparò durante l'occupazione
tedesca a Parigi, nel settembre del '43, quando le canzoni americane
erano proibite. Nel dramma e nella desolazione di quei giorni duri,
quel canto rappresentò (oltre ad una sorta di trasgressione e un
inno alla rivolta) il sogno, il desiderio di cantare un giorno la
libertà e la felicità.
Oltre ai brani citati, una convincente versione di
LES MAINS D'OR
di Bernard Lavilliers e Pascal Arroyo, e per finire
LA CHANSON DE PRÉVERT di Serge Gainsbourg che l'autore
aveva scritto per la Gréco nel 1962 ma che lei rifiutò perché in antitesi
con Les feuilles mortes (di Prévert) suo incontestabile cavallo di
battaglia. Gainsbourg (scomparso nel 1991) allora ne rimase molto deluso, ma oggi, con questa
amorevole interpretazione, sicuramente la Gréco sarebbe riuscita a
"farsi perdonare".
"Le canzoni - ha dichiarato Juliette - hanno il profumo
di un istante, eppure ce ne sono alcune che ti accompagnano tutta la
vita, si iscrivono nella memoria collettiva. E hanno l'effetto di
una madeleine di Proust". Con un repertorio così, come darle torto?
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