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Rassegna Stampa 2005/2007 - Selezioni
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10.1.2005 - MUSICALNEWS -
JULIETTE GRECO A ROMA - Domenica 16 gennaio, alle ore 21,
nella Sala Santa Cecilia, all’Auditorium Parco della
Musica, si esibirà in concerto Juliette Gréco. Dopo
un’infanzia e un’adolescenza trascorsi prevalentemente coi
nonni, nel 1945 e con la Liberazione si trasferisce da
Montpellier definitivamente a Parigi, dove
incontra e frequenta, fra gli altri, Jean-Paul Sartre,
Simone de Beauvoir, Albert Camus, Maurice
Merleau-Ponty. Nel 1951, registra il suo primo
disco, “Je suis comme je suis”; segue, nel 1954, all’Olympia,
la sua consacrazione internazionale. Da allora, le sue
attività si moltiplicano: teatro, cinema, musica. Alla fine
degli anni ’50, incontra Serge Gainsbourg,
che scrive per lei molte canzoni fra cui, nel ’63, “La
Javanaise”. Nel 1965, la sua popolarità aumenta
ulteriormente grazie alla sua partecipazione alla serie
televisiva Belfagor. Nel ’66 tiene, al
Théâtre National di Parigi, un concerto con
George Brassens; è del ’67 “La chanson des vieux
amants”, scritta per lei da Jacques Brel. La sua
autobiografia, scritta in terza persona, esce nel 1982.
Juliette Gréco è per i francesi un personaggio familiare,
infatti, fin dalle sue prime apparizioni, i mass-media non
hanno mai smesso di mostrare interesse verso di lei. Musa
esistenzialista, emblema della chiassosa gioventù di
Saint-Germain-des-Près, star hollywoodiana, maschera
angosciosa di Belfagor, donna fatale e sofisticata alla
Marlene Dietrich, impareggiabile interprete dei più
grandi poeti francesi del '900, ecco alcuni dei numerosi
aspetti della Gréco che la stampa internazionale ha esaltato
da cinquanta anni a questa parte. Juliette Gréco è nata sotto
lo sguardo benevolo di Sartre, di Mauriac, di
Queneau, di Prévert, di Mac Orlan, di
Brassens, di Vian, di Ferré, di
Gainsbourg e di tanti altri. E, quello sguardo, Juliette
lo restituisce ogni volta che interpreta i "suoi" autori.
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16.1.2005 -
BLU MEDIA
- JULIETTE GRECO, L'IMMORTALE -
Una felpa
con un'effige di Che Guevara, simbolo moderno di tutte le
rivoluzioni, fa capire immediatamente che per Juliette Gréco i
vecchi tempi dell'impegno civile e politico non sono mai
passati. Ha da poco terminato l'ennesimo straordinario
concerto dal vivo, contrassegnato come al solito
dall'intensità della performance, ed eccola Jujube, viso
imbiancato come una tragica maschera greca, dispensare sorrisi
a chi ha voglia di gioire con lei. «Madame, l'engagement ne meurt pas…», è la domanda che sgorga spontanea alla vista di
una ragazza di quasi 78 anni che non finisce mai di stupire.
«Jamais» è la risposta che sgorga dal cuore di un'artista che
nonostante sessant'anni di palcoscenico non ha mai avuto
timore di ammettere «Io faccio tutto. Non sono una star. Come
lo diceva la cantante Barbara, "sono solo una donna che
canta"».
Jujube non è solo una donna che canta. Sul palcoscenico lei è
se stessa, è l'artista che con lo strumento della sua vita, la
voce, recita, sussurra, ammicca, sogna, dà un'idea del
pensiero di una generazione sopravvissuta agli orrori più
grandi, quelli della guerra. Sul palcoscenico del Teatro Sangiorgi
di Catania, tornato a respirare l'aria della grande
musica, la Gréco ha onorato l'appuntamento iscritto nel
cartellone di Etnafest, grande contenitore culturale messo in
piedi dall'Azienda etnea del turismo, con la grinta e la
passione che l'accompagnano sin da quando ha mosso i primi
passi di attrice nella Parigi liberata dai nazisti. Il
concerto è stato il terzo appuntamento siciliano dell'artista
dopo le due performance taorminesi al Casinò nel 1961 e al
Tout Va nel 1985.
Sul palco catanese, seconda tappa di una mini tournée italiana
che segue Catanzaro e precede Roma, la Gréco arriva in
classico gioco di chiaroscuri, dopo una lunga introduzione
musicale del quintetto che l'accompagna. La signora in nero,
la musa dell'esistenzialismo, si palesa in maniera quasi
spettrale, un po' Belfagor come il famoso personaggio
interpretato in un serial tv oggi di culto, e mette in gioco
Je jouais sous un banc di Manset. La voce è roca, a lungo
parlata, degna di una attrice di lungo corso. Il registro per
lo spettacolo varia secondo il brano e secondo l'autore che ci
sta dietro. Ecco per un classico di Leo Ferrè come Jolie
Môme, tipica ballata d'Oltralpe, la Gréco mostra il lato
istrionico della sua arte. In Les années d'autrefois,
scritta da Cannavo e musicata dall'attuale marito dell'artista
francese, il pianista Gérard Jouannest, già collaboratore di
Jacques Brel e musicista sul palco, la Gréco dà un tono
decadente ad una bella canzone d'amore.
Dramma e gioia, componenti essenziali della vita di chiunque –
come insegna anche l'ultimo film di Woody Allen, Melinda e
Melinda -, si alternano nella scaletta dello spettacolo e che
si fondono bene in Un petit poisson, un petit oiseau,
canzone che segnò la stagione di grandi successi all'Olympia
di Parigi nel cuore degli anni '60.
E' una
lunga carrellata quella architettata dalla Gréco che coglie
nel segno in quanto unisce alla sua arte vocale senza pari un
repertorio di classici e di brani meno noti che hanno fatto la
storia della musica francese. Sa associare brani di grande
effetto come Le petit bal perdu a brani noti come Sous le ciel de
Paris che strappa un caloroso applauso. Non manca mai di
sottolineare, brano dopo brano, l'autore di ciascuna canzone,
conscia che la forza di un'interpretazione non può prescindere
dal testo e soprattutto da chi l'ha scritto. In scaletta,
oltre ad alcuni nomi ormai storici come Brel, Ferré e
Prévert,
compaiono spesso grandi autori come Jean Claude Carriere
autore, per esempio, de Le contre-ecclesiaste (Rien n'est
vanite) e di Tard. In C'était un train de nuit c'è la
dura accusa agli orrori della guerra: «Canto ora una cosa che
non sparisce – annuncia -, canto la guerra, il dolore,
l'umiliazione».
Con gli autori a lei più cari anche la voce assume un rilievo
diverso. Grande affetto esce dalle sue parole per questi amici
che l'hanno accompagnata negli anni. Così quando canta Accordeon
o La javanaise di Serge Gainsbourg. Con Leo Ferrè – vedi la
brillante interpretazione di Paris canaille – ritrova la
sintonia con un autore da lei molto amato: «Il colore della
sua bandiera – non ha mai mancato di sottolineare - era quello
del mio abito». Un intermezzo jazzato trasmette a Les
feuilles mortes di Jacques Prévert un sapore modernista, In
Bruxelles di Jacques Brel la voce possente finalmente esce
nel pieno della sua estensione. Stesso discorso per La
chanson des vieux amants e per J'arrive che strappa un
lungo applauso. Mai tanto lungo quanto quello finale, di 10
minuti buoni, che ha accompagnato l'ultimo brano Ne me quitte
pas e che saluta un'interpretazione senza pecche, grazie
anche all'ottima esecuzione dei musicisti: oltre Jouannest
al
piano, Hermes Alessi al basso, Gérard Gésina alla batteria,
Barthélémy Raffo alle chitarre e Serge Tomassi alla
fisarmonica.
Ha scritto di lei Jean Paul Sartre, il filosofo
dell'esistenzialismo: «Davvero lei non le canta, ma basta che
canti le canzoni degli altri perché lei abbia a buon diritto
la mia gratitudine e quella degli altri». E noi saremo sempre
grati a Jujube.
- Gianni Nicola
Caracoglia
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5.12.2005
- IL GIORNO
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JULIETTE GRECO A MILANO
- Avvolta in un abito nero, le mani a disegnare nell'aria,
si e' materializzata all'improvviso sul palcoscenico
interamente nero, dove da qualche minuto un pianoforte, un
contrabbasso, una batteria, una chitarra e una fisarmonica
introducevano la magia dell'attesa. Lei, Juliette Gréco,
icona dell'esistenzialismo francese, e' stata accolta con
un applauso misurato, quasi raccolto, dalle molte persone
che stasera riempivano in ogni ordine di posti il
Teatro Manzoni di Milano. E, fra esse, il premier
Silvio Berlusconi, il presidente di Mediaset, Fedele
Confalonieri, quelli di Mediolanum e Publitalia, Ennio
Doris e Giuliano Adreani. Mentre per un gioco di luci il
vestito dava dei riflessi viola, il colore 'maledetto' in
teatro, Juliette e' entrata subito nell'atmosfera
regalando al pubblico le sensazioni che i tanti poeti del
secolo appena trascorso hanno a lei affidato: da vero
ultimo mito vivente di anni irripetibili in cui Prévert,
Sartre, Queneau, Mauriac, Ferrè, Vian, Aznavour, Becaud e
altri scrivevano per lei canzoni o brandelli di vita
aspettando l'alba sulla Rive Gauche di una Parigi
illuminata dall'esistenzialismo e dalle collaborazioni fra
poeti, scrittori e musicisti. Il repertorio proposto
questa sera e' stato un misto di canzoni notissime e di
altre più recenti, scritte o arrangiate da suo marito,
Gérard Jouannest, che era al pianoforte. Molte hanno
fatto storia: da 'Je jouais sous un banc' a 'Jolie mome',
da 'Pour vous aimer' a 'Bruxelles', a 'Les feuilles
mortes', a 'Paris canaille', a 'Ne me quitte pas'. La
Greco, come e' nel suo stile, ha cantato con voce
profonda, la stessa che gli anni (ora sono 78) non hanno
minato, i suoi occhi dolci, i suoi sorrisi, l'agitare
delle braccia e la mimica delle dita bianchissime, le
parole che alle volte diventavano sussurri. Un concerto di
straordinaria intensità, salutato alla fine da lunghi,
insistiti applausi. Poi il dopo-concerto nel ristorante di
un grande albergo a poca distanza dal teatro. Ma
Berlusconi non vi ha partecipato. Inutile, quindi,
l'assedio dei giornalisti, ai quali, uscendo dal palco,
aveva già detto: ''stasera niente dichiarazioni, stasera
non parlo''. Alla domanda se il presidente ha gradito il
concerto, Fedele Confalonieri, che gli era stato al
fianco, ha detto con un sorriso: ''Bello, bello, bello. Il
presidente mi ha ricordato che questa è musica dei tempi
nostri. E' musica che trascende il tempo ed e' destinata a
rimanere''. (....)
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4.12.2006
- LA REPUBBLICA -
JULIETTE GRECO, IL MITO SI RINNOVA "GENTILE,
LA VITA, A PORTARMI FIN QUI"
- "Perché
sempre in nero? Perché è l'unico colore che mi difende e mi
protegge. Se ne indossassi un altro, qualcuno potrebbe
vedermi". In nero frequentava le caves e
Saint-Germain-des-Prés, in nero aspettava l'alba lungo la
Senna, in compagnia di Prévert e Sartre,
Queneau e Mauriac, Vian e Aznavour,
Cocteau e Bécaud. In nero venne in Italia, a
Roma, all'inizio degli anni Cinquanta, la Radio Rai
- dove fece concerti - ne conserva preziose testimonianze. In
nero le foto che la ritraggono, volto di una Parigi
perduta e indimenticata, espressione dell'esistenzialismo come
stato d'animo. Juliette Gréco, un mito che si rinnova.
Nel 2007 compirà ottant'anni. E ora pubblica un nuovo
disco, un album di cover dal titolo Le temps d'une chanson.
"E' gentile - dice - che la vita mi abbia portato fin qui. Le
persone anziane hanno più paura della morte di quanta ne
abbiano i giovani, ma io sono rimasta all'immaturità: non ho
paura". Serge Gainsbourg e Charles Trenet,
Maxime Le Forestier, Marguerite Monnot , Jacques
Brel e altri sono i nomi che compaiono nel suo nuovo CD,
che raccoglie una serie di rivisitazioni di classici. In tutto
dodici canzoni, a scandire i momenti più importanti della vita
dell'artista, da Over the Rainbow, che cantava nel
1943, a Nel blu dipinto di blu di Domenico
Modugno. "Lavorando sulla scelta delle canzoni, mi sono
resa conto che stavo inconsciamente assemblando i pezzi di un
puzzle". Le canzoni, dice, "hanno il profumo di un istante,
eppure ce ne sono alcune che ti accompagnano per tutta la
vita, si iscrivono nella memoria collettiva. E hanno l'effetto
di una madeleine di Proust". Niente paura, però, del tempo che
passa, "vivo sempre con sorpresa l'istante presente". Solo un
po' di nostalgia, nel ripensare a un'epoca "in cui si poteva
pagare al ristorante con una poesia". Sentimenti che a
febbraio la musa dell'esistenzialismo canterà allo Chatelet
di Parigi. (...)
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10.3.2007 - QUOTIDIANO NAZIONALE
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TRE DATE IN ITALIA PER PRESENTARE IL NUOVO ALBUM - A
ottant’anni Juliette Gréco ritorna al successo con il
nuovo album Le temps d’une chanson, una raccolta di
classici che non ha mai interpretato come Volare di
Domenico Modugno, Mathilde di Brel, La
chanson de Prevert di Serge Gainsbourg e La
folle complainte di Trenet. “Ho scelto di cantare
‘Volare’ di Modugno perché mi infonde serenità quando la
canto. E’ una bellissima storia d’amore che però non è
triste”, ha dichiarato la Gréco, “Questa canzone è come una
finestra aperta in un bel giorno d’estate”. Juliette sarà in
concerto in Italia il prossimo 14 marzo a Gallarate al Teatro
Condominio, il 15 a Cosenza e il 16 a San Benedetto del Tronto
dove verrà premiata con una targa intitolata a un altro suo
grande amico, Leo Ferré. (...)
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