MIA MARTINI PAGINA INDEX AGGIORNATA AL 29.11.2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Voce della Luna

 

DISEGNO di VITO RICCO

 

Tra gli artisti presenti nella mia collezione di dischi, Mia Martini occupa da sempre un posto speciale. Oltre ad apprezzarla per il suo indiscutibile talento, Mimì è uno di quei pochi personaggi che sono stati e continuano ad essere per me oggetto di una passione costante nel tempo. Di lei, porto dentro un'immagine lunare, nitida e splendente. Ricordo ancora oggi con grande emozione i fantastici concerti a cui ho assistito (soprattutto negli anni Settanta) in giro per l'Italia, alcuni nella mia provincia, altri in Romagna in locali storici come L'Altro Mondo di Rimini o il Geo di San Mauro Mare. Mia Martini dal vivo, oltre all'originalità del suo estro interpretativo, sfoggiava una voce potentissima, chiara e cristallina, capace di raggiungere note impossibili. Per contro, aveva un approccio timido e riservato con il pubblico e difficilmente si muoveva dall'asta del microfono su cui appoggiava sicura le mani ricche di vistosi anelli. Una vera Gipsy Queen che appariva dal buio delle quinte coi suoi vestiti d'antan e i capelli neri lunghissimi distesi su scialli di seta a fiori. Accompagnata dal luccichio di infiniti bracciali e collane a cui difficilmente rinunciava, subito convinceva e conquistava tutti con la sua voce inconfondibile, intonando Agapimu al ritmo di uno scintillante tamburello. Il canto si liberava potente e sicuro, rimbalzando sulle pareti della discoteca illuminata da mille fasci di luce colorata. Quelle indimenticabili canzoni, sgranate una dopo l'altra come dalla corona di un prezioso rosario, tra un timido sorriso e un "grazie", intrigavano i cuori sognanti di un pubblico assorto ed intimamente entusiasta. Seduti ai piedi della pedana eravamo quasi tutti ragazzi non ancora maggiorenni, capaci di fare decine di chilometri in autostop pur di raggiungere le località più famose della riviera Tirrenica e/o Adriatica che in quegli anni vivevano il loro momento di massimo splendore.

Ecco, Mimì l'ho "vissuta" soprattutto nelle sane atmosfere di quelle irripetibili stagioni, che seppur cariche di contraddizioni e di lati oscuri, rimangono lontane anni luce da certe "miserie" della nostra storia più recente.

Negli anni a seguire il suo percorso umano e artistico non è stato sempre facile; tutti ormai conoscono (anche se in maniera spesso distorta) la sua storia. Ma il clamoroso ritorno al Festival di Sanremo del 1989 e il successo ritrovato, sembravano avere in parte riscattato le sofferenze di quel periodo buio. Poi è successo quello che tutti sappiamo. Al di là di qualsiasi congettura sono convinto che non esista alcun motivo al mondo in grado di spiegare o giustificare una morte prematura e inaspettata. Anche se la sua carriera non è stata breve (avendo iniziato giovanissima), da quel maledetto 12 maggio 1995 ad oggi abbiamo perso con lei anche la sua musica. Chissà quante belle canzoni, quante emozioni avrebbe potuto ancora riservarci... Chissà cosa sarebbe andata a scovare pur di rinnovare la sua grande passione, lei che i generi musicali li aveva amati e frequentati tutti. Voglio ricordarla così, con il rispetto che merita e con l'immutato affetto sbocciato proprio in quegli anni. Anni intensi, disegnati a tinte forti, splendidi e autentici, anche se a volte molto difficili, proprio come la storia della sua vita. Rosario Bono

 

 

VIAREGGIO 1971: Nella pineta di Lago Mare, tra il 27 maggio e il 2 giugno, calano tutte le migliori band emergenti d'Italia. Nell'orda di maschi lungocriniti spiccano due sole donne. Tsabò, una cantautrice francese di origini ungheresi, e Mimì scortata da regolare complesso a cui Alberigo Crocetta ha già cambiato nome. Non più i Posteri, ma La Macchina (che nell'assetto definitivo risorgerà sulle ceneri dei Cyan Three di Patty Pravo), perché le emme, a questo punto, devono diventare tre. A Viareggio arrivano anche i Trip, campioni rampanti del rock progressivo. Il loro leader, un portento di tastierista di nome Joe Vescovi, è il primo amore pubblico di Mia Martini. Parlandone a chiunque in termini sognanti, Mimì gli riconosce il merito di averla riscattata dal rock psichedelico e di averle mostrato la via per i lidi metafisici di Bach e Mozart. Ha lunghissimi capelli biondi e lisci, Vescovi, e una buona somiglianza con certe icone cristologiche. Lei, alla faccia della calura di quei giorni, è inguainata in gonne zingaresche, scialli viola e bombetta, con l'aggiunta di un make-up ispirato al Malcolm McDowell del capolavoro kubrickiano Arancia meccanica. Un look della cui invenzione, anni dopo, Loredana vanterà l'esclusiva: "Quando Mimì se ne andava in giro con quegli abiti lunghi, ero io a disegnarglieli. Al suo passare, c'era sempre qualcuno che le diceva: "Arriva la matta"".

Un giornale di Livorno presenta Mimì e Joe mano nella mano, mentre sfilano lungo i viali della tendopoli pop. La didascalia li spaccia come "il simbolo delle coppie hippy". Intanto nei dintorni si aggirano anche i Delirium di Ivano Fossati. Mimì e Ivano si sfiorano così per la prima volta, senza nemmeno accorgersene. La seconda volta capiterà due mesi dopo, al Festival Pop di Palermo, di cui Canto di Osanna dei Delirium diventerà subito l'inno. La pineta, invasa da una marea di giovani, è uno spettacolo. "Sette giorni di musica e mangiare gratis", titolano i manifesti, ma a dire il vero non si vede neanche l'ombra di un panino. La sera della finale, il pubblico tramortito da ore e ore di suite e involuzioni prog, insorge poco prima della premiazione, quando un giornalista rivela a Vescovi che i Trip sono fuori dalla triade dei vincitori, nella quale, invece, c'è Mimì. Sul palco è Eddy Ponti a fare da presentatore: "Nel bel mezzo della serata, quando chiamai i Trip sul palco, Joe prese il microfono e, al grido di "Ci hanno presi tutti per il culo!", si rivolse al pubblico con voce tonante, velata di amarezza". E' il caos e sul palco piove di tutto, sabbia, terra, lattine vuote. La baraonda si placa come per miracolo solo quando i Trip, riagguantati i loro strumenti, attaccano Ode a Jimi Hendrix, un rimpiattino di ritmi violenti e di molli abbandoni, dedicato al celebre chitarrista statunitense scomparso da neppure un anno. Per Mimì la sfuriata di Vescovi arriva come una doccia fredda, ma, anni dopo, la ricorderà con fragorose risate: "Rivedo la scena, piuttosto comica, del critico Giovetti che, colpito dalla sassaiola, riesce a scappare con la sedia ancora attaccata al sedere. Quando l'ambaradan cessò, Joe mi venne incontro come se nulla fosse accaduto e mi disse: "Amore, sai, non era per te. Era una questione di principio"". Mimì abbozza e risale in scena da regina assieme agli Osanna e alla Premiata Forneria Marconi, epici trionfatori di quel primo agone di avanguardia e anarchia musicale. La storia con Vescovi si esaurisce pochi mesi dopo.

 

L'ULTIMA OCCASIONE PER VIVERE - Menico Caroli / Guido Harari - TEA (2009)

 

 

Mia Martini è stata una delle cantanti che ho stimato di più, aveva carattere, ma nello stesso tempo era fragile, era una professionista serissima, non ha mai avuto bisogno di grandi insegnamenti, la sua era una voce eccezionale. Ma ha avuto una vita contrastata, per lunghi anni la sfortuna si è accanita contro di lei e non per sua colpa. Non sta a me qui dire il perché. Ha avuto la sua grande rivincita con Almeno tu nell'universo a Sanremo 1989 e invitarla fu un merito di Adriano Aragozzini. Anni dopo, quando ero consigliere di amministrazione alla Fonit-Cetra, andai a trovarla a casa. Era il '92, e lei in quel periodo abitava, come soluzione temporanea, in un appartamento modesto che, a sua detta, le aveva prestato il suo parrucchiere. La cosa mi stupì molto e ancor di più mi colpì che avesse delle difficoltà economiche. Anche se me lo disse come un po' scherzando. Chiacchierammo a lungo, quella volta. Era sempre la donna sensibile e intelligente che avevo conosciuto, un'artista con la quale era molto piacevole, e anche divertente, parlare, ma la trovai molto più stanca. Mi sembrò disillusa, pur serbando quella forza che avevo sempre riconosciuto in lei, ma ho comunque un ricordo doloroso di questo nostro ultimo incontro alla luce del suo gesto finale.

 

PENSO CHE UN "MONDO" COSI' NON RITORNI MAI PIU' - Mimma Gaspari

BALDINI CASTOLDI DALAI EDITORE (2009)

 

 

La morte di Mimì è stata straziante. Era andata a vivere in un appartamentino per stare vicino al padre. Purtroppo Mimì, che era un'artista straordinaria, non si è mai curata. Prendeva una quantità smodata di medicine che le facevano male. Non andava mai dal dottore. La sera che è morta era in cuffia, ascoltava musica, e il suo braccio era allungato verso il telefono, ma non ha fatto in tempo a chiedere aiuto. Dicono sia morta di un collasso cardiocircolatorio. Essendo stata io una grande depressa, riconosco al volo i depressi. Un giorno ero dal parrucchiere e sento Mimì che mi chiama. Alzo gli occhi e mi si stringe il cuore. Aveva un viso sconvolto, pieno di foruncoli, si vedeva che stava male. Ho avvertito la sua migliore amica che mi ha detto che Mimì non era mai stata così bene. Le ho risposto: "Allora è molto brava a fingere". Io non vado mai ai funerali, ma a quello di Mimì sono andata per sostenere Alba che non stava in piedi dal dolore. E' stata una cosa orribile: intorno alla salma di Mimì le urla di Loredana contro la madre e il padre. Una scena terribile alla quale assistere. Io trovavo Mimì straordinaria. La sua vita è stata rovinata quando è iniziata a serpeggiare la voce che lei portasse sfiga. Ho sempre litigato con tutti quelli che la diffondevano. Persino Bardotti era uno di questi. E io: "Guarda che se pensi così, noi non possiamo più lavorare insieme". La calunnia non è un venticello, può distruggere una vita. E a lei l'hanno distrutta. Si racconta che una volta Mimì entrò nel camerino di Patty Pravo e lei ha urlato: "Oddio! Iella Kid!". Mimì non ha cantato per anni, ha cambiato voce ed è rinata con la sua straordinaria interpretazione di Almeno tu nell'universo.

 

UNA BELLISSIMA RAGAZZA - Ornella Vanoni - MONDADORI (2011)

 

 

Mimì... non ho dubbi: era la più brava di tutte. All'inizio della nostra collaborazione, l'ho trovata molto guardinga, perché era stata una persona molto ferita in un modo profondo. Aveva difficoltà a fidarsi, ma l'aspetto più sconvolgente è che aveva difficoltà a trovare persone che volessero lavorare con lei, per quella nomea che c'era. Già dieci o quindici anni prima lo dicevano. Ed è anche per questo assurdo motivo che le vendite dei suoi dischi erano calate così tanto. Certe voci possono creare un indotto negativo di portata incalcolabile, apocalittica, ma mai e poi mai avrei immaginato che potessero diventare così diffuse e dilanianti. La gente fu di una perfidia atomica con lei. Alcuni avevano persino cominciato a dire che portavo sfiga anch'io, visto che lavoravo con lei. Sembra impossibile, ma Luca Barbarossa un giorno mi aveva riferito questa idiozia per mettermi in guardia. Inutile dire che Luca non ci credeva, visto che il primo disco che avevamo fatto insieme (Roma spogliata) era andato sparato al numero uno in classifica. Comunque, in relazione a quella calunnia, all'epoca dovetti addirittura minacciare di querelare per diffamazione un artista allora piuttosto conosciuto (oggi un po' meno). Mi è toccato discutere più di una volta con diversi giornali, per cercare di smantellare quella maldicenza così infamante, così distruttiva e nello stesso tempo così stupida e così radicata. Con il solo risultato che le mie facoltà di comprendere l'intelligenza altrui - davanti a una simile prova d'idiozia - vacillavano sempre di più. Mi ricordo che un giorno Mimì mi disse: "Shel, non puoi avere assolutamente idea di cosa provi io quando entro in una stanza e con la coda dell'occhio vedo che la gente si tocca". Però quello era e quello rimaneva. Io e lei abbiamo affrontato l'argomento due o tre volte. Le dicevo che secondo me non doveva avere paura di parlarne, che doveva tirare fuori la cosa pubblicamente, mettere la gente davanti alle proprie responsabilità. Ma lei non se la sentiva. Allora ho cercato di farlo io al posto suo, ogni tanto. Per Mimì ho combattuto, ma ho combattuto davvero, assieme a Roberto Galanti, lui sicuramente ancor più di me: non potevamo credere che avessero messo in giro una voce così stupida e così tremenda; per di più lei era già in difficoltà per conto suo perché la sua storia d'amore stava andando a puttane. Era insomma in un momento drammatico e stava colando a picco. Sembrava una donna forte, Mimì, ma era d'una fragilità inaudita.

IO SONO IMMORTALE - Shel Shapiro - MONDADORI (2010)

 

 

Mia Martini parla dell'album Mimì: "I miei testi non sono niente di intellettuale, sono molto semplici, con parole abbastanza musicali. L’importante è non dire cose stupide, avere il limite del buon gusto. Finora tutti hanno considerato la mia voce e basta, ero un’interprete delle cose che altri scrivevano, c’era partecipazione vocale, ma non di testa, di cuore, di sangue. Ho capito che essere cantanti di se stessi è un’altra cosa, molto più interessante e completa: dar vita e forma giorno dopo giorno a una propria idea è una sensazione sublime, angosciante e dolce al tempo stesso. Il rapporto con la musica e le parole di ogni brano è stato vissuto e sofferto con una grande intensità, ho cantato, ciò che in certi momenti ho vissuto oppure ho creduto di vivere. Questa volta non ho solo dato lo "strumento voce" ma tutta me stessa, cioè non ho solo arredato una cosa ma l’ho costruita partendo da niente. Un’esperienza che mi ha fatto finalmente trovare la mia giusta dimensione d’artista".

 

LA VOCE DENTRO - Pippo Augliera - EDITRICE ZONA (2011)

 

 

Mia Martini aveva una forza nel canto che non ho trovato in nessun altro interprete. Lei con la voce riusciva a guidarti. E sembra assurdo, perché il direttore ero io. L'orchestra non doveva far altro che accordarsi a lei.

 

Beppe Vessicchio - I lunatici - RAI | Radio2 (2020)

 

 

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