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La Repubblica 1989/1995 - Selezioni

 

 

 

 

 

 

 

 

STASERA IL RITORNO DI MIA MARTINI CON SERENITA' CONTRO LA CATTIVERIA - Gino Castaldo

 

22 FEBBRAIO 1989 - SANREMO - Al Festival gli eventi, musicalmente parlando, sono piuttosto rari. Ma questa sera ce ne sarà uno, da non perdere: Mia Martini torna finalmente a cantare e per di più da una grande platea. La sua canzone è una delle poche cose che meritino attenzione in questa edizione del Festival. Si intitola Almeno tu nell' universo, ed oltre ad essere un buon pezzo, scritto da Lauzi e Fabrizio, è cantato in modo straordinario. Siamo sicuri che a molti questa sera verrà la pelle d' oca ad ascoltare la rabbia, l' intensità emotiva, la forza espressiva di questa voce che per anni non abbiamo più ascoltato. Molti ricorderanno ancora il suo splendido talento, le sue canzoni di successo. Fino a dieci anni fa Mia Martini era giustamente considerata uno dei talenti migliori del nostro panorama musicale, fino a che non è stata obbligata al silenzio da una sorta di ostracismo strisciante, che rappresenta uno dei più vergognosi esempi di malcostume di cui sia stato capace il famigerato mondo della musica leggera, il quale quando vuole sa essere di una pesantezza senza eguali. Va detto che Mia Martini questa situazione l' ha presa con sorprendente serenità. Anche grazie al fatto che da qualche tempo si è ritirata a vivere in campagna, in un paese umbro che si chiama Calvi a non molti chilometri da Roma. Riferisce episodi incredibili della sua vicenda, di cui sono protagonisti famosi personaggi del mondo dello spettacolo, ma dice anche che preferisce lasciar correre, non rimestare ancora nella faccenda. L' importante è andare avanti, ricominciare, tornare a cantare per il pubblico. In questo senso la scelta di Sanremo è stata particolarmente felice. Niente come un' esposizione così forte e potente può spazzare via in un sol colpo questi anni di assurda e ingiustificata emarginazione. La canzone è perfetta ed ha una storia piuttosto singolare. E' stata scritta molti anni fa proprio per lei, con un attacco iniziale che ricorda lo stile dei Procol Harum, ma per una serie di circostanze non se ne fece nulla. Il pezzo è rimasto lì a languire anche perché nessun altro cantante riusciva ad interpretarlo in modo convincente. Alla fine, è stato ripescato alcuni mesi fa, quando si è cominciato a pensare ad un rilancio per Mia Martini. In fondo il pezzo era stato scritto appositamente per lei. Così, superando grandi resistenze, la storia di Mia Martini ha ripreso a girare, piano piano, fino all' approdo al Festival di Sanremo. Il pezzo è di sicuro effetto e non è detto che oltre al gradimento della critica, non possa avere anche un discreto esito nella votazione finale e anche poi nelle vendite discografiche. Per chi la conosce sarà un gradito ritorno. Per chi non dovesse conoscerla, sarà una vera e propria rivelazione. Per una volta il Festival sarà veramente utile, se non altro per ridare il suo posto ad una cantante che ha pochissimi possibili confronti in Italia.

 

NUOVA AVVENTURA MUSICALE DALLA VOCE DI "MARTINI MIA" - Ernesto Assante

 

23 MARZO 1989 - Era un ritorno importante quello di Mia Martini a Sanremo, dopo anni di silenzio, di lontananza dalle scene, di storie tristi e sconcertanti. E' stato un ritorno all' insegna del successo, come testimonia il decimo posto nella classifica dei singoli più venduti in Italia di questa settimana per la sua bella canzone Almeno tu nell' universo. Ecco, almeno in questo il Festival di Sanremo 1989 ha ottenuto un risultato positivo, nel riproporre al pubblico un' artista che è e resta, senza dubbio, una delle più belle voci della musica italiana, un' interprete che non solo ha una forza ed un' energia davvero encomiabili, ma ha soprattutto uno stile, una personalità che sette anni di silenzio non le hanno minimamente intaccato. Sette anni infatti sono passati dall' ultimo album che Mia Martini aveva inciso, Miei Compagni di Viaggio, ed il suo nuovo disco, Martini Mia, che la cantante ha presentato martedì sera al Notorius di Roma, in una serata tra amici, una sorta di piccolo showcase, più una festa che una presentazione vera e propria, nella quale la Martini ha cantato alcune canzoni contenute in questo nuovo album. Martini Mia è un disco pregevolissimo, un album ricco di belle canzoni, firmate da autori celebri come Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi, una coppia efficacissima come dimostrano ampiamente sia il brano che apre l' album e che la Martini ha presentato a Sanremo, Almeno tu nell' universo, sia l' altra bella canzone del disco, Il colore tuo ed autori giovani come il napoletano Enzo Gragnaniello, un cantautore della nuova generazione, musicista e cantante di gran classe, ed in questo caso autore di tre brani del disco. Ma c' è anche una Mia Martini autrice in questo album, in due brani che brillano certamente nella raccolta, per la passione stessa con la quale la cantante le esegue: "Cantare è un modo di raccontare una storia, un' emozione, un movimento, un ritmo che in quel momento stai vivendo in un determinato modo" dice la Martini "una canzone deve essere qualcosa nella quale io possa credere, se no non riesco proprio a cantarla". La perla del disco è naturalmente il brano presentato a Sanremo, quello in cui Mia Martini esprime al meglio le sue doti d' interprete, la forza e l' emozione del suo stile, ma nell' album ci sono molti altri momenti per lasciarsi catturare dalla voce della cantante, come Amori, scritta dalla Martini stessa, Notturno, che porta la firma di Maurizio Fabrizio e Statte vicino a me, un bel pezzo scritto da Gragnaniello. E' un disco, insomma, per chi vuole riscoprire Mia Martini, un punto di partenza per una nuova avventura musicale, per una sorta di nuova vita per una cantante che ha carattere, stile, personalità ed una voce inconfondibile.

 

MIA MARTINI IN TOURNEE: UN AUTORITRATTO IN MUSICA - e.g.

 

31 MARZO 1992 - Non ha vinto il Festival di Sanremo, ma, con il senno di poi, si dice contenta lo stesso: Mia Martini, giunta seconda con Gli uomini non cambiano sa di essere piaciuta al pubblico e alla critica, di aver tenuto alta la bandiera della canzone al femminile, di aver consolidato quell' immagine di interprete valorosa e appassionata, insieme popolare e di qualità, a cui aspira prima di ogni altra cosa. Appena uscito il suo nuovo album, Lacrime, il diciassettesimo di una carriera iniziata a livello discografico nel 1971 con Oltre la collina, la quarantaquattrenne cantante calabrese si prepara a festeggiare il traguardo delle centomila copie vendute con un breve tour teatrale nelle maggiori città italiane. La partenza è fissata l' 8 aprile a Bologna, cui seguiranno tappe a Torino il 10, a Milano il 12, a Firenze il 13, a Pescara il 27, a Barletta il 28 e a Napoli il 29, per chiudere a Roma il 18 maggio al teatro Sistina. "Per questi concerti - ha spiegato - ho voluto realizzare un autoritratto capace di illustrare le mie emozioni e la mia storia, nel privato così come sotto il profilo artistico. Nei due tempi ho pensato ad una scaletta intesa come un viaggio, da scandire cronologicamente, attraverso i motivi più significativi della mia carriera. Sul palco, insieme a me, ci sarà una band di sei elementi, e un ospite fisso: Enzo Gragnaniello; in alcune repliche ci raggiungerà anche Roberto Murolo. Abbiamo previsto di fare delle riprese per un home video dello spettacolo, mentre in estate ho già deciso di rivoluzionare tutto e di andare in giro per l' Italia con un repertorio e arrangiamenti più vivaci, rockettari".

 

MIA MARTINI, ADDIO IN SOLITUDINE - Cinzia Sasso

 

15 MAGGIO 1995 - VARESE - La Mercedes grigia delle pompe funebri si fa largo in mezzo alla piccola folla. Un bambino con la gommina sui capelli e il papillon della domenica resta impalato davanti al cancello di via Liguria 2, casetta di due piani color caffelatte, neppure un fiore sui balconi, un grande pino sull' angolo del giardino di ghiaia. Abitava lì, a Cardano al Campo, in un paesotto alle porte di Varese, una cantante famosa, solitaria e sfortunata. E lì è morta, stroncata probabilmente da un infarto, Mia Martini, vero nome Domenica Berté, 47 anni. E' stata trovata ieri alle 13 ma la sua morte risale almeno a 24 ore prima: le punte delle dita già bluastre, la pelle della schiena arrossata, i primi segni della decomposizione. Aveva un rivolo di sangue uscito dal naso. Ma quel segno, che in alcuni casi potrebbe segnalare assunzione di cocaina, secondo gli inquirenti, non ha alcun significato particolare. "Non è stato un suicidio", dicono sicuri i carabinieri. E quando gli uomini della Scientifica escono dall' appartamento del secondo piano, dopo aver messo i sigilli alla porta, fatto i rilievi fotografici, perquisito le tre stanze più servizi, in mano non hanno niente. "Non c' era nessuna boccetta di barbiturici o simili - assicurano - nessun segno di droga, nessuna lettera". Il sostituto procuratore di Busto Arsizio, Luca Villa ha già disposto per martedì l' autopsia ma l' ipotesi più probabile, al momento, è che si sia trattato di morte naturale: un ictus, un infarto, un malore. "Aveva l' espressione serena", dirà Beppe Nocera, un discografico amico, all' uscita di casa. "E' stato lo stress a consumarla", confermerà il padre della cantante, Giuseppe Berté. E, anticipando le domande dei cronisti, aggiungerà: "Io non ho visto buchi sulle braccia, né bottigliette. Per quello che me ne intendo, è stato il cuore". Mia Martini era tornata a casa mercoledì sera, alla fine di una torunée. Avrebbe dovuto partire di nuovo ieri sera, diretta stavolta a Salerno e i primi di giugno avrebbe dovuto partecipare al festival Viva Napoli. Ma quando Nando Sepe, il suo manager, ieri mattina alle 9 ha suonato al campanello ancora senza nome non ha avuto risposta. Ha insistito, ma niente. Allora si è rivolto alla padrona di casa, Francesca Bernasconi, che vive al piano di sotto. Insieme hanno provato a citofonare di nuovo, quindi a telefonare, infine ad aprire la porta con il paio di chiavi di scorta. Ma la porta era chiusa dall' interno. Allora hanno telefonato a Giuseppe Radames Berté, il padre della cantante, e gli hanno chiesto di andare a Cardano. Da Cavaria, dove il padre di Mia vive insieme alla seconda moglie, è meno di mezz' ora di macchina. Giuseppe Berté è arrivato e ha suggerito di chiamare i vigili del fuoco. Alle 12.50 i pompieri sono entrati nell' appartamento forzando una tapparella. Mia era distesa sul letto, scalza, addosso una tuta grigia. La mano destra era sul tavolino accanto al letto, la sinistra giù, a penzoloni. Per terra c' era un' agenda, un quadernetto con i numeri di telefono di Mia. La segreteria telefonica lampeggiava, da tempo i messaggi non venivano ascoltati. Racconta il padre, preside in pensione del liceo classico di Busto: "L' ultima volta l' ho vista giovedì, è venuta a pranzo a casa nostra. Era serena e tranquilla, aveva trovato la sua strada". Un ricordo lontanissimo il carcere per droga, acqua passata anche il rancore verso il padre che l' aveva abbandonata bambina. "Aveva preso questa casa per stare vicino a me - conferma il signor Berté - gliela avevamo trovata noi". In via Liguria Mia era andata ad abitare dal primo di aprile, anche se già da tre mesi aveva richiesto la residenza nel comune di Cardano al Campo. I vicini di lei sanno poco: la vedevano arrivare con la Citroen verde scuro targata Milano, chiudersi in casa con le tapparelle abbassate. L' unico segno che lei fosse lì, era la macchina, che anche adesso è parcheggiata di fronte alla casa: dentro una bottiglia di acqua minerale, giornali vecchi, la base del telefono cellulare. Il trasloco non era finito: "Mia - spiega il padre - doveva ancora portare qui tutti suoi mobili, sono sparsi per l' Italia". Ed è per questo che l' appartamento era in grande disordine: casse ancora da sballare, abiti in giro, biancheria ammucchiata. Sono le 16 quando la Mercedes delle pompe funebri si avvia verso l' obitorio dell' ospedale di Busto. Sulla strada c' è molta gente che applaude. Si sparge la voce che sono in arrivo Renato Zero e la sorella di Mia, Loredana Berté. Ma all' obitorio si presentano solo i genitori, il discografico, il manager. Zero è partito da Roma, ma arrivato a Linate ha preferito dirigersi a casa di Loredana. Il funerale è già stato fissato per giovedì nella chiesetta di San Giuseppe, a Busto, appena fuori dall' ospedale. In serata, i giornalisti che aspettavano a Milano sotto casa della sorella di Mia Martini, Loredana Berté, hanno potuto raccogliere solo le sue urla. Con lei c' erano la cantante Aida Cooper e Renato Zero che facendosi interprete del dolore della Berté ha dichiarato: "C' è morta una sorella. Vi preghiamo di rispettare il nostro dolore che è molto, molto privato. Stiamo tutti molto male, siamo davvero distrutti".

 

LE LACRIME IN DIRETTA DI MARA VENIER - t.s.

 

15 MAGGIO 1995 - ROMA - "La risata di Mimì, quella gran risata con cui smitizzava tutto...". Domenica in è appena finita: Mara Venier si è commossa in diretta tv alla notizia della morte di Mia Martini. Ora ha il camerino affollato di gente e sta correndo all' aeroporto, ma a parlare di Mia non rinuncia. E chiede di scriverlo e precisarlo che lei, di solito, in queste occasioni evita di parlare: "E' tutto inutile e retorico quello che si dice dopo, ma Mimì non ce la faccio a non ricordarla". Che rapporto c' era tra di voi? "Un rapporto di grande intimità e confidenza. Ogni volta si finiva per parlare di noi: soprattutto degli uomini. Anche se forse non aveva avuto proprio quello che voleva: una famiglia, un compagno. Mia aveva raggiunto una serenità. E anche l' argomento più serio finiva in una gran risata. E poi, è strano, parlavamo sempre di salute: lei aveva dei problemi già da qualche anno. Me lo confidò subito, appena ci conoscemmo al Cantagiro sei anni fa; alle volte non si presentava e io sapevo che era perché non stava bene". Problemi di depressione? "No, problemi fisici. Ma affrontava tutto con grande coraggio e ultimamente l' avevo vista davvero bene, felice". Ci descriva Mia Martini. "Era una donna di grande sensibilità, sempre con un velo di malinconia, di infelicità. Era stata sfortunata, ma aveva una gran rabbia dentro; anche quando fu emarginata dal mondo dello spettacolo trovò il coraggio di affrontare la situazione. Era una scommessa con se stessa: andare avanti nonostante tutto. Vi vedevate spesso? "No, non spessissimo; era venuta tante volte a Domenica in e l' ultima volta l' avevo vista a Sanremo. Io e Renzo Arbore avevamo partecipato molto all' incisione del disco con Murolo. Era stata straordinaria, era riuscita a cantare benissimo in napoletano". Qual è la sua canzone che ama di più? "Quella con cui vinse il premio della critica a Sanremo nel 1989: Almeno tu nell' universo. Io l' avevo ascoltata a casa di amici e ricordo che fu Renato Zero a farla sentire ad Aragozzini. Fu il gran ritorno di Mimì". E un' immagine che ricorda di Mia Martini? "L' ultima volta che l' ho vista: aveva un vestito bellissimo di Armani. Ma era trasparente, quasi un nude-look. Nell' intervista ho scherzato molto su quella blusa, la prendevo un po' in giro, proprio con quell' intimità che c' era tra noi. Anche lei scherzava spesso sulle mie scollature. E ridevamo insieme, delle gran risate". Poi il ricordo di Mara Venier si ferma ed è lei che comincia a chiedere: "Com' è morta, cos' è stato... Era sola? E Loredana dov' è? Io ho un rapporto stupendo anche con Loredana Bertè; sono quegli incontri che si fanno nella vita: unici, speciali".

 

VOLEVA PARLARE DELLA LUNA - Ernesto Assante

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15 MAGGIO 1995 - ROMA - "Voleva fare un disco che parlasse della luna: aveva ritrovato l' entusiasmo nel lavoro, stavamo progettando insieme il nuovo album". Beppe Nocera, il manager della casa discografica Rti, per cui la Martini aveva da poco iniziato a lavorare, parla di una Mia Martini felice e piena di progetti. I colleghi del mondo dello spettacolo ricordano il grande talento e la vita drammatica dell' artista: "Mia è un' immagine in bianco e nero", così la ricorda il paroliere Mogol. "La drammaticità è stata il filo conduttore della sua arte e della sua vita", continua Mogol. "Conoscevo bene Mimì - ha spiegato Ornella Vanoni - l' ho vista nascere, mollare, tornare a nascere; quando ci eravamo incontrate l' ultima volta, in autunno, mi aveva dato l' impressione di una donna disperata, che faceva ormai una gran fatica a vivere. Era una grande interprete: quando cantava la sua intensità espressiva era enorme. Come se si aggrappasse alla canzone per sopravvivere". Roberto Murolo, il decano della musica partenopea che nel ' 93 aveva inciso con Mia Martini il brano Cu 'mme di Enzo Gragnaniello, con grande successo di vendite, ricorda: "Abbiamo lavorato insieme con soddisfazione, mai un bisticcio o un problema. Lei aveva una voce speciale, un modo moderno di cantare, aggressivo, che sembrava venire dal cuore". Bruno Lauzi, invece, chiamato a commentare in diretta tv la morte della Martini, ha detto solo: "Ciao Mimì, un piccolo uomo ti saluta".

 

SORELLE RIVALI UNITE DALLA SOLITUDINE - Marina Garbesi

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16 MAGGIO 1995 - ROMA - Donna sola (Martini). Io, il miglior amico che ho (Bertè). Titoli, versi interscambiabili di canzoni, malinconie speculari che s' inseguono, si riconoscono, si respingono facendo schizzar via, lontane, le loro vite. La scarica elettrica di due poli identici. Sorelle simil-gemelle, nate entrambe il 2O di settembre, che si prendono e si lasciano come due amanti irrequieti. Dieci anni di silenzio, di reciproca, ostentata, indifferenza, poi il minuetto di pace e ancora gelo fra le due, dopo il Sanremo di due anni fa. Vent' anni di trucchi e travestimenti che più diversi non si può. Una gara, all' apparenza, per non assomigliarsi mai. Martini filo di perle, Martini "dalla sinistra ho avuto solo fregature allora meglio quel galantuomo di Fini". Berté che "va a letto con la foto del Che", Berté orecchini falce e martello. Una seriosa, l' altra seminuda tutte le volte che può. Eppure uguali nostalgie denunciate, sussurrate o urlate - fa lo stesso - di normalità piccolo borghese: matrimoni, figli... tutti treni persi o treni sbagliati. Treni su cui salire e subito scendere, per Loredana: una vita come un samba, frenetico, eccentrico, scosciato, e "affanculo" Fiorello viva Fidel. Treni mai in orario per Domenica-Mimì-Mia, perché "gli uomini non cambiano... fanno male alle donne spesso senza riflettere, quasi involontariamente". Un blues di amarezza, roco come la sua voce. Stessa rabbia - sottovoce o ringhiosa, fa lo stesso - per lo show business che non le capisce, o non le capisce abbastanza. Che fatica a sintonizzarsi con quel grumo comune di angoscia di vivere, che diventa grinta o talento da spendere, da sprecare. Due sorelle manifesto di un individualismo "maschio", complice e litigioso, che diventa "antipatico" e va a capire perché addirittura jettatorio, sgarbato o saccente e comunque anomalo, con in fondo quella solitaria tristezza infarcita di pillole e suicidi presunti (per Loredana, alla vigilia dell' addio col marito tennista Bjorn Borg), oppure temuti (per la morte improvvisa, oscura, di Mia, che si era messa all' angolo, s' era riparata da quel via vai scostante del successo, in un condominio anonimo per lasciar vivere la Domenica che era in lei). Non era una signora, Mia-Domenica-Mimì, nonostante le divise convenzionali di Armani. Non è mai stata una signora Loredana, che strepita contro le "multinazionali del disco" che "la mettono in castigo" e non le fanno pubblicare "un album della madonna che ho qui, già pronto...". Nessuna delle due è mai stata "nazional-popolare". Mia diventa celebre venticinque anni fa, festival di Viareggio: lei sembra un clown felliniano con bombetta e trucco pesante. Cantava, allora, Padre davvero, autobiografia in musica di una ragazza cresciuta in una famiglia disunita. E davvero il padre delle Berté aveva lasciato moglie e quattro figlie ("un clan di femmine") senza farsi più vivo. Mia e Loredana non nascondono il loro rancore. E se la prendono pure con quella madre che, a sentir le sorelle, ha le mani troppo bucate. Forse leggende di rotocalchi, ma di sicuro le sorelle hanno l' identica spinta a fuggire da casa, lasciare Bagnara Calabra per poi magari - è il caso di Mia - coltivarne la nostalgia, moltiplicando nel tempo i ritorni. Solo tre anni di differenza tra le due. Domenica, la più "vecchia" che diventa Mia Martini battezzata dal suo pigmalione l' avvocato Crocetta, il padrone del Piper, parte per prima sul palco. Loredana la insegue, la copia, si fa chiamare Franca Martini per invidia ed emulazione, la rincorre. In principio, con Piccolo uomo, Donna sola, Minuetto, Mia infila una hit parade dietro l' altra. Ma Loredana è tosta. "Una zavorra, una vera rompiballe...", s' inalbera la Martini. La quale, nel frattempo, si era innamorata del cantautore Ivano Fossati, un menage che plasma Mimì che diventa di sinistra come lui, femminista coi sottanoni e gli zoccoli d' ordinanza. Dieci anni di coppia fissa. Ma Loredana la raggiunge. Diventa famosa lei, quando per l' altra comincia un' eclissi. E scatta pure la lotta per prendersi Fossati. Mia Martini ha una crisi non si sa se esistenziale o creativa, mentre all' estero la esaltano. Si sente le gambe tagliate. Prende il testimone la sorella, la voce meno estesa ma le gambe di più. E' l' 82 e Mia dà forfait. Intanto il venticello di una calunnia assurda, la Martini jettatrice, le dà un altro colpo alle reni. Carriera rovinata. C' è chi le imputa perfino di far partire in ritardo gli aerei. E chi soffia che è stata la sorella terribile a mettere in giro la diceria. Per tutti gli Ottanta, le due si ignorano. Grande Freddo. Loredana è la diva strampalata che si mette un finto pancione da donna incinta a Sanremo (stile, epater les bourgeois...), che canta Il mare d' inverno, che sposa Borg, il secondo tennista della sua vita dopo Panatta. Allora se ne fregava di Fidel, era la gioia delle riviste rosa per quelle liti tra un jet e l' altro. Borg tenta il suicidio. Ghiaccio sui pettegolezzi, è faccenda seria. Lei, che prima sparlava del marito, ha un malore che forse è un tentato suicidio. Allora di colpo Mia ricompare, e fra le due scoppia l' idillio. Mia intanto era tornata a cantare e la critica era tornata ad amarla: "La più bella voce femminile della canzone italiana...". Mia che proclama, a proposito della sorella: "Saremo inseparabili, non litigheremo più". Collier di perle una, "chiodo" di pelle e mini ginecologica l' altra, faranno duetto a Sanremo, ma la coppia non va. Frana la ritrovata "simpatia". E di mezzo ci si mette pure la politica. Mia scrive sul "Secolo" che la sinistra l' ha delusa e che Loredana, la marxista, è un' incoerente che ha sempre fatto la bella vita. Mia e Loredana, le strade si biforcano ancora, eppure si incrociano in una solitudine uguale. Mia e Loredana: adesso, la rincorsa è finita.

 

FUNERALI "SHOW" PER MIA - Carlo Brambilla

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17 MAGGIO 1995 - BUSTO ARSIZIO - Funerale-spettacolo ieri pomeriggio per l' addio a Mia Martini. Cinquemila persone, forse di più, hanno invaso il tratto di strada che unisce l' obitorio dell' ospedale con la vicina parrocchia di San Giuseppe, dove si è svolta la cerimonia, nella speranza di riuscire a vedere da vicino i cantanti e i personaggi della televisione finalmente qui a due passi, in paese, in carne ed ossa. La pioggia battente e la selva di ombrelli che nascondevano ogni cosa non hanno frenato squadre di fan, molti dei quali giovanissimi, che si sono lasciati andare a scene di tifo da stadio al passaggio dei loro beniamini. Il primo grande applauso scrosciante, intorno alle 16, è per Loredana Bertè, occhiali scuri, giubbotto nero, cappuccio sulla testa e zainetto a forma di orsacchiotto sulle spalle, che arriva alla camera ardente accompagnata da Renato Zero, vestito di nero dalla testa ai piedi. La gente spinge a più non posso per avvicinarsi alla cantante mentre qualche carabiniere tenta disperatamente di arginare l' onda d' urto dei curiosi. La Bertè abbraccia i primi amici che le vanno incontro. C' è Ornella Vanoni, Bruno Lauzi, Jo Squillo, alcuni autori come Mimmo Cavallo ed Enzo Gragnaniello. "Non piangiamo oggi", continua a ripetere. Bacia una zia, la mamma, altri parenti. Ma non degna di uno sguardo, né di una parola, l' anziano padre Giuseppe, che rimane da solo, immobile come una roccia, con l' espressione bloccata, in un angolo, vicino alla bara della figlia. Poi la cantante si avvicina a Mia. Il volto di Mimì è sereno, illuminato da una lampadina, sotto al cristallo che chiude la bara. Loredana lascia un piccolo mazzo di rose bianche, accarezza la bara e torna all' esterno, sotto agli sguardi dei curiosi. Chi le è vicino la sente imprecare ancora contro il padre, responsabile secondo lei della morte in solitudine della sorella. C' è molta voglia di guardare e pochissima di raccogliersi a pensare o, magari, perché no, a pregare. Arrivano Enrico Ruggeri, Memo Remigi, Amedeo Minghi, Fiordaliso, Ivano Fossati, Dori Ghezzi. "Guarda! Guarda! C' è Viola Valentino", urlano dei ragazzi. La folla ondeggia. Cerca di spiare dentro al cortile dell' obitorio, dove trovano riparo amici e parenti di Mia Martini. Il tam-tam del passaparola è tutto su chi c' è e chi non c' è. Qualcuno giura di aver visto Giorgio Armani, lo stilista che l' ha vestita in molte occasioni importanti. E quando la notizia viene confermata un brivido di eccitazione percorre le prime file che premono sulle transenne. Verso le 16.20 il corteo funebre tenta di percorrere i pochi metri che separano l' obitorio dalla parrocchia. L' impresa appare immediatamente tra le più ardue. Il servizio d' ordine non aveva minimamente previsto che nel pomeriggio di un giorno feriale mezzo paese si fermasse per i funerali. Vigili e carabinieri sono troppo pochi. La folla è impenetrabile. Ci sono malori e svenimenti. Volano pugni, sberle e schiaffi sotto la pioggia. Gli uomini delle pompe funebri si sbracciano come dei disperati per aprire un varco. Alla fine, dopo 20 minuti, la bara viene portata a spalla nella chiesa. Ma la chiesa è troppo piccola. Riesce a contenere qualche centinaio di persone al massimo, mentre tutti vogliono entrare. Don Silvano dal pulpito invita alla calma. Ricorda che siamo in una chiesa, che questo è un funerale. Ma dal fondo compaiono Celentano e Claudia Mori. Scattano i flash delle piccole macchine fotografiche automatiche che i ragazzini hanno portato dietro per immortalare la giornata. C' è chi sale in piedi sulle sedie, sulle panche della chiesa. I fotografi professionisti, invece, invadono l' altare, tenuti a bada, con scarso successo, da un solo carabiniere. C' è Ron che si avvicina alla bara, un' immagine da non perdere. C' è Maurizio Vandelli. Ecco Faletti. La messa-spettacolo può cominciare. "Se questa è l' Italia non c' è proprio più speranza", commenta Enrico Ruggeri. In chiesa entrano per un attimo anche Loredana Bertè e Renato Zero, ma vanno via quasi subito. A don Silvano il duro compito di riportare alla dimensione religiosa il pomeriggio. Nell' omelia il sacerdote parla della solitudine, "una malattia da affrontare con forza e coraggio". E della morte, come "sintesi di tutti i nostri momenti di solitudine". E un amico commenta, severo: "Tutti questi artisti che sono oggi qui dovevano essere vicini a Mia prima, quando lei era viva. E non torturarla con tutte quelle maldicenze su di lei". Sul pulpito sale un altro amico, il giovane cantante Luca Zeta, per qualche parola affettuosa in ricordo di Mimì: "Ti abbiamo abbandonata. Perdonaci per il nostro essere uomini. Da oggi avrai un palcoscenico enorme. Ti chiedo solo una cosa: quando vedrai il Padre Celeste parlagli di noi. Recita una preghiera per Loredana, Renato, per i tuoi parenti e per tutti quelli che vorrai". Poi prende la parola il padre per un ringraziamento a tutti. Il funerale è finito. Qualcuno continua a chiedersi perché è morta Mia Martini. Gli esami istologici che seguiranno l' autopsia richiedono 60 giorni di tempo. Ma il padre e la famiglia continuano a ripetere che si tratta certamente di "morte naturale". Mentre un amico tra la folla se ne va commosso ricordando a memoria il necrologio all' amica Mia Martini: "Sicuramente starai cantando anche in cielo, buon concerto Mimì".

 

MIMI' LASCIATA MORIRE

 

19 MAGGIO 2005 - ROMA - Loredana Bertè piange in diretta, piange e accusa: "Tutta quella gente, invece di venire solo per curiosità ai funerali di Mimì, sarebbe potuta andare ai suoi concerti. Chissà forse Mimì allora si sarebbe sentita meno sola, forse non sarebbe morta". Avvolta in un pullover giallo, con gli occhi protetti dagli occhiali neri, la bocca che spesso si contrae in una smorfia di pianto, ieri sera a Tempo Reale Loredana nel ricordare la sorella Mia ha avuto parole dure per tutti. Per lo Stato: "Perchè nessuno ha soccorso Mia, l' hanno lasciata due giorni morta dentro casa". Per l' interesse della gente: "Ai funerali ci hanno braccato, volevano vedere i cantanti...". Per i giornalisti: "Adesso ne parlate bene, ma vi ricordate quando dicevate che portava sfortuna, e l' avete isolata, per dieci anni?". E poi esplode: "Che Mia era stata cremata l' ho dovuto apprendere dalla televisione, nessuno mi aveva avvertito". Ma Loredana Bertè ha avuto anche dei momenti di dolcezza e di allegria nel corso del Ricordo di Mimì che Tempo Reale ha dedicato ieri sera a Mia Martini, soprattutto di fronte alle testimonianze di affetto dei giovani di Bagnara Calabra, dove Mia e Loredana sono nate. "Sì, è vero litigavamo, ma erano litigi d' amore...". Poi Loredana si rabbuia di nuovo e ricorda: "Noi non abbiamo mai avuto una famiglia. Mia ed io eravamo la famiglia visto che avevamo scelto di fare questo mestiere contro la volontà di tutti". "Adesso però dopo lo scempio di quel funerale pubblico - dice ancora la Bertè - noi, tutti quelli che volevamo bene a Mimì, faremo una bellissima messa cantata nella chiesa degli Artisti a Roma. Ma la cosa più commovente - annuncia Loredana - l' hanno fatta a Gerusalemme, dove hanno dato a un bosco il nome di Mimì, in ricordo di mia sorella". Sullo schermo appaiono i ragazzi di Bagnara Calabra, città a cui Mia era legatissima, poi il toccante ricordo di una zia: "Quando veniva qui si metteva le mia camice da notte e ogni tanto voleva dormire con me. Gli uomini? Io so che Mimì ne ha amato uno solo, ma lo ha amato davvero". Sul finale torna la voce di Mia, in un video di alcuni anni fa, sullo sfondo Bagnara Calabra. Mimì e la solitudine. Canto per me, recita infatti la sua canzone. Loredana piange e mormora: "Sono stata felice di venire qui per parlare ancora una volta di mia sorella, di Mimì".

 

MIMI' , L' OMBRA DEL SUICIDIO - Laura Dainotti

 

27 MAGGIO 2005 - VARESE - Si è trattato di un suicidio. C' è un biglietto scritto a penna che riapre i sospetti sulla morte di Mia Martini, la cantante scomparsa il 14 maggio scorso in circostanze ancora da chiarire nella sua villetta di Cardano al Campo, vicino a Varese. Lo lascia intendere Luca Villa, il magistrato che sta indagando sulla vicenda. Un caso che, a due settimane dalla morte della cantante, sembra destinato ad agitare nuovi sospetti, polemiche, accuse. Almeno fintanto che non si conosceranno i risultati degli esami tossicologici ordinati dalla procura di Busto Arsizio. Ora l' unica certezza, quell' arresto cardio-respiratorio che aveva fatto credere a un infarto, viene smentita dal sostituto procuratore Luca Villa che ieri ha voluto darne notizia ai giornali "per consentire una corretta informazione sulla vicenda". Sotto il fax, nella villetta di Cardano al Campo, dove è stato ritrovato il corpo di Mia Martini, c' era un notes con un appunto "contenente la chiara espressione di una volontà suicida, siglato apparentemente con la firma Mimì". Il magistrato non lo dice ma la voce che corre in paese è che su quel foglio ci sia scritto: "Non vale la pena di vivere. Voglio morire". Giuseppe Bertè, il padre che solo poco dalla morte di Mia Martini si era riappacificato con la figlia, non smentisce. Anzi, per quel biglietto dice di essere stato anche interrogato a lungo. "Ho visto quel foglio ed era scritto da mia figlia". Ma non vuole rendere noto il contenuto di quell' appunto: dieci righe scritte sotto forma di diario, forse di lettera, destinate a una persona cara. Nessuna data, solo quella firma, Mimì, come la chiamavano in famiglia. "Era scritto a penna stilografica e forse mia figlia lo ha buttato giù in un momento di tristezza - vuole però precisare - Probabilmente lo aveva scritto molto prima della sua morte. Di certo, non per siglare un suicidio". Scoperto dagli inquirenti qualche giorno dopo la morte della cantante, questo biglietto è stato tenuto nascosto fino a ieri. E ora il padre ritiene di dover aggiungere, quasi uno sfogo, qualche battuta ancora: "Gli amici più cari sapevano che mia figlia aveva sofferto di depressione. Ultimamente anche io l' avevo vista molto stanca. Di certo però non credo che si sia tolta la vita". E racconta ancora, a conferma della sua tesi, che non è stata trovata nemmeno la penna stilografica con cui Mimì avrebbe scritto quell' appunto. "C' era una biro sul comodino accanto al letto su cui è morta mia figlia - continua invece, aggiungendo un particolare che gli sembra importante sulle prime indagini nell' appartamento della figlia - Volevo prenderla ma i carabinieri me l' hanno requisita. Il notes invece è stato trovato appena dopo i funerali quando gli investigatori sono tornati nell' appartamento per cercare altri elementi sulla morte della mia Mimì". Il padre della cantante crede alla versione della morte di sua figlia data dai medici subito dopo il primo esame necroscopico. "Lo hanno detto subito che aveva sul volto l' espressione tipica di chi muore per infarto". Lui non vuole leggere dietrologie nella battuta che il medico aveva fatto subito dopo l' autopsia quando aveva detto: "So come è morta Mia Martini, ma non ve lo dico". La ricostruzione personale del padre al massimo si spinge un poco più in là quando aggiunge: "I giovani, si sa, fanno spesso cazzate. prendono pastiglie per calmarsi. Magari ci mettono sopra un po' di alcol e se a questo si aggiunge un fisico già esile come quello di Mimì, la fatica di un trasloco ancora in corso e lo stress per il lavoro che in questi ultimi tempi la impegnava moltissimo, il risultato è fatto. Ma al suicidio, quello no, non crederò mai". E da parte sua Olivia Bertè, sorella di Mia Martini, ieri sera ha diffuso un comunicato in cui si legge: "Preciso che lo scritto rinvenuto in casa giorni dopo il ritrovamento del corpo senza vita si riferisce ad un vecchio episodio di cui, oltre alla sottoscritta, erano al corrente pochi amici". La sorella invita ad attendere "il responso definitivo degli esami medico-legali". Un foglietto a quadretti, un foglietto senza data per di più, non può essere una prova per il padre e neppure per la sorella. I momenti di smarrimento, di stanchezza possono capitare e forse per Mimì, quando il suo cuore ha smesso di battere nel letto della sua camera, un sabato sera, non era in uno dei suoi momenti peggiori, vorrebbe suggerire Giuseppe Bertè. Intanto Mara Venier, l' amica di sempre vorrebbe il silenzio, definitivo, su tutta la vicenda, anche se non rinuncia ad un' ultima frecciata polemica: "Sarebbe meglio non parlarne più, forse è il modo migliore per rispettare una vicenda che ci riempie di tristezza - dice - in fondo ormai è tutto inutile, anche scoprire i dettagli tecnici della morte, sapere come è successo. Certo è che se fosse vero che si è trattato di un suicidio più d' uno dovrebbe riflettere a lungo". Per la risposta definitiva bisognerà aspettare ancora un mese e mezzo almeno. Sessanta giorni ha chiesto il medico legale e, proprio sul fronte degli esami tossicologici, un altro particolare: i medici avrebbero chiesto anche una verifica del cuoio capelluto della cantante. Si cerca di scoprire se negli ultimi tempi Mia Martini aveva fatto uso di cocaina per tenersi su. Certo è che se la morte fosse avvenuta per overdose di coca, l' autopsia lo avrebbe accertato subito.

 

MIMI' UCCISA DALLA COCAINA

 

13 LUGLIO 1995 - BUSTO ARSIZIO - Overdose di cocaina. La verità sulla morte di Mia Martini è arrivata ieri, a due mesi da quel 14 maggio in cui la cantante venne ritrovata cadavere nella sua villetta vicino all' aeroporto della Malpensa. E' una verità secca come le parole del medico legale che eseguì l' autopsia e che adesso non dice che Mimì è morta di droga, ma si limita a lasciarlo capire. "Conoscevamo già la causa della morte di Mia Martini, ma abbiamo depositato sabato scorso la nostra relazione, quando tutte le indagini eseguite hanno avuto un riscontro. Le morti per cocaina sono rarissime, ma quella droga può contribuire alle insufficienze respiratorie". Massimo Cristina fa l' anatomopatologo a Busto Arsizio e a lui è toccato il compito di confermare, sia pure indirettamente, le voci sul rapporto consegnato al sostituto procuratore Luca Villa, rese pubbliche dal Tg4 delle 19. Non è stato un collasso cardiocircolatorio ad uccidere Mia Martini, aveva raccontato per primo il Tg della Fininvest, aggiungendo i particolari delle analisi tossicologiche e farmacologiche che hanno cancellato ogni dubbio sulla vera causa del decesso. L' esame sui capelli avrebbe infatti permesso di accertare che negli ultimi sei mesi la cantante ha consumato cocaina con regolarità. E' un dettaglio che il dottor Cristina si è rifiutato di commentare, al pari del magistrato, attentissimo a non lasciarsi sfuggire neanche una sillaba. Le indagini, comunque, non finiscono qui: se è vero che Mia Martini è morta di droga, resta un ultimo dubbio da sciogliere ed è legato all' ipotesi di suicidio. Sotto il telefono, nell' ingresso dell' appartamento, c' era un biglietto, ritrovato qualche giorno dopo la scoperta del cadavere. "Sono stanca di questa vita. Voglio morire, non vale la pena di vivere". La perizia grafologica dovrà chiarire quando sono state scritte queste parole: si tratta di un vecchio sfogo, che non può essere collegato con la decisione di consumare la dose letale, oppure la cocaina è stata proprio il mezzo scelto per morire dopo avere lasciato l' ultimo messaggio al mondo, ai familiari, al padre Giuseppe, che al suicidio non ha mai voluto credere? "Quella lettera è vecchia, è roba di sei mesi fa", disse il signor Berté quando gli chiesero se Mia, la figlia che si era trasferita da poche settimane nella villetta di Cardano al Campo anche per stare vicino a lui, era davvero stanca di vivere. "Stanca sì, è un mondo schifoso. Ma non è suicidio", ripeteva convinto, mentre chi conosceva Mia ricordava il suo dramma di artista costretta convivere con la nomea di iettatrice e a combatterla per non essere emarginata. Ieri la sua morte è tornata in prima pagina, ancora una volta in maniera scioccante. Dalle dichiarazioni attribuite dal Tg4 a uno dei medici legali ("sembra difficile pensare ad un incidente, vista la quantità di cocaina assunta") al presunto ritrovamento di alcune boccettine con residui di polvere bianca sul comodino, ogni notizia ha contribuito ad alimentare il mistero. Mia Martini era stata trovata morta il 14 maggio scorso nella casa dove abitava da qualche settimana a Cardano del Campo, in provincia di Varese. Non se ne avevano notizie da circa due giorni e proprio a due giorni prima, ha appurato l' autopsia, risale il decesso. Le tapparelle abbassate, l' auto parcheggiata: tutti in paese pensavano che quella nuova vicina, tanto celebre quanto discreta, fosse rimasta in casa, in quella villetta dove il rumore più forte è quello degli aerei della Malpensa. Finché il padre Giuseppe si era insospettito per l' assenza di notizie della figlia, che avrebbe dovuto partire per una tournée sulla costiera amalfitana. Il resto è diventato cronaca nera: i vigili del fuoco che entrano in casa dal balcone e scoprono il cadavere disteso sul letto, la mano appoggiata sul comodino, l' agenda telefonica aperta come se Mia Martini avesse voluto cercare aiuto, l' ipotesi di un infarto o di un malore. Poi il mea culpa di un mondo, quello dello spettacolo, che si sentiva improvvisamente colpevole della sua morte, i contrasti familiari tra il padre Giuseppe e l' altra figlia cantante, Loredana Berté, con la quale Mia non era mai andata troppo d' accordo. Quasi subito si era parlato di suicidio e, sottovoce, anche di droga. "Bisogna accertare che cosa abbia determinato l' insufficienza cardiorespiratoria che ha fatto morire Mia Martini", diceva il medico legale. Ora che la perizia legale ha appurato che è stata la cocaina, resta il dubbio vero: che più della cocaina l' assassino di Mimì sia stata la solitudine.

 

LA TESTIMONIANZA DI RENATO ZERO - Carlo Brambilla

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14 LUGLIO 1995 - ROMA - Ieri Renato Zero non ha voluto comprare i giornali, è rimasto a casa e ha messo una videocassetta che gli hanno mandato i suoi fan di Napoli. E' una raccolta di Mia Martini, le sue partecipazioni televisive dal '72 fino a qualche mese fa, durante Sanremo. Zero spinge 'play' e appare la cantante che dice: "Non mi sono mai divertita tanto come quest' anno". E' una registrazione del febbraio scorso, tre mesi prima che morisse. "Non ho mai creduto alla tesi del suicidio - dice Zero - Mimì stava per partire in tournée, le cose andavano bene. Anche questa storia della droga, ma quale cocaina, lei aveva un fisico debilitato dai coagulanti che prendeva per rimandare un' operazione per un fibroma all'utero. Aveva paura. Il più tardi possibile, diceva". Ora sullo schermo c' è Mia Martini con Gabriella Ferri, in bianco e nero, Raidue, 1974. Cantano stornelli romani. Lei ha le sopracciglia sottilissime, una gran gonna a fiori, una camicia annodata in vita. La Ferri è come tutti la ricordano e nessuno l'ha mai più vista. "Mimì era morta già tanto tempo prima, tante volte. L' avevano uccisa le maldicenze, la paura della gente. La morte non è il risultato della vita che hai fatto, spesso è causata dalla vita che ti hanno costretto a fare. Perché si ostinano a non lasciarci un privato? Anche la nostra morte deve essere uno spettacolo. Dobbiamo morire di droga o di Aids, o in qualche altro modo funambolico, traumatico. Non ho più rabbia per quel giudice che a poche ore dalla morte di Mimì sentenziò: suicidio. Neanche per questo medico di Busto Arsizio che da subito fece capire che i risultati dell' autopsia sarebbero stati interessanti. Io so che ho perso un' amica, anche se me la sono goduta per tanto tempo. La gente no, mi dispiace per loro. Se la sono goduta solo in questi ultimi anni".

 

Pagina inserita il 12 MARZO 2009