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La Repubblica 1989/1995 -
Selezioni
STASERA IL RITORNO DI MIA
MARTINI CON SERENITA' CONTRO LA CATTIVERIA - Gino Castaldo
22 FEBBRAIO 1989 - SANREMO - Al Festival gli eventi,
musicalmente parlando, sono piuttosto rari. Ma questa sera ce
ne sarà uno, da non perdere: Mia Martini torna finalmente a
cantare e per di più da una grande platea. La sua canzone è
una delle poche cose che meritino attenzione in questa
edizione del Festival. Si intitola Almeno tu nell' universo,
ed oltre ad essere un buon pezzo, scritto da Lauzi e Fabrizio,
è cantato in modo straordinario. Siamo sicuri che a molti
questa sera verrà la pelle d' oca ad ascoltare la rabbia, l'
intensità emotiva, la forza espressiva di questa voce che per
anni non abbiamo più ascoltato. Molti ricorderanno ancora il
suo splendido talento, le sue canzoni di successo. Fino a
dieci anni fa Mia Martini era giustamente considerata uno dei
talenti migliori del nostro panorama musicale, fino a che non
è stata obbligata al silenzio da una sorta di ostracismo
strisciante, che rappresenta uno dei più vergognosi esempi di
malcostume di cui sia stato capace il famigerato mondo della
musica leggera, il quale quando vuole sa essere di una
pesantezza senza eguali. Va detto che Mia Martini questa
situazione l' ha presa con sorprendente serenità. Anche grazie
al fatto che da qualche tempo si è ritirata a vivere in
campagna, in un paese umbro che si chiama Calvi a non molti
chilometri da Roma. Riferisce episodi incredibili della sua
vicenda, di cui sono protagonisti famosi personaggi del mondo
dello spettacolo, ma dice anche che preferisce lasciar
correre, non rimestare ancora nella faccenda. L' importante è
andare avanti, ricominciare, tornare a cantare per il
pubblico. In questo senso la scelta di Sanremo è stata
particolarmente felice. Niente come un' esposizione così forte
e potente può spazzare via in un sol colpo questi anni di
assurda e ingiustificata emarginazione. La canzone è perfetta
ed ha una storia piuttosto singolare. E' stata scritta molti
anni fa proprio per lei, con un attacco iniziale che ricorda
lo stile dei Procol Harum, ma per una serie di circostanze non
se ne fece nulla. Il pezzo è rimasto lì a languire anche
perché nessun altro cantante riusciva ad interpretarlo in modo
convincente. Alla fine, è stato ripescato alcuni mesi fa,
quando si è cominciato a pensare ad un rilancio per Mia
Martini. In fondo il pezzo era stato scritto appositamente per
lei. Così, superando grandi resistenze, la storia di Mia
Martini ha ripreso a girare, piano piano, fino all' approdo al
Festival di Sanremo. Il pezzo è di sicuro effetto e non è
detto che oltre al gradimento della critica, non possa avere
anche un discreto esito nella votazione finale e anche poi
nelle vendite discografiche. Per chi la conosce sarà un
gradito ritorno. Per chi non dovesse conoscerla, sarà una vera
e propria rivelazione. Per una volta il Festival sarà
veramente utile, se non altro per ridare il suo posto ad una
cantante che ha pochissimi possibili confronti in Italia.
NUOVA AVVENTURA MUSICALE
DALLA VOCE DI "MARTINI MIA" - Ernesto Assante
23 MARZO 1989 - Era un
ritorno importante quello di Mia Martini a Sanremo, dopo anni
di silenzio, di lontananza dalle scene, di storie tristi e
sconcertanti. E' stato un ritorno all' insegna del successo,
come testimonia il decimo posto nella classifica dei singoli
più venduti in Italia di questa settimana per la sua bella
canzone Almeno tu nell' universo. Ecco, almeno in questo il
Festival di Sanremo 1989 ha ottenuto un risultato positivo,
nel riproporre al pubblico un' artista che è e resta, senza
dubbio, una delle più belle voci della musica italiana, un'
interprete che non solo ha una forza ed un' energia davvero
encomiabili, ma ha soprattutto uno stile, una personalità che
sette anni di silenzio non le hanno minimamente intaccato.
Sette anni infatti sono passati dall' ultimo album che Mia
Martini aveva inciso, Miei Compagni di Viaggio, ed il suo
nuovo disco, Martini Mia, che la cantante ha presentato
martedì sera al Notorius di Roma, in una serata tra amici, una
sorta di piccolo showcase, più una festa che una presentazione
vera e propria, nella quale la Martini ha cantato alcune
canzoni contenute in questo nuovo album. Martini Mia è un
disco pregevolissimo, un album ricco di belle canzoni, firmate
da autori celebri come Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi, una
coppia efficacissima come dimostrano ampiamente sia il brano
che apre l' album e che la Martini ha presentato a Sanremo,
Almeno tu nell' universo, sia l' altra bella canzone del
disco, Il colore tuo ed autori giovani come il napoletano
Enzo
Gragnaniello, un cantautore della nuova generazione,
musicista e cantante di gran classe, ed in questo caso autore
di tre brani del disco. Ma c' è anche una Mia Martini autrice
in questo album, in due brani che brillano certamente nella
raccolta, per la passione stessa con la quale la cantante le
esegue: "Cantare è un modo di raccontare una storia, un'
emozione, un movimento, un ritmo che in quel momento stai
vivendo in un determinato modo" dice la Martini "una canzone
deve essere qualcosa nella quale io possa credere, se no non
riesco proprio a cantarla". La perla del disco è naturalmente
il brano presentato a Sanremo, quello in cui Mia Martini
esprime al meglio le sue doti d' interprete, la forza e l'
emozione del suo stile, ma nell' album ci sono molti altri
momenti per lasciarsi catturare dalla voce della cantante,
come Amori, scritta dalla Martini stessa, Notturno, che porta
la firma di Maurizio Fabrizio e Statte vicino a me, un bel
pezzo scritto da Gragnaniello. E' un disco, insomma, per chi
vuole riscoprire Mia Martini, un punto di partenza per una
nuova avventura musicale, per una sorta di nuova vita per una
cantante che ha carattere, stile, personalità ed una voce
inconfondibile.
MIA MARTINI
IN TOURNEE: UN AUTORITRATTO IN MUSICA - e.g.
31 MARZO 1992
- Non ha vinto il Festival di Sanremo, ma, con il senno di
poi, si dice contenta lo stesso: Mia Martini, giunta
seconda con Gli uomini non cambiano sa di essere
piaciuta al pubblico e alla critica, di aver tenuto alta la
bandiera della canzone al femminile, di aver consolidato
quell' immagine di interprete valorosa e appassionata, insieme
popolare e di qualità, a cui aspira prima di ogni altra cosa.
Appena uscito il suo nuovo album,
Lacrime, il diciassettesimo di una carriera iniziata a
livello discografico nel 1971 con Oltre la collina, la
quarantaquattrenne cantante calabrese si prepara a festeggiare
il traguardo delle centomila copie vendute con un breve tour
teatrale nelle maggiori città italiane. La partenza è fissata
l' 8 aprile a Bologna, cui seguiranno tappe a Torino il 10, a
Milano il 12, a Firenze il 13, a Pescara il 27, a Barletta il
28 e a Napoli il 29, per chiudere a Roma il 18 maggio al
teatro Sistina. "Per questi concerti - ha spiegato - ho voluto
realizzare un autoritratto capace di illustrare le mie
emozioni e la mia storia, nel privato così come sotto il
profilo artistico. Nei due tempi ho pensato ad una scaletta
intesa come un viaggio, da scandire cronologicamente,
attraverso i motivi più significativi della mia carriera. Sul
palco, insieme a me, ci sarà una band di sei elementi, e un
ospite fisso: Enzo Gragnaniello; in alcune repliche ci
raggiungerà anche Roberto Murolo. Abbiamo previsto di
fare delle riprese per un home video dello spettacolo, mentre
in estate ho già deciso di rivoluzionare tutto e di andare in
giro per l' Italia con un repertorio e arrangiamenti più
vivaci, rockettari".
MIA MARTINI,
ADDIO IN SOLITUDINE - Cinzia Sasso
15 MAGGIO 1995 - VARESE - La Mercedes grigia delle pompe
funebri si fa largo in mezzo alla piccola folla. Un bambino
con la gommina sui capelli e il papillon della domenica resta
impalato davanti al cancello di via Liguria 2, casetta di due
piani color caffelatte, neppure un fiore sui balconi, un
grande pino sull' angolo del giardino di ghiaia. Abitava lì, a
Cardano al Campo, in un paesotto alle porte di Varese, una
cantante famosa, solitaria e sfortunata. E lì è morta,
stroncata probabilmente da un infarto, Mia Martini, vero nome
Domenica Berté, 47 anni. E' stata trovata ieri alle 13 ma la
sua morte risale almeno a 24 ore prima: le punte delle dita
già bluastre, la pelle della schiena arrossata, i primi segni
della decomposizione. Aveva un rivolo di sangue uscito dal
naso. Ma quel segno, che in alcuni casi potrebbe segnalare
assunzione di cocaina, secondo gli inquirenti, non ha alcun
significato particolare. "Non è stato un suicidio", dicono
sicuri i carabinieri. E quando gli uomini della Scientifica
escono dall' appartamento del secondo piano, dopo aver messo i
sigilli alla porta, fatto i rilievi fotografici, perquisito le
tre stanze più servizi, in mano non hanno niente. "Non c' era
nessuna boccetta di barbiturici o simili - assicurano - nessun
segno di droga, nessuna lettera". Il sostituto procuratore di
Busto Arsizio, Luca Villa ha già disposto per martedì l'
autopsia ma l' ipotesi più probabile, al momento, è che si sia
trattato di morte naturale: un ictus, un infarto, un malore.
"Aveva l' espressione serena", dirà Beppe Nocera, un
discografico amico, all' uscita di casa. "E' stato lo stress a
consumarla", confermerà il padre della cantante, Giuseppe
Berté. E, anticipando le domande dei cronisti, aggiungerà: "Io
non ho visto buchi sulle braccia, né bottigliette. Per quello
che me ne intendo, è stato il cuore". Mia Martini era tornata
a casa mercoledì sera, alla fine di una torunée. Avrebbe
dovuto partire di nuovo ieri sera, diretta stavolta a Salerno
e i primi di giugno avrebbe dovuto partecipare al festival
Viva Napoli. Ma quando Nando Sepe, il suo manager, ieri
mattina alle 9 ha suonato al campanello ancora senza nome non
ha avuto risposta. Ha insistito, ma niente. Allora si è
rivolto alla padrona di casa, Francesca Bernasconi, che vive
al piano di sotto. Insieme hanno provato a citofonare di
nuovo, quindi a telefonare, infine ad aprire la porta con il
paio di chiavi di scorta. Ma la porta era chiusa dall'
interno. Allora hanno telefonato a Giuseppe Radames Berté, il
padre della cantante, e gli hanno chiesto di andare a Cardano.
Da Cavaria, dove il padre di Mia vive insieme alla seconda
moglie, è meno di mezz' ora di macchina. Giuseppe Berté è
arrivato e ha suggerito di chiamare i vigili del fuoco. Alle
12.50 i pompieri sono entrati nell' appartamento forzando una
tapparella. Mia era distesa sul letto, scalza, addosso una
tuta grigia. La mano destra era sul tavolino accanto al letto,
la sinistra giù, a penzoloni. Per terra c' era un' agenda, un
quadernetto con i numeri di telefono di Mia. La segreteria
telefonica lampeggiava, da tempo i messaggi non venivano
ascoltati. Racconta il padre, preside in pensione del liceo
classico di Busto: "L' ultima volta l' ho vista giovedì, è
venuta a pranzo a casa nostra. Era serena e tranquilla, aveva
trovato la sua strada". Un ricordo lontanissimo il carcere per
droga, acqua passata anche il rancore verso il padre che l'
aveva abbandonata bambina. "Aveva preso questa casa per stare
vicino a me - conferma il signor Berté - gliela avevamo
trovata noi". In via Liguria Mia era andata ad abitare dal
primo di aprile, anche se già da tre mesi aveva richiesto la
residenza nel comune di Cardano al Campo. I vicini di lei
sanno poco: la vedevano arrivare con la Citroen verde scuro
targata Milano, chiudersi in casa con le tapparelle abbassate.
L' unico segno che lei fosse lì, era la macchina, che anche
adesso è parcheggiata di fronte alla casa: dentro una
bottiglia di acqua minerale, giornali vecchi, la base del
telefono cellulare. Il trasloco non era finito: "Mia - spiega
il padre - doveva ancora portare qui tutti suoi mobili, sono
sparsi per l' Italia". Ed è per questo che l' appartamento era
in grande disordine: casse ancora da sballare, abiti in giro,
biancheria ammucchiata. Sono le 16 quando la Mercedes delle
pompe funebri si avvia verso l' obitorio dell' ospedale di
Busto. Sulla strada c' è molta gente che applaude. Si sparge
la voce che sono in arrivo Renato Zero e la sorella di Mia,
Loredana Berté. Ma all' obitorio si presentano solo i
genitori, il discografico, il manager. Zero è partito da Roma,
ma arrivato a Linate ha preferito dirigersi a casa di
Loredana. Il funerale è già stato fissato per giovedì nella
chiesetta di San Giuseppe, a Busto, appena fuori dall'
ospedale. In serata, i giornalisti che aspettavano a Milano
sotto casa della sorella di Mia Martini, Loredana Berté, hanno
potuto raccogliere solo le sue urla. Con lei c' erano la
cantante Aida Cooper e Renato Zero che facendosi interprete
del dolore della Berté ha dichiarato: "C' è morta una sorella.
Vi preghiamo di rispettare il nostro dolore che è molto, molto
privato. Stiamo tutti molto male, siamo davvero distrutti".
LE LACRIME IN DIRETTA DI MARA VENIER
- t.s.
15
MAGGIO 1995 - ROMA - "La risata di Mimì, quella gran risata
con cui smitizzava tutto...". Domenica in è appena finita:
Mara Venier si è commossa in diretta tv alla notizia della
morte di Mia Martini. Ora ha il camerino affollato di gente e
sta correndo all' aeroporto, ma a parlare di Mia non rinuncia.
E chiede di scriverlo e precisarlo che lei, di solito, in
queste occasioni evita di parlare: "E' tutto inutile e
retorico quello che si dice dopo, ma Mimì non ce la faccio a
non ricordarla". Che rapporto c' era tra di voi? "Un rapporto
di grande intimità e confidenza. Ogni volta si finiva per
parlare di noi: soprattutto degli uomini. Anche se forse non
aveva avuto proprio quello che voleva: una famiglia, un
compagno. Mia aveva raggiunto una serenità. E anche l'
argomento più serio finiva in una gran risata. E poi, è
strano, parlavamo sempre di salute: lei aveva dei problemi già
da qualche anno. Me lo confidò subito, appena ci conoscemmo al
Cantagiro sei anni fa; alle volte non si presentava e io
sapevo che era perché non stava bene". Problemi di
depressione? "No, problemi fisici. Ma affrontava tutto con
grande coraggio e ultimamente l' avevo vista davvero bene,
felice". Ci descriva Mia Martini. "Era una donna di grande
sensibilità, sempre con un velo di malinconia, di infelicità.
Era stata sfortunata, ma aveva una gran rabbia dentro; anche
quando fu emarginata dal mondo dello spettacolo trovò il
coraggio di affrontare la situazione. Era una scommessa con se
stessa: andare avanti nonostante tutto. Vi vedevate spesso?
"No, non spessissimo; era venuta tante volte a Domenica in e
l' ultima volta l' avevo vista a Sanremo. Io e Renzo Arbore avevamo
partecipato molto all' incisione del disco con Murolo. Era
stata straordinaria, era riuscita a cantare benissimo in
napoletano". Qual è la sua canzone che ama di più? "Quella con
cui vinse il premio della critica a Sanremo nel 1989: Almeno
tu nell' universo. Io l' avevo ascoltata a casa di amici e
ricordo che fu Renato Zero a farla sentire ad Aragozzini. Fu
il gran ritorno di Mimì". E un' immagine che ricorda di
Mia
Martini? "L' ultima volta che l' ho vista: aveva un vestito
bellissimo di Armani. Ma era trasparente, quasi un nude-look.
Nell' intervista ho scherzato molto su quella blusa, la
prendevo un po' in giro, proprio con quell' intimità che c'
era tra noi. Anche lei scherzava spesso sulle mie scollature.
E ridevamo insieme, delle gran risate". Poi il ricordo di
Mara
Venier si ferma ed è lei che comincia a chiedere: "Com' è
morta, cos' è stato... Era sola? E Loredana dov' è? Io ho un
rapporto stupendo anche con Loredana Bertè; sono quegli incontri che
si fanno nella vita: unici, speciali".
VOLEVA PARLARE DELLA LUNA - Ernesto Assante
......
15 MAGGIO 1995 - ROMA - "Voleva
fare un disco che parlasse della luna: aveva ritrovato l'
entusiasmo nel lavoro, stavamo progettando insieme il nuovo
album". Beppe Nocera, il manager della casa discografica
Rti,
per cui la Martini aveva da poco iniziato a lavorare, parla di
una Mia Martini felice e piena di progetti. I colleghi del
mondo dello spettacolo ricordano il grande talento e la vita
drammatica dell' artista: "Mia è un' immagine in bianco e
nero", così la ricorda il paroliere Mogol. "La drammaticità è
stata il filo conduttore della sua arte e della sua vita",
continua Mogol. "Conoscevo bene Mimì - ha spiegato
Ornella
Vanoni - l' ho vista nascere, mollare, tornare a nascere;
quando ci eravamo incontrate l' ultima volta, in autunno, mi
aveva dato l' impressione di una donna disperata, che faceva
ormai una gran fatica a vivere. Era una grande interprete:
quando cantava la sua intensità espressiva era enorme. Come se
si aggrappasse alla canzone per sopravvivere". Roberto Murolo,
il decano della musica partenopea che nel ' 93 aveva inciso
con Mia Martini il brano Cu 'mme di Enzo Gragnaniello, con grande
successo di vendite, ricorda: "Abbiamo lavorato insieme con
soddisfazione, mai un bisticcio o un problema. Lei aveva una
voce speciale, un modo moderno di cantare, aggressivo, che
sembrava venire dal cuore". Bruno Lauzi, invece, chiamato a
commentare in diretta tv la morte della Martini, ha detto
solo: "Ciao Mimì, un piccolo uomo ti saluta".
SORELLE RIVALI UNITE DALLA SOLITUDINE
- Marina Garbesi
...
16 MAGGIO 1995 - ROMA - Donna sola (Martini). Io,
il miglior amico che ho (Bertè). Titoli, versi interscambiabili
di canzoni, malinconie speculari che s' inseguono, si
riconoscono, si respingono facendo schizzar via, lontane, le
loro vite. La scarica elettrica di due poli identici. Sorelle simil-gemelle, nate entrambe il 2O di settembre, che si
prendono e si lasciano come due amanti irrequieti. Dieci anni
di silenzio, di reciproca, ostentata, indifferenza, poi il
minuetto di pace e ancora gelo fra le due, dopo il Sanremo di
due anni fa. Vent' anni di trucchi e travestimenti che più
diversi non si può. Una gara, all' apparenza, per non
assomigliarsi mai. Martini filo di perle, Martini "dalla
sinistra ho avuto solo fregature allora meglio quel galantuomo
di Fini". Berté che "va a letto con la foto del Che", Berté
orecchini falce e martello. Una seriosa, l' altra seminuda
tutte le volte che può. Eppure uguali nostalgie denunciate,
sussurrate o urlate - fa lo stesso - di normalità piccolo
borghese: matrimoni, figli... tutti treni persi o treni
sbagliati. Treni su cui salire e subito scendere, per
Loredana: una vita come un samba, frenetico, eccentrico,
scosciato, e "affanculo" Fiorello viva Fidel. Treni mai in
orario per Domenica-Mimì-Mia, perché "gli uomini non
cambiano... fanno male alle donne spesso senza riflettere,
quasi involontariamente". Un blues di amarezza, roco come la
sua voce. Stessa rabbia - sottovoce o ringhiosa, fa lo stesso
- per lo show business che non le capisce, o non le capisce
abbastanza. Che fatica a sintonizzarsi con quel grumo comune
di angoscia di vivere, che diventa grinta o talento da
spendere, da sprecare. Due sorelle manifesto di un
individualismo "maschio", complice e litigioso, che diventa
"antipatico" e va a capire perché addirittura jettatorio,
sgarbato o saccente e comunque anomalo, con in fondo quella
solitaria tristezza infarcita di pillole e suicidi presunti
(per Loredana, alla vigilia dell' addio col marito tennista
Bjorn Borg), oppure temuti (per la morte improvvisa, oscura,
di Mia, che si era messa all' angolo, s' era riparata da quel
via vai scostante del successo, in un condominio anonimo per
lasciar vivere la Domenica che era in lei). Non era una
signora, Mia-Domenica-Mimì, nonostante le divise convenzionali
di Armani. Non è mai stata una signora Loredana, che strepita
contro le "multinazionali del disco" che "la mettono in
castigo" e non le fanno pubblicare "un album della madonna che
ho qui, già pronto...". Nessuna delle due è mai stata
"nazional-popolare". Mia diventa celebre venticinque anni fa,
festival di Viareggio: lei sembra un clown felliniano con
bombetta e trucco pesante. Cantava, allora, Padre davvero,
autobiografia in musica di una ragazza cresciuta in una
famiglia disunita. E davvero il padre delle Berté aveva
lasciato moglie e quattro figlie ("un clan di femmine") senza
farsi più vivo. Mia e Loredana non nascondono il loro rancore.
E se la prendono pure con quella madre che, a sentir le
sorelle, ha le mani troppo bucate. Forse leggende di
rotocalchi, ma di sicuro le sorelle hanno l' identica spinta a
fuggire da casa, lasciare Bagnara Calabra per poi magari - è
il caso di Mia - coltivarne la nostalgia, moltiplicando nel
tempo i ritorni. Solo tre anni di differenza tra le due.
Domenica, la più "vecchia" che diventa Mia Martini
battezzata
dal suo pigmalione l' avvocato Crocetta, il padrone del Piper,
parte per prima sul palco. Loredana la insegue, la copia, si
fa chiamare Franca Martini per invidia ed emulazione, la
rincorre. In principio, con Piccolo uomo, Donna sola,
Minuetto, Mia infila una hit parade dietro l' altra. Ma
Loredana è tosta. "Una zavorra, una vera rompiballe...", s'
inalbera la Martini. La quale, nel frattempo, si era
innamorata del cantautore Ivano Fossati, un menage che plasma
Mimì che diventa di sinistra come lui, femminista coi
sottanoni e gli zoccoli d' ordinanza. Dieci anni di coppia
fissa. Ma Loredana la raggiunge. Diventa famosa lei, quando
per l' altra comincia un' eclissi. E scatta pure la lotta per
prendersi Fossati. Mia Martini ha una crisi non si sa se
esistenziale o creativa, mentre all' estero la esaltano. Si
sente le gambe tagliate. Prende il testimone la sorella, la
voce meno estesa ma le gambe di più. E' l' 82 e Mia dà
forfait. Intanto il venticello di una calunnia assurda, la
Martini jettatrice, le dà un altro colpo alle reni. Carriera
rovinata. C' è chi le imputa perfino di far partire in ritardo
gli aerei. E chi soffia che è stata la sorella terribile a
mettere in giro la diceria. Per tutti gli Ottanta, le due si
ignorano. Grande Freddo. Loredana è la diva strampalata che si
mette un finto pancione da donna incinta a Sanremo (stile,
epater les bourgeois...), che canta Il mare d' inverno, che
sposa Borg, il secondo tennista della sua vita dopo Panatta.
Allora se ne fregava di Fidel, era la gioia delle riviste rosa
per quelle liti tra un jet e l' altro. Borg tenta il suicidio.
Ghiaccio sui pettegolezzi, è faccenda seria. Lei, che prima
sparlava del marito, ha un malore che forse è un tentato
suicidio. Allora di colpo Mia ricompare, e fra le due scoppia
l' idillio. Mia intanto era tornata a cantare e la
critica era tornata ad amarla: "La più bella voce femminile
della canzone italiana...". Mia che proclama, a proposito
della sorella: "Saremo inseparabili, non litigheremo più".
Collier di perle una, "chiodo" di pelle e mini ginecologica l'
altra, faranno duetto a Sanremo, ma la coppia non va. Frana la
ritrovata "simpatia". E di mezzo ci si mette pure la politica.
Mia scrive sul "Secolo" che la sinistra l' ha delusa e che
Loredana, la marxista, è un' incoerente che ha sempre fatto la
bella vita. Mia e Loredana, le strade si biforcano ancora,
eppure si incrociano in una solitudine uguale. Mia e Loredana:
adesso, la rincorsa è finita.
FUNERALI
"SHOW" PER MIA - Carlo Brambilla
......
17 MAGGIO 1995 - BUSTO ARSIZIO - Funerale-spettacolo ieri
pomeriggio per l' addio a Mia Martini. Cinquemila persone,
forse di più, hanno invaso il tratto di strada che unisce l'
obitorio dell' ospedale con la vicina parrocchia di San
Giuseppe, dove si è svolta la cerimonia, nella speranza di
riuscire a vedere da vicino i cantanti e i personaggi della
televisione finalmente qui a due passi, in paese, in carne ed
ossa. La pioggia battente e la selva di ombrelli che
nascondevano ogni cosa non hanno frenato squadre di fan, molti
dei quali giovanissimi, che si sono lasciati andare a scene di
tifo da stadio al passaggio dei loro beniamini. Il primo
grande applauso scrosciante, intorno alle 16, è per Loredana
Bertè, occhiali scuri, giubbotto nero, cappuccio sulla testa e
zainetto a forma di orsacchiotto sulle spalle, che arriva alla
camera ardente accompagnata da Renato Zero, vestito di nero
dalla testa ai piedi. La gente spinge a più non posso per
avvicinarsi alla cantante mentre qualche carabiniere tenta
disperatamente di arginare l' onda d' urto dei curiosi. La
Bertè abbraccia i primi amici che le vanno incontro. C' è
Ornella Vanoni, Bruno Lauzi, Jo Squillo, alcuni autori come
Mimmo Cavallo ed Enzo Gragnaniello. "Non piangiamo oggi",
continua a ripetere. Bacia una zia, la mamma, altri parenti.
Ma non degna di uno sguardo, né di una parola, l' anziano
padre Giuseppe, che rimane da solo, immobile come una roccia,
con l' espressione bloccata, in un angolo, vicino alla bara
della figlia. Poi la cantante si avvicina a Mia. Il volto di
Mimì è sereno, illuminato da una lampadina, sotto al cristallo
che chiude la bara. Loredana lascia un piccolo mazzo di rose
bianche, accarezza la bara e torna all' esterno, sotto agli
sguardi dei curiosi. Chi le è vicino la sente imprecare ancora
contro il padre, responsabile secondo lei della morte in
solitudine della sorella. C' è molta voglia di guardare e
pochissima di raccogliersi a pensare o, magari, perché no, a
pregare. Arrivano Enrico Ruggeri, Memo Remigi,
Amedeo Minghi,
Fiordaliso, Ivano Fossati, Dori Ghezzi. "Guarda! Guarda! C' è
Viola Valentino", urlano dei ragazzi. La folla ondeggia. Cerca
di spiare dentro al cortile dell' obitorio, dove trovano
riparo amici e parenti di Mia Martini. Il tam-tam del
passaparola è tutto su chi c' è e chi non c' è. Qualcuno giura
di aver visto Giorgio Armani, lo stilista che l' ha vestita in
molte occasioni importanti. E quando la notizia viene
confermata un brivido di eccitazione percorre le prime file
che premono sulle transenne. Verso le 16.20 il corteo funebre
tenta di percorrere i pochi metri che separano l' obitorio
dalla parrocchia. L' impresa appare immediatamente tra le più
ardue. Il servizio d' ordine non aveva minimamente previsto
che nel pomeriggio di un giorno feriale mezzo paese si
fermasse per i funerali. Vigili e carabinieri sono troppo
pochi. La folla è impenetrabile. Ci sono malori e svenimenti.
Volano pugni, sberle e schiaffi sotto la pioggia. Gli uomini
delle pompe funebri si sbracciano come dei disperati per
aprire un varco. Alla fine, dopo 20 minuti, la bara viene
portata a spalla nella chiesa. Ma la chiesa è troppo piccola.
Riesce a contenere qualche centinaio di persone al massimo,
mentre tutti vogliono entrare. Don Silvano dal pulpito invita
alla calma. Ricorda che siamo in una chiesa, che questo è un
funerale. Ma dal fondo compaiono Celentano e Claudia Mori.
Scattano i flash delle piccole macchine fotografiche
automatiche che i ragazzini hanno portato dietro per
immortalare la giornata. C' è chi sale in piedi sulle sedie,
sulle panche della chiesa. I fotografi professionisti, invece,
invadono l' altare, tenuti a bada, con scarso successo, da un
solo carabiniere. C' è Ron che si avvicina alla bara, un'
immagine da non perdere. C' è Maurizio Vandelli. Ecco
Faletti.
La messa-spettacolo può cominciare. "Se questa è l' Italia non
c' è proprio più speranza", commenta Enrico Ruggeri. In chiesa
entrano per un attimo anche Loredana Bertè e Renato Zero, ma
vanno via quasi subito. A don Silvano il duro compito di
riportare alla dimensione religiosa il pomeriggio. Nell'
omelia il sacerdote parla della solitudine, "una malattia da
affrontare con forza e coraggio". E della morte, come "sintesi
di tutti i nostri momenti di solitudine". E un amico commenta,
severo: "Tutti questi artisti che sono oggi qui dovevano
essere vicini a Mia prima, quando lei era viva. E non
torturarla con tutte quelle maldicenze su di lei". Sul pulpito
sale un altro amico, il giovane cantante Luca Zeta, per
qualche parola affettuosa in ricordo di Mimì: "Ti abbiamo
abbandonata. Perdonaci per il nostro essere uomini. Da oggi
avrai un palcoscenico enorme. Ti chiedo solo una cosa: quando
vedrai il Padre Celeste parlagli di noi. Recita una preghiera
per Loredana, Renato, per i tuoi parenti e per tutti quelli
che vorrai". Poi prende la parola il padre per un
ringraziamento a tutti. Il funerale è finito. Qualcuno
continua a chiedersi perché è morta Mia Martini. Gli esami
istologici che seguiranno l' autopsia richiedono 60 giorni di
tempo. Ma il padre e la famiglia continuano a ripetere che si
tratta certamente di "morte naturale". Mentre un amico tra la
folla se ne va commosso ricordando a memoria il necrologio
all' amica Mia Martini: "Sicuramente starai cantando
anche in cielo, buon concerto Mimì".
MIMI' LASCIATA
MORIRE
19 MAGGIO 2005 - ROMA - Loredana Bertè piange in diretta, piange e
accusa: "Tutta quella gente, invece di venire solo per
curiosità ai funerali di Mimì, sarebbe potuta andare ai suoi
concerti. Chissà forse Mimì allora si sarebbe sentita meno
sola, forse non sarebbe morta". Avvolta in un pullover giallo,
con gli occhi protetti dagli occhiali neri, la bocca che
spesso si contrae in una smorfia di pianto, ieri sera a Tempo
Reale Loredana nel ricordare la sorella Mia ha avuto
parole dure per tutti. Per lo Stato: "Perchè nessuno ha
soccorso Mia, l' hanno lasciata due giorni morta dentro casa".
Per l' interesse della gente: "Ai funerali ci hanno braccato,
volevano vedere i cantanti...". Per i giornalisti: "Adesso ne
parlate bene, ma vi ricordate quando dicevate che portava
sfortuna, e l' avete isolata, per dieci anni?". E poi esplode:
"Che Mia era stata cremata l' ho dovuto apprendere dalla
televisione, nessuno mi aveva avvertito". Ma Loredana Bertè
ha
avuto anche dei momenti di dolcezza e di allegria nel corso
del Ricordo di Mimì che Tempo Reale ha dedicato ieri sera
a Mia Martini, soprattutto di fronte alle testimonianze di
affetto dei giovani di Bagnara Calabra, dove Mia e Loredana
sono nate. "Sì, è vero litigavamo, ma erano litigi d'
amore...". Poi Loredana si rabbuia di nuovo e ricorda: "Noi
non abbiamo mai avuto una famiglia. Mia ed io eravamo la
famiglia visto che avevamo scelto di fare questo mestiere
contro la volontà di tutti". "Adesso però dopo lo scempio di
quel funerale pubblico - dice ancora la Bertè - noi, tutti
quelli che volevamo bene a Mimì, faremo una bellissima messa cantata nella chiesa degli Artisti a Roma. Ma la cosa più
commovente - annuncia Loredana - l' hanno fatta a Gerusalemme,
dove hanno dato a un bosco il nome di Mimì, in ricordo di mia
sorella". Sullo schermo appaiono i ragazzi di Bagnara Calabra,
città a cui Mia era legatissima, poi il toccante ricordo di
una zia: "Quando veniva qui si metteva le mia camice da notte
e ogni tanto voleva dormire con me. Gli uomini? Io so che Mimì
ne ha amato uno solo, ma lo ha amato davvero". Sul finale
torna la voce di Mia, in un video di alcuni anni fa, sullo
sfondo Bagnara Calabra. Mimì e la solitudine. Canto per me,
recita infatti la sua canzone. Loredana piange e mormora:
"Sono stata felice di venire qui per parlare ancora una volta
di mia sorella, di Mimì".
MIMI' , L' OMBRA DEL SUICIDIO
- Laura Dainotti
27 MAGGIO 2005 - VARESE - Si è trattato di un suicidio. C'
è un biglietto scritto a penna che riapre i sospetti sulla
morte di Mia Martini, la cantante scomparsa il 14 maggio
scorso in circostanze ancora da chiarire nella sua villetta di
Cardano al Campo, vicino a Varese. Lo lascia intendere Luca
Villa, il magistrato che sta indagando sulla vicenda. Un caso
che, a due settimane dalla morte della cantante, sembra
destinato ad agitare nuovi sospetti, polemiche, accuse. Almeno
fintanto che non si conosceranno i risultati degli esami
tossicologici ordinati dalla procura di Busto Arsizio. Ora l'
unica certezza, quell' arresto cardio-respiratorio che aveva
fatto credere a un infarto, viene smentita dal sostituto
procuratore Luca Villa che ieri ha voluto darne notizia ai
giornali "per consentire una corretta informazione sulla
vicenda". Sotto il fax, nella villetta di Cardano al Campo,
dove è stato ritrovato il corpo di Mia Martini, c' era un
notes con un appunto "contenente la chiara espressione di una
volontà suicida, siglato apparentemente con la firma Mimì". Il
magistrato non lo dice ma la voce che corre in paese è che su
quel foglio ci sia scritto: "Non vale la pena di vivere.
Voglio morire". Giuseppe Bertè, il padre che solo poco dalla
morte di Mia Martini si era riappacificato con la figlia, non
smentisce. Anzi, per quel biglietto dice di essere stato anche
interrogato a lungo. "Ho visto quel foglio ed era scritto da
mia figlia". Ma non vuole rendere noto il contenuto di quell'
appunto: dieci righe scritte sotto forma di diario, forse di
lettera, destinate a una persona cara. Nessuna data, solo
quella firma, Mimì, come la chiamavano in famiglia. "Era
scritto a penna stilografica e forse mia figlia lo ha buttato
giù in un momento di tristezza - vuole però precisare -
Probabilmente lo aveva scritto molto prima della sua morte. Di
certo, non per siglare un suicidio". Scoperto dagli inquirenti
qualche giorno dopo la morte della cantante, questo biglietto
è stato tenuto nascosto fino a ieri. E ora il padre ritiene di
dover aggiungere, quasi uno sfogo, qualche battuta ancora:
"Gli amici più cari sapevano che mia figlia aveva sofferto di
depressione. Ultimamente anche io l' avevo vista molto stanca.
Di certo però non credo che si sia tolta la vita". E racconta
ancora, a conferma della sua tesi, che non è stata trovata
nemmeno la penna stilografica con cui Mimì avrebbe scritto
quell' appunto. "C' era una biro sul comodino accanto al letto
su cui è morta mia figlia - continua invece, aggiungendo un
particolare che gli sembra importante sulle prime indagini
nell' appartamento della figlia - Volevo prenderla ma i
carabinieri me l' hanno requisita. Il notes invece è stato
trovato appena dopo i funerali quando gli investigatori sono
tornati nell' appartamento per cercare altri elementi sulla
morte della mia Mimì". Il padre della cantante crede alla
versione della morte di sua figlia data dai medici subito dopo
il primo esame necroscopico. "Lo hanno detto subito che aveva
sul volto l' espressione tipica di chi muore per infarto". Lui
non vuole leggere dietrologie nella battuta che il medico
aveva fatto subito dopo l' autopsia quando aveva detto: "So
come è morta Mia Martini, ma non ve lo dico". La ricostruzione
personale del padre al massimo si spinge un poco più in là
quando aggiunge: "I giovani, si sa, fanno spesso cazzate.
prendono pastiglie per calmarsi. Magari ci mettono sopra un
po' di alcol e se a questo si aggiunge un fisico già esile
come quello di Mimì, la fatica di un trasloco ancora in corso
e lo stress per il lavoro che in questi ultimi tempi la
impegnava moltissimo, il risultato è fatto. Ma al suicidio,
quello no, non crederò mai". E da parte sua Olivia Bertè,
sorella di Mia Martini, ieri sera ha diffuso un comunicato in
cui si legge: "Preciso che lo scritto rinvenuto in casa giorni
dopo il ritrovamento del corpo senza vita si riferisce ad un
vecchio episodio di cui, oltre alla sottoscritta, erano al
corrente pochi amici". La sorella invita ad attendere "il
responso definitivo degli esami medico-legali". Un foglietto a
quadretti, un foglietto senza data per di più, non può essere
una prova per il padre e neppure per la sorella. I momenti di
smarrimento, di stanchezza possono capitare e forse per Mimì,
quando il suo cuore ha smesso di battere nel letto della sua
camera, un sabato sera, non era in uno dei suoi momenti
peggiori, vorrebbe suggerire Giuseppe Bertè. Intanto Mara
Venier, l' amica di sempre vorrebbe il silenzio, definitivo,
su tutta la vicenda, anche se non rinuncia ad un' ultima
frecciata polemica: "Sarebbe meglio non parlarne più, forse è
il modo migliore per rispettare una vicenda che ci riempie di
tristezza - dice - in fondo ormai è tutto inutile, anche
scoprire i dettagli tecnici della morte, sapere come è
successo. Certo è che se fosse vero che si è trattato di un
suicidio più d' uno dovrebbe riflettere a lungo". Per la
risposta definitiva bisognerà aspettare ancora un mese e mezzo
almeno. Sessanta giorni ha chiesto il medico legale e, proprio
sul fronte degli esami tossicologici, un altro particolare: i
medici avrebbero chiesto anche una verifica del cuoio
capelluto della cantante. Si cerca di scoprire se negli ultimi
tempi Mia Martini aveva fatto uso di cocaina per tenersi su.
Certo è che se la morte fosse avvenuta per overdose di coca,
l' autopsia lo avrebbe accertato subito.
MIMI' UCCISA DALLA COCAINA
13 LUGLIO 1995 - BUSTO ARSIZIO - Overdose di cocaina. La
verità sulla morte di Mia Martini è arrivata ieri, a due mesi
da quel 14 maggio in cui la cantante venne ritrovata cadavere
nella sua villetta vicino all' aeroporto della Malpensa. E'
una verità secca come le parole del medico legale che eseguì
l' autopsia e che adesso non dice che Mimì è morta di droga,
ma si limita a lasciarlo capire. "Conoscevamo già la causa
della morte di Mia Martini, ma abbiamo depositato sabato
scorso la nostra relazione, quando tutte le indagini eseguite
hanno avuto un riscontro. Le morti per cocaina sono rarissime,
ma quella droga può contribuire alle insufficienze
respiratorie". Massimo Cristina fa l' anatomopatologo a Busto
Arsizio e a lui è toccato il compito di confermare, sia pure
indirettamente, le voci sul rapporto consegnato al sostituto
procuratore Luca Villa, rese pubbliche dal Tg4 delle 19. Non è stato un collasso
cardiocircolatorio ad uccidere Mia Martini, aveva raccontato
per primo il Tg della Fininvest, aggiungendo i particolari
delle analisi tossicologiche e farmacologiche che hanno
cancellato ogni dubbio sulla vera causa del decesso. L' esame
sui capelli avrebbe infatti permesso di accertare che negli
ultimi sei mesi la cantante ha consumato cocaina con
regolarità. E' un dettaglio che il dottor Cristina si è
rifiutato di commentare, al pari del magistrato, attentissimo
a non lasciarsi sfuggire neanche una sillaba. Le indagini,
comunque, non finiscono qui: se è vero che Mia Martini è morta
di droga, resta un ultimo dubbio da sciogliere ed è legato
all' ipotesi di suicidio. Sotto il telefono, nell' ingresso
dell' appartamento, c' era un biglietto, ritrovato qualche
giorno dopo la scoperta del cadavere. "Sono stanca di questa
vita. Voglio morire, non vale la pena di vivere". La perizia
grafologica dovrà chiarire quando sono state scritte queste
parole: si tratta di un vecchio sfogo, che non può essere
collegato con la decisione di consumare la dose letale, oppure
la cocaina è stata proprio il mezzo scelto per morire dopo
avere lasciato l' ultimo messaggio al mondo, ai familiari, al
padre Giuseppe, che al suicidio non ha mai voluto credere?
"Quella lettera è vecchia, è roba di sei mesi fa", disse il
signor Berté quando gli chiesero se Mia, la figlia che si era
trasferita da poche settimane nella villetta di Cardano al
Campo anche per stare vicino a lui, era davvero stanca di
vivere. "Stanca sì, è un mondo schifoso. Ma non è suicidio",
ripeteva convinto, mentre chi conosceva Mia ricordava il suo
dramma di artista costretta convivere con la nomea di
iettatrice e a combatterla per non essere emarginata. Ieri la
sua morte è tornata in prima pagina, ancora una volta in
maniera scioccante. Dalle dichiarazioni attribuite dal Tg4 a
uno dei medici legali ("sembra difficile pensare ad un
incidente, vista la quantità di cocaina assunta") al presunto
ritrovamento di alcune boccettine con residui di polvere
bianca sul comodino, ogni notizia ha contribuito ad alimentare
il mistero. Mia Martini era stata trovata morta il 14 maggio
scorso nella casa dove abitava da qualche settimana a Cardano
del Campo, in provincia di Varese. Non se ne avevano notizie
da circa due giorni e proprio a due giorni prima, ha appurato
l' autopsia, risale il decesso. Le tapparelle abbassate, l'
auto parcheggiata: tutti in paese pensavano che quella nuova
vicina, tanto celebre quanto discreta, fosse rimasta in casa,
in quella villetta dove il rumore più forte è quello degli
aerei della Malpensa. Finché il padre Giuseppe si era
insospettito per l' assenza di notizie della figlia, che
avrebbe dovuto partire per una tournée sulla costiera
amalfitana. Il resto è diventato cronaca
nera: i vigili del fuoco che entrano in casa dal balcone e
scoprono il cadavere disteso sul letto, la mano appoggiata sul
comodino, l' agenda telefonica aperta come se Mia Martini
avesse voluto cercare aiuto, l' ipotesi di un infarto o di un
malore. Poi il mea culpa di un mondo, quello dello spettacolo,
che si sentiva improvvisamente colpevole della sua morte, i
contrasti familiari tra il padre Giuseppe e l' altra figlia
cantante, Loredana Berté, con la quale Mia non era mai andata
troppo d' accordo. Quasi subito si era parlato di suicidio e,
sottovoce, anche di droga. "Bisogna accertare che cosa abbia
determinato l' insufficienza cardiorespiratoria che ha fatto
morire Mia Martini", diceva il medico legale. Ora che la
perizia legale ha appurato che è stata la cocaina, resta il
dubbio vero: che più della cocaina l' assassino di Mimì sia
stata la solitudine.
LA TESTIMONIANZA DI RENATO ZERO - Carlo Brambilla
..
14 LUGLIO 1995 - ROMA - Ieri Renato Zero non ha voluto
comprare i giornali, è rimasto a casa e ha messo una
videocassetta che gli hanno mandato i suoi fan di Napoli. E'
una raccolta di Mia Martini, le sue partecipazioni televisive
dal '72 fino a qualche mese fa, durante Sanremo. Zero spinge
'play' e appare la cantante che dice: "Non mi sono mai
divertita tanto come quest' anno". E' una registrazione del
febbraio scorso, tre mesi prima che morisse. "Non ho mai
creduto alla tesi del suicidio - dice Zero - Mimì stava per
partire in tournée, le cose andavano bene. Anche questa storia
della droga, ma quale cocaina, lei aveva un fisico debilitato
dai coagulanti che prendeva per rimandare un' operazione per
un fibroma all'utero. Aveva paura. Il più tardi possibile,
diceva". Ora sullo schermo c' è Mia Martini con Gabriella
Ferri, in bianco e nero, Raidue, 1974. Cantano stornelli
romani. Lei ha le sopracciglia sottilissime, una gran gonna a
fiori, una camicia annodata in vita. La Ferri è come tutti la
ricordano e nessuno l'ha mai più vista. "Mimì era morta già
tanto tempo prima, tante volte. L' avevano uccisa le
maldicenze, la paura della gente. La morte non è il risultato
della vita che hai fatto, spesso è causata dalla vita che ti
hanno costretto a fare. Perché si ostinano a non lasciarci un
privato? Anche la nostra morte deve essere uno spettacolo.
Dobbiamo morire di droga o di Aids, o in qualche altro modo
funambolico, traumatico. Non ho più rabbia per quel giudice
che a poche ore dalla morte di Mimì sentenziò: suicidio.
Neanche per questo medico di Busto Arsizio che da subito fece
capire che i risultati dell' autopsia sarebbero stati
interessanti. Io so che ho perso un' amica, anche se me la
sono goduta per tanto tempo. La gente no, mi dispiace per
loro. Se la sono goduta solo in questi ultimi anni".
Pagina inserita il
12 MARZO 2009
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