PRESENTAZIONE
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Scrivere una canzone significa ogni volta cercare di diventare
un'altra persona. Una persona che ama, una persona che ride,
una persona che soffre, una persona che cade o una persona che
vola, una persona che in qualche luogo esiste o che non esiste
in nessun luogo. Con la sola e grande soddisfazione di avere
nella bocca e sotto le dita una melodia e delle parole che
prima erano perse da qualche parte nell'aria e che adesso sono
emozioni pronte per ogni tipo di viaggio. Poi, se si è
fortunati, un artista le prende e le porta con sé per
rinnovare ogni volta la grande magia dello spettacolo che,
come la vita che rappresenta, ad ogni costo deve continuare.
Infine, se si è molto fortunati, quell'artista è Milva.
Giorgio Faletti
(testo
tratto dal CD booklet)
....
RECENSIONE - Arrivano
dal mare le atmosfere ovattate della Canzone della
donna che voleva esser marinaio, il primo brano che apre
questo nuovo, illuminante album, interamente composto e scritto
da Giorgio Faletti. "Linee sulla luna che nel palmo
ognuna è un posto da dimenticare...", canta e recita la
splendida voce di Milva in primo piano, seguita
dall'eco di una tastiera lontana che sembra inseguire le note
di una fisarmonica dimenticata. Complicità di suoni e parole
che si fondono perfettamente nelle felici composizioni dell'autore,
attraverso l'interpretazione superba di un'artista che ogni
volta riesce a diventare protagonista indiscussa di ogni suo nuovo
"film", soprattutto se diretta da un "regista" di talento.
Ispirazioni e intuizioni sorprendenti,
come in Tre
sigarette, il ritratto di un un cecchino di professione,
personalità in bilico sul baratro di una visione sdoppiata
della stessa realtà: quella cupa, tragica e impietosa,
testimoniata dai colpi in canna di un fucile pronto a colpire,
accanto a quella limpida, intrisa di ingenuità e tenerezza dei
genitori, da trent'anni insieme e lontani da ogni sospetto,
intenti ad
agitare le braccia per salutare alla stazione l'ultima
partenza di un figlio mai conosciuto per davvero... E' uno dei
brani migliori del disco, insieme a Jacques dove
l'amore viene spiato da delicati punti di osservazione, molto
femminili, tra ricordi e pensieri accarezzati da una sensuale dolcezza. E' la
dichiarazione d'amore di una novella Penelope, che immagina la
sua figura stagliarsi sul porto di Brest (quasi una citazione
da Canto a Lloret), ad immaginare un uomo "ammantato di nuvole
e vele" tornare dal mare col vento dell'est... Forse di
ritorno da una guerra o da chissà quali lidi lontani... Giorgio Faletti l'ha consegnata a Milva come la canzone che
Brel, se oggi fosse stato nostro contemporaneo, avrebbe
scritto per lei.
E poi
c'è il delicato acquerello di Cambio d'identità, con le
immagini leggere della vita che scorre e che si trasforma
inesorabilmente per diventare qualcos'altro, mentre
l'amore di una donna cerca nuove strategie per non
estinguersi, per non cambiare mai ("e pure per un falso
allarme contro il mondo intero di proteggerei").
Ma ci sono lampi di poesia
e genialità anche in tutti gli altri brani, per
le arrendevolezze e l'erotismo dei gesti disegnati e
raccontati in un intreccio ricercato di parole semplici,
dipinte con tratto delicato e intenso.
E ancora, la tentazione
che infiamma, il desiderio che brucia. Una donna chiede tempo,
"un attimo ancora" perché l'impeto della passione non
sacrifichi ed esaurisca in un istante di piacere tutto quello
che c'è oltre l'estasi, tutto il bene che potrebbe
salvare una storia.
Tematiche già trattate (naturalmente) anche in altre canzoni,
ma qui affrontate con alte intenzioni ed espressioni efficaci,
mai scontate e banali. La capacità di Faletti di
sondare l'universo femminile è davvero sorprendente. Tutto è
raccontato, descritto e interpretato con leggerezza, incorniciato
da arrangiamenti essenziali (il vestito migliore, a
mio avviso, per una voce importante e autorevole, oggi ancora
più avvolgente e coinvolgente di ieri).
Il canto di Milva accoglie pensieri nobili in
libertà sul pentagramma, tra drammi esistenziali veri e
attuali (The show must go on e Mio fratello non trova lavoro),
tra penombre e chiaroscuri, nell'infinito bisogno d'amore,
chiesto e offerto sotto la luce di una luna "che a volte non
c'è" (come nel brano che chiude l'album).
Attimi perfetti,
raccolti in un disco capolavoro, che comprende episodi
diversamente accattivanti e spesso commoventi di uno stesso
film.
Rosario Bono
- 2007