U N A M I N A P E R T U T T I
Sembra solo ieri, invece è già passato più di un mese
dall'uscita di MAEBA, settantaquattresima fatica
discografica di Mina, ma l''album nonostante i ripetuti
ascolti ancora profuma di nuovo e ogni volta sembra più
bello. E' un disco talmente variegato e dai colori così
diversi e ben definiti da riuscire puntualmente a
stuzzicare la voglia di farsi riascoltare fino
all'ultima traccia. Forse perché in questo nuovo lavoro
Mina è riuscita a instillare in ogni brano l'essenza di
alcune originali peculiarità riconosciute come marchio
di fabbrica della sua proverbiale poliedricità
artistica. Nella forma e nei generi la Signora ha optato per un
percorso eterogeneo e trasversale che le ha permesso di
realizzare una sorta di campionario musicale aggiornato al 2018
in cui ognuno potrà cercare la sua Mina preferita.
Ci sono due prove insuperabili nei classici
VOLEVO SCRIVERTI DA TANTO e TI MERITI L'INFERNO. Mina
interprete pura con una
voce da brividi in primissimo piano...
Poi la sorpresa per le inaspettate - e per questo
graditissime -
sperimentazioni, nelle immense IL TUO ARREDAMENTO e UN
SOFFIO: la prima definita "incantabile" alla fine riesce
a brillare su tutte le altre (ma ha bisogno di più
ascolti), la seconda invece pare intercettata da segnali
a bassa frequenza provenienti da Marte ed è quella che meglio si sposa con
le immagini scelte per la copertina dell'album e per le
recenti animazioni video.
In un'atmosfera d'antan, a ritmo di tango, lascia il
segno anche IL MIO AMORE DISPERATO (di Paolo Limiti) in
cui viene affidato a dei coretti puntigliosi e sibillini
un testo intriso di malcelata perfidia.
Non passano inosservati (o meglio inascoltati) gli
accenti jazz in LAST CHRISTMAS e gli approcci blues di
HEARTBREAK HOTEL che nella tracklist arrivano
rispettivamente prima e dopo un gradevole "affresco" di
Paolo Conte intitolato 'A MINESTRINA, un brano che tra
sottolineature melodico-partenopee trasuda ironia sia da
parte dell'autore che dell'interprete (parliamo di un
duetto tra mostri sacri!).
Ma non è tutto, c'è
pure Nonna-Mina-Rock griffata Mingardi in CI VUOLE UN PO' DI
R' N' R' (e qui, rischiando di essere irriverenti, è
troppo facile ma altrettanto divertente immaginarla cantata da una
surreale signora di
quasi ottant'anni tutta piercing e tatuaggi, inguainata
in una tuta di pelle nera).
Infine ecco il pop raffinato di AL DI
LÀ DEL FIUME e TROPPE NOTE a fare da cornice all'intero
collage.
Dimenticavo ARGINI, un brano dignitoso ma - a mio avviso
- forse il meno
efficace dell'album...
Ma per chi non fosse ancora appagato c'è anche la
luminosa ANOTHER DAY OF SUN (traccia fantasma) ormai
stranota per essere stata la colonna sonora della
campagna pubblicitaria Tim.
Sulla bontà degli arrangiamenti e sulla grande
qualità degli autori e dei musicisti che hanno
contribuito ad ammantare l'album di professionalità ed
eleganza, rimando volentieri alla presentazione
ufficiale del disco e alle numerose recensioni che sono
state pubblicate sul web in questo periodo: le migliori
degli addetti ai lavori e le più lusinghiere degli
estimatori mi trovano in gran parte d'accordo. Anzi,
rischiando di essere tacciato di acriticità, devo
ammettere che non c'è un brano di questo album che
scarterei a priori. Mi pare quasi un miracolo riuscire ad ascoltare
e riascoltare il CD senza mai saltare una traccia:
ovviamente ho le mie preferenze ma non cancellerei
una sola nota da ogni singolo pentagramma; ogni canzone sembra avere un suo
pregevole perché,
o almeno io credo di averlo trovato!
Rosario Bono
3 MAGGIO 2018