Selfie

 

 

 

Viaggio all'incontrario nel nuovo album di Mina

 

 

 

 

FINE (Don Backy) - Una canzone di classe e di grande impatto, che inizia lenta, intrisa di malinconica speranza, come una preghiera, per poi trasformarsi in una supplica disperata, annegata in un climax struggente che Mina esalta con le sue impareggiabili capacità vocali e interpretative.

Quante volte è stato scritto della FINE di un amore? Prima e dopo Ne me quitte pas (capolavoro assoluto sul tema dell'abbandono) abbiamo ascoltato tante, troppe canzoni, spesso abbastanza scontate e banali, raramente profonde e toccanti come questo prezioso gioiello che l'autore ha consegnato all'interprete ideale.

 

ASPETTANDO L'ALBA (Fabrizio Berlincioni - Mauro Culotta) - I discorsi alla luna di una donna un po' rassegnata e un po' tormentata da un amore "al limite", che si barcamena come può tra le presenze/assenze della simpatica canaglia di turno (e Dio sa quante ce ne sono nelle canzoni di Mina).

Ma nel bene e nel male è la stessa donna a dichiarare: "Ieri, sembra una vita fa / Oggi, son quella che mi va". C'è un percorso, una consapevolezza, non una resa immobile, totalmente passiva.

Nonostante le tematiche, quel che resta appiccicato sulla pelle è un godibilissimo brano pop dai sapori antichi (fine anni Settanta?), leggero, notturno e solare al tempo stesso, orecchiabile, cantabile. Dentro c'è una Mina che piace molto e che erano in tanti a rimpiangere.

 

OUI C'EST LA VIE (Maurizio Morante - Alex Pani) - Una piccola lezione di filosofia, forse un po' scontata, ma piacevolissima e dolcissima, come un Babà, una Torta Delizia, uno Spumone... Occhio alla "glicemia", però, meglio non esagerare con gli ascolti...

 

LA PALLA E' ROTONDA (Maurizio Catalani - Claudio Sanfilippo) - Sono sincero, questo è l'unico brano che puntualmente salto durante l'ascolto. Sarebbe sciocco infierire su ciò che non voleva essere altro che un divertissement a tema, scelto per fare da sigla ai programmi RAI dedicati al Campionato di Calcio 2014, dico solo che non mi piace e quindi non sento il desiderio di riascoltarlo. Certo che paragonarlo, o semplicemente accostarlo, come ho letto da qualche parte, a La pioggia di marzo è davvero un sacrilegio.

 

TROPPA LUCE (Gianni Bindi - Matteo Mancini) - Essere al buio in una stanza dove c'è troppa luce: un ossimoro? No, il buio è quello dell'anima e la luce accecante è una VOCE, quella di un lui che, guarda caso, è andato via e ha lasciato ancora una volta il segno.

Una voce al telefono nella notte? O solo l'abbaglio dei ricordi, i lampi di un sogno?

Le assenze e le distanze alla lunga sfiancano, resta soltanto la fantasia in cui un pochino la protagonista sembra rifugiarsi e crogiolarsi...

Mina pesca dalla tavolozza dei colori della sua voce senza tempo e sceglie quelli più indicati per questa canzone molto ben costruita, variegata come i gusti di un gelato misto, nata per "andare in onda", essere gustata e imparata a memoria.

 

MAI VISTI DUE (Lele Cerri - Franco Serafini) - Da Conservatorio (e da brividi!).

Saggio di fine anno della prima della classe. Esercizio estetico-vocale molto classico, minimale e austero, in cui trova spazio anche un piccolo cameo pop che consente al brano di aprirsi... Il testo è essenziale ma molto efficace. Un tenero ritratto a matita, asciutto e realistico dei protagonisti di un amore che si scoprono "ugualmente diversi" nel riflesso dello stesso specchio.

La promozione a pieni voti della talentuosa "allieva" è ovviamente scontata.

 

IL GIOCATTOLO (Gianni Bindi - Matteo Mancini) - Il pop scintillante di una coppia di autori collaudata che firma ben tre brani di questo intrigante album. La loro cifra stilistica, molto diretta ed equilibrata, è ormai riconoscibile ("Volpi nei pollai", "Fuori città") e la Signora sembra sentirsi a proprio agio tra queste note e in questi testi così ben calibrati. L' interpretazione grintosa di Mina e gli arrangiamenti di Massimiliano Pani mettono le ali al brano e fanno la differenza.

 

PERDIMI (Mario Capuano) - Scene da un matrimonio... Diatribe amorose irrisolte, richieste di onestà e lealtà di una lei determinata (e anche un po' incazzata) che vorrebbe "crederci ancora"... Ma resteranno accatastate nel solito angolo, le solite pratiche inevase. Una ballad arzigogolata e musicalmente complessa che si apprezza sempre di più ad ogni nuovo ascolto. Una tra le mie preferite dell'album.

 

ALLA FERMATA (Gianni Leuci) - I fiori non colti sono sempre i più profumati.

L'incanto e la tenerezza infinita di questo pezzo sono da antologia. Atmosfera densa e delicatamente struggente. Il mio brano preferito in assoluto. 10 e lode.

 

[PER SORRIDERE... Nel testo della canzone si parla della fermata dei taxi, non dell'autobus, come qualcuno ha scritto. D'accordo che Mina è un'interprete e quindi può calarsi benissimo in qualsiasi ruolo, anche quello della "comune mortale", ma sinceramente alla fermata del bus non ce la vedo proprio, tantomeno salire sul mezzo e magari obliterare pure il biglietto, prima di sedersi tranquillamente tra la gente. Anche i passeggeri più distratti ne avvertirebbero la presenza e sicuramente penserebbero di essere su SCHERZI A PARTE o di avere esagerato la sera prima con l'impepata di cozze. Al limite, con uno strappo di fantasia, si sarebbe potuto "collocare" l'incontro alla fermata di un metrò, magari "l'ultimo metrò" che (richiamo cinematografico a parte), conserva comunque un certo fascino ed è sempre quello meno affollato.] ;D

 

IL PELO NELL'UOVO ((Gianni Bindi - Matteo Mancini) - Un'interpretazione ironica e un ritmo serrato e trascinante (insieme ad un arrangiamento accattivante) rendono godibilissimo questo brano pop che dal vivo, in un concerto, farebbe cantare tutti in coro.

 

LA SOLA BALLERINA CHE TU AVRAI (Lele Cerri - Mattia Gysi - Alex Pani) - Malinconico rimpianto nell'osservare la finta felicità costruita attorno a lui dalla "sola e unica ballerina" che mai potrà avere... Ma è soltanto ciò che lei gli sta facendo credere. Non è amore. Delicatissimo brano, interpretato superbamente da Mina. 10 e lode.

 

IO NON SONO LEI (Maurizio Morante - Ugo Bongianni - Massimiliano Pani) - La Tigre esce allo scoperto e spacca tutto, graffiando a ritmo di rock. Giochi di voce a fine strofa e inciso orecchiabile al servizio di una canzone chiarificatrice: "Io sono io, non sono buona come lei che sa sopportare tutto, e adesso te la faccio pagare per il male che hai fatto a tutte e due". Liberatoria: da dedicare!

 

QUESTA DONNA INSOPPORTABILE (Federico Spagnoli) - Mina sceglie un tappeto sonoro dalle atmosfere jazz, molto asciutto ed elegante per mettere a nudo un ingombrante Alter Ego. La Fiera passeggia nella calma apparente di un testo che pare un'autoanalisi sincera quanto spiazzante, ma che alla fine rivela un premeditato j'accuse: "Metterò nella mia musica ogni nota che vi giudica... Sentirete prima o poi la mia canzone dedicata a voi"... Ma davvero non ve ne siete ancora accorti? E' questa!

 

NOTE - Non occorre, stavolta, fare troppi giri di parole. Selfie è un album perfettamente riuscito, completo, ricco ed equilibrato. Uno dei migliori, secondo me, della produzione mazziniana degli ultimi vent'anni.

La Signora, qui più che mai, torna ad essere una grande interprete e non "semplicemente" un'ottima cantante a cui tutti hanno comunque sempre riconosciuto talento e bravura, malgrado il repertorio altalenante. Tra i chiaroscuri di una voce ora calda e accogliente, e qualche brano più in là grintosa e potente, ci sono quasi tutte le Mine che conosciamo, ad ognuno la sua...

Musica vera, impatto da LIVE, voce quasi sempre in primo piano e testi "intelligenti" per un'interprete più che mai attrice e regista dei suoi gustosi cortometraggi musicali.  Una  recitazione che emerge con forza nei brani più coinvolgenti, capaci di sorprendere ad ogni minima sfaccettatura, ad ogni piccolo o grande cambio di registro vocale.

 

Selfie meriterebbe essere ascoltato con attenzione e più volte, un lusso che purtroppo pochi ormai si concedono. Senza contare che quando si tratta di Mina i pregiudizi si sprecano e, probabilmente, risulta più comodo divertirsi a stroncare a prescindere, senza approfondire, senza argomentare, affidandosi alle solite e inutili quattro righe infarcite di luoghi comuni.

 

Ma ce l'avrà pure un difetto 'sto disco? O no? Secondo me, uno solo, la copertina!

 

Rosario Bono - 5.7.2014