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7.2.2005 - MUSICA E DISCHI - BULA BULA - In un mondo e in un'epoca all'insegna della precarietà e delle contraddizioni, che condiziona anche il mondo della musica ventilando in ogni momento mutamenti radicali per ciò che riguarda generi, modelli di consumo e stabilità delle strutture, è senza dubbio rassicurante vedere rispettato l'appuntamento invernale di Mina con il suo pubblico, istituzionalizzato ormai da un quarto di secolo, anche se questa volta in ritardo di alcune settimane, attraverso un album che tranquillizza i fans sulla buona salute (vocale, intellettuale e artistica) della primadonna della nostra canzone, ed é inoltre in grado di polarizzare l'attenzione di nuove fasce di pubblico grazie all'impeccabile qualità nella confezione, assolutamente senza confronto rispetto alla media della produzione corrente. E non meno rassicurante per quanti, fra gli operatori del settore, siano preoccupati sulla scarsità di nuovi talenti sul fronte della composizione, che l'assenza di strutture non consente di scoprire o valorizzare, è l'attenzione continua che da anni la stessa interprete prodiga in favore di giovani leve alla cui produzione attinge per proporre le sue nuove registrazioni. In tale contesto, fondato sull'effimero, sull'apparente, sull'inconsistente, Mina rappresenta comunque una certezza: e, anche quando i suoi lavori non raggiungono il massimo vertice della perfezione nell'ambito di un repertorio che sta per raggiungere il mezzo secolo dal debutto, i suoi album entrano di diritto nella storia della canzone italiana fin dall'atto della pubblicazione. Questo Bula Bula (titolo che richiama un luogo immaginario, quasi a prendere le distanze dalla realtà dell'Italia contemporanea) non fa eccezione, e offre all'ascolto, insieme a brani di alto artigianato, nella migliore tradizione del repertorio di Mina (mai incline a cimentarsi nella canzone d'autore, prediligendo piuttosto stilemi popolari e immediati, anche se mai banali), autentici gioielli, come il recupero di un brano come La fin des vacances, firmato Boris Vian ed Henri Salvador, oppure 20 parole (su testo, mozzafiato, di Roberto Roversi, da tempo assente dal terreno della canzone). Un album tutto da gustare, saggiamente proposto in un periodo, fuori dalla mischia natalizia, che ne consente al meglio la ricezione da parte del pubblico degli appassionati, e che non mancherà di essere premiato anche in termini di vendita. Mario De Luigi

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21.1.2005 - CORRIERE DELLA SERA - MINA, NESSUNA PIETA' PER GLI UOMINI - Nei brani del nuovo cd «lui» è spesso sciocco, ignorante, egoista. «Sei grande grande grande...»? Non più. Il tempo è passato è bisogna aggiornare. Mina è sempre grande e non sono i giudizi sulla sua voce a dover essere rivisti. Sono invece gli uomini a uscire male dal suo nuovo disco Bula Bula, da oggi nei negozi. Sembra quasi che la signora della canzone italiana e i suoi autori avessero in mente un chiaro modello del maschio di oggi. Negativo. L' opposto di quello ritratto da Tony Renis in Grande grande grande. Vai e vai e vai, canzone che apre il disco e che da qualche giorno sentiamo in radio, racconta di un uomo che non ha il coraggio di fare il passo decisivo fra amante e moglie. In Portati via - classico pezzo alla Mina, soft con il ritornello che esplode - l' ascoltatore di una immaginaria lite di coppia «direbbe lei cretina, ma lui che gran coglione». E il personaggio dell' ironica Bell' animalone? Concentrato sul sesso invece che, come lo vorrebbe lei, su Nietzsche e Montand, uno con lo «sguardo giulivo» che però litiga con il congiuntivo. Certo, anche il mascalzone della canzone del 1971 era «capriccioso, egoista e prepotente», ma, alla fine, tre volte «grande». Giudizi sugli uomini a parte, il disco offre 11 inediti e una cover di La fin des vacances di Henri Salvador. Un album figlio della crisi discografica. In positivo. Spiega Massimiliano Pani, figlio e produttore: «Nessuno offre più spazi ai cantautori. Quelli che 5 anni fa ci avrebbero provato da soli oggi non trovano sbocchi. Così mandano proposte a Mina, sapendo che verranno ascoltati». Perché questo è il metodo di lavoro della signora Mazzini. Ogni anno le spediscono circa 3000 provini. Li ascolta tutti? «Anche quelli non professionali - dice Pani -, mandati da chi si piazza col registratore e la chitarra con i rumori di casa in sottofondo». L' unico collega noto ad essere ammesso nella rosa degli autori è stato Alex Britti. Commenta Pani: «Ci sono arrivate proposte anche da Tiziano Ferro e Le Vibrazioni. Ma chi ha un pezzo forte lo tiene giustamente per sé. Con Se Britti, invece, ha fatto uscire il suo spirito da autore». In Bula Bula, cuore di nonna, ci sono anche le voci dei due nipotini, i figli di Massimiliano, Axel e Edoardo. E' del primo un messaggio su una segreteria telefonica in Portati via, il piccolo offre una risata nella ghost track, una versione sorprendente di Fever. Resta da spiegare il titolo. «E' un' espressione che lei usa per indicare un posto astratto, un posto fuori dal tempo e dal contingente». Un' immagine per simboleggiare il suo ritiro dalle scene? «Lei ha scelto di cercare una dimensione che le permette di avere una vita normale. C' è chi sta male se non viene riconosciuto e chi sta meglio nell' ombra». Andrea Laffranchi

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21.1.2005 - LA REPUBBLICA - MINA, O LA FESTA DEI NUOVI AUTORI - Si chiama Bula Bula, l' isola felice che non c' è secondo il suo immaginario privato, il nuovo album di Mina. Esce oggi in cd il messaggio che ogni anno la nostra cantante più carismatica invia dal suo eremo di Lugano per rassicurare tutti che sta bene e ha ancora voglia di cantare con quella voce iperbolica, che in quarant' anni ha stregato milioni di vittime consenzienti. Molti cominciavano già a preoccuparsi per il ritardo. Perché di solito Mina la pignola arriva a Natale, anche per sfruttare l' euforia delle feste. Ma stavolta ha preferito prendersi qualche mese in più, folgorata da due o tre canzoni arrivate fuori tempo massimo, che ha voluto inserire a tutti i costi. Non dice quali Massimiliano Pani, figlio gentile e produttore anche di questa raccolta di canzoni inedite, la prima da Veleno del 2002. Solo uno dei dodici brani è una vecchia, incantevole delizia in francese di Boris Vian e Henri Salvador, La fin des vacances. L' importante è che la scelta delle canzoni, un lavoro al quale Mina dedica un' attenzione minuziosa e lunga, scorra più orecchiabile del solito. Vai e vai e vai di Nicolò Fragile, vola solare e un po' Philadelphia sound su tutte le radio dai primi di gennaio. Ma subito dopo toccherà all' ancora più solleticante Portati via di Stefano Borgia, che per i più curiosi contiene anche l' intercalare telefonico «Pronto, mi richiami?», con il nipote primogentito Axel Pani alla cornetta. Per completare il quadretto familiare, nella "ghost-track" di fine disco (Fever di Peggy Lee riletta da Mina) si sente la risatina infantile di Edoardo, il nipotino più piccolo. La lancetta della godibilità tira verso l' alto anche per Se di Alex Britti, Fra mille anni di Cheope e Danijel Vuletic, mentre Sei o non sei è un altro pezzo orecchiabile del collaudato team Massimiliano Pani e Piero Cassano. Ancora una volta Mina, «sempre alla ricerca di belle canzoni», come dice Massimiliano, «ha voluto privilegiare gli autori emergenti. Anche perché i grandi cantautori hanno contratti e anticipi. E quando hanno tra le mani un pezzo forte, lo devono cantare loro». Quando un figlio appare al posto della madre-diva che non c' è, è rassegnato a rispondere alle domande più impossibili. Tipo: a quando il ritorno di Mina in tour? «Lei ha scelto da tempo una sua dimensione per vivere come una persona normale e va rispettata. Fa solo dischi, e l' album del prossimo anno sarà di brani già noti, ma non fa concerti. Anche se la sua vita non è da segregata: a Lugano nessuno la disturba quando va al supermercato, né quando passeggia a Forte dei Marmi d' inverno». Tre brani di Bula Bula ("Sei o non sei", "La fin des vacances" e "Portati via") figurano nel film-thriller La terza stella di Alberto Ferrari, che esce nelle sale l' 11 marzo. E' stata la presenza dei comici protagonisti Ale e Franz a convincere Mina, sempre dalla parte dei giovani. Certo se uno cerca grandi novità, è difficile trovarle nei dischi di Mina. Ma guai se questi non continuassero a irradiare schegge di una classe e una bravura intramontabili, che va oltre le mode e le generazioni. - Giacomo Pellicciotti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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