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Mina sul pianeta Buddha

 

di Mario Luzzatto Fegiz

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23 ottobre 1993 - CORRIERE DELLA SERA - Chissà che il clima buddista del brano Om mani peme hum non abbia davvero illuminato lo studio di Lugano di Mina dove da oltre due lustri si consuma un rituale sempre identico: un album di canzoni già adoperate da cantanti e cantautori vari rilette da Mina secondo il suo gusto, e un album di canzoni inedite scelte fra migliaia di proposte che Mina riceve ogni anno da firme famose e anche da sconosciuti, debuttanti e dilettanti. Da anni aspettavamo una novità , un colpo di coda da quella polverosa merceria, dove mamma Mazzini ricama, il figlio Massimiliano Pani cura tessiture musicali dietro il banco (di regia) e nonno Mazzini sta alla cassa mentre gli amici di famiglia passano di volta in volta a dare una mano. Il colpo di coda e' arrivato con questo album Lochness, nome come sempre legato all' idea di copertina di Mauro Balletti (stavolta e' una Mina probabilmente appena emersa dalle acque del lago misterioso, con la pelle dorata e strane protuberanze che fanno pensare a un mostro dello spazio più che al mitico drago) e si avverte fin dal brano di apertura, , l' amore, che, con solo due parole e un impasto di vocalizzi, strumenti, virtuosismi, risatine, piccole follie espressive, riesce a dare dell' amore un' immagine originale, intensa e stralunata. Segue L' irriducibile, canzone in linea con lo stile amato dai fans storici di Mina (come del resto Raso e Mille motivi, con quella spontanea enfasi dello struggimento che rende la cantante unica nel suo genere). Poi c' e' un altro gioiello, Stile libero, un uomo si getta nel Naviglio, vive, muore, parte, chissà . Perché il clima e' quello per noi incomprensibile della cultura sudamericana, dove la morte in fondo non e' che una delle tante stazioni dell' esistenza. "Lo sai la gente che e' annegata e sembra viva più di me, lui si svestì cantando un' aria della Tosca e una signora inorridì e lui sorrise da una tasca...". Un brano di rara intensità che trasmette una incredibile serenità in questo contrasto fra il tramonto, l' enigma di quest' uomo che se ne va, e il traffico delle auto e dei tranvai sulle sponde. Massimo Bizzarri e Riccardo Cocciante hanno regalato a Mina una canzone che ci riporta alle atmosfere di Bugiardo e incosciente. Si chiama Se avessi tempo ed è una pregnante allusione continua a tutte le occasioni perse in un rapporto sentimentale, alla sensazione di impotenza nel non riuscire a dimostrare all' altro quel che si è. Suprema l' interpretazione di Mina qui e nel seguente Om mani peme hum, che costituisce forse il primo esempio di volgarizzazione della celebre preghiera buddista nella musica leggera italiana. Il coro "Om mani peme hum" e' preceduto da versi limpidi che danno l' esatta misura di che cosa sia il senso del felice equilibrio ("Sana come un pesce sano, buona come un buon caffè , bella come il bel sorriso che mi accende il viso quando vedo te..."). Il brano, come del resto il già citato Stile libero, è valorizzato da un uso intelligente e diffuso della chitarra acustica, insomma un clima "unplugged" che non guasta. Segue una Mina tutta velocità scioglilingua (ricordate Brava?) nel brano Sì che non sei tu, che sembra fatto apposta per mostrare la sua versatilità vocale e fonetica. Completano l' album Ti accompagnerò, una canzone sentimentale che è difficile raccontare, tanto è densa di mille bagliori che illuminano l' anima di una donna innamorata, e Ninna Pa',strana ballatina dedicata a un uomo che stavolta è il babbo. Il primo volume invece è rilevante per l' originalità e la complessità dei brani scelti come Everything happens to me, Joana Francesca (in francese) di Buarque de Hollanda, Con il nastro rosa di Mogol Battisti. Accanto ad alcuni classici come Non so dir ti voglio bene, Parlami d' amore Mariù, La notte di Adamo (ricordate "la notte tu mi appari immensa, invano cerco di afferrarti"?), c' è un grande colpo di genio, la riscoperta di Teorema, un capolavoro poco noto del grande Herbert Pagani dove, dopo aver enunciato varie regole più o meno consuete o paradossali, si conclude così: "Non esistono leggi in amore basta essere quello che sei lascia aperta la porta del cuore vedrai che una donna e' già in cerca di te".
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Mina: un segreto e i suoi sentimenti

 

di Gino Castaldo

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27.10.1993 - LA REPUBBLICA - Dov'è il mostro? Viene da chiederselo davanti alla copertina del nuovo doppio album di Mina, che rispetta con impeccabile puntualità l' appuntamento annuale, anzi autunnale, col pubblico. Si intitola Lochness e mostra la faccia della cantante imbellettata d' oro e trapunta di chiodi, che spunta da un' irreale mare, composizione di Mauro Balletti, l' audace elaboratore di queste surreali copertine. Il mostro, come al solito, vive della invisibilità, nel non mostrarsi, lasciando aperta ogni congettura, ogni ipotesi, giocando sull' ironia, su tutti i possibili doppi sensi: mostro di bravura? Mostro da sbattere in prima pagina come succedeva ai tempi dell' ostracismo verso la giovane, spregiudicata Mina? Mostro come alieno, come una voce sempre più staccata nell' immaginario del pubblico dalla persona a cui corrisponde? Chissà, ma è sicuro che grazie alla sua prolungata assenza, l' irrealtà di questa voce aumenta a dismisura, fin dalla prima parte del nuovo lavoro, come di consueto dedicata ai remake, continuando la sistematica e sempre più metafisica catalogazione enciclopedica di ciò che esiste in forma di canzone. Non ci sono spiegazioni, il percorso, se c' è, assume i contorni di una biblioteca senza tempo. La voce di Mina ricompare dal suo limbo annuale, sulle note di Everything happens to me, ma con una strana pronuncia strascicata, apparentemente sciatta e svagata, come se ci si trovasse in un club americano, magari dopo la chiusura, con la cantante e il trio jazz che la accompagna (i bravissimi Danilo Rea al pianoforte, Massimo Moriconi al basso e Maurizio Dei Lazzaretti alla batteria) rimasti soli a cantare le residue malinconie della giornata. Atmosfera confermata dal misto francese-portoghese scelto per Joana Francesca di Chico Buarque. Ma in qualche caso, il mostro compie alcuni piccoli prodigi, come nel medley che lega Body and soul a Non so dir ti voglio bene, indimenticata perla firmata da Kramer, Garinei e Giovannini. Se ne deduce che molti pezzi italiani d' annata non sfigurerebbero accanto agli standard americani classici. Ma in questo caso quello che conta è che Mina li canta in modo superbo, da grande vocalista jazz quale sa essere. E il tono, se proprio vogliamo trovare un filo rosso a questo segmento della Grande Enciclopedia personale di Mina, è un certo tono notturno, crepuscolare, esaltato subito dopo da una Parlami d' amore Mariù lentissima e rarefatta e dalla passionalità di Nostalgias e Adoro. Stonano quasi Con Il nastro rosa di Battisti, in versione da fusion d' assalto, e Teorema di Ferradini. Per quanto riguarda la parte nuova, si può dire che manchino dei picchi particolarmente elevati, ma questa volta la media è piuttosto alta. Anche qui prevale un tono di accesa passionalità. Si parte da , l' amore, con uno stravagante ritornello fatto di urla, e si procede con la divertente, spigliata L' irriducibile, prima di Stile libero, pezzo davvero originale, una delle perle di questa raccolta, sviluppato su un tono di allegretto tragico che ricorda antiche elaborazioni cantautorali, per poi riprendere sull' onda delle passioni, con la travolgente Se avessi tempo, concedendosi spazi di bizzarria, con il buffo coretto di Om Mani Peme Hum e il finalino affettuoso di Ninna pa'. Non c' è da sbagliarsi. Anche questa volta il progetto è nel non mettere in luce alcun progetto. Mina si nega, e di conseguenza nega anche qualsiasi possibile lettura che vada oltre i singoli pezzi, ovviamente cantati con strepitosa capacità. Se proprio volessimo tentare qualche congettura, possiamo dire che rispetto ai precedenti album si sente un' inquietudine, una strana mobilità nelle emozioni e nello stile di canto. Se ultimamente le sue canzoni davano l' impressione talvolta di perfezione cristallina, distaccata, oggi Mina sembra decisa a tornare umana. Queste nuove canzoni non sono mai fredde, mai puramente virtuosistiche. Tutta l' abilità di cui è capace Mina è concentrata nell' interpretazione, nello sforzo di comunicare umanissime e reali emozioni. Dietro questa voce così sorprendente, autorevole, perfino arrogante nella facilità con cui affronta qualsiasi repertorio, si avverte una certa fragilità, le debolezze di una cantante che una volta tanto sembra vivere più in prima persona quello che sta interpretando. Ma sono solo impressioni a distanza. Sebbene più umano, il mito non concede altri segnali.