...
Così lontana
ma così Mina
di
Gino Castaldo
...
15
ottobre 1987 - Rane supreme (Pdu) - Per quanto ancora si
ripeterà? Quanto andrà avanti questo copione che ormai si
ripete da tempo immemore? Puntualmente, ogni anno, mese più
mese meno, Mina esce dal suo dorato e silenzioso ritiro
svizzero per regalare agli italiani un disco doppio,
strutturato secondo una formula immutabile: un disco di vecchi
successi e uno di canzoni nuove. Perfino le copertine seguono
un clichè. Una volta stabilito che dovevano essere, a
contrasto con i contenuti, piuttosto sorprendenti, e anche
ironiche nei confronti del fatto che nessuno ha più visto Mina
da quel fatale ultimo concerto alla Bussola nel 1978, hanno
riproposto la faccia di Mina nascosta, arabescata, vampiresca,
poi una volta perfino con la barba. Il nuovo capitolo che esce
in questi giorni non fa eccezione. Si intitola "Rane supreme" e
con abile fotomontaggio mostra in copertina la testa di Mina
innestata su un nerboruto corpo maschile, con marcati segni di
body-building. Il disco, come di consueto, si apre con la
parte dedicata ai vecchi successi, come al solito scelti ad
ampio raggio nei più disparati settori della canzone. A
mettere insieme tutti i dischi di Mina, si avrebbe ormai un
elenco enorme, interminabile, di pezzi reinterpretati
(possiamo parlare di diverse centinaia), ma anche qui non è
dato sapere se la cantante ha in mente una sorta di
Enciclopedia Universale della canzone, o se procede di volta
in volta su scelte casuali. Certo è che, con una punta di
malizia, sceglie i brani con criteri lunatici, assai bizzarri,
così come in questo caso, in cui accosta un pezzo di George
Michael, Careless whisper, a Scrivimi, che fu un successo di
Luciano Tajoli, un pezzo minore della coppia Mogol-Battisti
come Nessun dolore a curiose rivisitazioni di black music come
My cherie amour di Stevie Wonder o You make me feel brand new
degli Stylistics. Cercare un criterio preciso sarebbe assai
arduo. Casomai si può intravedere il gioco della riscoperta
vezzosa, della memoria stuzzicata da libere associazioni e,
perchè no, anche una sottile vena provocatoria, un gusto
snobistico del privilegio dell' interpretazione sul materiale,
quasi Mina tenesse a dimostrare che qualsiasi cosa, cantata
bene, può diventare importante. Il secondo disco, anch' esso
ormai rituale, presenta le canzoni nuove, quest' anno più che
negli anni passati selezionate attraverso un vero e proprio
tam tam che ha messo in agitazione per mesi tutto l' ambiente
dei compositori di canzoni. Mina chiedeva nuove canzoni, per
avere il meglio, senza pregiudizi sulla provenienza. Si parla
di circa duemila cassette pervenute a Lugano, ma questo
sorprendente concorso non deve aver soddisfatto del tutto lo
staff della cantante e in particolare suo figlio Massimiliano
Pani, che sempre di più sembra il vero artefice di queste
operazioni, firmando molti arrangiamenti e qualche canzone.
Nonostante questa massa di nuove canzoni proposte con
entusiasmo da tutt' Italia, la maggior parte sono firmate
dallo stesso Pani, da Lele Cerri, Carlo Pes,
Giorgio
Calabrese, che non sono nuovi alle collaborazioni con Mina, o
da coppie collaudatissime come Avogadro-Radius o
Colonnello-Albertelli. In questa sezione, Mina gioca
allegramente tutte le carte del suo trasformismo (da qui forse
la copertina così ambigua?), passando da toni scanzonati e
ironici (Ma chi è quello lì) a
toni più drammatici e intensi, vedi soprattutto la stupenda
bossa nuova Per avere te, firmata Calabrese e Pes, che ci
ricorda la migliore Mina dei tempi andati quando i suoi dischi
lasciavano il segno con maggiore incisività sui tempi. Perchè
questo è il rischio che corrono questi nuovi album, sempre ben
fatti, preziosi, cantati straordinariamente da una voce che
tutto può permettersi, ma forse fabbricati con una punta di
leggerezza, ammalati della eccessiva sicurezza di chi può
restare fuori della bagarre senza mai compromettersi, e senza
per questo perdere quotazioni presso il mercato. Forse è vero
che un disco di Mina si compra a scatola chiusa, ma non si può
evitare di provare una certa nostalgia per momenti in cui la
cantante aveva la voglia e la forza di dire qualcosa di più
sulla canzone italiana. Perchè Mina non esce dal suo
isolamento per fare quello che tutti si aspettano da lei, cioè
il massimo?
La Repubblica - Dischi
|