NICO PAGINA INDEX AGGIORNATA AL 10.7.2021

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GLI OCCHI DI NICO * A causa del suo forte effetto come insieme tridimensionale, Nico potrebbe essere rappresentata nel modo più efficace dalla scultura ma neppure l'artista più profondo sarebbe in grado di catturare la strana e inspiegabile qualità dei suoi occhi. Essi seducono ma non ammiccano, ignorano ma non possono venire dimenticati; riflettono la realtà interiore ma non danno indicazioni sul suo contenuto. La loro espressione, o mancanza di un'espressione intelligibile, non ha attinenza con la sua bellezza, totalmente comprensibile. Sembra che gli occhi custodiscano un grande mistero, nascosto nell'indifferenza, della cui esistenza non vogliono che si venga a sapere. Che ci sia o no un mistero, quegli occhi, con l'enigma della loro assenza da ciò che li circonda, eclissano la perfezione dei lineamenti e della forma per aggiungere grande magnetismo. E' questo magnetismo, freddo e inviolabile, a rafforzare l'identificazione di Nico con la tradizione di Garbo e Dietrich, a elevarla sopra alla categoria delle uniformi bellezze nordiche verso l'élite di una mistica inaccessibile.

 

1967 * GERARD MALANGA * STATUS & DIPLOMAT"

 

Traduzione a cura di Gabriele Lunati

NICO/Bussando alle porte del buio

2006 NUOVI EQUILIBRI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BLACK STARS - In Italia la sua storia è stata raccontata magistralmente nella biografia NICO, O DELL'INFELICITÀ di Valeria Arnaldi, mentre le considerazioni sulla sua produzione musicale, con l'analisi e le traduzioni dei testi, si trovano esclusivamente nell'interessante e dettagliato libro di Gabriele Lunati, NICO/Bussando alle porte del buio. Di entrambe le pubblicazioni ho voluto riportare alcuni suggestivi passaggi in queste pagine dedicate all'artista. Due volumi imperdibili per chi vuole provare a decifrare l'indecifrabile, ovvero la vita e l'arte di Nico.

Friedrich Nietzsche scriveva che "bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante". Sicuramente Nico conosceva i tormenti dell'anima e di stelle danzanti ne ha partorite tante, sia come donna che come artista. Tutte BLACK STARS, ovviamente... Sempre troppo lontane, sempre imprevedibili o criptiche, figlie di scelte illogiche, incomprensibili, a volte misere, altre geniali, tra evoluzioni e involuzioni condizionate dall'uso di sostanze stupefacenti che sono state, insieme alla musica, gli unici punti di riferimento a cui l'artista finiva sempre per ancorarsi disperatamente. Cominciò presto a destrutturare il suo essere, rinnegando la sua splendida immagine riflessa nello specchio. Qualsiasi donna avrebbe fatto carte false per possedere la sua bellezza. Lei, con le stesse carte ha sfidato a Poker il diavolo: qualche volta ha vinto ma, forse, il più delle volte ha perso. Di partite ne ha giocate tante, cambiando la posta in gioco, arrivando a mettere in palio persino la sua maternità. Sicuramente era la sofferenza delle sconfitte a darle l'ennesimo imput per andare avanti, visto che quando la sua vita sembrava andare per il verso giusto riusciva puntualmente a rovinare tutto. Questi alti e bassi, sempre spinti all'estremo, sicuramente stimolavano la sua creatività musicale.

Nico non ha lasciato una grande eredità artistica, ma ciò che è riuscita ad esprimere rappresenta esattamente ciò che è stata e ciò che ha vissuto, nel bene e nel male. Lo ha dimostrato soprattutto sul palco (unico luogo in cui diceva di sentirsi al sicuro), esibendosi in ogni angolo del mondo, e ovviamente con la sua discografia, un concentrato di musica misteriosa, coinvolgente e sconvolgente, unica e irripetibile.

Rosario Bono

 

 

 

UNA FEMME FATALE DAL CUORE SPEZZATO * E' sul palco, fuma una sigaretta dopo l’altra, eppure Nico è già morta. Canta, ma la voce arriva da un luogo remoto e oscuro, che i suoi occhi grigi non bastano a illuminare. Celebra un rito in cui la musica non è nemmeno la parte più importante: le canzoni sono distrutte, sfigurate dalla pochezza della band che l’accompagna; è un disastro pure Femme Fatale , scritta da Lou Reed apposta per lei. Così il ritornello lo lascia al pubblico, un centinaio di ragazzotti ubriachi in qualche locale della Polonia. «Eccola che arriva, sta’ attento, ti spezzerà il cuore».
Ma è lei ad avere il cuore spezzato, devastato dalla solitudine, indurito dall’eroina che le scorre nelle vene. È morta e si è trasformata nell'anagramma di se stessa. Da Nico è diventata “icon”, un’icona, già prima di quel pomeriggio del 17 luglio 1988, quando a Ibiza cade dalla bicicletta e batte la testa.
Aveva cominciato presto a girare il mondo: nata a Colonia nel 1938, trascorre l’infanzia a Berlino sotto le bombe; a quattro anni perde il padre (racconterà che fu ucciso da Hitler perché scoperto a lavorare come spia per gli inglesi). A sedici lascia la Germania per Parigi, dove diventa mannequin per Chanel e Lanvin: è allora che prende il nome di Nico. Poi prova col cinema, in Italia: ha una piccola parte ne La Tempesta di Alberto Lattuada, recita ne La Dolce Vita. Fellini, che l’aveva voluta inizialmente come comparsa, ne è affascinato e le ritaglia un ruolo più ampio, in cui impersona se stessa. Emergono già i tratti dell’icona che sarà: la voce profonda, mascolina, con quelle vocali esageratamente lunghe, la bellezza glaciale e astratta, un’affinità istintiva con il buio e la notte. Così, agli inizi della carriera di Nico c’è un lugubre party con Marcello Mastroianni, alla fine un concerto al Planetarium di Berlino, dove canta al riflesso di una luna proiettata sul soffitto.
Dopo un brano scritto da Serge Gainsbourg per la colonna sonora del film Strip Tease, Nico esordisce nel 1964 con Im not sayin, un anonimo 45 giri con Jimmy Page alla chitarra. Vive a Londra, frequenta Brian Jones, Anita Pallenberg, Marianne Faithfull (che quarant’anni dopo le dedicherà Song For Nico). Poi torna a Parigi e lì incontra Bob Dylan, che qualche tempo dopo la introduce nella Factory, dove Andy Warhol è al lavoro sul primo album dei Velvet Underground. Esce nel 1967: uno dei tre brani di Nico, All Tomorrows Parties , sarà tra i più cantati nella storia del rock, da Siouxsie ai Japan, da Nick Cave ai Roxy Music, ma il disco vende pochissimo e le recensioni non sono positive. Nico lascia la band e comincia a esibirsi in proprio. Con il primo album solista, Chelsea girl (1967), elabora uno stile personale, a metà tra l’art rock americano e lo spleen mitteleuropeo. Dal vivo suona con musicisti sempre diversi, tra cui un giovanissimo Jackson Browne e un cantante-chitarrista destinato come lei a diventare un eroe della storia segreta del rock. Si chiama Tim Buckley, morirà nel 1975 di overdose.
A quel tempo, Nico ha già pubblicato i suoi capolavori, The Marble Index e Desertshore: meno di mezz’ora l’uno, ma così cupi e densi che è impossibile immaginarli più lunghi. Nel secondo c’è Le Petit Chevalier, cantato da Ari, il figlio avuto nel 1962 da Alain Delon: è l’unico brano dove non compare l’harmonium, l’organo indiano che ormai usa in tutti i concerti. Lo suona anche il primo giugno del 1974, al Rainbow Theater di Londra, in una serata con Brian Eno, John Cale, Kevin Ayers, Robert Wyatt e Mike Oldfield. Lei, da sola, esegue due brani: l’inno nazionale tedesco, completo delle strofe soppresse dopo la tragedia nazista, e una versione di The End che è puro psicodramma. È il suo omaggio postumo a Jim Morrison, il fratello spirituale, l’uomo che le ha insegnato a trasformare i suoi incubi in musica.
Intanto, Nico prosegue la carriera di attrice (racconta di aver studiato alla scuola di recitazione di Lee Strasberg, insieme a Marilyn Monroe): di quegli anni restano una decina di brevi film sperimentali, per la regia di Philippe Garrel, che fu anche suo compagno.
Poi il silenzio, fino al 1981. Ne esce con Drama of Exile , da segnalare per una versione di Heroes di David Bowie («L’ha scritta pensando a me»). Vive tra Londra e Manchester, dove nel 1985 incide Camera Obscura , il suo ultimo album in studio. Delle interminabili tournée di quegli anni, che toccano anche l’Italia, sono testimonianza Behind the iron curtain e il bel libro di James Young, The End. Nel 1988 il duetto con Marc Almond è un segno del rinnovato interesse per Nico, sempre amata dai musicisti più che dal pubblico. I R.E.M. registrano una rispettosa versione di Femme Fatale, i Bauhaus la vogliono ospite in alcuni concerti, i Dead Can Dance ricreano le atmosfere ossessive dei suoi primi album, poi verranno i tributi di Björk, Martin Gore (Depeche Mode), Antony.

Quando sta abbandonando l’eroina e preparando un nuovo disco, l’incidente a Ibiza. Un tassista la soccorre, ma tre ospedali rifiutano di curarla; così Nico muore per un’emorragia cerebrale il 18 luglio di ventitré anni fa, sola come ha vissuto. Non ha documenti addosso e tutti all’inizio pensano sia uno dei tanti vagabondi che popolano l’isola. Il volto è tumefatto, il corpo sformato: ha lottato per tutta la vita contro la sua bellezza e alla fine è riuscita a cancellarne ogni traccia. Riposa a Berlino, nel cimitero di Grünewald. Sulla lapide, accanto a quello della madre, è scritto il suo vero nome: Christa Päffgen.

 

Bruno Ruffilli - LA STAMPA - 2011

 

 

 

 

ULTIMO GIORNO A IBIZA * Il sole è alto. La mattina è avanzata. La giornata è calda. Troppo forse. Tutto appare più faticoso nell'afa opprimente del giorno. Anche abbandonarsi, semplicemente, alla lentezza delle ore che passano. Ha bisogno di fare qualcosa che le permetta poi di non fare, non pensare, non soffrire. Ha bisogno di svuotare la testa. Ammorbidire i pensieri, sfumare i contorni di una vita che non le è mai parsa realmente sua. Ha bisogno, magari, di stare un po' da sola, respirare l'aria di quel posto "straniero" che le è più familiare di tanti altri - la prima volta lo ha visitato quando aveva 15 anni - ma che, nonostante i viaggi frequenti, l'accoglienza, le suggestioni, non chiama casa. Indossa un abbigliamento semplice, non curato. Sono anni che non ci bada più. E' proprio in quel ricercato disinteresse per l'immagine, paradossalmente, il suo unico vezzo. Stringe una sciarpa nera sul capo per tenere fermi i capelli durante la pedalata e per non farsi riconoscere. Non ha tempo da perdere a parlare dell'icona che fu o dei concerti che ancora fa. Non ha voglia di sentir parlare del suo passato. Tutto le appare distante, tanto remoto da appartenere a una persona che non è più o che, anzi, ormai le pare di non essere mai stata. Quel teatrino non la interessa, la annoia. La musica, le esibizioni, quelle sono altro, qualcosa con cui sente di potersi liberare, farsi altro da sé, pur confessandosi, senza per questo mettersi mai a nudo. I momenti sul palco le piacciono. Quelli sono l'"essenza" che cerca, tutto il resto è l'apparenza che contesta e rinnega. Ed è proprio per negarla che, prima di uscire, si sofferma un po' più a lungo del solito davanti allo specchio. Si assicura che il nodo sia ben stretto, che il tessuto non si muova. E che non ci sia alcuno sguardo che possa andare oltre la maschera che nel tempo ha costruito per sé, fatta di rughe, sofferenza, abusi. Saluta Ari. Esce per raggiungere il centro della città e comprare un po' di marijuana. Al ritorno, probabilmente, la fumeranno insieme e la vita sembrerà a entrambi più dolce. "Tornerò presto", gli dice. Poi sale in sella e inizia a pedalare. L'aria che sbatte sul viso le regala un po' di frescura. Può respirare i profumi e gli odori della via. Immaginare il sapore del mare. Ripercorrere con la memoria le tante volte che ha percorso quel tragitto così familiare. Attraversare con i ricordi le sue mille vite. Penserà poi, fumando, a dimenticarle tutte. E' il 17 luglio 1988. Ibiza è splendida sotto quel sole. Le piace. Sempre. "E' il mio posto prediletto - ha dichiarato tempo prima in un'intervista - penso che ci morirò". Pedalando, si allontana dalla villa.

 

NICO, O DELL'INFELICITÀ - Valeria Arnaldi - 2018 - Bizzarro/Red Star Press

 

 

 

 

18.3.1987 * LA STAMPA * UNA VOCE DAL TEMPO DEI VELVET * Concerto a Cuneo

 

Piaceva ad Andy Warhol, che la impose ai Velvet Underground, per la sua bellezza decadente, la voce da brivido, qualcosa di ambiguo e misterioso nel suo modo di muoversi e di cantare. Sono passati oltre vent'anni da allora, ma Christa Paffgen, in arte Nico, nonostante il fisico appesantito e il volto sempre bello ma un po' sciupato, emana un fascino particolare. L'altro ieri sera, alla Sala Garibaldi, il pubblico sembra aver colto questo aspetto del concerto che la celebre cantante dei Velvet ha tenuto per iniziativa dello Psyco Club. Il suo nome, come s'aspettavano anche gli organizzatori, ha richiamato in gran parte un pubblico di trentenni e quarantenni.

Andy Warhol, cui Nico l'altro ieri sera ha reso un accorato omaggio musicale con una canzone bella e struggente, scoprì i Velvet Underground, Lou Reed (chitarra e voce), John Cale (basso e viola), Sterling Morrlson (chitarra) e Angus MacLise (batteria), in un bar di New York, il Cage Bizarre. L'artista stava cercando dei musicisti cui affidare alcune parti di certi suoi progetti multimediali. A quell'epoca i Velvet (il nome è suggerito da un libro sulle perversioni sessuali scritto da Michael Leigh) avevano già provato, senza fortuna, a proporre alcune registrazioni di vecchi brani scritti da Lou Reed ad alcune case discografiche. Conosciuto Warhol, il gruppo ottenne un ruolo nel film underground del regista Piero Heliczer, Venus in furs, poi entrò a far parte della Factory di Warhol nello spettacolo d'avanguardia Exploding Plastic Inevitable Show. Nel frattempo si modificò la loro composizione: MacLise abbandonò e al suo posto entrò una ragazza del New Jersey, Maureen Ann Tucker, e fece la sua comparsa l'attrice e mannequin Christa Paffgen, in arte Nico. Con lei i Velvet interpretarono il film A Symphony of sound. Un anno dopo usci il capolavoro del gruppo, The Velvet Underground and Nico nel quale i Velvet raccontano di droga (Heroln), di sadomasochismo (Venus in furs), di spacciatori (Waitlng for a man). Il disco naturalmente scandalizzò l'America anche per la bizzarra copertina disegnata da Warhol. con la celebre "banana cover". Ma con il successo clamoroso cominciò anche la crisi. Nico se n'andò per intraprendere la carriera di solista che continua tuttora in Europa e in America.

Vestita interamente di nero, pantaloni, maglione e pesante cappotto, l'altro ieri sera Nico ha cantato per quasi due ore vecchi motivi dei Velvet e di Lou Reed (applauso caloroso per I'll be your mirror) e brani recenti, colmi di influenze orientali, accompagnata dal. gruppo Eric Random and the Bedlamites.

Daniela Grondona

 

 

COSA SCRIVE IL GRANDE STORICO DELLA MUSICA PIERO SCARUFFI...

Nico inventò uno stile di canzone che aveva poco a che fare con la musica rock. Era uno stile apolide e atemporale, che poteva appoggiarsi indifferentemente alla passacaglia medievale o al raga indiano. Era uno stile, infatti, preminentemente di "dizione", pertanto teatrale. In esso confluirono elementi della tragedia greca, del monologo shakespeariano, del "Faust", di "Lulu", del teatro brechtiano. Nico aumentò la tensione della recitazione elaborando un recitar cantando poliglotta, che partiva dal lied romantico di Schubert, dalla salmodia responsoriale, dai "Carmina Burana", dal song elisabettiano, per arrivare alla chanson noire e alle litanie dei muezzin. Le sue tenebrose cantilene di sepolta viva (che per puro caso inventarono il rock gotico) non hanno eguali nella storia della musica per suggestione e assoluto.

 

 

Sono una nichilista, perciò amo la distruzione. Non riesco ad immaginare niente più in là di domattina.

 

 

NICO PRIMA DI NICO * Fotografia di Herbert Tobias

 

 

 

 

 

Era un piacere vedere i giorni morire di nuovo nell'orrore delle notti

(It Was A Pleasure Then)

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

Bussando alle porte del buio (selezione)

Memorie dal sottosuolo di velluto

 

DISCOGRAFIA

1967/1987 Discografia commentata (Velvet)

 

ARTICOLI

Inni con anima (Rosario Bono) - La voce roca che stregò Warhol e Delon (Chi) - Il cielo sopra Berlino (Velvet) - New York: Live at CBGB's (Popster)

 

RECENSIONI

Drama Of Exile (Mucchio Selvaggio)

 

GALLERIA FOTOGRAFICA DEDICATA

NICO Immagini e parole

 

NICO in ALTRE GALLERIE FOTOGRAFICHE

Tele Visioni|Cento fotogrammi in disordine sparso

Incontri ravvicinati e affetti speciali

Anni SESSANTA e dintorni

Smoke gets in your eyes

Voci Divine Live

Silenzio in sala

Monocromie

Mirrors

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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