Il cielo sopra Berlino di Federico Guglielmi


Per tutti era la "femme fatale", tanto austera quanto enigmatica e inquietante. Solenne e misteriosa, affrescava di tinte cupe e allucinate una musica figlia della notte e del vizio, del raccoglimento e dell'introspezione, risvegliando incubi repressi ed evocando brividi di sofferta beatitudine. Fredda come il ghiaccio e ardente come la fiamma Nico è stata quasi un simbolo mistico, e non c'è da meravigliarsi se Sixties, Seventies e Eighties si siano devotamente inginocchiati di fronte a lei rendendo omaggio - con eloquenti attestati di stima e amore - alla sua carismatica personalità e alla forza evocativa della sua Arte. Per andarsene ha scelto un'affollata località di villeggiatura ed un afoso pomeriggio estivo. E paradossalmente, dopo un'intera esistenza all'insegna degli eccessi e della sregolatezza, il suo destino si è presentato a lei in modo banale, rapendola con un comune incidente e non - come molti sensazionalisti del "maledetto" avrebbero preferito - con un suicidio o una overdose.  Chi scrive non può arrendersi alla crudeltà degli eventi, e molto romanticamente vuole immaginare Nico nei panni di un angelo di Wenders che stanco di un lungo soggiorno terreno, ha deciso di ritornare fra i suoi simili. E che, dal cielo sopra quella Berlino che ha visto il privilegio di ospitare la sua ultima esibizione dal vivo, vegli sulle nostre anime inquiete contemplandole con i suoi limpidi "pale blue eyes".

 

Scavare nelle vicende biografiche di Nico, tentando così di far luce sul suo carattere e sulla sua musica, è impresa tutt'altro che agevole, in parte per l'effettiva carenza di dati inoppugnabili - la stessa cantante ha sempre gelosamente celato molti particolari della sua vita privata, in perfetta sintonia con l'aura di ambiguità che avvolge le sue composizioni e in parte per il disagio interiore (non si tratta di vuota retorica) che le indagini comportano, come nella profanazione di qualcosa che un essere superiore, il tempo e il timore reverenziale degli uomini hanno stabilito dovesse rimanere segreta e incontaminata.

 

Si sa per certo che il suo nome di battesimo era Christa Paffgen - lo pseudonimo di Nico è un anagramma della parola "icon", icona, con chiaro riferimento alla sua immagine statuaria e velata di spiritualità - mentre una fitta nebbia nasconde il luogo e la data della sua nascita: la tesi più attendibile indica Colonia, Germania, nel 1938, ma un'altra autorevole fonte (il libro Up-Tight - The Velvet Underground Story di Victor Bockris e Gerard Malanga) le assegna i natali a Budapest, in Ungheria, nel marzo 1943. Tutti sono concordi, invece, a proposito della sua educazione, che la portò a vagare tra Francia e Italia e accentuò due profonde passioni evidentemente già insite nella sua personalità: quella per i continui spostamenti - una sorta di "nomadismo" dettato più dalla sete di conoscenza e di esperienze che non dal semplice istinto - e quella per le lingue (si vocifera che Nico conoscesse in modo sufficientemente approfondito ben sette diversi idiomi); e proprio nella nostra penisola una serie di circostanze la condusse nel 1961 sul set de La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretò un ruolo secondario, conquistando peraltro il regista con la sua bellezza e la sua classe. L'avventura cinematografica non ebbe però un seguito immediato, nonostante l'interesse di Fellini, a causa dell'opposizione dei genitori della ragazza; la giovane Christa rientrò dunque in patria ad esercitare la professione di modella, non troncando comunque del tutto i legami col mondo della celluloide come attestato dalla sua relazione sentimentale con l'attore Alain Delon (dal quale nel 1963 avrà un figlio, Ari).

 

Trasferitasi a Londra con il piccolo ancora in fasce, Nico debuttò come cantante sotto l'egida della Immediate, l'etichetta di Andrew Loog Oldham (manager di Yardbirds e Rolling Stones); l'unico frutto di tale accordo discografico, oltre al breve amore con Brian Jones, fu il singolo I'm Not Sayin / The Last Mile, registrato nel 1964 con la collaborazione del futuro Led Zeppelin, Jimmy Page e pubblicato con scarso riscontro di vendite un anno più tardi. Due ballate soffici e intriganti (specie il retro, meno "commerciale"), validi esempi di un repertorio melodico e intimista grazie al quale la cantante ottenne, sempre nel 1964, un ingaggio per il club newyorkese Blue Angel. Nella metropoli statunitense, scossa all'epoca da grandi fermenti artistici, l'avvenente vocalist non passò certo inosservata, e il suo prorompente temperamento le procurò molte amicizie altolocate: Bob Dylan, innanzitutto, che scrisse per lei il brano I'll Keep It With Mine e quindi Andy Warhol, che le fu presentato ad una cena dallo stesso Dylan. L'incontro con il poliedrico regista risultò determinante, tant'è che senza indugio Nico entrò a far parte dei Velvet Underground - divenendo quindi una delle attrazioni dell' Exploding Plastic Inevitable Show, un antenato dei moderni spettacoli multimediali - e recitò con successo in alcune pellicole "sotterranee", fra le quali la leggendaria Chelsea Girls. La presenza della front-woman, quasi imposta da Warhol, creò qualche tensione all'interno della band; Lou Reed, in particolare, non era favorevole ad affidarle le sue composizioni, ed il conflitto di identità - acuitosi quando, durante le session per il primo 33 giri, alla cantante furono concessi solo tre pezzi - ebbe come logica conseguenza l'interruzione del sodalizio nel 1967. In seguito Reed rimpianse più volte il suo atteggiamento egoista, e vanamente invitò la sua ex-compagna a partecipare all'incisione dell'album Berlin che si dice esserle dedicato.

 

Vista la notorietà acquisita con i Velvet, Nico decise di riprendere la carriera solista prematuramente abbandonata; così, mentre il suo rapporto con le droghe (LSD in primis) andava facendosi sempre più stretto, l'enigmatica cantante ricominciò ad esibirsi dal vivo con fans d'eccezione (Leonard Cohen e il di lei convivente Jackson Browne, allora sedicenne) e con un'incontenibile bramosia di imporsi come individualità e non come "appendice" del suo vecchio gruppo. Per la sua cronica inquietudine, ed anche per l'assoluta incommerciabilità di gran parte delle sue proposte, la "femme fatale" non riuscì mai a trovare intese durature con le compagnie discografiche, rassegnandosi ad errare fra un'etichetta e l'altra e concependo lavori di complessa decodifica quali The Marble Index (1969) e Desertshore (1971), frutto della ritrovata collaborazione con John Cale, dopo l'acerbo ma promettente debutto di Chelsea Girls (1968). Non c'è da stupirsi, quindi, che all'inizio dei Seventies la vocalist abbia optato per un volontario esilio parigino, durato fino al successivo decennio e interrotto solo dalla estemporanea "reunion" con John Cale e Lou Reed (tenutasi nel 1972 nella capitale francese), dalla pubblicazione dell'apocalittico The End (1974) e da altre sporadiche apparizioni "live" in Europa e America.

 

Con gli anni Ottanta, una volta stabilitasi a Manchester, Nico riconquistò rapidamente il tempo perduto, accendendo nuovi fuochi nell'animo dei vecchi sostenitori e guadagnando anche un notevole seguito in ambito new-wave; l'album Drama Of Exile, fosco come di consueto ma decisamente più orientato verso il rock, presentò nuovi brillanti episodi accanto alle "cover" di Waiting For The Man (che Lou Reed le aveva impedito di cantare nei giorni dei Velvet) e Heroes (a lei dedicata dal David Bowie del periodo berlinese). A degno corollario al disco, il singolo Saeta (1981), il 12'' EP Procession (1982), il lavoro assieme a Martin Hannet e i Blue Orchids ed una fitta serie di concerti fra il 1982 e il 1983. Dopo una fase di riflessione, il biennio 1985/1986 fu caratterizzato da un'attività quasi frenetica, con l'uscita dell'ermetico Camera Obscura - prodotto da John Cale e attribuito a Nico + The Faction - e con una lunghissima tournèe nei paesi dell'Est europeo (documentata dal doppio Behind The Iron Curtain), in Australia e in Giappone (della quale il Live in Tokyo del 1987 fornisce efficace testimonianza). Il 1988 avrebbe probabilmente visto le registrazioni di un nuovo album in studio, giacché Nico si era ritirata ad Ibiza - località da lei frequentata fin dagli anni Sessanta - proprio per concentrarsi su di esso; la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile, ed un patrimonio musicale "sentito" ed espressivo come pochi altri a dispetto della sua apparente impenetrabilità. Dove non sono riusciti stupefacenti, paranoie ed estremismi di ogni genere, è invece giunta una emorragia cerebrale dovuta a una caduta dalla bicicletta: non fosse per la tristezza che mi prende a calci il cuore, ci sarebbe quasi da filosofeggiare sull'ironia della sorte.

 

 

VELVET N. 1 - OTTOBRE 1988