Nina Simone at the Village Gate di Rosario Bono

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mio viaggio nell'universo musicale di Nina Simone è iniziato con un approccio emozionale istintivo e devastante, ma è stato chiaro fin dall'inizio che sensazioni forti e grandi suggestioni non sarebbero bastate per imparare a conoscere e ad amare fino in fondo il suo incredibile repertorio.

Con la voglia di conoscere anche il percorso umano di Nina, mi sono immerso nel racconto di una vita incredibile, inondata di luci e attraversata da lunghe ombre. Tra le difficoltà e le contraddizioni di una forte personalità, alla fine ha è emerso in tutta la sua complessità il ritratto di una donna fragile e allo stesso tempo forte e combattiva, il ritratto di un'anima indomita e indomabile.

 

Grazie alla sua musica si sono spalancate davanti ai miei occhi finestre su un mondo meraviglioso e sconosciuto. Prima ancora di ascoltare tutto, di sapere tutto, mi sono reso conto dell'immenso valore dell'eredità musicale che questa vocalist/musicista, unica e irripetibile, ci ha lasciato in dono, ed è per questo che voglio proseguire il viaggio, per imparare, per continuare a sorprendermi, per non sciogliere l'incantesimo.

 

Nina Simone, grande pianista prima di tutto, è stata anche un'istintiva innovatrice che ha saputo fondere gli studi classici con le intuizioni della musica jazz, con le profondità del soul e del gospel, fino a sconfinare nella tribalità della musica etnica e nell'immediatezza della musica folk e pop. Non è mai stata schiava di un genere musicale, lei "usava" tutti i generi come strumenti per costruire uno stile tutto suo. Ogni nota, ogni parola, veniva filtrata e modificata attraverso l'originalità del suo essere: una donna di colore, molto intelligente, interprete e musicista atipica ma anche di successo, in un mondo dominato dai bianchi, in un momento storico in cui il razzismo era all'apice della sua immoralità.

 

Ma nella sorprendente e spiazzante catarsi che la musica le offriva è riuscita a combattere e ad andare oltre... Si serviva di colori, tempi, pause e improvvisazioni che, soprattutto nei live act, raggiungevano la loro massima espressione artistica, passando a volte da pesanti scatti d'ira e malcelata insofferenza quando qualcosa la turbava o se il pubblico non le prestava la giusta attenzione. Ma il miracolo si avverava sempre e comunque: da grande musicista quale era, si è avvaleva di un talento immenso, di anni di studi e di una padronanza del pianoforte mai vista prima; come cantante e interprete, invece, si serviva di una voce scura, perfetta e imperfetta allo stesso tempo, profonda come la notte, intensa come un grande dolore. Un dolore che le ha solcato profondamente l'anima al punto di minare irrimediabilmente la qualità delle sue esibizioni negli ultimi anni di vita.

 

Oggi Nina Simone è considerata una delle più grandi personalità artistiche della Musica del Novecento.

 

Questo album LIVE registrato nell'aprile del 1961 al VILLAGE GATE di New York e pubblicato dalla Colpix nel 1962, è una delle prime testimonianze della grandezza e dell'originalità della sua arte.

 

[Il VILLAGE GATE, storico locale di New York, inaugurato nel 1958 e sopravvissuto per circa quattro decenni, ha visto esibirsi, oltre a Nina Simone, nomi che hanno fatto storia, dal debutto a New York di Aretha Franklin passando per i Velvet Underground, Miles Davis, Patti Smith, Jimi Hendrix, Duke Ellington, Bill Evans, Jacques Brel e tanti altri]

 

La prima facciata dell'album, dopo la presentazione di rito, si apre con uno standard americano del 1956, JUST IN TIME ripreso in seguito anche da altri artisti. Jazz puro nelle mani di Nina che volano sul pianoforte e fanno sognare con una bella canzone d'amore: poi il brusco risveglio, con un tocco energico e personalissimo, fino a "sporcare la melodia" sul finale in crescendo. La seconda song, HE WAS TOO GOOD TO ME è un distillato di dolcezza e delicatezza. Gli ultimi 45 secondi sono quanto di più perfetto io abbia mai avuto occasione di sentire in un album registrato dal vivo. Poi, in punta di voce, è ancora lei che ci accompagna nella "casa del sole nascente" (HOUSE OF THE RISING SUN) tra le note e le parole di un famosissimo pezzo che non ha più bisogno di presentazioni. Questa versione, molto singolare, nonostante il testo stravolto non perde un grammo del suo intrigante fascino. Segue BYE BYE BLACKBIRD, un brano strumentale complesso e articolato in cui la Simone mostra tutta la sua ottima formazione classica tra virtuosismi e arpeggi in perfetta armonia con i musicisti che l'accompagnano. E' uno dei miei pezzi preferiti.

La facciata B è altrettanto intensa. Troviamo BROWN BABY, un canto malinconico che con frasi cariche di speranza (e un'interpretazione da Oscar) si prefigge di augurare buona vita ad un bambino nero. C'è anche un folk africano, ZUNGO, eseguito nell'idioma originale, e per finire, dopo IF HE CHANGED MY NAME con i suoi accenti blues, ecco la scoppiettante CHILDREN GO WHERE I SEND YOU in cui viene dato un significato biblico a una serie di numeri citati nel testo; ma qui il gioco delle parole sembra solo un pretesto per sfoggiare una folgorante performance che vede Nina infiammarsi in una folle sincronia di suoni al servizio di un tradizionale spiritual afroamericano.

 

 

Pagina inserita il 15 DICEMBRE 2015