S p e c i a l i s s i m a

 

CIAO 2001 (novembre 1976) Maria Laura G. Giulietti

 

Uscirà in questi giorni il secondo album di Patti Smith, operaia, poetessa, giornalista, cantante. Il primo lavoro, intitolato Horses, cioè Cavalli, ha fatto scrivere a Rolling Stone, autorevole giornale musicale, che "anche i cavalli hanno le ali e possono volare" e lo stesso Ciao 2001 lo ha imposto all'attenzione per la notevole "carismaticità".

Patti non è un personaggio da tralasciare, se vi capita di incontrarla o di ascoltarla ne rimarrete intrappolati, sia in maniera positiva che negativa. Potreste chiedere: "Chi è questa che si agita tanto?" o "Da dove le viene tutta questa forza?", ma l'attenzione si focalizzerà immediatamente.

 

Ho avuto modo di conoscerla a New York la scorsa estate, al termine di un suo concerto indescrivibile: urla sul palcoscenico, rumori assordanti, sputi, parolacce e musica a non finire. Patti Smith è Patti Smith. Una creatura irreale. E' venuta a sedersi al nostro tavolo alla fine dello show e ha preso a parlare di sè, naturalmente. E non solo perché eravamo giornalisti, ma perché lo fa in continuazione. E tu non puoi fare altro che ascoltare: ha vissuto mille vite.

 

"Mio padre faceva l'operaio in fabbrica, mia madre la cameriera, è come dire che non li vedevo mai. Io ero la più grande e dovevo escogitare ogni maniera per tenere legati a casa i miei fratelli: Kimberly, Linda e Todd. Raccontavo storie, lavoravo di fantasia, sembravo un giocoliere. Verso i quindici anni ero completamente presa  dalla black music, potevo cantare ogni canzone delle Ronettes almeno bene quanto loro. D'altronde ogni ragazzo a quel tempo poteva farlo, ma io sapevo già di essere speciale. Poi sono arrivati i Rolling Stones e sono rimasta schiacciata! Sarei morta per loro! Quindi Dylan. Li sentivo talmente vicini da concretizzarli e parlare con loro delle ore. E' strano, quando li ho conosciuti realmente non avevo niente da chiedere. Era meglio allora, quando vivevano solo nei miei sogni. Non immagini cosa abbiano potuto farmi i primi due albums di Dylan, schiantata! Ho sempre vissuto in posti molto "duri", le parti di Jersey (dove è nata, nella parte a sud) che io frequentavo erano terribili, ma io non mi sono mai sentita veramente attratta dalle maniere femminili, preferivo un paio di pantaloni. Odiavo mia madre e i suoi belletti. Poi sono rimasta incinta: una sedicenne con una pancia grossa così! Non mi è piaciuto affatto, e non ero nemmeno sposata, così ho lasciato il bambino all'istituto e sono partita per New York. Se devo dire la verità, pur non accettando quell'esperienza ne sono uscita fuori più matura. Comunque, arrivo a New York e scopro Rimbaud, il poeta francese, lo guardo sulla copertina di un libro e scopro somiglia a Dylan... Non è meraviglioso? Era il '67 e, si può dire, che la mia poesia sia nata proprio allora, ma sapevo che la mia vera specialità dovevano essere i viaggi ed ero contenta di essere una cantante, così non dovevo preoccuparmi di preparare la strumentazione come un povero batterista, sempre pieno di scatole e valige. Io avevo un paio di pantaloni e potevo filarmela in qualsiasi momento, tant'è vero che, assieme a mia sorella Linda, sono partita per Parigi. E' stato tutto così noioso: due ragazze sole che non sanno una parola in francese! Io ho sognato della morte di Brian Jones proprio qualche tempo prima della fine...".

 

Patti Smith divora le parole, non riesce a stare ferma e a guardarla è peggio: magrissima, pallida, senza un'ombra di petto, scapigliata e oltraggiosa sembra la controfigura di Keith Richard. Le manca solo la nera fila di denti cariati. Mi chiedo se possa essere il suo grande amore per i Rolling. Si può arrivare a tanto? Comunque, per seguire le sue parole biascicate, cerco di prestare più attenzione...

 

"M'ero talmente scocciata che, dopo una puntatina a Londra, sono tornata a New York. Vivevamo al Chelsea Hotel. Era il 1970 e c'erano proprio tutti. Andy Warhol e la sua corte, Burroughs, Janis Joplin, gli Airplane... Io continuavo a lavorare: scrivevo canzoni, provavo, buttavo giù poesie, andavo ad ascoltare musica fin verso la Bowery, poi la mattina stavo in una libreria per settantacinque dollari alla settimana. E' stato lì che ho incontrato certa gente che poi mi ha fatto entrare nel giornalismo rock. Siamo colleghi! Naturalmente fino al giorno in cui mi hanno detto che la roba che gli portavo era offensiva. Cosa volevano da me? Io so fare le cose, in una sola maniera, la mia"

 

In realtà, a New York dicono che Patti, come giornalista, fosse davvero unica:non dimenticava mai chi fosse la star, durante le interviste. Lei, naturalmente! Comunque, la vita filava anche senza giornalismo ("Sono stata anche in fabbrica, io!") e Patti aveva pubblicato i suoi libri: Seventh, del '71, Kodak, del '72, Witt del '73, poche vendite ma precise.

 

Ora rimaneva la musica: l'incontro con Jane Friedman (anche coordinatrice per Woodstock) fu decisivo: lei si sarebbe occupata di Patti. Mentre parla di Jane si illumina, sembra chiedersi come possa esistere una persona che riesce a "venderla", deve essere ben difficile! Dall'album Horses a quest'ultimissimo Radio Ethiopia il passaggio è stato veloce. Mrs. Patti Smith è sulla bocca di tutti, dall'America all'Europa, cambia solo il produttore, da John Cale a Jack Douglas e il passo sembra senz'altro migliore. Tutta la provvisorietà, l'irruenta forza, la scatenata capacità, sembrano maggiormente condensate e, pur rimanendo un fenomeno a se stante (pur visto nella immedesimazione della "nuova" New York musicale) nel nuovo album Patti risulta maggiormente completa. Ask The Angels, Ain'it Strange, Poppies, Pissing In A River, Pumping, Distant Fingers e la stessa Radio Ethiopia che dà il titolo all'album, sono brani consequenziali, cocenti e pulsanti. Per dirla alla sua maniera "io sono fatta così, prendere o lasciare, non amo i compromessi, che tutti vadano al diavolo". E davvero non rimane altro da fare, i veri personaggi, in fondo, si riconoscono anche da questo, sono sicuri prima di qualsiasi altro che la loro è la vera arte.

 

Photo  J u d y  L i n n