PATTY PRAVO PAGINA INDEX AGGIORNATA AL 28.7.2021

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le mille e una storia di Lady Pravo

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Patty Pravo si può dire tutto e il contrario di tutto (e forse è già stato detto troppo) ma sulla qualità e il valore artistico di gran parte del suo vasto repertorio non si discute.  La grandezza e lo spessore di autori, compositori e musicisti che hanno collaborato con lei nel corso di oltre cinquant'anni di carriera ne sono la più autentica testimonianza. Questo non vuol dire che un personaggio così speciale per versatilità e discontinuità, con una discografia variegata e a volte molto particolare, se non sperimentale, abbia sempre incontrato il favore del grande pubblico. E nemmeno significa che non ci siano state produzioni scarse, non all'altezza del suo talento, soprattutto negli ultimi anni. In compenso i suoi irregolari appuntamenti con il successo da Hit Parade sono serviti a mantenerne alto l'indice di popolarità.

Fin dagli esordi, con la sua personalità, le sue malie ed un pugno di belle canzoni, ha saputo catturare i cuori di migliaia di adolescenti che a fasi alterne, nel bene e nel male, le sono rimasti fedeli nei "secoli". Io non sono che uno dei tanti "ragazzi tristi" del secolo scorso, ma ancora oggi, nonostante le incongruenze di alcune scelte artistiche e l'impatto negativo di certi suoi comportamenti (esternazioni varie, bugie seriali e dichiarazioni surreali) che hanno contribuito a smorzare non poco gli entusiasmi, continuo ad apprezzare le peculiarità delle sue opere migliori e a riconoscerle una grande forza d'animo nell'essere riuscita a ricominciare sempre da capo per rimettersi in gioco. Atteggiamento sempre positivo (a prescindere dai risultati), anche quando motivato da necessità di ordine pratico o da esigenze personali.

Un irrequieto "up and down" con finali a sorpresa, un percorso originale e senza dubbio stimolante per il pubblico che l'ha sostenuta nelle tappe di una carriera che è stata un debutto senza fine. ROSARIO BONO

 

 

VENEZIA * Quand'ero bambina era normale giocare anche a San Marco, correndo tutto intorno e mettendo in fuga i piccioni: era una piazza come le altre, dove ci si incontrava tra veneziani, il turismo non era ancora il motore primo. C'erano altre cose. C'erano gli odori, la gente, il dialetto, le gondole silenziose, il vento che sapeva di sale, le caffetterie discrete, le vetrine. Mi manca ancora adesso quella Venezia lì. Se penso come è diventata oggi vorrei morire.

 

Dal book PATTY PRAVO La cambio io la vita che - 2017 - Einaudi

 

 

Anche l'anima nel suo piccolo ha bisogno di una colonna sonora. La nostalgia, poi, comincia sempre dalla musica. Il nostro passato si allontana da noi nel momento in cui nasciamo, ma lo sentiamo passare solo quando termina una canzone. Ecco, la Pravo ha posseduto un talento bizzarro nel metter giù brani memorabili, un contagioso flusso di canzoni che ancora oggi suonano assolutamente contemporanee, quindi classiche, capaci di far scattare i nostri sentimenti, far muovere i nostri piedi, commuovere i nostri cuori: canzoni in grado di produrre brividi caldi e sudori freddi per le scapestrate gioventù degli anni Sessanta e Settanta.

Roberto D'Agostino (giornalista) 1992

 

Nel periodo in cui tutti cercavano il motivetto allegro, lei s'imponeva come una maschera drammatica. Il disincanto e il dolore di una vita, ci sono tutti in Ne me quitte pas, che diventa Non andare via nell'interpretazione di Patty Pravo. Quando ha sposato la canzone d'autore italiana e francese si è fatta e ci ha fatto uno dei più bei regali che ci potesse arrivare.

Vincenzo Mollica (giornalista/critico musicale) 2009

 

Nicoletta era l'anello di congiunzione, l'esatta fusione, che ne so, tra Edith Piaf e Madonna, con un magnetismo, un egoismo e un fascino straordinari.

Maurizio Vandelli (musicista/cantante) 2013

 

Io e Nicoletta nel 1968 facemmo un viaggio in Inghilterra. Quando arrivammo c''erano quaranta persone con telecamere fissate davanti casa di mia mamma e mio papà. Mia madre ogni tanto guardava dalla finestra e c'erano tutti i paparazzi che scattavano foto. Dopo qualche giorno su tutti i giornali c'era scritto che Patty Pravo si era sposata in segreto col suo batterista Gordon. Io non potevo dire "guardate che non è successo niente" perché avrei rovinato tutto...

Gordon Faggetter (batterista/pittore) 2013

 

Anzitutto non ho mai detto, come qualcuno ha voluto insinuare, che Patty Pravo non possa fare del cinema o non abbia un volto cinematografico. Patty è una ragazza simpatica, estroversa, allegra pur con una sua interiorità che inclina talvolta alla malinconia. Ma, soprattutto, Patty è già formata come donna, completa in tutta la sua gamma di atteggiamenti e di espressioni. La vedrei per interpretare parti brillanti, magari un po' sofisticate in film-commedia di un certo livello. Io invece sto preparando Il giardino dei Finzi Contini, un film drammatico. Micol, la protagonista, ha caratteristiche ben precise. E' una donna-bambina, ambigua e introversa. E nelle sue ritrosie, nei suoi cedimenti, negli slanci incontrollati e ingiustificati, nelle sue angosce, deve esprimere la tragedia stessa della sua famiglia. Affidare a Patty questo ruolo così diverso da lei e dal suo temperamento sarebbe stato controproducente. Patty non deve dolersi di questo mio rifiuto. Ho provato altre attrici molto più esperte di lei, come Stefania Sandrelli, Barbara Bouchet, Nicoletta Rangoni Macchiavelli, ma nemmeno loro mi hanno soddisfatto: non erano adatte alla parte.

Vittorio De Sica (regista/attore) 1970

 

 

Quasi mai ha cantato amori convenzionali. Quando ha interpretato la parola amore in modo diretto c'è stata sempre la devianza, la ricerca della parte inquieta dell'amore. E anche qui c'era la sorpresa, il nuovo, il rischio. Quello che faceva nella vita, qualche volta lo cantava. Ecco perché diventavano grandi successi: quando la canzone si sovrappone perfettamente al personaggio, a quello che il personaggio già dice nella sua vita, nei suoi comportamenti, allora lì c'è il miracolo.

Gino Castaldo (critico musicale) 2013

 

La inventarono bene. I deliziosi lineamenti da Ganimede e l'aria spavalda di Calamity Jane. Bellina con quel tanto di androgino che Ursula Andress aveva imposto sui teleschermi. Un mélange indovinato e giudiziosamente spregiudicato. Parlava con voce un po' roca mai rinunciando all'aggressività. Era il mondo nuovo che affrontava la vita con piglio disinvolto e anche duro. Per strada, le assomigliavano tutte. I suoi non erano flirt ma massacri. Non ama gli uomini, dicevano, li prosciuga. Le sue dichiarazioni, autentiche o, come dire?, modellate sul personaggio, suonavano sempre polemiche, sfrontate, menefreghiste. Angelo e demone a 45 giri, Patty Pravo turbava le ignare coscienze cantando come Milly e vestendo come una ragazza di Bond, un po' sciantosa e un po' Barbarella. "Le donne mi odiano", pare abbia detto la cantante. Non c'è da dubitarne. E' irresistibilmente odiosa la predilezione che per lei ha avuto la fortuna. E nella stizza altera del suo modo di essere Patty Pravo sembra a volte di scorgere quasi un'arrogante affermazione di superiorità... Ma "nature" Patty rende molto di più: l'avete mai vista in quel ristorantino a Corso Francia, sotto casa, vestita sobriamente di nero, con i capelli serrati dietro la nuca da un elastico, il viso pulito, levigato, con quei lineamenti da efebo dolce e seducente, gli occhi non soffocati dai pesanti disegni del trucco, e l'aria smarrita e distratta di un adolescente pensoso? E' deliziosa, affascinante, inimitabile e finalmente nuova. Virgilio Crocco (giornalista) 1969

 

 

Patty Pravo, lo sanno tutti, non nasce alla Bussola, ma al Piper di Roma. Questo non significa nulla. Il fenomeno-Pravo, ad un certo punto, si propone anche al sottoscritto che bene o male deve seguire il desiderio della piazza. Entro quindi a contatto con il mondo di Nicoletta per un'intera estate. Subito, però, mi accorgo che quel pianeta è lontano anni luce dal mio e non soltanto dal mio. Non è una ragazza terribile, come le piace presentarsi ed essere, è soltanto un'artista sregolata e priva di quel senso di realismo che è patrimonio di tutti i veri grandi. Non dico che la sua musica sia cattiva o che la sua voce non sia molto personale, quindi apprezzabile dal punto di vista artistico. Ma è lei che non funziona. Meglio è lei che si autolimita mettendosi nelle mani di gente che la considera in modo sbagliato e che, alla fine, riesce soltanto a fare il suo danno. L'applausometro, questa volta, non tocca vertici... da Bussola, vale a dire quelli che mi spingono ragionevolmente a gridare al successo. Il pubblico non si esalta più di tanto per le esibizioni canore della Pravo e sembra addirittura che lei voglia dare ragione a chi la critica anche pesantemente. "Tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola..." canta, ma in realtà sembra che sia lei a voler far girare gli altri come si è messa in testa e come meglio crede. Probabilmente non è la professionalità, neppure la musicalità che le mancano: altre cose, più profonde, più morali. Parlo della moralità legata al lavoro e basta, naturalmente: le altre non mi interessano, perlomeno non devono riguardarmi. Gelida, fredda, distaccata, troppo funzionale soltanto per quel che riguarda lei stessa: ecco la vera Nicoletta, almeno quella che si presenta in scena non riuscendo a coinvolgere il pubblico come ogni personaggio da Bussola riesce sempre a fare. Non è una sciocca e si accorge di questa temperatura che non ce la fa a salire. E allora ne inventa una tutte le volte. Come, ad esempio, manomettere il filo del microfono quel tanto che basta per poter, ad un certo punto del recital, interrompere e dire: "Me ne vado perché manca l'audio e qui non funziona proprio niente". Dispetti che mi fanno incavolare secco, ma che sopporto in attesa della fine di una stagione resa pigra dalla presenza di una ragazza che avrebbe potuto diventare una grande vedette se soltanto non si fosse lasciata coinvolgere da cattivi consiglieri e addirittura da manager senza scrupoli.

Sergio Bernardini (impresario) 1987

 

 

Mai perdere il gusto di scherzare, di giocare...

 

Leo Ferré beveva tantissimo ed io non potevo fargli compagnia perché sono astemia.

La Repubblica (ed. Firenze) 2011

 

E' carina Patty Pravo, è dolce, così apparentemente indifesa, fragile. Io me la ricordo quando era in auge e vendeva milioni di dischi (dettava legge ed era un "caratterino") e ammetto che era, diciamo così, un po' "strana". E noi umoristi, naturalmente, esercitavamo con gioia la nostra satira contro di lei. Ma adesso no. Intanto è sempre una star e poi però è così tenera in questo suo voler tenere a galla un personaggio un po' scolorito che non so... le voglio bene. Devo dire che oggi canta meglio di ieri. E poi ha acquistato nel tempo una aristocraticità che prima sicuramente non aveva: certi, per esempio, perdono la erre moscia con l'esercizio, lei invece, con l'esercizio l'ha acquistata.

Antonio Amurri (autore televisivo e teatrale/umorista) 1987

 

Vista da vicino, con quegli occhi piccoli e vivi, quel maglione così innaturale per il caldo di agosto e quei capelli perfino troppo biondi, del suo mito resta ben poco: nel fresco innaturale del bar della Galleria d'Arte Moderna, fra il mormorare dei curiosi, la ragazza seduta che parla di sé pare un folletto spiritoso e bizzarro. Del piccolo mito che incarna da più di vent'anni resta solo la voce: innaturalmente bassa, roca, carica di suggestioni. Parliamo di Patty Pravo con Nicoletta Strambelli: per scoprire alla fine che "la ragazza del Piper" era solo un vestito, e che dentro c'era una donna molto più complicata.

Giuliano Gallo (giornalista) 1992

 

 

Quando la conobbi, Nicoletta aveva quindici anni. Era il 1963. In quel periodo dovevo preparare per la televisione francese dei filmetti di tredici minuti l'uno sulla Commedia dell'arte veneziana. Per il ruolo della protagonista, avevo bisogno di una ragazza giovane, pulita, graziosa. Fu per caso che, una sera, in casa di amici, conobbi Nicoletta. Era una ragazza fresca, semplice. Ne restai subito colpito, le proposi di lavorare con me. Il guadagno sarebbe stato irrisorio, ma non fu questo che la preoccupò. Rispose che doveva parlarne prima con una persona, che in linea di massima il progetto la entusiasmava, che mi avrebbe fatto sapere al più presto la sua decisione. Non sapevo nulla della sua vita privata in quel periodo, non mi importava. Mi dissero che era una ragazzina ribelle a ogni disciplina, ma questo, pensavo, non sarebbe stato affatto di ostacolo al nostro lavoro. Una settimana dopo il nostro primo incontro, incominciammo il film. Si girava la sera tardi, in un piccolo studio, Nicoletta era molto fotogenica, istintiva. Veramente brava: ascoltava i miei suggerimenti, faceva tesoro dei consigli di tutti. Non era affatto indisciplinata o ribelle come qualcuno aveva detto. Anzi, fin troppo remissiva. Quella ragazza era nata per fare l'attrice: me ne resi subito conto. Certo, avrebbe dovuto studiare molto, maturare. Ma la stoffa c'era. "Se lei tenta questa strada", ricordo che le dissi, "vedrà che riuscirà. Non perda tempo".

Giovanni Poli (regista veneziano) 1969

 

 

Patty Pravo non è mai stata, in tutto e per tutto, una semplice esponente della musica leggera italiana. Con la musica leggera di largo consumo, Patty Pravo ha sempre tenuto un rapporto ambiguo più che farsene portatrice attiva, insomma, l’ha subita. Diciamo che la dimensione "musica leggera tradizionale" era lo stampo che i discografici imprimevano d’autorità alla sua produzione, uno stampo che la irrequieta Patty fracassava come poteva, per inserirvi la sua personale visione artistica, sempre più aggressiva, più viscerale, più elettrica. Da questa sorda lotta tra esigenze contrapposte sono scaturiti parecchi album che avevano come caratteristica comune appunto questa ambiguità, questa coabitazione forzata tra il vecchio e il nuovo, una caratteristica che spesso ha costituito il fascino, ma talvolta anche la debolezza, della musica di Patty Pravo. Questa volta, invece, le cose sono diverse. L’ultimo album Munich Album, che la Pravo è andata a registrare nei fantascientifici studi tedeschi di Monaco di Baviera, cattura in maniera decisamente maggiore la vera personalità e la vera creatività musicale di un personaggio che indubbiamente ha ancora molte cose da dire; di un personaggio, inoltre, capace di rivelarsi ancora, sotto certi aspetti, nuovo, dopo ben quindici anni di attività musicale.

Ciao 2001 * 1979

 

Apparteniamo, entrambi, a quella generazione beat, che non è quella descritta da Minà o da Red Ronnie. Noi siamo cresciuti con i Beatles: avevamo vent'anni, insieme, quando i giovani diventavano quasi una classe sociale. Non eravamo ancora nel '68 e lei, Nicoletta, non sapeva niente di politica: un generico antifascismo, e un po' di pacifismo appreso sulle note delle canzoni di John Lennon. Era però femminista: un'antesignana, probabilmente anche inconsapevole, del femminismo, che lei esercitava rifiutando debolezze e passività femminili tradizionali, e guidando personalmente il suo gruppo di musicisti.

Renzo Arbore (conduttore Tv/musicista) 1992

 

 

La morte è una cosa di cui nessuno parlaBisognerebbe sapersi mettere da parte un poco alla volta, sapersi allontanare dalla vita. Trovo che sia pericolosissimo e sgradevolissimo non avere il concetto di vita legato a quello di morte. Perché così togli il concetto di piacere, dell'esiguità di quello che ti passa accanto, degli stimoli. Invece la nomini e vedi che tutti si irrigidiscono. Io ho un sogno: avere uno spazio mio, un luogo dove potermi ritirare. Questo discorso sulla morte secondo me dovrebbe valere per tutti: perché significa rallentare anche i propri ritmi di vita, ritagliarsi degli spazi propri. Adesso tutti hanno un sacco di lavoro, ma in realtà fanno poco: con ritmi più lenti si potrebbe fare molto di più. E quindi si potrebbero avere spazi per se stessi, quegli spazi che invece la gente rifiuta: tutti hanno paura di stare soli, ma soprattutto hanno paura di stare in silenzio. Si innervosiscono subito, accendono una radio, un televisore. Non si può creare senza questi ritmi diversi. Perché ad esempio non c'è più l'amore-passione, l'amore-gioco? Perché ci vogliono tempo e creatività. Invece il tempo lo spendiamo per "informarci", e la creatività la soffochiamo con le informazioni.

Patty Pravo * Corriere della sera * 1992

 

 

"C'è un mistero in te", sussurrava alla Garbo l'innamorato John Gilbert nella Regina Cristina. E la sventurata rispose: "Non c'è forse in ogni essere umano?". Mai battuta di copione si adatta meglio a questo enigma che si fa chiamare Patty Pravo. Il mistero, il fascino, la malinconia e la sfrontatezza di cui la prima cantante beat italiana si è voluta ammantare durante la sua vita hanno fatto scorrere fiumi d'inchiostro, hanno sollevato un cassonetto di pettegolezzi.

Roberto D'Agostino (giornalista) 1992

 

 

Non è facile descriverla senza cadere nella retorica agiografica. La maggior parte del lessico che viene in mente in questi casi, incontrandola, studiandone i movimenti, i versi, i modi, sfiora l'ovvio. Ma è proprio lei. E' sempre lei. In carne, ossa e biondezza. E', come dire, la sua icona vivente. Linea curva e linea spezzata, il morbido e l'acuminato. Valori formali che possono andare bene sia per la musica che per la pittura. Sempre lei con la sua indole antinostalgica, forse la stessa che faceva da propellente alle invenzioni degli artisti delle prime avanguardie.

Fulvio Abbate (giornalista/scrittore) 1994

 

Le altre possono cantare meglio o peggio, non ha importanza, Patty Pravo, oltre a una grande personalità artistica, ha quel qualcosa in più, quella luce che si accende quando entra in scena, cose difficili da spiegare... ma che fanno la differenza tra una cantante e una star. Ho lavorato per lei nel 1973, curavo la regia e la coreografia di un suo spettacolo e ricordo la sua mania di perfezione: arrivava in sala prove alle dieci del mattino ed era capace di lavorare per dodici ore di seguito, pur di raggiungere il risultato migliore, una vera professionista.

Don Lurio (ballerino/coreografo) 1992

 

Vive nella cantante Patty Pravo un'ambiguità difficile da definire, perché da un lato Patty se ne frega di definirsi agli esterni e mitici attributi del femmineo (come le Grandi Signore della Canzone) ed esce anche molto presto dello stereotipo adolescenziale; d'altro lato però la sua poetica rock (senz'altro anche per colpa dei suoi autori di testi italiani) non riesce a togliersi di dosso l'eredità di canzonetta: ci sono nelle sue canzoni tutti i temi fondamentali del rock-punk, però alla fine ricadono sempre intorno alla solita provocazione erotica. Anche come personalità di cantante, Patty Pravo pare vicina più ai modelli delle Dive della Canzone Italiana che alle ragazze sbrindellate dei gruppi rock, o alle follie intellettuali di una Nina Hagen, o all'aggressività rock di Patti Smith. Si può comunque dire che Patty Pravo è l'unica, negli anni 70, a poter essere segnalata a pieno diritto in un ambito pop-rock, ed è quanto di più si poteva osare in ambito di canzonetta, per avvicinarsi ai temi del rock internazionale, pur mantenendosi aderente al ruolo di Donna Interprete e Diva, assegnatole in Italia.

Gianfranco Manfredi (scrittore) 1982

 

 

Credo fosse il 1967, a Milano si esibivano gli Who, Palazzetto dello sport pieno all'inverosimile, si esibisce prima del gruppo Patty Pravo. Si presentò con una minigonna vertiginosa, forse qualche millimetro superiore all'inguine e attacco con Qui e là. Il pubblico reagì molto male, perché aspettava gli Who. Patty Pravo con un gesto, secondo me eccezionale, fece infuriare il pubblico anziché calmarlo: con la mano destra appoggiata sul suo sesso si massaggiava lentamente con gesti forse elicoidali, se non ricordo male. Mi conquistò, trovai il pubblico e il gruppo a seguire decisamente inferiori a questo gesto che è rimasto per sempre nella mia vita.

Franco Battiato (autore/compositore/cantante)

 

Che cosa sarebbero stati i miei anni '60, i miei e di tutti gli altri, se non ci fosse stata Patty Pravo, la nostra Keith Richards che non si faceva la barba ma era rock come Mick Jagger. Noi eravamo lì con i nostri problemi di provincia, con le nostre fantasie di viaggi per il mondo, e lei invece aveva già fatto tutto, un anno luce sempre davanti a noi. Il rock, Londra, Parigi, Roma, il Piper, il sesso. E la voce.

Vasco Rossi (rockstar) 2000

 

Ciò che stupisce e che provoca ammirazione è soprattutto la sua facilità ad adattarsi, a lasciare che altri la plasmino, la costruiscano. Cominciano le interviste più audaci e spregiudicate, le asserzioni che scandalizzano mezza Italia e che le procurano la simpatia dell'altra metà, il disconoscimento della famiglia, e ciò la rende la vessillifera dei ragazzi beat. La realtà è sempre stata un'altra. Patty non ha mai interrotto le relazioni con i genitori, i quali hanno continuato la loro semplice vita. Il padre è motoscafista in una cooperativa veneziana ed abita con la moglie e due figli minori a Mestre, dove Patty torna, appena libera dagli impegni di lavoro. Arriva spesso a tarda notte, si ferma un paio d'ore e riparte. I genitori si sono sempre rifiutati e si rifiutano di concedere interviste, di parlare di lei, esclusivamente per conservare la loro tranquillità abituale, non come è stato detto, perché in disaccordo per questioni finanziarie con la figlia, di cui sono i primi e più entusiasti ammiratori. Non danno alcuna importanza a tutto quanto è stato scritto su Patty Pravo in questi ultimi tempi in rapporto al suo viaggio in Inghiltterra e al presunto matrimonio, sanno che la loro figlia, per abitudine, non smentisce mai la notizia che la può portare sulla prima pagina dei giornali. Stop * 1968

 

 

 

TRA ORIENTE E NEW AGE

 

Una volta era "pigramente signora". Ora è solo signora, una grande signora della canzone italiana. Lasciata da parte un'indolenza quasi congenita, negli ultimi tre anni Patty Pravo si è tuffata a capofitto nella musica live e ieri sera, finalmente, ha cantato al Teatro Regio di Parma, gremitissimo per l'occasione (con palchi stracolmi oltre il consentito).
Sensuale, elegante, biondissima, charmant e lunare, l'ex ragazza del Piper ha dimostrato che per lei gli anni non sono passati. Probabilmente i cantanti nati artisticamente negli anni Sessanta, hanno bevuto l'elisir dell'eterna giovinezza, basti pensare allo "scugnizzo" Massimo Ranieri, al "presleyano" Little Tony e all'"eterno ragazzo" Gianni Morandi.
Oltre che sul fascino immutato, Patty ha potuto contare su un grappolo di canzoni (più di venti) che hanno entusiasmato tutto il pubblico, in particolar modo i cinquantenni della platea. Arrangiamenti sobri, impreziositi dal sax e approntati con morbidi tappeti di tastiere (mai stucchevoli) e chitarre tutt'altro che invadenti, hanno permesso alla protagonista di fondere le canzoni più recenti (tratte dall'album Notti, guai e libertà, del 1998) con quelle, più vecchie. Sobria anche la anche la scenografia, ideata da Pepi Morgia per esaltare la cantante attraverso una fantasmagoria di luci laser.
Equamente bilanciato fra presente, passato prossimo e passato remoto, il repertorio "d'autore" di Patty si e avvalso delle firme di Ivano Fossati, Vasco Rossi, Franco Battiato e di tanti altri compositori-autori che hanno scritto la storia della nostra musica. All'esecuzione, sul palco, hanno provveduto sette musicisti disciplinati e professionali: Vito di Modugno al basso, Giorgio Zanier alla batteria, Piero Gemelli alla chitarra, Christian Gonzales alla chitarra, Michele Fazio al pianoforte e alle tastiere, Andrea Innesto al sax e Max Longhi alle tastiere e alla programmazione.

LA GAZZETTA DI PARMA * 1999

 

Quando sale sul palco Patty, è un fatto. Ha personalità. Racconta balle stupende. Quando dice: “Ho fatto la traversata oceanica in solitaria” so che racconta una balla, ma la racconta talmente bene che sono ammirata: “Ma cara”, dice, “le balle bisogna raccontarle enormi, altrimenti che balle sono?”».

Ornella Vanoni (cantante/attrice) 2018

 

 

Patty Pravo, senza avvertire nessuno, ha sposato questa mattina, poco prima delle 13, con rito civile in Campidoglio, l'arredatore romano Franco Baldieri. conosciuto da appena 32 giorni. Le nozze sono state celebrate dall'assessore all'anagrafe del comune di Roma, Paolo Cavallina, che ha avuto il suo da fare per controllare la confusione provocata dai fotografi. Anche per questo matrimonio era stata concessa un'esclusiva fotografica, ma il «colpo» è fallito per una soffiata giunta ai giornali poco prima del «si». L'appuntamento in Campidoglio era fissato per le 12,30, ma Patty Pravo, per l'anagrafe Nicoletta Strambelli, è arrivata con venti minuti di ritardo ed indossava una camicetta marrone, un paio di pantaloni marrone, degli stivali marrone con tacchi alti e una pelliccia di lince, giallo arancione. La notizia delle nozze ha colto di sorpresa lo stesso clan della cantante, la quale non aveva detto nulla neppure all'astrologa Linda Wolf che negli ultimi anni aveva contribuito a trasformare Patty Pravo da «ragazza del Piper» in professionista di levatura internazionale. Anche i genitori del Baldieri non erano stati informati delle nozze, tanto che il padre dello sposo (un agente di pubblica sicurezza residente ad Ostia) per averne la conferma avrebbe telefonato nel pomeriggio all'assessore che ha celebrato il rito. Dopo la cerimonia gli sposi si sono intrattenuti con i fotografi e i giornalisti. Subito dopo la coppia è partita per ignota destinazione. L'incontro tra la cantante e il futuro marito sarebbe avvenuto pochi giorni dopo che Patty Pravo aveva deciso di troncare il tormentato romanzo d'amore con Giorgio D'Adamo, chitarrista dei New Trolls. Per questa relazione la cantante veneziana è stata chiamata in causa dalla moglie del D'Amato davanti ai giudici nella prima udienza del processo di separazione svoltosi il 17 dicembre. Nel mondo della musica leggera lo sposo, un giovanotto alto un metro e settantacinque, bruno, occhi chiari, è totalmente sconosciuto, non altrettanto negli ambienti della vita notturna romana.

La Stampa * 3.2.1972

 

 

ARTICOLI

 

2016 Festival di Sanremo: ritagli (varie fonti)

2016 Le allettanti premesse (Rosario Bono)

2011 Speciale Festival di Sanremo (varie fonti)

2010 Night Club Oliviero (Rosario Bono)

2009 Patty e Giusy a confronto (Rosario Bono)

2009 Festival di Sanremo: ritagli (varie fonti)

2009 Patty, mi hai sposato e lasciato: ti aspetto ancora

2007 Miele e Fiele (Carmelo Serafin)

2000 Una notte in blues per Guido Toffoletti (Il Gazzettino)

1995 La Minaccia Bionda è tra noi (TenDence)

1991 Intervista di Red Ronnie (Be Bop A Lula)

1990 Intervista (Raro!)

1983 Che brava ragazza, tutta droga, sesso e rock'n'roll (L'Europeo)

1973 L'ultima pazza idea di Patty

1972 Selezioni rassegna stampa

1971 Recital confidenziale della Pravo a Milano

1970 Mi guardo allo specchio e mi piaccio (Gente)

1967 Selezioni rassegna stampa

1966 Selezioni rassegna stampa

 

Pravo Talks - Esternazioni, illuminazioni e pensieri stupendi

Selezione bibliografica

 

 

 

DISCOGRAFIA

1966 - 2020 - Tutte le canzoni dalla A alla Z * 1966 - 1979 - Singoli: 45giri EP Mix

 

 

Le mie RECENSIONI

Se perdo te - Patty Pravo 1968 - Non ti bastavo più Story - Trilogia Phonogram - Incontro - Patty Pravo 1976 (Biafra) - Spero che ti piaccia / Pour toi... - Nella terra dei pinguini - Eccomi - Minaccia bionda (libro fotografico) - Minaccia bionda (tv show)

 

Altre RECENSIONI...

Patty Pravo 1970 "Cimiteria" (Emanuele Bardazzi) - Cerchi (Ernesto Picenni) - Occulte persuasioni (Debaser + Radiocorriere Tv + Rockstar + Franco Zanetti) - Ideogrammi (Rockstar + La Repubblica) - Notti, guai e libertà (Rockstar + M.& D + Il Giornale + Raro!) - Una donna da sognare (Il Giorno + Kataweb + Rockol + M. & D.) - Radio Station (La Stampa + Traspi.net + Videomusica + Il Giornale + Raro! + Rockstar)

 

 

GALLERIE FOTOGRAFICHE DEDICATE

 

Arpad Kertesz * Bruno Oliviero * Pietro Pascuttini * Patty in (oltre) cento scatti

 

 

 

 

PATTY PRAVO in ALTRE GALLERIE FOTOGRAFICHE

 

Cosa vi siete messi in testa?

Anni Sessanta e dintorni

Copertine iconiche * Prima parte

Incontri ravvicinati e affetti speciali

Tele Visioni|Cento fotogrammi in disordine sparso

Festival di Sanremo * Stage & Backstage

Le mie foto|Pagina 2

Smoke gets in your eyes

Voci Divine Live

Silenzio in sala

Monocromie

Mirrors

 

 

 

VIDEOGRAFIA

 

Tele Visioni 1966/1979   Tele Visioni 1980/1989

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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