Di Patty
Pravo si può dire tutto e il contrario di tutto (e forse è
già stato detto troppo) ma sulla qualità e il
valore artistico di gran parte del suo vasto repertorio
non si discute. La grandezza e lo spessore di
autori, compositori e musicisti che hanno collaborato
con lei nel corso di oltre cinquant'anni di carriera ne
sono la più autentica testimonianza. Questo non vuol
dire che un personaggio così speciale per
versatilità e discontinuità, con una
discografia variegata e a volte molto particolare, se
non sperimentale, abbia sempre incontrato il favore del
grande pubblico. E nemmeno significa che non ci siano
state produzioni scarse, non all'altezza del suo
talento, soprattutto negli ultimi anni. In compenso i suoi
irregolari appuntamenti con il successo da Hit Parade
sono serviti a mantenerne alto l'indice di popolarità.
Fin dagli esordi, con la sua
personalità, le sue malie ed un pugno di belle canzoni,
ha saputo catturare i cuori di migliaia di
adolescenti che a fasi alterne, nel bene e nel male, le sono rimasti
fedeli nei "secoli". Io non sono che uno dei tanti "ragazzi
tristi" del secolo scorso, ma ancora oggi, nonostante le incongruenze
di alcune scelte artistiche e l'impatto negativo di certi
suoi comportamenti (esternazioni varie, bugie
seriali e dichiarazioni surreali) che hanno
contribuito a smorzare non poco gli entusiasmi, continuo
ad apprezzare le peculiarità delle sue
opere migliori e a riconoscerle una grande forza d'animo
nell'essere riuscita a ricominciare sempre da capo per rimettersi in gioco.
Atteggiamento sempre positivo (a prescindere dai
risultati), anche quando motivato da necessità di
ordine pratico o da esigenze personali.
Un
irrequieto "up and down" con finali a
sorpresa, un percorso originale e senza dubbio
stimolante per il pubblico che l'ha sostenuta nelle
tappe di una carriera che è stata un debutto senza fine.
ROSARIO BONO
VENEZIA * Quand'ero
bambina era normale giocare anche a San Marco,
correndo tutto intorno e mettendo in fuga i
piccioni: era una piazza come le altre, dove ci si
incontrava tra veneziani, il turismo non era
ancora il motore primo. C'erano altre cose.
C'erano gli odori, la gente, il dialetto, le
gondole silenziose, il vento che sapeva di sale,
le caffetterie discrete, le vetrine. Mi manca
ancora adesso quella Venezia lì. Se penso come è
diventata oggi vorrei morire.
Dal book PATTY
PRAVO La cambio io la vita che - 2017 - Einaudi
Anche l'anima nel suo piccolo ha
bisogno di una colonna sonora. La nostalgia, poi,
comincia sempre dalla musica. Il nostro passato si
allontana da noi nel momento in cui nasciamo, ma lo
sentiamo passare solo quando termina una canzone. Ecco,
la Pravo ha posseduto un talento bizzarro nel
metter giù brani memorabili, un contagioso flusso di
canzoni che ancora oggi suonano assolutamente
contemporanee, quindi classiche, capaci di far scattare
i nostri sentimenti, far muovere i nostri piedi,
commuovere i nostri cuori: canzoni in grado di produrre
brividi caldi e sudori freddi per le scapestrate
gioventù degli anni Sessanta e Settanta.
Roberto D'Agostino (giornalista)
1992
Nel periodo in cui tutti
cercavano il motivetto allegro, lei s'imponeva come una
maschera drammatica. Il disincanto e il dolore di una
vita, ci sono tutti in Ne me quitte pas, che
diventa Non andare via nell'interpretazione di
Patty Pravo. Quando ha sposato la canzone d'autore
italiana e francese si è fatta e ci ha fatto uno dei più
bei regali che ci potesse arrivare.
Vincenzo Mollica
(giornalista/critico musicale) 2009
Nicoletta era l'anello di
congiunzione, l'esatta fusione, che ne so, tra Edith
Piaf e Madonna, con un magnetismo, un egoismo
e un fascino straordinari.
Maurizio Vandelli
(musicista/cantante) 2013
Io e Nicoletta nel 1968
facemmo un
viaggio in Inghilterra. Quando arrivammo c''erano
quaranta persone con telecamere fissate davanti casa di
mia mamma e mio papà. Mia madre ogni tanto guardava
dalla finestra e c'erano tutti i paparazzi che
scattavano foto. Dopo qualche giorno su tutti i giornali
c'era scritto che Patty Pravo si era sposata in segreto
col suo batterista Gordon. Io non potevo dire "guardate
che non è successo niente" perché avrei rovinato
tutto...
Gordon Faggetter
(batterista/pittore) 2013
Anzitutto non ho mai detto, come qualcuno ha voluto
insinuare, che Patty Pravo non possa fare del cinema o non
abbia un volto cinematografico. Patty è
una ragazza simpatica, estroversa, allegra pur con una sua
interiorità che inclina talvolta alla malinconia. Ma,
soprattutto, Patty è già formata come donna, completa in tutta
la sua gamma di atteggiamenti e di espressioni. La vedrei per
interpretare parti brillanti, magari un po' sofisticate in
film-commedia di un certo livello. Io invece sto preparando
Il giardino dei Finzi Contini, un
film drammatico. Micol, la protagonista, ha caratteristiche
ben precise. E' una donna-bambina, ambigua e introversa. E
nelle sue ritrosie, nei suoi cedimenti, negli slanci
incontrollati e ingiustificati, nelle sue angosce, deve
esprimere la tragedia stessa della sua famiglia. Affidare a
Patty questo ruolo così diverso da lei e dal suo temperamento
sarebbe stato controproducente. Patty non deve dolersi di
questo mio rifiuto. Ho provato altre attrici molto più esperte
di lei, come Stefania Sandrelli, Barbara Bouchet,
Nicoletta Rangoni Macchiavelli, ma nemmeno loro
mi hanno soddisfatto: non erano adatte alla parte.
Vittorio De Sica (regista/attore) 1970
Quasi mai ha cantato amori
convenzionali. Quando ha interpretato la parola
amore in modo diretto c'è stata sempre la devianza,
la ricerca della parte inquieta dell'amore. E anche qui
c'era la sorpresa, il nuovo, il rischio. Quello che
faceva nella vita, qualche volta lo cantava. Ecco perché
diventavano grandi successi: quando la canzone si
sovrappone perfettamente al personaggio, a quello che il
personaggio già dice nella sua vita, nei suoi
comportamenti, allora lì c'è il miracolo.
Gino Castaldo (critico musicale)
2013
La inventarono bene. I deliziosi
lineamenti da Ganimede e l'aria spavalda di
Calamity Jane. Bellina con quel tanto di androgino
che Ursula Andress aveva imposto sui teleschermi.
Un mélange indovinato e giudiziosamente spregiudicato.
Parlava con voce un po' roca mai rinunciando
all'aggressività. Era il mondo nuovo che affrontava la
vita con piglio disinvolto e anche duro. Per strada, le
assomigliavano tutte. I suoi non erano flirt ma
massacri. Non ama gli uomini, dicevano, li prosciuga. Le
sue dichiarazioni, autentiche o, come dire?, modellate
sul personaggio, suonavano sempre polemiche, sfrontate,
menefreghiste. Angelo e demone a 45
giri, Patty Pravo turbava le ignare coscienze
cantando come Milly e vestendo come una ragazza
di Bond, un po' sciantosa e un po'
Barbarella. "Le donne mi odiano", pare abbia
detto la cantante. Non c'è da dubitarne. E'
irresistibilmente odiosa la predilezione che per lei ha
avuto la fortuna. E nella stizza altera del suo modo di
essere Patty Pravo sembra a volte di scorgere
quasi un'arrogante affermazione di superiorità...
Ma "nature"
Patty rende molto di più: l'avete mai vista in
quel ristorantino a Corso Francia, sotto casa, vestita
sobriamente di nero, con i capelli serrati dietro la
nuca da un elastico, il viso pulito, levigato, con quei
lineamenti da efebo dolce e seducente, gli occhi non
soffocati dai pesanti disegni del trucco, e l'aria
smarrita e distratta di un adolescente pensoso? E'
deliziosa, affascinante, inimitabile e finalmente nuova.
Virgilio Crocco (giornalista)
1969
Patty Pravo, lo sanno tutti, non
nasce alla Bussola, ma al Piper di Roma.
Questo non significa nulla. Il fenomeno-Pravo, ad
un certo punto, si propone anche al sottoscritto che
bene o male deve seguire il desiderio della piazza.
Entro quindi a contatto con il mondo di Nicoletta
per un'intera estate. Subito, però, mi accorgo che quel
pianeta è lontano anni luce dal mio e non
soltanto dal mio. Non è una ragazza terribile, come le
piace presentarsi ed essere, è soltanto un'artista
sregolata e priva di quel senso di realismo che è
patrimonio di tutti i veri grandi. Non dico che la sua
musica sia cattiva o che la sua voce non sia molto
personale, quindi apprezzabile dal punto di vista
artistico. Ma è lei che non funziona. Meglio è lei che
si autolimita mettendosi nelle mani di gente che la
considera in modo sbagliato e che, alla fine, riesce
soltanto a fare il suo danno. L'applausometro, questa
volta, non tocca vertici... da Bussola, vale a
dire quelli che mi spingono ragionevolmente a gridare al
successo. Il pubblico non si esalta più di tanto per le
esibizioni canore della Pravo e sembra
addirittura che lei voglia dare ragione a chi la critica
anche pesantemente. "Tu mi fai girar, tu mi fai girar
come fossi una bambola..." canta, ma in realtà sembra
che sia lei a voler far girare gli altri come si è messa
in testa e come meglio crede. Probabilmente non è la
professionalità, neppure la musicalità che le mancano:
altre cose, più profonde, più morali. Parlo della
moralità legata al lavoro e basta, naturalmente: le
altre non mi interessano, perlomeno non devono
riguardarmi. Gelida, fredda, distaccata, troppo
funzionale soltanto per quel che riguarda lei stessa:
ecco la vera Nicoletta, almeno quella che si
presenta in scena non riuscendo a coinvolgere il
pubblico come ogni personaggio da Bussola riesce
sempre a fare. Non è una sciocca e si accorge di questa
temperatura che non ce la fa a salire. E allora ne
inventa una tutte le volte. Come, ad esempio,
manomettere il filo del microfono quel tanto che basta
per poter, ad un certo punto del recital, interrompere e
dire: "Me ne vado perché manca l'audio e qui non
funziona proprio niente". Dispetti che mi fanno
incavolare secco, ma che sopporto in attesa della fine
di una stagione resa pigra dalla presenza di una
ragazza che avrebbe potuto diventare una grande
vedette se soltanto non si fosse lasciata
coinvolgere da cattivi consiglieri e addirittura
da manager senza scrupoli. Sergio Bernardini (impresario)
1987
Mai perdere il gusto di scherzare, di giocare...
Leo Ferré beveva
tantissimo ed io non potevo fargli compagnia perché sono
astemia.
La Repubblica (ed.
Firenze) 2011 E' carina Patty Pravo, è dolce, così
apparentemente indifesa, fragile. Io me la ricordo
quando era in auge e vendeva milioni di dischi (dettava
legge ed era un "caratterino") e ammetto che era,
diciamo così, un po' "strana". E noi umoristi,
naturalmente, esercitavamo con gioia la nostra satira
contro di lei. Ma adesso no. Intanto è sempre una star e
poi però è così tenera in questo suo voler tenere a
galla un personaggio un po' scolorito che non so... le
voglio bene. Devo dire che oggi canta meglio di ieri. E
poi ha acquistato nel tempo una aristocraticità che
prima sicuramente non aveva: certi, per esempio, perdono
la erre moscia con l'esercizio, lei invece, con
l'esercizio l'ha acquistata. Antonio Amurri (autore televisivo e
teatrale/umorista) 1987 Vista da vicino, con quegli occhi
piccoli e vivi, quel maglione così innaturale per il
caldo di agosto e quei capelli perfino troppo biondi,
del suo mito resta ben poco: nel fresco innaturale del
bar della Galleria d'Arte Moderna, fra il
mormorare dei curiosi, la ragazza seduta che parla di sé
pare un folletto spiritoso e bizzarro. Del piccolo mito
che incarna da più di vent'anni resta solo la voce:
innaturalmente bassa, roca, carica di suggestioni.
Parliamo di Patty Pravo con Nicoletta
Strambelli: per scoprire alla fine che "la ragazza
del Piper" era solo un vestito, e che dentro c'era una
donna molto più complicata. Giuliano Gallo (giornalista)
1992
Quando la conobbi, Nicoletta
aveva quindici anni. Era il
1963.
In quel periodo dovevo preparare per la televisione
francese dei filmetti di tredici minuti l'uno sulla
Commedia dell'arte veneziana.
Per il ruolo della protagonista, avevo bisogno di una
ragazza giovane, pulita, graziosa. Fu per caso che, una
sera, in casa di amici, conobbi
Nicoletta.
Era una ragazza fresca, semplice. Ne restai subito
colpito, le proposi di lavorare con me. Il guadagno
sarebbe stato irrisorio, ma non fu questo che la
preoccupò. Rispose che doveva parlarne prima con una
persona, che in linea di massima il progetto la
entusiasmava, che mi avrebbe fatto sapere al più presto
la sua decisione. Non sapevo nulla della sua vita
privata in quel periodo, non mi importava. Mi dissero
che era una ragazzina ribelle a ogni disciplina, ma
questo, pensavo, non sarebbe stato affatto di ostacolo
al nostro lavoro. Una settimana dopo il nostro primo
incontro, incominciammo il film. Si girava la sera
tardi, in un piccolo studio,
Nicoletta
era molto fotogenica, istintiva. Veramente brava:
ascoltava i miei suggerimenti, faceva tesoro dei
consigli di tutti. Non era affatto indisciplinata o
ribelle come qualcuno aveva detto. Anzi, fin troppo
remissiva. Quella ragazza era nata per fare l'attrice:
me ne resi subito conto. Certo, avrebbe dovuto studiare
molto, maturare. Ma la stoffa c'era. "Se lei tenta
questa strada", ricordo che le dissi, "vedrà che
riuscirà. Non perda tempo".
Giovanni Poli (regista veneziano) 1969
Patty Pravo
non è mai stata, in tutto e per tutto, una semplice
esponente della musica leggera italiana. Con la musica
leggera di largo consumo,
Patty Pravo
ha sempre tenuto un rapporto ambiguo più che farsene
portatrice attiva, insomma, l’ha subita. Diciamo che la
dimensione "musica leggera tradizionale" era lo stampo
che i discografici imprimevano d’autorità alla sua
produzione, uno stampo che la irrequieta
Patty
fracassava come poteva, per inserirvi la sua personale
visione artistica, sempre più aggressiva, più viscerale,
più elettrica. Da questa sorda lotta tra esigenze
contrapposte sono scaturiti parecchi album che avevano
come caratteristica comune appunto questa ambiguità,
questa coabitazione forzata tra il vecchio e il nuovo,
una caratteristica che spesso ha costituito il fascino,
ma talvolta anche la debolezza, della musica di
Patty Pravo.
Questa volta, invece, le cose sono diverse. L’ultimo
album
Munich Album,
che la
Pravo
è andata a registrare nei fantascientifici studi
tedeschi di Monaco di Baviera, cattura in maniera
decisamente maggiore la vera personalità e la vera
creatività musicale di un personaggio che indubbiamente
ha ancora molte cose da dire; di un personaggio,
inoltre, capace di rivelarsi ancora, sotto certi
aspetti, nuovo, dopo ben quindici anni di attività
musicale.
Ciao 2001 * 1979 Apparteniamo, entrambi, a
quella generazione beat, che non è quella
descritta da Minà o da Red Ronnie. Noi siamo
cresciuti con i Beatles: avevamo vent'anni,
insieme, quando i giovani diventavano quasi una classe
sociale. Non eravamo ancora nel '68 e lei,
Nicoletta, non sapeva niente di politica: un
generico antifascismo, e un po' di pacifismo appreso
sulle note delle canzoni di John Lennon. Era però
femminista: un'antesignana, probabilmente anche
inconsapevole, del femminismo, che lei esercitava
rifiutando debolezze e passività femminili tradizionali,
e guidando personalmente il suo gruppo di
musicisti. Renzo Arbore (conduttore Tv/musicista) 1992
La morte è una cosa di cui nessuno parla. Bisognerebbe
sapersi mettere da parte un poco alla volta, sapersi
allontanare dalla vita. Trovo che sia pericolosissimo e
sgradevolissimo non avere il concetto di vita legato a
quello di morte. Perché così togli il concetto di piacere,
dell'esiguità di quello che ti passa accanto, degli
stimoli. Invece la nomini e vedi che tutti si
irrigidiscono. Io ho un sogno: avere uno spazio mio, un
luogo dove potermi ritirare. Questo discorso sulla morte
secondo me dovrebbe valere per tutti: perché significa
rallentare anche i propri ritmi di vita, ritagliarsi degli
spazi propri. Adesso tutti hanno un sacco di lavoro, ma in
realtà fanno poco: con ritmi più lenti si potrebbe fare
molto di più. E quindi si potrebbero avere spazi per se
stessi, quegli spazi che invece la gente rifiuta: tutti
hanno paura di stare soli, ma soprattutto hanno paura di
stare in silenzio. Si innervosiscono subito, accendono una
radio, un televisore. Non si può creare senza questi ritmi
diversi. Perché ad esempio non c'è più l'amore-passione,
l'amore-gioco? Perché ci vogliono tempo e creatività.
Invece il tempo lo spendiamo per "informarci", e la
creatività la soffochiamo con le informazioni.
Patty Pravo * Corriere della sera * 1992
"C'è un
mistero in te", sussurrava alla Garbo
l'innamorato John Gilbert nella Regina
Cristina. E la sventurata rispose: "Non c'è forse in
ogni essere umano?". Mai battuta di copione si adatta
meglio a questo enigma che si fa chiamare Patty Pravo.
Il mistero, il fascino, la malinconia e la sfrontatezza
di cui la prima cantante beat italiana si è
voluta ammantare durante la sua vita hanno fatto
scorrere fiumi d'inchiostro, hanno sollevato un
cassonetto di pettegolezzi. Roberto D'Agostino (giornalista)
1992
Non è facile
descriverla senza cadere nella retorica agiografica.
La maggior parte del lessico che viene in mente in
questi casi, incontrandola, studiandone i movimenti, i
versi, i modi, sfiora l'ovvio. Ma è proprio lei. E'
sempre lei. In carne, ossa e biondezza. E', come dire,
la sua icona vivente. Linea curva e linea spezzata, il
morbido e l'acuminato. Valori formali che possono andare
bene sia per la musica che per la pittura. Sempre lei
con la sua indole antinostalgica, forse la stessa che
faceva da propellente alle invenzioni degli artisti
delle prime avanguardie.
Fulvio Abbate
(giornalista/scrittore)
1994
Le altre
possono cantare meglio o peggio, non ha importanza,
Patty Pravo,
oltre a una grande personalità artistica, ha quel
qualcosa in più, quella luce che si accende quando entra
in scena, cose difficili da spiegare... ma che fanno la
differenza tra una cantante e una star. Ho lavorato per
lei nel
1973,
curavo la regia e la coreografia di un suo spettacolo e
ricordo la sua mania di perfezione: arrivava in sala
prove alle dieci del mattino ed era capace di lavorare
per dodici ore di seguito, pur di raggiungere il
risultato migliore, una vera professionista.
Don Lurio (ballerino/coreografo) 1992
Vive nella cantante Patty Pravo
un'ambiguità difficile da definire, perché da un lato
Patty
se ne frega di definirsi agli esterni e mitici attributi
del femmineo (come le Grandi Signore della Canzone) ed
esce anche molto presto dello stereotipo adolescenziale;
d'altro lato però la sua poetica rock (senz'altro anche
per colpa dei suoi autori di testi italiani) non riesce
a togliersi di dosso l'eredità di canzonetta: ci sono
nelle sue canzoni tutti i temi fondamentali del
rock-punk, però alla fine ricadono sempre intorno alla
solita provocazione erotica. Anche come personalità di
cantante,
Patty Pravo
pare vicina più ai modelli delle Dive della Canzone
Italiana che alle ragazze sbrindellate dei gruppi rock,
o alle follie intellettuali di una
Nina Hagen,
o all'aggressività rock di
Patti Smith.
Si può comunque dire che
Patty Pravo
è l'unica, negli anni 70, a poter essere segnalata a
pieno diritto in un ambito pop-rock, ed è quanto di più
si poteva osare in ambito di canzonetta, per avvicinarsi
ai temi del rock internazionale, pur mantenendosi
aderente al ruolo di Donna Interprete e Diva,
assegnatole in Italia.
Gianfranco Manfredi (scrittore) 1982
Credo fosse il 1967, a Milano si
esibivano gli Who, Palazzetto dello sport pieno
all'inverosimile, si esibisce prima del gruppo Patty
Pravo. Si presentò con una minigonna vertiginosa,
forse qualche millimetro superiore all'inguine e attacco
con Qui e là. Il pubblico reagì molto male,
perché aspettava gli Who. Patty Pravo con
un gesto, secondo me eccezionale, fece infuriare il
pubblico anziché calmarlo: con la mano destra appoggiata
sul suo sesso si massaggiava lentamente con gesti forse
elicoidali, se non ricordo male. Mi conquistò, trovai il
pubblico e il gruppo a seguire decisamente inferiori a
questo gesto che è rimasto per sempre nella mia vita. Franco Battiato
(autore/compositore/cantante) Che cosa sarebbero stati i miei anni
'60, i miei e di tutti gli altri, se non ci fosse
stata Patty Pravo, la nostra Keith
Richards che non si faceva la barba ma era rock come
Mick Jagger. Noi eravamo lì con i nostri problemi
di provincia, con le nostre fantasie di viaggi per il
mondo, e lei invece aveva già fatto tutto, un anno luce
sempre davanti a noi. Il rock, Londra, Parigi, Roma, il
Piper, il sesso. E la voce. Vasco Rossi (rockstar)
2000
Ciò che stupisce e che provoca ammirazione è
soprattutto la sua facilità ad adattarsi, a lasciare che
altri la plasmino, la costruiscano. Cominciano le
interviste più audaci e spregiudicate, le asserzioni che
scandalizzano mezza Italia e che le procurano la
simpatia dell'altra metà, il disconoscimento della
famiglia, e ciò la rende la vessillifera dei ragazzi
beat. La realtà è sempre stata un'altra. Patty
non ha mai interrotto le relazioni con i genitori, i
quali hanno continuato la loro semplice vita. Il padre è
motoscafista in una cooperativa veneziana ed abita con
la moglie e due figli minori a Mestre, dove Patty
torna, appena libera dagli impegni di lavoro. Arriva
spesso a tarda notte, si ferma un paio d'ore e riparte.
I genitori si sono sempre rifiutati e si rifiutano di
concedere interviste, di parlare di lei, esclusivamente
per conservare la loro tranquillità abituale, non come è
stato detto, perché in disaccordo per questioni
finanziarie con la figlia, di cui sono i primi e più
entusiasti ammiratori. Non danno alcuna importanza a
tutto quanto è stato scritto su Patty Pravo in
questi ultimi tempi in rapporto al suo viaggio in Inghiltterra
e
al presunto matrimonio, sanno che la loro figlia, per
abitudine, non smentisce mai la notizia che la può
portare sulla prima pagina dei giornali.
Stop *
1968
TRA ORIENTE E NEW AGE
Una
volta era "pigramente signora". Ora è solo signora, una grande
signora della canzone italiana. Lasciata da parte un'indolenza
quasi congenita, negli ultimi tre anni Patty Pravo si è
tuffata a capofitto nella musica live e ieri sera, finalmente,
ha cantato al Teatro
Regio di Parma,
gremitissimo per l'occasione (con palchi stracolmi oltre il
consentito).
Sensuale, elegante, biondissima, charmant e lunare, l'ex
ragazza del Piper ha dimostrato che per lei gli anni non
sono passati. Probabilmente i cantanti nati artisticamente negli
anni Sessanta, hanno bevuto l'elisir dell'eterna giovinezza,
basti pensare allo "scugnizzo" Massimo Ranieri, al
"presleyano" Little Tony e all'"eterno ragazzo" Gianni
Morandi.
Oltre che sul fascino immutato, Patty ha potuto contare
su un grappolo di canzoni (più di venti) che hanno entusiasmato
tutto il pubblico, in particolar modo i cinquantenni della
platea. Arrangiamenti sobri, impreziositi dal sax e approntati
con morbidi tappeti di tastiere (mai stucchevoli) e chitarre
tutt'altro che invadenti, hanno permesso alla protagonista di
fondere le canzoni più recenti (tratte dall'album Notti,
guai e libertà,
del 1998) con quelle, più vecchie. Sobria anche la anche
la scenografia, ideata da Pepi Morgia per esaltare la
cantante attraverso una fantasmagoria di luci laser.
Equamente bilanciato fra presente, passato prossimo e passato
remoto, il repertorio "d'autore" di Patty si e avvalso
delle firme di Ivano Fossati, Vasco Rossi,
Franco Battiato e di tanti altri compositori-autori che
hanno scritto la storia della nostra musica. All'esecuzione, sul
palco, hanno provveduto sette musicisti disciplinati e
professionali: Vito di Modugno al basso, Giorgio
Zanier alla batteria, Piero Gemelli alla chitarra,
Christian Gonzales alla chitarra, Michele Fazio al
pianoforte e alle tastiere, Andrea Innesto al sax e
Max Longhi alle tastiere e alla programmazione.
LA GAZZETTA DI PARMA * 1999
Quando sale sul palco Patty,
è un fatto.
Ha personalità. Racconta balle stupende. Quando dice:
“Ho fatto la traversata oceanica in solitaria” so che
racconta una balla, ma la racconta talmente bene che
sono ammirata: “Ma cara”, dice, “le balle bisogna
raccontarle enormi, altrimenti che balle sono?”».
Ornella Vanoni (cantante/attrice) 2018
Patty Pravo,
senza avvertire nessuno, ha sposato questa mattina, poco
prima delle 13, con rito civile in Campidoglio,
l'arredatore romano
Franco Baldieri.
conosciuto da appena 32 giorni. Le nozze sono state
celebrate dall'assessore all'anagrafe del comune di
Roma,
Paolo Cavallina,
che ha avuto il suo da fare per controllare la
confusione provocata dai fotografi. Anche per questo
matrimonio era stata concessa un'esclusiva fotografica,
ma il «colpo» è fallito per una soffiata giunta ai
giornali poco prima del «si». L'appuntamento in
Campidoglio era fissato per le 12,30, ma
Patty Pravo,
per l'anagrafe
Nicoletta Strambelli,
è arrivata con venti minuti di ritardo ed indossava una
camicetta marrone, un paio di pantaloni marrone, degli
stivali marrone con tacchi alti e una pelliccia di
lince, giallo arancione. La notizia delle nozze ha colto
di sorpresa lo stesso clan della cantante, la quale non
aveva detto nulla neppure all'astrologa
Linda Wolf
che negli ultimi anni aveva contribuito a trasformare
Patty Pravo
da «ragazza del Piper» in professionista di levatura
internazionale. Anche i genitori del
Baldieri
non erano stati informati delle nozze, tanto che il
padre dello sposo (un agente di pubblica sicurezza
residente ad Ostia) per averne la conferma avrebbe
telefonato nel pomeriggio all'assessore che ha celebrato
il rito. Dopo la cerimonia gli sposi si sono
intrattenuti con i fotografi e i giornalisti. Subito
dopo la coppia è partita per ignota destinazione.
L'incontro tra la cantante e il futuro marito sarebbe
avvenuto pochi giorni dopo che
Patty Pravo
aveva deciso di troncare il tormentato romanzo d'amore
con
Giorgio D'Adamo,
chitarrista dei
New Trolls.
Per questa relazione la cantante veneziana è stata
chiamata in causa dalla moglie del
D'Amato
davanti ai giudici nella prima udienza del processo di
separazione svoltosi il 17 dicembre. Nel mondo della
musica leggera lo sposo, un giovanotto alto un metro e
settantacinque, bruno, occhi chiari, è totalmente
sconosciuto, non altrettanto negli ambienti della vita
notturna romana.
La Stampa
* 3.2.1972
ARTICOLI
2016
Festival di Sanremo: ritagli (varie fonti)
2016 Le allettanti premesse (Rosario Bono)
2011
Speciale Festival di Sanremo (varie fonti)
2010
Night Club Oliviero (Rosario Bono)
2009
Patty e Giusy a confronto (Rosario Bono)
2009
Festival di Sanremo: ritagli (varie fonti)
2009 Patty, mi hai sposato e lasciato: ti aspetto
ancora
2007
Miele e Fiele (Carmelo Serafin)
2000
Una notte in blues per Guido Toffoletti (Il
Gazzettino)
1995
La Minaccia Bionda è tra noi (TenDence)
1991
Intervista di Red Ronnie (Be Bop A Lula)
1990
Intervista (Raro!)
1983 Che brava
ragazza, tutta droga, sesso e rock'n'roll
(L'Europeo)
1973 L'ultima pazza idea di Patty
1972
Selezioni rassegna stampa
1971 Recital confidenziale della Pravo a Milano
1970 Mi guardo allo specchio e mi piaccio (Gente)
1967
Selezioni rassegna stampa
1966
Selezioni rassegna stampa
Pravo Talks - Esternazioni,
illuminazioni e pensieri stupendi
Selezione
bibliografica
DISCOGRAFIA
1966 - 2020 - Tutte le canzoni dalla A alla Z
*
1966 - 1979 - Singoli: 45giri EP Mix
Le mie RECENSIONI
Se
perdo te -
Patty
Pravo 1968 -
Non ti bastavo più Story -
Trilogia
Phonogram -
Incontro
-
Patty Pravo 1976 (Biafra)
-
Spero
che ti piaccia / Pour toi... -
Nella
terra dei pinguini -
Eccomi
-
Minaccia bionda (libro fotografico) -
Minaccia bionda (tv show)
Altre RECENSIONI ...
Patty Pravo 1970 "Cimiteria" (Emanuele Bardazzi) -
Cerchi
(Ernesto Picenni) -
Occulte
persuasioni (Debaser + Radiocorriere
Tv + Rockstar + Franco Zanetti) -
Ideogrammi
(Rockstar + La Repubblica) -
Notti,
guai e libertà (Rockstar +
M.& D + Il Giornale + Raro!) -
Una
donna da sognare (Il Giorno + Kataweb + Rockol + M.
& D.) -
Radio
Station (La Stampa + Traspi.net + Videomusica + Il
Giornale + Raro! + Rockstar)
GALLERIE FOTOGRAFICHE DEDICATE
Arpad Kertesz *
Bruno Oliviero *
Pietro Pascuttini *
Patty in (oltre) cento scatti
PATTY PRAVO in ALTRE GALLERIE FOTOGRAFICHE
Cosa vi siete messi in testa?
Anni Sessanta e dintorni
Copertine iconiche * Prima parte
Incontri ravvicinati e affetti
speciali
Tele Visioni|Cento fotogrammi
in disordine sparso
Festival di Sanremo * Stage & Backstage
Le mie foto|Pagina 2
Smoke gets in your eyes
Voci Divine Live
Silenzio in sala
Monocromie
Mirrors
VIDEOGRAFIA
Tele Visioni 1966/1979
Tele
Visioni 1980/1989
|