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Notti, guai e libertà

 

La signorina Strambelli rappresenta sicuramente un caso a sé nel multiforme panorama canoro italiano: dotata di un filo di voce dalla faticosa intonazione, Patty ha tuttavia sempre goduto di quel rispetto e quella riverenza che nessun'altra delle sue coetanee ha saputo conservare. Certamente merito, almeno in parte, dell'aspetto fisico (conturbante ancora oggi a cinquant'anni e passa) che già negli anni '60 minò il cuore e gli ormoni dei ragazzi di allora. Ma, soprattutto, Patty ha saputo cavalcare con saggia discrezione le diverse decadi che l'hanno vista protagonista, non lesinando lunghissime sparizioni dalle scene quando il momento non era favorevole. Tornata prepotentemente alla ribalta italiana solo con il Festival di Sanremo dello scorso anno (e conseguente tour con concerti anche nel rinato Piper di Roma), Nicoletta confeziona adesso un album in grande stile, con dieci tracce per le quali hanno lavorato in fase di scrittura numi tutelari della canzone d'autore italiana (Fossati, Guccini, Battiato, Vecchioni), compositori collaudati (Lavezzi, Ruggeri) e nuove leve (Alex Baroni, Luca Madonia, Vincenzo Incenzo). Il risultato è sofisticato al punto giusto, con qualche arrangiamento degno degli anni che stiamo vivendo (si pensi alla dance mistica del brano d'apertura), con Patty che si districa con la consueta classe, zoppicando un po' solo su Treno Di Panna, nell'improbabile imitazione di Loredana Berté, di cui non possiede la carica rabbiosa.

1998 - Rockstar

 

Era l'ultima occasione, questa, per la cantante. L'ultima occasione (dopo gli ultimi album in studio spesso ondivaghi) per incidere un album importante, adeguato alla sua fama, alla sua bravura e anche alle aspettative suscitate dal successo dello scorso anno scatenato dalla partecipazione al Festival di Sanremo. E, proprio come un grande atleta, la Patty cinquantenne non si lascia scappare l'occasione e realizza un capolavoro di coerenza e seduzione con un album maturo, ricco, denso di aromi e di invenzioni. Un album che parte (come tutti gli album dovrebbero partire) dalla scelta delle canzoni. Qui Patty schiera una piccola nazionale di autori di qualità: Franco Battiato, Enrico Ruggeri, Ivano Fossati, Mario Lavezzi, Francesco Guccini, la coppia inedita Roberto Vecchioni e Loredana Bertè e naturalmente il produttore Mauro Paoluzzi che firma proprio le  canzoni più pop, leggere e fragranti (e in qualche modo più originali) dell'album. Perché se negli altri titoli Patty Pravo è perfetta, è comunque forte l'impronta degli autori in brani come Emma Bovary (Battiato), Strada per un'altra città (Ruggeri), Angelus (Fossati), Treno di panna (Vecchioni), Una casa nuova (Guccini). Ma i momenti migliori sono, a sorpresa, quelli meno d'autore. In Baby Blu e Sylvian la cantante trova il giusto rapporto tra quello che è oggi e "la ragazza del Piper", icona che comunque le rimane incollata nonostante 30 anni ormai la separano da quei giorni. Arricchito da una bella traccia fantasma, l'album (il titolo deriva da una frase della canzone di Ruggeri) è una tessera perfetta di quel mosaico di emozioni che Patty Pravo insegue da sempre: un mosaico con qualche zona oscura ma con un tassello come questo che ripaga di ogni lunga attesa.

1998 - Musica & Dischi

 

Patty Pravo si rimette in viaggio, e il tragitto non può attraversare che "notti, guai e libertà": un trinomio che piacerebbe a Bruce Springsteen, e che tocca invece ad Enrico Ruggeri evocare, nel brano che al nuovo album fornisce, se non il momento più alto, uno dei paragrafi più emblematici. Ma è anche, questo di Patty, viaggio nella febbre dei sensi, al bivio tra la morte e "la voluttà finale della verità": come in Emma Bovary, canzone-capolavoro di Battiato e Sgalambro. O tra carezze dimenticate e frammenti di passato da ritrovare "sul fango-selciato del mondo": come in Angelus di Ivano Fossati, l'altro capolavoro di questo disco complesso e itinerante, che racconta la vita come fuga e inquietudine, fa suo l'allontanarsi attrattivo dell'orizzonte, evoca quotidianità e utopia fotografati nel loro rincorrersi. Questo è Notti, guai e libertà, romanzo fatto di dieci racconti, con al fondo la complicità che non può non legare una grandissima interprete a un manipolo di grandi e grandissimi autori: ognuno dei quali chiamato a regalare al ritratto di Patty una pennellata, una luce o un tratto.  Ma anche ad affidare alla voce di lei , quella voce di carne così restia all'enfasi e così intrisa di vita vissuta, la propria percezione del tragitto lungo che è l'esistenza: via via affollato o solitario, epico o assolutamente dimesso, affidato ai sandali della realtà e/o alle ali del sogno. Molti sono i traguardi del viaggio: verso nuove patrie in Les étrangers, spunto da Belafonte rielaborato da Paoluzzi e Dalla, o nel già citato brano di Ruggeri. Verso la disperata libertà dell'illusione in Per un sogno vincente, di Lavezzi e Avogadro. Nell'immutabilità del tempo in Sylvian, della stessa Patty. O verso l'inafferrabilità dell'amore in Treno di panna, grande pagina di Loredana Berté, Roberto Vecchioni e ancora Mauro Paoluzzi (che firma gli splendidi, densi ed icastici arrangiamenti). E infine ecco il Guccini un po' sottotono di Una casa nuova, il livido bozzetto di Baby Blu e l'epigramma alquanto inutile di Sweet love, che Alex Baroni e Rosario Di Bella hanno tratto da un brano di Paul Buckanham, voce e autore dei Blue Nile.

1998 - Il Giornale

 

Per trovare un album di Patty Pravo che abbia la stessa intensità di quest'ultimo bisogna andare indietro nel tempo. Molto indietro. Ci fa piacere che una grande interprete torni prepotentemente al successo con un lavoro degno della sua bravura. Notti, guai e libertà è un disco d'autore e la Pravo da il meglio di sé interpretando brani  dei più importanti autori italiani. Encomiabile anche la scelta di non riciclare in alcun modo E dimmi che non vuoi morire, il brano che l'ha rilanciata e ha trainato il vendutissimo Bye Bye Patty precedente. Il disco si apre con Les étrangers, a cui è affidata la promozione, brano di Harry Belafonte con testo riveduto da Lucio Dalla. Strada per un'altra città, dal cui testo è tratto il titolo dell'album, è stata scritta da Enrico Ruggeri ed è sicuramente il brano migliore dell'intero lavoro. Battiato e Fossati hanno firmato, rispettivamente, Emma Bovary e Angelus, due momenti di grande musica con la Pravo superba interprete. Baby Blu è di Luca Madonia e Vincenzo Incenzo, quest'ultimo collaboratore di fiducia di Zarrillo e Zero; Sylvian porta anche la firma della stessa Strambelli. Mario Lavezzi ha confezionato Per un sogno vincente e Roberto Vecchioni, in collaborazione con Loredana Bertè, le ha regalato l'interessante Treno di panna. L'album si chiude con Una casa nuova, ancora una bella prova compositiva di Gaetano Curreri degli Stadio insieme a Francesco Guccini, e Sweet Love composta, oltre che da Buckanham, da Alex Baroni e Rosario Di Bella. Ottimi gli arrangiamenti e i musicisti che vi hanno partecipato. Personalmente credo che quella della canzone d'autore sia la strada migliore per valorizzare l'Arte di una delle nostre migliori interpreti. Ora anche più saggia che in passato. Artisticamente, s'intende.

1998 - Raro!

 

L' autoritratto più fedele  Patty Pravo lo affida a Mauro Paoluzzi , suo geniale arrangiatore: "La incontri fuori dallo studio - dice lui, facendola sorridere d'orgoglio - e ti sembra che stia passeggiando su Marte. Poi entra in sala, agguanta il microfono e canta alla prima, precisa e impeccabile: dieci ore per dieci canzoni, laddove altri ci impiegano mesi". Si parla di Notti, guai e libertà, il disco che esce oggi, a quattro anni dal temerario, bellissimo e incompreso Ideogrammi. La Patty si sottopone con disagio avvertibile, ma anche con cortesia al rito fatuo e dispersivo del pranzo promozionale, in cui si chiacchiera molto più di quanto si parli, e sentire è raramente sinonimo di ascoltare. E chiede aiuto all'ironia, regalandoci accattivanti sbruffonate ("Il mio disco? L'ho ascoltato solo due volte, ma non mi dispiace") e frecciate all'imperversante moda del gossip: "Mi dispiace per voi - sogghigna, soave - ma non ho matrimoni in vista, né fidanzamenti. E neppure un processo penale: come farete a fare il titolo?". Racconta degli autori - "Trenta brani, ma non vi dirò chi ha scritto i venti che ho scartato" - invitati a dar vita a questo nobilissimo album, ciascuno raffigurandola in una canzone. E così ecco Ruggeri "che non voleva crederci, di poter parlare con me". E Fossati che "ha scritto il brano più bello", Guccini "che mi ha mandato la sua canzone ma non ci siamo mai parlati", e Battiato "col quale siamo compagni di merengue. Per argomento lui ha scelto Emma Bovary, che era una borghesotta fintamente trasgressiva. Però l'ha colta nel suo momento migliore, quando si stufa del marito". Il problema, del resto, è che "mancano, ormai, gli autori maledetti.

1998 - Il Giornale

 

PAGINA INSERITA IL 15 LUGLIO 2010

Ultimo aggiornamento 21.9.2020