In Radio Station
la
Strambelli
riscopre il gusto della sperimentazione circondandosi di
giovani talenti sia fra gli autori che fra i musicisti,
con anche un miglioramento della voce, tornata più
decisamente ai sensuali accenti da contralto che la resero
famosa. Il disco alterna morbidezze e ironia, world music e
sperimentalismo; il mondo di riferimento va dal nuovo Brasile di Carlinhos Brown ad echi di
Stravinsky
fino ai
Placebo, che sembra
citare nella tiratissima
Fammi Male che fai bene di autori
giapponesi, della quale ha scritto il testo in italiano con
argomento il sesso estremo. L'immenso, il brano che canterà in gara a Sanremo, dimostra la
freschezza intellettuale degli anni migliori; è un brano
rarefatto, nelle sue corde, di sentimentalismo astratto e
un poco oscuro, moderno, il migliore della parata
festivaliera.
Radio Station
è un album per palati
fini, che mescola con sapienza l'alto e il basso, gli
Avion Travel
come autori e i mitici
Cugini di Campagna
come coristi.
LA STAMPA
Patty/Strambelli
è da sempre l’incarnazione dell’eros nel Pop italiano.
Ascoltarla nel brano presentato a Sanremo, L’immenso,
vuol dire entrare nel suo paradiso di atmosfere cariche di
sensualità raffinata: “sono un diavolo che brucia
davvero, di passione in passione l’amore io lo vivo sul
serio, ho nelle vene quel rosso più intenso che mi accende
se ancora ti penso e ti penso”. Ma Nicoletta è anche
donna che canta e denuncia un mondo che brucia, come in
Captivity, altro brano forte del suo ultimo album Radio Station (Pravitia – Sony
Music): “siamo barbari
incivili con i volti insanguinati, da bambini siamo stati
nella faccia sfigurati, il dolore è già acquisito
nell’aspetto inorridito, siamo qui su questa terra,
riduciamo tutto in melma... il potere a chi ha già tutto e
la fame a chi è affamato”. Un disco che alterna momenti
dolci a linee oscure e cupe, cambi di frequenza di
"Radio-Pravo”, che trasmette le sue emozioni, la sua
freschezza, la sua solarità a chiunque si sintonizzi e
ascolti. Da Nicoletta ci si può aspettare sempre e solo
nuova innovazione musicale, ricerche sonore accattivanti
accompagnate da testi maliziosi, ma tanto veri! E poi c’è
il segreto di questa sua eterna giovinezza che la rende
affascinante e sensuale come non mai. D'altronde lei è
sempre stata un “piccolo” mito italiano trasgressivo:
parlano da sole le copertine della sua storia discografica
che la ritraggono sempre bellissima e originale, basti
ricordare Grand Hotel, Miss Italia, Munich-Album...
fino a Radio Station; poi però ci sono soprattutto la
sua voce, i suoi testi e le sue canzoni a tirare fuori
angosce, disperazioni, gioie e amori della gente. Ma
l’avete mai vista in concerto? La sua teatralità è quanto
di più sopraffino possa esserci, la sua eleganza è mista
alla provocazione dei sensi, senza mai scendere nella
volgarità comune a tante star internazionali. Tornando al
suo ultimo lavoro discografico, c’è da sottolineare come
l’evoluzione di Patty sia in continuo fermento, quasi un
moto perpetuo, senza una direzione precisa, ma con tante
frequenze “moderne”. Passiamo ad ascoltare la raffinatezza
di A me gli occhi, realizzata con la collaborazione
degli Avion Travel, momento poetico davvero elegante con
Patty che canta divinamente: “un giardino di carezze
sopra il mare era quello che alle orecchie mi sapevi
raccontare”. Arriviamo poi al duo giapponese dei Supercar, che le hanno scritto e tradotto Fammi male
che fai bene, altro momento di eros indiavolato
attraversato da uno struggente amore “voglio berti,
voglio averti, tu mi stai strappando il cuore, tu non hai
pudore, fammi male che fai bene, vado via fuori di testa
perdo la ragione, vieni qui toccami, vieni qui
bagnami”. Non mancano i ritmi caldi, scaldati da un
sole brasiliano richiamato da due canzoni, Noi di là
(Lagoinha) di Carlinhos Brown e Ambra di Adriana
Calcanhotto. Un vero manifesto del Pop italiano, ma non
solo, Patty lo regala in Farfalla Pensante: "Apri -
chiudi - sogni e bruci dentro me come ali di cera, riposi
e posi l’idea geniale dell’amore dentro me come un seme
nel cuore che corre e scorre, tocca la fine e torna
dentro”. Unicamente divina creatura: questa è Patty
Pravo. Questa Strambelli di nome Nicoletta, unica diva
della canzone italiana, con quel sorriso ammazzacuori che
ha solo lei. Un'artista che ha nella coerenza del suo
pensiero il suo grande pregio, infatti nella sua storia
musicale non c’è mai stato un album simile ad un altro; e
poi la voglia di dire e di essere sé stessa al di fuori da
ogni regola, spregiudicatamente bella: un pensiero
stupendo! www.traspi.net
Sembrano
finiti gli anni dei capricci, dei contratti stracciati
all’ultimo momento, dei palcoscenici abbandonati a causa
d’improbabili defaillance tecniche o per qualche intemperanza
di troppo da parte del pubblico. Nicoletta Strambelli,
dalla sua fortunata rentrée sanremese nel 1997, con
...e dimmi che non vuoi morire, si è trasformata in una
giudiziosa signora, quieta, spesso sorridente e dal carisma
che non conosce usura. E si è pure scoperta stacanovista,
perché dal 1997 sono ben cinque le produzioni discografiche
lanciate sul mercato: tre da studio e due dal vivo. Solo un
aspetto dell’ex ragazza del Piper non è cambiato; l’estrema
volubilità musicale, che nel suo caso è un pregio e allo
stesso tempo, una prova di coraggio. Niente ferma la divina
Patty, che ripassa con disinvoltura le belle pagine d’autore
donatele da Franco Battiato, Ivano Fossati o Francesco Guccini
per poi "accasarsi" con il ragazzaccio di Zocca, Vasco Rossi
e
la sua gang d’inossidabili rocker. Ora è la volta di un album
"a rischio"; e che infatti ha lasciato un po’ spiazzati i
vecchi fan che lo hanno accolto in maniera tiepidina.
Incorrendo in un grossolano errore. Perché Radio station
è un lavoro creativo, ricco di umori e suoni nuovi, spesso
geniale; dove la signora, pur non raggiungendo le vette vocali
del bel tempo che fu, si concentra sull’interpretazione,
giocata su chiari scuri quasi miracolosi. E allora lasciateci
dire che L’immenso era di gran lunga il brano più bello
ascoltato al festival dei fiori, totalmente fuori contesto, ma
dal fascino intatto ascolto dopo ascolto. E che se solo le
radio non fossero frenate dalle solite ossequiose (e lucrose)
play list, trasformerebbero Noi di là (Lagoinha)
di Carlinhos Brown nel singolo dell’estate. Il resto è un
disco da ascoltare dalla prima all’ultima nota, ricco di
produttori e collaboratori di grido, insieme a talentuosi
sconosciuti, ma incredibilmente – nonostante le apparenze –
omogeneo. E dove non sembra strano accostare le aspre sonorità
rock di Fammi male che fai bene dei giapponesi Nakamura
e Ishiwatari – vecchia passione della diva veneziana già
all’epoca di Ideogrammi nel ’94 – al pop sperimentale
dei Piano b in La forma materiale. Registrato in un
anno tra Londra, New York, Roma e Rio de Janeiro, attende ora
la prova del nove; un tour sfarzoso, a metà tra il musical e
la biografia personale, che partirà il 18 luglio da Valle
Giulia a Roma. The fool show, il titolo, rischia di
diventare l’avvenimento musicale dell’anno. WEB -
VIDEOMUSICA
Patty
Pravo pubblica l'8 marzo il suo nuovo album: Radio
Station. Disco spiazzante, alterno nello stile e talora negli
esiti, vario fino all'eclettismo. Non fosse, attenzione, per
la voce di lei: quella voce unica, carnale, accesa di febbre
dei sensi e di bagliori dell'anima. Capace di connettere i
voli del sogno con l'immanenza del desiderio (Lontano,
Farfalla pensante), i fervori più espliciti ("Bruci dentro
me/posi l'idea geniale dell'amore dentro me/come un seme nel
cuore/che corre e scorre/tocca la fine e torna dentro") con
quella che Carmelo Bene chiama "assenza disiata",
l'amore che la lontananza muta in supplica, o "inutile
silenzio". Ché Radio Station è quasi un disco a tema:
sull'amore, prima e più che d'amore. Sui mille volti
dell'amore dal più corporeo al più nebbioso, dal più bruciante
al più estatico. Certo, per rendere una tale galleria di
inflessioni, asprezze, dolcezze, passionalità scoperte,
astrazioni oniriche serviva un'altrettanto ampia gamma di
atmosfere e di suoni, ritmi, colori. Serviva l'estro onnivoro
di questa grandissima artista, e un cast di musicisti di non
meno varia sensibilità: così da far dimenticare le angustie
lessicali di Una donna da sognare, l'album precedente.
L'ascolto di Radio Station attesta che l'obbiettivo è
raggiunto. Ed ecco una Patty via via impressionista - Noi
di là, quella luce di suoni che sguscia tra le ombre del
cuore - e metafisica ("Mi immergerei con te/ventimila leghe
dalla forma materiale"). Lunare e tuttavia aurorale in
Ambra, e attenta all'anima più torrida del rock, nel sogno
sadomaso di Fammi male che fai bene. Fino a
Captivity, dove sulla stanchezza "d'un mondo fragile"
parrebbe insinuarsi, chissà, un volto ancora inedito della
grande artista, un remoto, ma non improbabile intento di
poesia civile.
IL GIORNALE
Il
maggior pregio artistico di Patty Pravo è quello di non
ripetersi. Mai. Radio Station
non conduce infatti ad album precedenti, da Ideogrammi
in poi, pur estraendone in qualche caso l'essenza. La Pravo
continua nella sua ricerca musicale e il prodotto che offre è
tra i più intriganti e interessanti. Un lavoro emozionale e
ricettivo, suoni cupi e solari, un apporto vocale di notevole
espressione. Assaggio del disco, L'immenso, proposto
all'ultimo Festival di Sanremo, brano non molto
accessibile per la platea della nostra più importante rassegna
nazional-popolare. L'album si mostra in varie sfaccettature
illuminanti; dalle pulsanti atmosfere brasiliane di Noi di
là (Lagoinha) di Carlinhos Brown e Ambra
di Adriana Calcanhotto a Lontano, che si avvale
della partecipazione vocale de I Cugini di Campagna;
dalla raffinata A me gli occhi, composta e registrata
con il contributo degli Avion Travel, alla inconsueta
Fammi male che fai bene, firmata Koji Nakamura e
Junji
Ishiwatari, ovvero i giapponesi Supercar, di cui
l'interprete ha tradotto il testo originale. Radio Station è
quasi uno spostamento continuo tra frequenze che permettono
all'ascoltatore di entrare in paradisi musicali diversi tra
loro ma affascinanti. Registrato tra gli studi italiani (Roma
e Milano), Londra e Rio De Janeiro, il disco ha visto la
partecipazione di grandi musicisti, italiani e stranieri,
oltre alla sezione d'archi dell'Orchestra di Roma. Attenzione:
non fermate il lettore CD alla fine del decimo brano (Captivity):
c'è una ghost-track. Eccellente, infine, la veste grafica:
ciliegina sulla torta di un grande album. RARO!
Un'artista ancora capace di
sorprendere. Voglia di sperimentare, di andare oltre la
canzonetta. Patty è davvero unica. La
divina è tornata. Per stupire, ovviamente. Ma non nel look
quanto nella musica. Un'artista che ha ancora voglia di
reinventarsi e mettersi in discussione nonostante la lunga
carriera alle spalle e i numerosi successi, ultimo tra i quali
...e dimmi che non vuoi morire, splendida ballata
scritta per lei da Vasco Rossi. In questo disco si nota
la presenza di un team affiatato e di grande qualità. Le
canzoni non sono di facile presa, gli arrangiamenti sono
volutamente ricercati e sperimentali: il modo migliore per
dare a Nicoletta Strambelli (suo vero nome) la possibilità di
esprimersi al meglio. Spicca su tutti L'immenso,
presentata a Sanremo: intensa, magica, poetica. Una
grande sorpresa è Noi di là (Lagoinha) di
Carlinhos Brown, interamente registrato a Rio De
Janeiro. Averne di Patty Pravo...
ROCKSTAR
ULTIMO AGGIORNAMENTO 21.9.2020
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