Il ritorno del soldato Russo

 

 

UN "RITORNO" AL VINILE PER UNA NUOVA RACCOLTA DI INEDITI, COVER E PROVINI

 

EDEL - Novembre 2014 - Tiratura limitata

 

Esistono principalmente due scuole di pensiero sull'opportunità di pubblicare o meno vecchio materiale audio inedito proveniente dagli affollati quanto misteriosi archivi di artisti, autori, produttori e case discografiche. Da una parte ci sono i "puristi" che snobbano questo genere di operazioni, ritenendo i recuperi quasi mai all'altezza delle scelte già operate in precedenza sui brani da pubblicare. Dall'altra fanno capolino i collezionisti che in genere apprezzano l'idea di veder riemergere dall'oblio pezzi inediti, anche quando si tratta di brani immortalati in corso d'opera o di semplici provini. I prodotti, una volta pubblicati diventano parte integrante della discografia ufficiale e quindi "non possono mancare".

 

Non essendo un "purista" e nemmeno un collezionista serio, maneggio con curiosità ciò che viene proposto volta per volta, da qualsiasi parte provenga, assecondando l'istinto in primis e affidandomi a quel poco di cultura musicale guadagnata sul campo nel corso degli anni. Di questo progetto mi è piaciuta subito l'idea del formato 33 giri. Ho apprezzato il titolo (secondo me geniale!), l'immagine e l'elaborazione grafica della copertina. Le perplessità iniziali erano semmai sui contenuti... Fiducioso, dopo i commenti di un amico sulla bontà dell'operazione e stimolato dal recente acquisto di un nuovo giradischi rosso fiammante, ho deciso di comprare a scatola chiusa, senza prima ascoltare (cosa assai rara per me!). Nell'insieme questa singolare raccolta, che azzarda l'accostamento di quattro brani relativamente recenti con altrettanti risalenti a qualche decennio precedente, mi è piaciuta molto. Peccato non ci sia traccia di dati precisi sulle canzoni, tranne l'indicazione degli autori. Mancano date, crediti e annotazioni che avrebbero permesso di collocare con precisione ogni singola incisione.

 

Tu che ne sai è il brano che apre il lato A, un bel pezzo, struggente e malinconico, scritto da Maria Antonietta Sisini insieme a Giuni. Quasi un "prodotto finito", e viene da chiedersi perché non sia stato pubblicato prima, ma questo credo sia attribuibile alle migliaia di variabili che fanno girare il mondo della musica: promesse concrete, speranze e opportunità mancate che si inseguono e si intrecciano fino a determinarne il corso...

A seguire Il ritorno del soldato, piccolo capolavoro e unica canzone firmata a quattro mani da Battiato/Sgalambro/Russo/Sisini. Non si tratta di un provino ma di un brano compiuto. Un pezzo molto valido e originale che avrebbe meritato, forse in altri contesti, una diffusione capillare.

Il terzo brano, Le tue parole, è un provino di Morirò d'amore con un testo in parte diverso rispetto alla versione definitiva presentata al Festival di Sanremo del 2003. La resa audio non è delle migliori, alla fin fine si tratta di materiale grezzo, ma l'impatto con la voce di Giuni è comunque straordinario ed emozionante.

Chiude il lato A dell'album L'animale (con variazioni nel testo), canzone già famosa nella versione di Franco Battiato. Decisamente deludente l'interpretazione (pur essendo soltanto un provino), lontana anni luce dalla forza e dalle magie della lettura originale dell'autore. Non mi è parso un brano nelle corde di Giuni. Peccato!

 

La seconda parte dell'album mi ha letteralmente spiazzato (positivamente!). Non essendoci indicazioni specifiche si può solo presumere che i quattro i pezzi del lato B siano stati incisi nella seconda metà degli anni Sessanta (sul sito ufficiale si parla di una Giuni ancora adolescente e non è difficile fare due calcoli); la musica, gli arrangiamenti e la stesura dei testi rimandano proprio a quel periodo.

Nell'anima, primo brano della seconda facciata, è di Brunello Tavernese che iniziò ufficialmente la sua carriera d'autore nel 1973, ma la costruzione musicale del pezzo lo farebbe istintivamente collocare a qualche anno prima. Ma sono solo supposizioni... E' comunque un brano semplice e dirompente, immediato, capace di mettere in risalto le eccezionali doti canore di Giuni.

Segue la cover di Many River To Cross, brano dagli accenti gospel, di Jimmy Cliff (1969) che nella versione italiana diventa Mi è rimasto nel cuore: un flashback avvincente, molto gradito.

Paolo Conte e Vito Pallavicini firmano Uomo piangi e Un milione un miliardo, due canzoni che sarebbero potute diventare dei potenziali singoli di Giusy Romeo... Sono due brani molto beat, nessuno si sarebbe stupito se ai tempi fossero stati eseguiti al Piper da Caterina Caselli o da Patty Pravo.

Tutti e 4 i pezzi della seconda facciata dell'album sono avvolti da quel sound pop, fresco ed immediato che proprio nei Sessanta inondò letteralmente anche i pentagrammi italici. Un sound che in realtà viaggiava alla grande, restando però in equilibrio sulla falsariga delle nuove sonorità provenienti dall'Inghilterra e dall'America, a loro volta ispirate dal rock, dal blues, dal soul e dalla musica folk.

La voce giovane e cristallina di Giuni, sempre in primo piano, l'orecchiabilità dei brani, gli arrangiamenti e l'eco delle note dell'organo Hammond, rimettono in ciclo piccoli amarcord di una delle più fertili stagioni musicali del Novecento.

 

Rosario Bono - 18 AGOSTO 2015