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FESTIVAL di SANREMO 2018 * TAGLIA & CUCI

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Un copia-incolla acrobatico direttamente dalle pagine web pubblicate in questi giorni con le recensioni delle canzoni in gara al Festival di Sanremo e le considerazioni sui relativi interpreti. Un insidioso slalom tra l'ottimismo a tratti surreale di Paolo Giordano (IL GIORNALE) e il "pessimismo" irriverente (ma fin troppo realistico) di Massimo Del Papa (LETTERA 43). Ecco di seguito diversi "gradi di giudizio", provenienti dalle più disparate fonti, sul menu musicale offerto dalla 68^ edizione della manifestazione canora più amata e odiata dal popolo italiano.

 

 

ANNALISA - LUCA BARBAROSSA

 

Annalisa / Il mondo prima di te

 

LA REPUBBLICA - Neanche male. Ma il pezzo è troppo opaco, incolore, appena normale per una bella voce ancora in cerca della giusta espressione.

 

IL GIORNALE - La migliore Annalisa di sempre almeno qui al Festival di Sanremo. Lei potente e sensuale, il brano convincente.

 

LETTERA 43 - Ma non era la canzone dell'anno passato? L'inciso ci sarebbe pure, ma questa "Il mondo prima di te" è la solita acquetta calda. Daje: magari l'anno prossimo, ovviamente a Sanremo...

 

Enzo Avitabile e Peppe Servillo / Il coraggio di ogni giorno

 

BLASTING NEWS - Da loro ci aspettavamo qualcosa di meglio. Il tema annunciato era molto interessante ma poi il risultato ha lasciato abbastanza a desiderare. Al pezzo manca qualcosa per affondare il colpo a livello emotivo, anche se l'idea e l'arrangiamento rimangono buone.

 

Luca Barbarossa / Passame er sale

 

ROLLING STONE - La sua canzone è davvero un gioiellino. Un marito e padre che parla alla compagna della sua vita, con familiarità e amore e tutto quel che un matrimonio prevede. Bella forte.

 

DONNA MODERNA - Luca Barbarossa a Sanremo è come il vicino di ombrellone, lo incontri anno dopo anno, stessa spiaggia stesso mare. Ma a questo giro, con la canzone d’autore in dialetto romanesco si distingue dal piattume generale.

 

GQ ITALIA - Morto un Lando Fiorini, se ne fa un altro.

 

Mario Biondi / Rivederti

 

CORRIERE DELLA SERA - Mario Biondi guarda alla classe senza tempo dei crooner ma la sua canzone evapora rapidamente.

 

 

GIOVANNI CACCAMO - MARIO BIONDI

 

Giovanni Caccamo / Eterno

 

GQ ITALIA - Un altro che ormai esiste solo sul palco di Sanremo e sempre a cadenza biennale. La canzone vorrebbe essere alta ma passa senza che te ne ricordi neanche una nota.

 

LA REPUBBLICA - Caccamo propone una canzone fin troppo sanremese e non la canta nemmeno particolarmente bene.

 

AVVENIRE - Torniamo alle relazioni eterne che durano per sempre e salvano la vita, scrive il cantautore di Modica con un ritocco di Cheope. Un brano perfetto per Sanremo con un ritornello semplice e cantabile ripetuto in crescendo con l'orchestra.

 

Red Canzian / Ognuno ha il suo racconto

 

IL GIORNALE - Dopo i Pooh, c’è il rock’n’roll. Brano che anche in sala stampa convince e fa ballare. Niente EDM, niente techno ma solo chitarre basso e batteria. E un Red Canzian più convincente degli altri Pooh.

 

 

ENRICO RUGGERI

 

Decibel / Lettera dal Duca

 

ROLLING STONE - La loro è la migliore canzone in gara.

 

LA REPUBBLICA - Non è detto che il riferimento al Duca Bianco, Bowie, sia necessariamente un bene. Il finale cita gli Who di "Tommy", ma è tutto in tono minore, troppo minore per la stoffa dei protagonisti.

 

ANSA - Ruggeri & Co., con fiore in vista, tornano agli anni '70 in questa missiva idealmente spedita dal duca Bowie. Rock contaminato dal pop.

 

Diodato e Roy Paci / Adesso

 

LETTERA 43 - Questa canzoncina da talent che la tromba non nobilita pare sia piuttosto quotata. Potenza della suggestione. Ne riparliamo tra un mese, se ce ne ricorderemo ancora.

 

IL GIORNALE - La tromba di Roy introduce un brano destinato a rimanere. La versione con l’orchestra è nettamente più coinvolgente di quella registrata per il singolo.

 

 

ROY PACI - DIODATO

 

Elio e le storie tese / Arrivedorci

 

LETTERA 43 - Ancora voi? Ma non dovevamo vedervi più? Quanto deve andare ancora avanti 'sta presa per i gonzi che stavolta chiamate "Arrivedorci"? Perché Sanremo è Sanremo ma voi siete dei paragnosti di prima categoria e tutto il vostro senso si esaurisce nell'esserci mentre giurate che ve ne andate. Ma incalzano nuovi goliardi, il tempo, anche del cazzeggio, non aspetta nessuno, e questo è triste.

 

 

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli / Il segreto del tempo

 

LETTERA 43 - Forse non è stata una grande mossa venire a Sanremo. Un anno fa scendevano da trionfatori da un palco dove tutto, tutto era loro: un mondo. Oggi, sembrano chiedere l'attenzione di chi ascolta. Tutto si risolve in un imprevisto effetto patetico.

 

PANORAMA - I Pooh non ci sono più, ma in questo pezzo rivivono più che mai. Una ballad corale nel segno della nostalgia e dei ricordi di una vita.

 

BLITZ QUOTIDIANO - Serata duetti (e terzetti): Non convincevano in due e non convincono neanche in tre con la presenza di Giusy Ferreri.

 

Max Gazzè / La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

 

LETTERA 43 - Al suo settantesimo ritorno, il simpatico pazzerello dei giochi di parole e delle canzoni spiazzanti cambia pelle. Anche lui, come Renato Zero, ha recentemente privilegiato la svolta sinfonica, operistica, il bel canto. E il risultato è analogo: due palle così...

 

LETTERA 43 - Duetto con Rita Marcotulli (quarta serata) - Sindrome da “quanto siamo musicalmente colti noi”. Quel genere che tutti, uscendo, dicono: molto raffinato. Poi corrono in macchina e mettono i Righeira.

 

IL GIORNALE - Il suo bello è saper stupire. Questo non è un brano stile “Sotto casa” oppure “Il solito sesso” ma una storia metricamente perfetta che avrebbe potuto essere raccontata da un trovatore provenzale.

 

Le Vibrazioni / Così sbagliato

 

ROLLING STONE - Sarà capitato anche a voi chissà quante volte. Una persona vi comincia a stare antipatica e praticamente ogni volta che la vedete, anche se non fa niente o non dice niente, la vostra antipatia nei suoi confronti cresce. Bene, Le Vibrazioni sono simpatiche, ma la loro canzone a ogni passaggio perde qualcosa. La senti e te la immagini cantata da Kekko, il che, converrete, non è affatto una bella cosa. Riscioglietevi, che viva il ricordo.

 

GQ ITALIA - Sanremo è quel luogo dove la reunion de Le Vibrazioni viene presentata con l’enfasi di quella dei Led Zeppelin. Abbiamo detto tutto.

 

ADNKRONOS - Niente da fare, il pezzo non gira bene e la voce risente della fatica degli anni. 

 

LETTERA 43 - No, signori, no colleghi, non mentite in fitta schiera: non bastano “i chitarroni” e un enfatico insistito a “fare il rock”. Questa è posa, tutta una dannata posa. "Cosi sbagliato", cascare nell'inganno. Il falsetto di Sarcina è atroce, altro che rock.

 

Lo Stato Sociale / Una vita in vacanza

 

PANORAMA - Nella quarta serata del Festival mettono insieme Paolo Rossi, fuori luogo e visibilmente alticcio, e i bambini del Piccolo Coro dell'Antoniano con l'obiettivo dichiarato di far divertire gli spettatori meno esigenti. La canzone funziona, è innegabile, ma è una paraculata senza precedenti, in confronto alla quale "Occidentali's karma" era "My Way" e Francesco Gabbani la reincarnazione di Frank Sinatra.

 

IL GIORNALE - La vera sorpresa della prima serata. Ritmo da ballare, testo molto in stile Rino Gaetano. In più una “vecchia che balla”. Il ritornello prende vita in uno sketch con una ballerina molto âgée ma ugualmente agile.

 

 

ERMAL META - FABRIZIO MORO

 

Ermal Meta Ermal e Fabrizio Moro / Non mi avete fatto niente

 

DONNA MODERNA - Ecco i favoriti. Non si riesce però a capire cosa hanno in comune. La canzone impegnata contro la guerra e il terrorismo potrà piacere ma ognuno la canta per conto suo. Ermal ispirato, Fabrizio urlato.

 

IL FATTO QUOTIDIANO - Brano per niente facile e scontato come si potrebbe pensare, in cui sembra che Moro sappia cantare e Meta no. Credo dipenda dal fatto che i due cantino i passi che hanno rispettivamente scritto, e quelli di Moro sono di altro livello, più fluidi. Comunque è un pezzo che a Sanremo funziona. Propone iconicamente le tematiche care a Moro soprattutto, ma anche quelle di Meta. È un “Vietato morire” con l’intenzione di “Pensa”, è una canzone che rispecchia le loro tematiche, la più riuscita in sé e nel rapporto con quel palco. Se non la squalificano, può addirittura vincere.

 

LETTERA 43 - 'Sti due hanno l'abbonamento ferroviario per la Riviera, ci svernano come vecchie coppie. Meta gli ultimi 3 Festival di fila, Moro 2 in fila ma 5 in totale, più uno da ospite. E di sicuro non finisce qui. Operazione smaccatamente a tavolino, serve a consacrare Meta e a recuperare finalmente Moro: si mettono insieme per cantare l'ecumenismo lennoniano di “non aver paura” (allora com'è che bivacchiamo tutti in un Sanremo blindato?). Forse vinceranno loro, ma cantare "Non mi avete fatto niente" da un palco, non da sotto una strage, è troppo facile.

 

Noemi / Non smettere mai di cercarmi

 

ANSA - Graffia la voce della cantante romana alla sua quinta partecipazione. Ci mette convinzione nell'interpretazione, anche se ha saputo fare di meglio.

 

FAMIGLIA CRISTIANA - Un’altra occasione mancata. La sua voce calda non basta a valorizzare una canzone anonima.

 

 

RON - NOEMI - RENZO RUBINO

 

Ron / Almeno pensami

 

GQ ITALIA - Il pezzo è chiaramente una b-side di Dalla rimasta nel cassetto per anni e anni, ma Lucio, pure quello di "Attenti al lupo", manca a tutti e risentire quel modo di scrivere, quelle metriche, quelle melodie è un tuffo al cuore. Potrebbe vincere.

 

LA REPUBBLICA - Diciamolo pure, è palesemente un pezzo di scarto, ma è pur sempre un pezzo di Lucio Dalla e il brivido è inevitabile. Ron lo canta magnificamente e questo basta e avanza.

 

PANORAMA - Chissà perché Lucio Dalla non ha mai pubblicato un gioiello come  "Almeno pensami", delicato nella melodia degli archi e nelle poetiche immagini usate, ma, per nostra fortuna Ron e Alice (nella serata dedicata ai duetti)  gli hanno reso giustizia con un'interpretazione misurata, emozionante e raffinata.

 

LETTERA 43 - Sempre emozionante ritrovare quelle cadenze, quelle scansioni di Lucio; lui, poi, dalleggia come è giusto. Non è ruffiano, piange e non lo nasconde. Ed è proprio questo il punto: sarà la malinconia, o forse l'arrangiamento, questa "Almeno pensami" mette tristezza, ma non di quella buona, e non arriva davvero da nessuna parte.

 

IL GIORNALE - Ron si avvicina all’inedito di Lucio Dalla con il rispetto che merita. Il verso “Fossi morto, tornerei” mette i brividi e la canzone nel suo complesso è da standing ovation anche per l’interpretazione.

 

Renzo Rubino / Custodire

 

IL GIORNALE - All’inizio è emozionato, poi è emozionante. Renzo Rubino è il più teatrale di tutti, forse il più ostico ma senza dubbio uno dei più ispirati.

 

LA REPUBBLICA - La canzone davvero non è granché. E Rubino nella serata finale è stato anche meno bravo.

 

IL TIRRENO - Una delle canzoni più anonime del Festival.

 

The Kolors / Frida (mai, mai, mai)

 

DONNA MODERNA - Purtroppo Stash imbraccia la chitarra per soli 10 secondi. I Kolors sono bravi ma addomesticano il loro stile in chiave sanremese e ci perdono. Dovevano osare di più. E il titolo è ruffiano.

 

IL GIORNALE - Un brano candidato a tormentone. Anche in italiano i The Kolors non perdono la capacità di imprimersi nella memoria con ritornelli vincenti. E in più sanno pure suonare e cantare bene. Promossi.

 

 

LETTERA 43 - Ah, ma non sono mica più figli di Maria, sono cresciuti, e poi senti che energia: quasi perfino più dei Pooh. Il sottotitolo di "Frida (mai, mai, mai)" interpreta un sentimento piuttosto diffuso. Sarà pure belloccio il cantante, ma nel complesso sono evitabili.

 

 

ORNELLA VANONI

 

Ornella Vanoni (con Bungaro e Pacifico) / Imparare ad amarsi

 

LA REPUBBLICA - Il voto andrebbe disgiunto. Diciamo un 5 alla canzone, malgrado l'apprezzabile sforzo collettivo, e un 7 per il prestigio e il coraggio della Vanoni. Facciamo la media.

 

IL GIORNALE - C’è lei e poi gli altri. A quasi 84 anni Ornella Vanoni conquista l’Ariston con un brano che parla di un amore consapevole e maturo. Autentica canzone d’autore.

 

LETTERA 43 - Come parlare male di una 84enne, sia letto con rispetto, che ha ancora il coraggio di reggere la ribalta sanremese, oltretutto con una certa dignità interpretativa?

Il problema però è un altro: una canzoncina come questa, "Imparare ad amarsi", che ragioni ha, che futuro ha?

 

THE KOLORS

 

 

Nina Zilli / Senza appartenere

 

ANSA - Al festival dei fiori per dire no alle violenze, Nina porta un brano per omaggiare il coraggio delle donne a 360 gradi, ma non vola.

 

LETTERA 43 - Slurp, eccola qua la nostra Nina Simone. Tanto, qualcuno che lo scrive c'è sempre. E, purtroppo, nessuno lo carcera. "Senza appartenere" sfrutta il momento: che non si dica poi che qui a Sanremo non si parla di cose serie. Il tema della donna, in tutte le sue articolazioni, è antico quanto l'amore, e si capisce che si può cantare. Però se lo fai con questo schematismo armonico, melodico, resta solo il classico ruffianismo sanremese. Eppure piace. Dicono.

 

ROLLING STONE - I bambini sono tutti belli, si dice in genere. Non è vero. È ipocrisia spiccia, per non dire a qualcuno che suo figlio è brutto. Le canzoni non sono tutte belle. Questa è davvero brutta. Inspiegabile perché la Zilli la abbia scelta per salvare un disco già mezzo morto. Forse è eutanasia.

 

NINA ZILLI

 

 

 

 

 

Pagina creata il 13 FEBBRAIO 2018

 

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ULTIMO AGGIORNAMENTO 21.2.2018

A cura di Rosario Bono