Un copia-incolla acrobatico
direttamente dalle pagine web pubblicate in questi
giorni con le recensioni delle canzoni in gara al
Festival di Sanremo e le considerazioni sui relativi
interpreti. Un insidioso slalom
tra
l'ottimismo a tratti surreale di Paolo Giordano (IL GIORNALE) e
il "pessimismo" irriverente (ma fin troppo realistico)
di Massimo Del Papa (LETTERA 43). Ecco di seguito
diversi "gradi di giudizio", provenienti dalle più
disparate fonti, sul menu musicale offerto dalla 68^
edizione della manifestazione canora più amata e odiata
dal popolo italiano.
ANNALISA - LUCA BARBAROSSA
Annalisa
/ Il mondo prima di te
LA
REPUBBLICA
- Neanche male. Ma il pezzo è troppo opaco, incolore,
appena normale per una bella voce ancora in cerca della
giusta espressione.
IL
GIORNALE - La migliore Annalisa di sempre almeno qui al
Festival di Sanremo. Lei potente e sensuale, il brano
convincente.
LETTERA
43 - Ma non era la canzone dell'anno passato? L'inciso
ci sarebbe pure, ma questa "Il
mondo prima di te" è
la solita acquetta calda. Daje: magari l'anno prossimo,
ovviamente a Sanremo...
Enzo Avitabile e Peppe Servillo / Il
coraggio di ogni giorno
BLASTING
NEWS - Da loro ci aspettavamo qualcosa di meglio. Il
tema annunciato era molto interessante ma poi il
risultato ha lasciato abbastanza a desiderare. Al pezzo
manca qualcosa per affondare il colpo a livello emotivo,
anche se l'idea e l'arrangiamento rimangono
buone.
Luca
Barbarossa
/ Passame er sale
ROLLING
STONE - La sua canzone è davvero un gioiellino. Un
marito e padre che parla alla compagna della sua vita,
con familiarità e amore e tutto quel che un matrimonio
prevede. Bella forte.
DONNA
MODERNA - Luca Barbarossa a Sanremo è come il vicino di
ombrellone, lo incontri anno dopo anno, stessa spiaggia
stesso mare. Ma a questo giro, con la canzone d’autore
in dialetto romanesco si distingue dal piattume
generale.
GQ
ITALIA - Morto un Lando Fiorini, se ne fa un
altro.
Mario
Biondi / Rivederti
CORRIERE DELLA SERA - Mario Biondi
guarda alla classe senza tempo dei crooner ma la sua
canzone evapora rapidamente.
GIOVANNI CACCAMO - MARIO BIONDI
Giovanni
Caccamo / Eterno
GQ ITALIA -
Un
altro che ormai esiste solo sul palco di Sanremo
e sempre a cadenza biennale.
La
canzone vorrebbe essere alta ma passa senza che te ne
ricordi neanche una nota.
LA
REPUBBLICA - Caccamo propone una canzone fin troppo
sanremese e non la canta nemmeno particolarmente
bene.
AVVENIRE - Torniamo alle relazioni
eterne che durano per sempre e salvano la vita, scrive
il cantautore di Modica con un ritocco di Cheope. Un
brano perfetto per Sanremo con un ritornello semplice e
cantabile ripetuto in crescendo con
l'orchestra.
Red
Canzian
/ Ognuno ha il suo racconto
IL GIORNALE - Dopo i Pooh, c’è il
rock’n’roll. Brano che anche in sala stampa convince e
fa ballare. Niente EDM, niente techno ma solo chitarre
basso e batteria. E un Red Canzian più convincente degli
altri Pooh.
ENRICO RUGGERI
Decibel
/ Lettera dal Duca
ROLLING
STONE - La
loro è la migliore canzone in gara.
LA
REPUBBLICA - Non è detto che il riferimento al Duca
Bianco, Bowie, sia necessariamente un bene. Il finale
cita gli Who di "Tommy", ma è tutto in tono minore,
troppo minore per la stoffa dei protagonisti.
ANSA
- Ruggeri & Co., con fiore in vista, tornano agli
anni '70 in questa missiva idealmente spedita dal duca
Bowie. Rock contaminato dal pop.
Diodato
e
Roy Paci / Adesso
LETTERA
43 - Questa
canzoncina da talent che la tromba non nobilita pare sia
piuttosto quotata. Potenza della suggestione. Ne
riparliamo tra un mese, se ce ne ricorderemo
ancora.
IL
GIORNALE - La tromba di Roy introduce un brano destinato
a rimanere. La versione con l’orchestra è nettamente più
coinvolgente di quella registrata per il
singolo.
ROY PACI - DIODATO
Elio e le storie tese /
Arrivedorci
LETTERA
43 - Ancora
voi? Ma non dovevamo vedervi più? Quanto deve andare
ancora avanti 'sta presa per i gonzi che stavolta
chiamate "Arrivedorci"?
Perché Sanremo è Sanremo ma voi siete dei paragnosti di
prima categoria e tutto il vostro senso si esaurisce
nell'esserci mentre giurate che ve ne andate. Ma
incalzano nuovi goliardi, il tempo, anche del cazzeggio,
non aspetta nessuno, e questo è triste.
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli / Il
segreto del tempo
LETTERA 43 - Forse non è stata una grande mossa venire a
Sanremo. Un anno fa scendevano da trionfatori da un
palco dove tutto, tutto era loro: un mondo. Oggi,
sembrano chiedere l'attenzione di chi ascolta. Tutto si
risolve in un imprevisto effetto patetico.
PANORAMA
- I Pooh non ci sono più, ma in questo pezzo rivivono
più che mai. Una ballad corale nel segno della nostalgia
e dei ricordi di una vita.
BLITZ
QUOTIDIANO - Serata duetti (e terzetti): Non
convincevano in due e non convincono neanche in tre con
la presenza di Giusy
Ferreri.
Max
Gazzè
/ La leggenda di Cristalda e Pizzomunno
LETTERA 43 - Al
suo settantesimo ritorno, il simpatico pazzerello dei
giochi di parole e delle canzoni spiazzanti cambia
pelle. Anche lui, come Renato Zero, ha recentemente
privilegiato la svolta sinfonica, operistica, il bel
canto. E il risultato è analogo: due palle
così...
LETTERA
43 - Duetto con Rita Marcotulli (quarta serata) -
Sindrome
da “quanto siamo musicalmente colti noi”. Quel genere
che tutti, uscendo, dicono: molto raffinato. Poi corrono
in macchina e mettono i Righeira.
IL
GIORNALE - Il suo bello è saper stupire. Questo non è un
brano stile “Sotto casa” oppure “Il solito sesso” ma una
storia metricamente perfetta che avrebbe potuto essere
raccontata da un trovatore
provenzale.
Le Vibrazioni / Così
sbagliato
ROLLING
STONE - Sarà capitato anche a voi chissà quante volte.
Una persona vi comincia a stare antipatica e
praticamente ogni volta che la vedete, anche se non fa
niente o non dice niente, la vostra antipatia nei suoi
confronti cresce. Bene, Le Vibrazioni sono simpatiche,
ma la loro canzone a ogni passaggio perde qualcosa. La
senti e te la immagini cantata da Kekko, il che,
converrete, non è affatto una bella cosa.
Riscioglietevi, che viva il
ricordo.
GQ ITALIA -
Sanremo
è quel luogo dove la reunion de Le Vibrazioni viene
presentata con l’enfasi di quella dei Led Zeppelin.
Abbiamo detto tutto.
ADNKRONOS
- Niente da fare, il pezzo non gira bene e la voce
risente della fatica degli anni.
LETTERA
43 - No, signori, no colleghi, non mentite in fitta
schiera: non bastano “i chitarroni” e un enfatico
insistito a “fare il rock”. Questa è posa, tutta una
dannata posa. "Cosi
sbagliato",
cascare nell'inganno. Il falsetto di Sarcina è atroce,
altro che rock.
Lo Stato Sociale / Una vita in
vacanza
PANORAMA
- Nella
quarta serata del Festival mettono
insieme Paolo Rossi, fuori luogo e visibilmente
alticcio, e i bambini del Piccolo Coro dell'Antoniano
con l'obiettivo dichiarato di far divertire gli
spettatori meno esigenti. La canzone funziona, è
innegabile, ma è una paraculata senza precedenti, in
confronto alla quale "Occidentali's karma"
era
"My Way"
e
Francesco Gabbani la reincarnazione di Frank
Sinatra.
IL GIORNALE - La vera sorpresa della prima
serata. Ritmo da ballare, testo molto in stile Rino
Gaetano. In più una “vecchia che balla”. Il ritornello
prende vita in uno sketch con una ballerina molto âgée
ma ugualmente agile.
ERMAL META - FABRIZIO MORO
Ermal
Meta Ermal e
Fabrizio Moro / Non mi avete fatto niente
DONNA
MODERNA - Ecco
i favoriti. Non si riesce però a capire cosa hanno in
comune. La canzone impegnata contro la guerra e il
terrorismo potrà piacere ma ognuno la canta per
conto suo. Ermal ispirato, Fabrizio urlato.
IL
FATTO QUOTIDIANO - Brano
per niente facile e scontato come si potrebbe pensare,
in cui sembra che Moro sappia
cantare e Meta
no.
Credo dipenda dal fatto che i due cantino i passi che
hanno rispettivamente scritto, e quelli di Moro sono di
altro livello, più fluidi. Comunque è un pezzo che a
Sanremo funziona. Propone iconicamente le tematiche care
a Moro soprattutto, ma anche quelle di Meta. È un
“Vietato
morire”
con l’intenzione di “Pensa”,
è una canzone che rispecchia le loro tematiche, la più
riuscita in sé e nel rapporto con quel
palco. Se non la squalificano,
può addirittura vincere.
LETTERA
43 - 'Sti due hanno l'abbonamento ferroviario per la
Riviera, ci svernano come vecchie coppie. Meta gli
ultimi 3 Festival di fila, Moro 2 in fila ma 5 in
totale, più uno da ospite. E di sicuro non finisce qui.
Operazione smaccatamente a tavolino, serve a consacrare
Meta e a recuperare finalmente Moro: si mettono insieme
per cantare l'ecumenismo lennoniano di “non aver paura”
(allora com'è che bivacchiamo tutti in un Sanremo
blindato?). Forse vinceranno loro, ma
cantare "Non
mi avete fatto niente" da
un palco, non da sotto una strage, è troppo
facile.
Noemi
/ Non smettere mai di cercarmi
ANSA - G raffia
la voce della cantante romana alla sua quinta
partecipazione. Ci mette convinzione
nell'interpretazione, anche se ha saputo fare di
meglio.
FAMIGLIA CRISTIANA - Un’altra occasione mancata. La sua
voce calda non basta a valorizzare una canzone anonima.
RON - NOEMI - RENZO RUBINO
Ron
/ Almeno pensami
GQ
ITALIA
- Il
pezzo è chiaramente
una b-side di Dalla rimasta nel cassetto per anni e
anni,
ma Lucio, pure quello di "Attenti
al lupo",
manca a tutti e risentire quel modo di scrivere, quelle
metriche, quelle melodie è un
tuffo al cuore. Potrebbe vincere.
LA
REPUBBLICA - Diciamolo pure, è palesemente un pezzo di
scarto, ma è pur sempre un pezzo di Lucio Dalla e il
brivido è inevitabile. Ron lo canta magnificamente e
questo basta e avanza.
PANORAMA
-
Chissà
perché Lucio Dalla non
ha mai pubblicato un gioiello
come "Almeno
pensami",
delicato nella melodia degli archi e nelle poetiche
immagini usate, ma, per nostra fortuna Ron e Alice
(nella serata dedicata ai duetti) gli hanno reso
giustizia con un'interpretazione misurata, emozionante e
raffinata.
LETTERA
43 - Sempre emozionante ritrovare quelle cadenze, quelle
scansioni di Lucio; lui, poi, dalleggia come è giusto.
Non è ruffiano, piange e non lo nasconde. Ed è proprio
questo il punto: sarà la malinconia, o forse
l'arrangiamento, questa "Almeno
pensami" mette
tristezza, ma non di quella buona, e non arriva davvero
da nessuna parte.
IL
GIORNALE - Ron si avvicina all’inedito di Lucio Dalla
con il rispetto che merita. Il verso “Fossi morto,
tornerei” mette i brividi e la canzone nel suo complesso
è da standing ovation anche per
l’interpretazione.
Renzo
Rubino / Custodire
IL
GIORNALE - All’inizio è emozionato, poi è emozionante.
Renzo Rubino è il più teatrale di tutti, forse il più
ostico ma senza dubbio uno dei più ispirati.
LA
REPUBBLICA - La canzone davvero non è granché. E Rubino
nella serata finale è stato anche meno
bravo.
IL
TIRRENO - Una delle canzoni più anonime del
Festival.
The
Kolors / Frida (mai,
mai, mai)
DONNA
MODERNA - Purtroppo
Stash imbraccia la chitarra per soli 10 secondi. I
Kolors sono bravi ma addomesticano il loro stile in
chiave sanremese e ci perdono. Dovevano osare di più. E
il titolo è ruffiano.
IL
GIORNALE - Un brano candidato a tormentone. Anche in
italiano i The Kolors non perdono la capacità di
imprimersi nella memoria con ritornelli vincenti. E in
più sanno pure suonare e cantare bene.
Promossi.
LETTERA
43 - Ah, ma non sono mica più figli di Maria, sono
cresciuti, e poi senti che energia: quasi perfino più
dei Pooh. Il sottotitolo di "Frida
(mai, mai, mai)" interpreta
un sentimento piuttosto diffuso. Sarà pure belloccio il
cantante, ma nel complesso sono evitabili.
ORNELLA VANONI
Ornella
Vanoni (con Bungaro e Pacifico)
/
Imparare
ad amarsi
LA
REPUBBLICA - Il voto andrebbe disgiunto. Diciamo un 5
alla canzone, malgrado l'apprezzabile sforzo collettivo,
e un 7 per il prestigio e il coraggio della Vanoni.
Facciamo la media.
IL GIORNALE - C’è lei e poi gli altri. A
quasi 84 anni Ornella Vanoni conquista l’Ariston con un
brano che parla di un amore consapevole e maturo.
Autentica canzone d’autore.
LETTERA 43 - Come parlare male di
una 84enne, sia letto con rispetto, che ha ancora il
coraggio di reggere la ribalta sanremese, oltretutto con
una certa dignità interpretativa?
Il problema però è un
altro: una canzoncina come
questa, "Imparare ad amarsi", che ragioni ha, che futuro
ha?
THE KOLORS
Nina
Zilli /
Senza
appartenere
ANSA
- Al festival dei fiori per dire no alle violenze, Nina
porta un brano per omaggiare il coraggio delle donne a
360 gradi, ma non vola.
LETTERA
43 - Slurp, eccola qua la nostra Nina Simone. Tanto,
qualcuno che lo scrive c'è sempre. E, purtroppo, nessuno
lo carcera. " Senza
appartenere" sfrutta
il momento: che non si dica poi che qui a Sanremo non si
parla di cose serie. Il tema della donna, in tutte le
sue articolazioni, è antico quanto l'amore, e si capisce
che si può cantare. Però se lo fai con questo
schematismo armonico, melodico, resta solo il classico
ruffianismo sanremese. Eppure piace.
Dicono.
ROLLING STONE - I
bambini sono tutti belli, si dice in genere. Non è vero.
È ipocrisia spiccia, per non dire a qualcuno che suo
figlio è brutto. Le canzoni non sono tutte belle. Questa
è davvero brutta. Inspiegabile perché la Zilli la abbia
scelta per salvare un disco già mezzo morto. Forse è
eutanasia.
NINA ZILLI
Pagina creata il 13 FEBBRAIO 2018
WEB PHOTO © ALL PICTURES ARE COPYRIGHTED BY
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ULTIMO AGGIORNAMENTO 21.2.2018
A cura di Rosario Bono
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