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19.4.2007
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PATTI SMITH E
LE 12 VISIONI ROCK di Ernesto Picenni - E' tornata e si è presentata ai nostri cuori
carica di intenso fascino e di profondo amore per la buona
musica. Il 13 aprile è uscito Twelve, il nuovo album della
poetessa rock Patti Smith; ed io da bravo fan, come da
manuale, lo stesso giorno avevo già tra le mie mani avide il
sospirato "oggetto del desiderio". Un disco interamente di
cover, il primo inciso dalla cantante americana, contenente le
sue visioni e i suoi omaggi a band, poeti e cantori come i
Rolling Stones e Dylan. La tracklist segnala nomi celebri, con
inaspettati omaggi a gruppi come i Tears For Fears e gli
Allman Brothers. Mi sarei aspettato nomi come Velvet
Underground o Rem e trovo invece altre songs e musicisti
molto diversi da lei. Ho atteso questo prezioso CD con
infinita pazienza e ora l' ho ascoltato con molta attenzione e
altrettanto stupore. La sua voce mi tocca profondamente. Le
sue versioni di Helpless (Neil Young) e Changing Of The Guards
(Bob Dylan) sono pura e commovente poesia. Trasfigura
Smells
Like Teen Spirit dei Nirvana donandole una nuova veste sonora
e vocale, trasformandola in un'affascinante song acustica: uno
dei momenti più alti del disco. La sua versione di The Boy In
The Bubble di Paul Simon è trascinante e gioiosa. E' grande
nel rifare Are You Experienced? di Hendrix e la fa sua con la
voce in primo piano e il divino Tom Verlaine che dipinge note
acide di chitarra, mentre lei esplode sul finale con il
clarinetto. Languida e sensuale la sua voce in Soul Kitchen
dell'amato Jim Morrison (The Doors), energica e cattiva in
Gimme Shelter dei Rolling Stones. Un altro dei
momenti più alti dell'album è la nuova versione di White
Rabbit dei Jefferson Airplane. Amo molto questo pezzo in cui
Patti omaggia la grande Grace Slick, voce fantastica della
band, con un'interpretazione molto particolare e calda del
brano. La Smith evita di competere con la voce di Grace e
offre del pezzo una visione diversa, alternativa. Molto
gradevoli Within You Without You dei Beatles ed
Everybody
Wants To Rule The World dei Tears For Fears, evidenziata e
migliorata dalla timbrica vocale potente ed asciutta che da
sempre contraddistingue l'artista. Altrettanto efficaci le
riletture di Midnight Rider degli Allman Brothers e di Pastime
Paradise di Steve Wonder.
In
definitiva Twelve è un viaggio affascinante e un sentito
tributo ai suoi amori musicali. Con lei una band allargata con
ospiti di prestigio come Flea (Red Hot Chili Peppers),
Tom
Verlaine (Television), Rich Robinson (The Black Crowes), Luis
Resto (produttore di Eminem), Giovanni Sollima, noto
violoncellista e compositore siciliano, e altri ancora... Il
suono di Twelve è molto curato, caldo e avvolgente, ma il
punto di forza del CD è la voce della cantante, unica per
bellezza e pathos. Lei canta con l'anima e il cuore in mano,
donando magia pura alle songs. Tecnicamente, in questo lavoro
la voce ha un controllo e una perfezione che rimandano al
meraviglioso Dream Of Life del 1988. Sto amando intensamente
questo disco e a luglio, a Milano, avrò anche l'opportunità di
ascoltarne la versione live. Se amate le grandi voci del rock,
Twelve è il dono giusto per le vostre anime.
Anche Patty Pravo sta lavorando ad un nuovo disco di cover (un
omaggio alla grande Dalida). Come la Smith anche lei possiede
un fascino e una timbrica vocale che la rendono unica. Se
ispirata, Patty ha già dimostrato nel corso della sua
quarantennale carriera di saper creare momenti magici e
irripetibili. Immaginate un disco in cui Nicoletta omaggia i
grandi del rock. Sentirla cantare Dancing Barefoot di Patti
Smith o Pale Blue Eyes dei Velvet Underground
non sarebbe fantastico? Avrebbe la giusta sensibilità per
farlo. Buone visioni sonore a tutti!
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Aprile 2007 -
BUSCADERO -
TWELVE - Patti Smith ha
sempre amato rifare brani di altri. In carriera non ne ha
incisi molti, ma bastano Gloria, When Doves Cry e
My
Generation per farci capire che lei, a contatto con il
materiale di altri autori, riesce a dare il meglio, a
plasmarlo come fosse materia propria. Ed ora, dopo averci
pensato a lungo, ha deciso di fare un intero disco di cover,
interpretando brani di altri autori. Ed ha scelto canzoni
certamente non facili: brani di Hendrix, Dylan,
Doors, Allman
Brothers, Paul Simon, Beatles, Stones,
Nirvana, etc. Una
scelta personale: infatti non sempre, anzi ben di rado, i
brani sono quelli più famosi. Poi li ha personalizzati, ci ha
messo del suo, li ha cantati alla sua maniera, facendoli
suonare da persone che sono in realtà in perfetta sintonia con
il suo modo di concepire la musica. Twelve è un disco bello,
intenso e godibile. Niente cerebralismi, solo una serie di
canzoni riviste con passione e cuore. Eccole.
01 - Are you
Experienced? - Rifare Jimi Hendrix senza la sua chitarra è
praticamente impossibile. Patti sceglie la via della canzone e
muta radicalmente il brano, lo fa suo, con quella voce
particolare. Voce in primo piano, chitarra alle spalle,
sezione ritmica presente. Patti sillaba Are-You-Expe-Rienced e
lascia andare le chitarre. Una versione quasi psichedelica con
Tom Verlaine che lavora di fino: molto bella la parte centrale
dove Patti parla e Verlaine continua a dipingere pennellate di
chitarra acida.
02 - Everybody Wants
To Rule The World - Il brano è dei Tears For Fears, una pop
song qualunque. Patti la fa meglio del duo inglese, la fa
diventare una canzone discorsiva, con chitarre normali che
eseguono accordature abbastanza semplici (Rick Robinson?).
03 - Helpless - Il
capolavoro di Neil Young diventa, a sua volta, un nuovo
capolavoro. Voce e chitarra acustica, Patti declama le note
della grande ballata younghiana, aiutata soltanto dal
violoncello di Giovanni Sollima. Splendida e spoglia: pura
poesia messa in musica. Il finale in crescendo è da brividi.
04 - Gimme Shelter -
Uno dei classici dei Rolling Stones rivisto secondo i dettami
di Patti Smith. Intro elettrico, attesa per la voce, eccola,
due chitarre (Verlaine e Robinson), la voce è forte, decisa. A
metà c'è uno stacco chitarristico, ma poi la Smith riprende le
redini con grinta e regala un finale molto forte, di grande
passionalità.
05 - The Boy In The
Bubble - Non ce la vedevo Patti a rifare Paul Simon. Ma la
sua rilettura è diretta, ordinata, semplice: non ci sono suoni
fuori posto, la voce fa la differenza, ma l'arrangiamento è
pieno di fantasia. Indubbiamente si è divertita molto.
06 - Within You
Without You - I Beatles non potevano mancare, ma questa
canzone di George Harrison non mi piace molto. Lenta,
introspettiva, quasi orientaleggiante. Malgrado Patti ce la
metta tutta, la cover è meno convincente delle altre ed è
anche sin troppo lunga.
07 - White Rabbit - Jefferson Airplane. Salta subito all'occhio il
paragone con Grace Slick. Patti non ha la brillantezza vocale
di Grace, ma ha una forza ed un carattere che riescono a
superare qualunque ostacolo. Grande versione, con suoni
psichedelici, tastiere, chitarre in evidenza: acida e
pulsante.
08 - Changing Of The Guards - Questo brano di Bob Dylan, tratto da
Street Legal, è una delle mie canzoni favorite. Patti la fa
sua in modo semplice e disincantato: non ci sono suoni fuori
posto, solo un bel piano sul fondo e le solite chitarre. La
bellezza della canzone è insindacabile e la resa altrettanto.
Versione lunga, ma in questo caso vorrei durasse ancora più a
lungo.
09 -
Soul Kitchen - The Doors. Non è facile scacciare il fantasma
di Jim Morrison, e la Smith fatica non poco e cerca di
personalizzare la canzone con riff chitarristici ossessivi ed
un arrangiamento ordinato. Però la cover non è riuscita come
le altre.
10 -
Smells Like Teen Spirit - Il brano dei Nirvana, forse la
canzone più famosa degli anni Novanta, viene riletta da Patti
con forza e passionalità. Si vede che le piace questa canzone,
la fa sua, le dà nuovo vigore, forza le chitarre, ci mette un
pathos non comune: come nel caso del brano di Dylan c'è
qualcosa in più che rende questa versione una delle migliori
del disco.
11 -
Midnight Rider - Non sono molto famosi nei circuiti
underground di New York gli Allman Brothers, ma questa blues
ballad di Gregg Allman ha comunque fatto il giro del mondo. La
canzone perde la componente blues ma viene potenziata quella
rock. Accompagnamento semplice, chitarre-basso-batteria, voce
in primo piano e la melodia che prende corpo e rimane in primo
piano.
12 -
Pastime Paradise - E' una canzone poco nota, almeno per me, di
Steve Wonder. Beh non c'è nulla del cantante di colore in
questa versione, la Smith si diverte a rivoltarla come un
calzino, ma lo fa con la più assoluta semplicità, senza
strafare. Le solite chitarre, la solita grande voce, il piano
in evidenza. E poi personalità, enfasi, pathos, drammaticità.
Patti è tutta qui, lei vive la sua musica, le sue
interpretazioni. Anche per questo Twelve è un disco speciale.
Paolo Carù
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21.4.2007
- OTTOPIU' -
TROPPO POCO
- E' un foglietto nella confezione a ricordarci
che proprio quest'anno la poetessa, artista e performer Patti
Smith è entrata nella Rock And Roll Hall Of Fame. Ed è dunque
con l'attenzione e l'attesa dovute ad un grande personaggio
che ci siamo accostati al primo album interamente di cover
della Musa. Per sbatterci... il Muso. Sì, perché se un
giudizio va commisurato anche alle potenzialità, la
valutazione più gentile che si può dare di questo CD è che
trattasi di occasione mancata, non sappiamo se per
autoreferenzialità, scarso impegno o malinteso senso
d'alterità vintage. Patti maneggia brani di mostri sacri. E da
lei si sarebbe preteso lo sforzo di mettere il talento al
servizio di riletture pregnanti. Le possibilità c'erano, come
dimostra la coraggiosa, interessante, quasi geniale
trasformazione di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana in un
brano bluegrass, con fiddle e banjo: peccato che il pezzo sia
suonato in modo non adeguato alle potenzialità
dell'arrangiamento. Limite che si riproduce quasi ovunque,
dalla Gimme Shelter dei Rolling Stones che sembra una di
quelle versioni da soundcheck alla Pastime Paradise di
Steve
Wonder con batteria che pare registrata nella cantina di casa.
Certo: la personalità della Smith non può non rendersi spesso
riconoscibile. Ma, nonostante gli ospiti (da Flea a Tom
Verlaine), alla fine la trovi a suo agio solo dove è più
psichedelicamente scontato che questo avvenga, come nella
combustione lenta di Are You Experienced? di Hendrix
o nel
Dharma di Within You Without You dei Beatles harrisoniani.
Troppo poco.
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Aprile 2007 -
ROCKERILLA -
TWELVE
- Patti Smith non
ha mai nascosto il suo amore per il rock e per alcuni dei suoi
protagonisti. Ne ha parlato spesso, rischiando talvolta di
apparire più una fan che un'artista. In qualche caso - vedi la
trascinante So You Want To Be A Rock'n'Roll Star dei Byrds che
compare in Wave - ha voluto rendere un omaggio tangibile ai
suoi eroi. Conosce bene il linguaggio che lei stessa sa usare
e uno dei suoi amici più stretti, Lenny Kaye, è uno dei
critici rock più brillanti della stampa americana. Non
sorprende quindi ritrovarla impegnata a realizzare un intero
album di cover. A stupire, semmai, è l'ampiezza del suo raggio
d'azione. potevamo aspettarci Gimme Shelter dei Rolling
Stones, Soul Kitchen dei Doors o Smells Like Ten Spirit dei
Nirvana, ma non Everybody Wants To Rule The World dei
Tears
for Fears o Within You Without You dei Beatles. Altre cover si
possono spiegare per il significato dei testi - è il caso di
Pastime Paradise di Steve Wonder, altre ancora per la sfida
che lanciano a chi ha voglia di riprenderle - vedi The Boy In
The Bubble di Paul Simon, che ricordavamo anche in un'energica
rilettura dei Blue Aeroplanes, formazione britannica che le
deve moltissimo. Non vogliamo tediarvi con i clichés sulla
"sacerdotessa del rock", ma è comunque vero che il fuoco che
Patti Smith mette in ogni nota di queste dodici canzoni
potrebbe scaldare il cuore a chiunque. In un'epoca di corte
memorie, è bene che ci sia qualcuno che ci ricorda la bellezza
di Helpless di Neil Young o di Changing Of The Guards di
Bob
Dylan.
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