Sono passati alcuni
anni dalla pubblicazione di questa raccolta di cover di Ornella Vanoni
e ad ogni nuovo ascolto ancora mi sorprendo a sfogliare quelle
piccole e folgoranti immagini che tutte le canzoni
dell'album richiamano alla mente: fotogrammi di un passato
ritrovato, proiettato in un
futuro ancora tutto da scrivere. PIÙ DI ME è un disco di duetti composto da 2 inediti e 9 brani di
repertorio scelti tra quelli più famosi della signora
della canzone italiana. Le partecipazioni dei numerosi ospiti
intervenuti rivelano
tracce amiche inconfondibili, riconoscibili come impronte sulla sabbia bagnata...
La
prima impronta è quella di Eros Ramazzotti ("Solo un volo"),
impressa con quel suo personalissimo stile, da sempre al servizio di
un pop accattivante (leggi "commerciale"), destinato ad incontrare
il consenso del grande pubblico. E' il brano più curato di tutto
l'album.
C'è la zampata di Jovanotti
("Più" e "Io so che ti amerò"), ma qui faccio fatica a
riconoscerne il talento. Rimane "fuori campo" in un repertorio forse troppo distante dal suo mondo.
Morandi invece non ha perso il suo incedere sicuro. In età
"adulta" il suo timbro vocale ha guadagnato in profondità e
corposità: un bel
contrasto con le impennate della "sassofonessa" Ornella.
La canzone è un gioiello di Bindi/Califano il cui titolo oggi suona quasi
profetico.: "La musica è finita".
Traccia dopo traccia, seguono Lucio Dalla
in "Senza fine" (ma anche "senza
infamia e senza lode"), un calibrato Claudio Baglioni ("Domani è un
altro giorno") e gli impeccabili Pooh (sempre uguali a
se stessi) sulle note di "Eternità" che
sembra proprio essere scivolata via dal loro ultimo album di cover.
Mannoia e Vanoni tra le sonorità brasiliane di "Senza
paura" disegnano nuove geometrie per questa danza "cantata", mentre
le loro impronte si incrociano senza confondersi.
Anche Carmen Consoli,
accantonati i virtuosismi sincopati degli
esordi, lascia il segno. Il brano scelto è "L'appuntamento": peccato per
l'arrangiamento, poco efficace, così lontano dalle magiche atmosfere
della versione originale.
L'impronta di Giusy
Ferreri nel brano "Una ragione di più" è la più marcata. Mi ha
"colpito", come al solito, per il timbro della voce e per quella sua
capacità di sporcare le note senza mai intaccare il pentagramma.
Poi
"arriva lei", l'eterna assente, la voce più importante: Mina.
Lei non cammina, non danza, vola! E come un vento gelido
costringe tutte le altre voci a mettersi al riparo, soffia
impetuosa, smuove la sabbia e cancella le impronte più leggere.
"Amiche mai" non fa gridare al miracolo, anzi, è in verità un brano
abbastanza modesto, ma l'interpretazione grintosa delle due signore
della musica italiana - finalmente insieme - rendono il pezzo molto accattivante.
Io sono un sognatore
impenitente, è vero, mi piace troppo fantasticare e continuo
imperterrito a vivere la musica lasciandomi travolgere da tutto ciò
che di più irrazionale riesce a trasmettermi. Ed è così da
sempre. Ma anche se sto volentieri con la testa per aria,
purtroppo o per fortuna so ancora distinguere la realtà dalla
fantasia. Anzi, mi piace molto essere a conoscenza di tutta
la parte squisitamente "tecnica" che riguarda la genesi di un
prodotto o di un evento artistico. Quindi, pur essendo stato emotivamente coinvolto
dal risultato di questo progetto, so benissimo che
è nato da un'idea "furbetta" di Rudy Zerbi (a suo tempo presidente della
Sony), sviluppata in fretta e furia dalla casa discografica per
concretizzare e
fare "pronta cassa" con brani e artisti di sicuro
successo (e difatti l'album ha venduto fino ad oggi più
di 100.000 copie). So anche che i duetti, tranne forse un paio di
eccezioni, sono stati realizzati virtualmente, in sala d'incisione,
assemblando le registrazioni provenienti da diverse fonti. Oggi
funziona così. Alcuni colleghi pare siano stati addirittura
"imposti" dall'alto... E la stessa Vanoni non ne ha fatto
mistero, specificando che
stavolta ha lasciato fare tutto agli altri.
A mio avviso,
però, tutte queste queste strategie di marketing non hanno
inficiato il valore artistico dell'album. A me le canzoni (non
tutte, come ho già specificato) hanno trasmesso emozione, calore, non ho trovato
PIÙ DI ME un disco freddo, asettico o, ancora peggio,
nostalgico. Sarà che stiamo parlando di perle d'autore (cito a
caso: Maurizio Piccoli, Franco Califano, Gino Paoli,
Vinicio De Moraes, Sergio Bardotti,
Roberto Carlos...), oppure che la voce della Vanoni è
diventata ancora più bella e che gli ospiti hanno fatto del
loro meglio per valorizzare la propria... O tutto il merito va agli arrangiamenti
di Celso Valli? Non saprei... Ma forse per tutte queste cose messe
insieme, il prodotto finito, pur non essendo un capolavoro di
originalità nato da chissà quale estro creativo, mi è piaciuto
subito, fin dal primo ascolto, nonostante qualche legittima
perplessità...
Rosario Bono - 1
DICEMBRE 2013
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