Premiata Ditta Vanoni & C.

Più di me - Ornella Vanoni - COLUMBIA Sony/Music 2008

 

 

 

 

 

 

 

Sono passati alcuni anni dalla pubblicazione di questa raccolta di cover di Ornella Vanoni e ad ogni nuovo ascolto ancora mi sorprendo a sfogliare quelle piccole e folgoranti immagini che tutte le canzoni dell'album richiamano alla mente: fotogrammi di un passato ritrovato, proiettato in un futuro ancora tutto da scrivere. PIÙ DI ME è un disco di duetti composto da 2 inediti e 9 brani di repertorio scelti tra quelli più famosi della signora della canzone italiana. Le partecipazioni dei numerosi ospiti intervenuti rivelano tracce amiche inconfondibili, riconoscibili come impronte sulla sabbia bagnata...

 

La prima impronta è quella di Eros Ramazzotti ("Solo un volo"), impressa con quel suo personalissimo stile, da sempre al servizio di un pop accattivante (leggi "commerciale"), destinato ad incontrare il consenso del grande pubblico. E' il brano più curato di tutto l'album.

C'è la zampata di Jovanotti ("Più" e "Io so che ti amerò"), ma qui faccio fatica a riconoscerne il talento. Rimane "fuori campo" in un repertorio forse troppo distante dal suo mondo.

Morandi invece non ha perso il suo incedere sicuro. In età "adulta" il suo timbro vocale ha guadagnato in profondità e corposità: un bel contrasto con le impennate della "sassofonessa" Ornella. La canzone è un gioiello di Bindi/Califano il cui titolo oggi suona quasi profetico.: "La musica è finita".

Traccia dopo traccia, seguono Lucio Dalla in "Senza fine" (ma anche "senza infamia e senza lode"), un calibrato Claudio Baglioni ("Domani è un altro giorno") e gli impeccabili Pooh (sempre uguali a se stessi) sulle note di "Eternità" che sembra proprio essere scivolata via dal loro ultimo album di cover.

Mannoia e Vanoni tra le sonorità brasiliane di "Senza paura" disegnano nuove geometrie per questa danza "cantata", mentre le loro impronte si incrociano senza confondersi.

Anche Carmen Consoli, accantonati i virtuosismi sincopati degli esordi, lascia il segno. Il brano scelto è "L'appuntamento": peccato per l'arrangiamento, poco efficace, così lontano dalle magiche atmosfere della versione originale.

L'impronta di Giusy Ferreri nel brano "Una ragione di più" è la più marcata. Mi ha "colpito", come al solito, per il timbro della voce e per quella sua capacità di sporcare le note senza mai intaccare il pentagramma.

Poi "arriva lei", l'eterna assente, la voce più importante: Mina. Lei non cammina, non danza, vola! E come un vento gelido costringe tutte le altre voci a mettersi al riparo, soffia impetuosa, smuove la sabbia e cancella le impronte più leggere. "Amiche mai" non fa gridare al miracolo, anzi, è in verità un brano abbastanza modesto, ma l'interpretazione grintosa delle due signore della musica italiana - finalmente insieme - rendono il pezzo molto accattivante.

 

Io sono un sognatore impenitente, è vero, mi piace troppo fantasticare e continuo imperterrito a vivere la musica lasciandomi travolgere da tutto ciò che di più irrazionale riesce a trasmettermi. Ed è così da sempre. Ma anche se sto volentieri con la testa per aria, purtroppo o per fortuna so ancora distinguere la realtà dalla fantasia. Anzi, mi piace molto essere a conoscenza di tutta la parte squisitamente "tecnica" che riguarda la genesi di un prodotto o di un evento artistico. Quindi, pur essendo stato emotivamente coinvolto dal risultato di questo progetto, so benissimo che è nato da un'idea "furbetta" di Rudy Zerbi (a suo tempo presidente della Sony), sviluppata in fretta e furia dalla casa discografica per concretizzare e fare "pronta cassa" con brani e artisti di sicuro successo (e difatti l'album ha venduto fino ad oggi più di 100.000 copie). So anche che i duetti, tranne forse un paio di eccezioni, sono stati realizzati virtualmente, in sala d'incisione, assemblando le registrazioni provenienti da diverse fonti. Oggi funziona così. Alcuni colleghi pare siano stati addirittura "imposti" dall'alto... E la stessa Vanoni non ne ha fatto mistero, specificando che stavolta ha lasciato fare tutto agli altri.

A mio avviso, però, tutte queste queste strategie di marketing non hanno inficiato il valore artistico dell'album. A me le canzoni (non tutte, come ho già specificato) hanno trasmesso emozione, calore, non ho trovato PIÙ DI ME un disco freddo, asettico o, ancora peggio, nostalgico. Sarà che stiamo parlando di perle d'autore (cito a caso: Maurizio Piccoli, Franco Califano, Gino Paoli, Vinicio De Moraes, Sergio Bardotti, Roberto Carlos...), oppure che la voce della Vanoni è diventata ancora più bella e che gli ospiti hanno fatto del loro meglio per valorizzare la propria... O tutto il merito va agli arrangiamenti di Celso Valli? Non saprei... Ma forse per tutte queste cose messe insieme, il prodotto finito, pur non essendo un capolavoro di originalità nato da chissà quale estro creativo, mi è piaciuto subito, fin dal primo ascolto, nonostante qualche legittima perplessità...

 

Rosario Bono - 1 DICEMBRE 2013