L'incontro è fissato per sabato mattina di un'avanzata primavera dal
cielo cupo e l'aria fredda. Le stagioni non si distinguono ormai più, ma al
contrario, in campo artistico-musicale, i veri artisti si distinguono ancora.
Fortunatamente, lei, PATTY PRAVO, è uno di essi. L'orario è per l'ora di
colazione. Puntuale mi addentro su in un palazzo della vecchia Roma. All'ultimo
piano. E' la stessa PATTY PRAVO ad aprirmi, in T-shirt bianca e calzamaglia, e
mi accoglie con simpatia. Ha i capelli ancora bagnati ed è senza trucco. A
vederla così, in modo del tutto semplice, la trovo ancora più bella. In risalto,
sulla carnagione bianca e liscia del viso, gli inconfondibili occhi verdi,
ribellione e dolcezza dei giovani di ieri, ma anche dei giovani di oggi. Un
simbolo, pur senza volerlo. Mi fa accomodare, pregandomi di attendere solo un
poco. Il tempo di qualche telefonata di lavoro. Ed intanto mi guardo intorno,
cercando qualsiasi traccia che parli di musica. All'ingresso un juke-box anni
'60, con pacchi di album sparsi in terra sulla moquette bianca. Qualche sua
foto di recenti servizi fotografici, e un mini-poster di James Dean. Molte
musicassette e compact-disc, pochissime le sue; abbondano invece i grandi del
pop, da Bob Dylan ad Elton John, dai Queen a Frank Sinatra, Eartha Kitt e Nina
Simone. Jazz e molta musica classica. Poco dopo inizio con le mie
domande:
"RARO!" E' una
rivista riservata principalmente agli amanti del disco da collezione, e in
questo tu sei una delle artiste più collezionate, ma anche più "cara", nel senso
di quotazione: un tuo disco è stato pagato anche mezzo
milione...
... speravo di
più (ride).
Ti fa piacere
questo?
Ovvio, ma so che
adesso ristampano tutto, so che tra poco viene ripubblicato in CD anche "Biafra"
(il long-playing della Ricordi, N.d.A.) e di questo sono contenta.
... anche perché all'epoca non fu
pubblicizzato molto, né tantomeno capito, troppo
coraggioso...
... io lo
stavo ascoltando giorni fa', ed ha dei suoni che adesso vanno benissimo, e poi mi
è costato parecchio. Pensa che siamo stati obbligati a lavorare di notte, ed è
faticoso, anche se a me piace iniziare a lavorare a mezzanotte... ma voglio
ritornare un attimo alla tua prima domanda. Sì, sì, mi fa molto piacere essere
collezionata, anche perché non sono molti, e poi perché c'è anche una
riscoperta, soprattutto da parte dei giovani, che non credo abbiano mezzo
milione da spendere per un disco. Ho scoperto che ragazzini di 14 anni hanno
tutta la mia discografia...
... l'ho scoperto anch'io!!
(ride)... quindi mi fa piacere.
Senti, un po' per tutti i cantanti, succede
che il pubblico associa il personaggio al successo, o ai successi più grandi
della carriera.
Nel tuo
caso sei la cantante de "La bambola", o di "Pazza idea": ma c'è invece qualche
altra canzone, magari di successo minore, a cui ti piacerebbe essere
associata?
No, io proprio
di questi problemi non ne ho, ma è chiaro, quando vendi un milione di copie,
come è successo con "La bambola", che tra rifacimenti e ristampe adesso avrà
venduto venti milioni di copie, o per "Pazza Idea", che è stata in classifica
nei paesi del nord fino al Sud Africa, questo succede. Quindi ci sono dei pezzi
che sono fondamentali, non fondamentali per la tua stessa carriera, ma diventano
fondamentali dopo: quindi mi ritroverò, che ci sia o non ci sia, come quella de
"La bambola", di "Pazza idea" o di "Pensiero stupendo", che sono pietre
miliari... che poi mi piacciano o non mi piacciano, be' questo è un altro
discorso. "Pazza idea" mi piace perché è un pezzo compiuto, musicalmente molto
valido. "La bambola" è un fatto di costume, allora non mi piace per
niente...
Si diceva che era
addirittura un provino...
...tutti sono stati dei provini.
Il successo di questi pezzi l'ha decretato il pubblico,
più che altro, ma se dipendesse da te associarti a qualche altro
lavoro?
Ma io penso di
aver dato delle cose di diverso spessore, di genere diverso. Bene o male ho
iniziato con delle cose molto pop, poi ho fatto la grande interprete, e forse
questa è la cosa che mi è riuscita meglio, vedi così Leo Ferrè che scrive per
me, Brel, o Vinicio de Moraes, che hanno scritto delle cose per me... parlavamo
di "Biafra": e poi ho fatto anche, magari solo dal vivo, l'heavy metal o altre
cose, che però non sono uscite su disco. Se poi tu mi chiedi in quali cose mi
ritrovo di più, allora ti dico che mi ritrovo di più in pezzi come "Non andare
via", dove posso lavorare con arrangiamenti tipo Hendrix, perché sono dei pezzi
che, come li giri li giri, mi stanno bene. E quindi, fino adesso onestamente non
posso dire che mi riconosco in qualcosa, cerco di fare un disco che mi piaccia,
e questo è imperativo per me, anche se non potrà essere completo, perchè ho una
voce, uno strumento, ed ho soprattutto una testa eclettica, di un certo
tipo. Infatti ti volevo
chiedere come si fa a passare, con estrema facilità e in breve tempo, dal Sonny
Bono di "Ragazzo triste" a Jacques Brel.
Ma sì, perché ti ritrovi, magari da bambina, a 15 anni a
cantare Sonny Bono e, a 19 poi, a cantare "La chanson des vieux amants". Tra
l'altro in quel periodo già c'era Bill Conti.
Come è nata questa collaborazione?
Lui era in Italia, faceva piano bar:
diventammo amici e facemmo molti pezzi, tra cui quelli di Shel, e poi facemmo
tre album. Come direttore d'orchestra dei miei concerti girammo il mondo, e fu
molto piacevole.
Quelle cose
che ti danno piacere.
Tra
le tue altre collaborazioni vi è stato anche Vangelis, un altro
grande.
Sì, tra l'altro
anche "Sconosciuti cieli", già nota di Jon Anderson (ex degli Yes, N.d.A.). La
cantò lui e la cantai anch'io, praticamente in contemporanea.
A proposito di grandi, nei tuoi primi
quattro LP c'è sempre un pezzo dei Beatles. Era una tua precisa scelta o una
legge di mercato?
Guarda,
allora gli album venivano fatti con un certo criterio, come ancora adesso, ed io
mi rifiuto di farli così, e fin d'allora avevo un certo rifiuto per le canzoni
italiane. Quando, ad esempio, proposi di incidere "Ol' Man River" alla RCA, mi
guardavano così, poi andò bene, anche se io avrei preferito cantare, ad esempio,
Eartha Kitt. Sarebbe stato più interessante. Allora si registrava a due piste,
al massimo quattro, quindi quasi in diretta, mi passavano "Ol' Man river"... no,
dei Beatles a me non fregava proprio niente, mi piacevano molto di più i Rolling
Stones. Certo, anche loro, nel bene o nel male, hanno fatto la storia della
musica: ma se io sono musicista è perché è esistito il blues e il rithm and
blues. L'esperienza con la
Philips, cosa ti ha lasciato artisticamente?
Be', più che altro, può indicare agli altri che io... sono
brava a produrre!! (ride).
Ma anche brava a cantare: vedi l'album "Di vero in
fondo".
Sì, anche gli
altri pezzi che erano dentro a quell'album, con quei toni sforzati, i vibrati...
però mi piaceva molto quel periodo. Non so se tu ricordi o hai rivisto i miei
vecchi filmati, in quel periodo ero proprio cambiata fisicamente, ero più
attrice...
Qualche tuo
album è stato un po' travagliato in fase di realizzazione, per esempio "Mai una
signora"...
"Mai una
signora" lo feci praticamente in diretta, col mio gruppo. "Come un Pierrot",
pensavo lo buttassero via, per quanto faceva schifo, anche se poi alla gente
piaceva. Lo registravamo in tre studi, dove c'erano degli stranissimi esseri, di
cui ora non ricordo il nome, gente d'avanguardia, americani, inglesi, norvegesi,
tutti buttati per terra in dei tappeti e incensi vari... Io dicevo, "non mi
sembrano pezzi da arrangiare così", ma poi non è stato così travagliato, perché
alla fine mi son trovata con Bacalov... sai, il problema di "Mai una signora", a
mio avviso, è stato solo uno, che ci siamo trovati con dei testi fatti
all'ultimo momento, e i pezzi si sono rovinati per questo, per esempio, il testo
della stessa "Mai una signora" non mi soddisfaceva! "Radio" è un pezzo
bellissimo, ma non è mai uscito, con un testo strepitoso. Un pezzo bellissimo
era anche "Un amore assoluto", che si chiamava "Athina" in inglese, poi
distrutto da un testo pesantissimo, a mio avviso. Eravamo troppi, Bacalov che
capiva meno di me, io meno di lui, Giovanni Ullu che aveva il suo carattere,
Maurizio Monti un altro... e quindi, travagliato in questo senso. E' stato un
po' rovinato. Poteva essere un album più interessante.
Anche "Miss Italia" ha una storia
particolare, no? Io ho scritto in un mio articolo che, da indiscrezioni,
all'epoca si diceva che il pezzo in questione, avendo dei riferimenti politici
ben precisi, fu censurato dalla stessa RCA e tolto, in ultima analisi,
dall'LP.
E' vero, arrivai
il giorno che avevano ammazzato Moro, io neanche lo sapevo! Avevo fatto questo
pezzo, che tra l'altro trovavo bellissimo... ecco, questo era heavy metal, con
tre, quattro chitarristi... ma poi non è stato inserito.
E' da ripubblicare
allora...
...allora era
attuale! Solo che l'ho beccata il giorno sbagliato!!! (ride).
Rimanendo in tema album, non so se tu sei
d'accordo, ma io trovo che "Munich album", musicalmente era all'epoca avanti di
dieci anni. Sei d'accordo?
Eh be' sì. Infatti "New York", tra l'altro, era stata fatta dal
tastierista di Frank Zappa... però non mi interessava molto quell'album, io mi
"impicciai" di "The King" perché mi piaceva molto, di "Male bello" di Ivan
Cattaneo e di "New York". Il resto lo feci fare a loro e...
buonanotte!
E perché venne
"Cerchi"?
Perché mi
afflissero talmente le "palle" in America - pensa che se ne occupò la Capitol
americana - e volevano a tutti i costi che facessi un contratto con loro per un
disco rock. Io ho fatto quello che potevo fare, non mi sono posta il problema
effettivamente, dovevo rifare me stessa ma è molto difficile rifare se stessi
quando è così a breve scadenza, e quindi non mi piaceva l'idea di ripropormi.
Poi invece vennero, mi afflissero... io stavo formando una band che fosse
internazionale, con una mescolanza di stili: c'era Gianni Dall'Aglio che
scriveva molto bene, anzi scrive tuttora molto bene, c'era Paul Martinez, c'era
Frank Martin, un musicista americano mio amico... e si pensava di fare questa
"unione" tra italiano, inglese, americano e una veneziana. Mi sembrava molto
carino. Io non volevo, alla fin fine, tornare a fare Patty Pravo. Inizialmente
poi, era un album in inglese ed ho dovuto rifare tutti quei testi in una
notte... considerando che ero in America da tre anni e non parlavo più una
parola di italiano, una difficoltà spaventosa. Lo cantai anche, in una
notte! Ora ti provoco un
po'! Il tuo rapporto con le case discografiche è stato spesso turbolento per una
ragione o per l'altra.
Perché, secondo te?
Ma sai, questo accade anche con gli artisti stranieri perché, bene o
male, c'è sempre un conflitto artista-industria: non che l'artista non voglia il
successo, per carità, anche perché io trovo che quando si raggiunge la massa sia
importante arrivarci con pezzi importanti. Io ci ho provato a fare le cose di
mezzo, si sta malissimo. Purtroppo le case discografiche in Italia non stimano
gli artisti, oppure, se li amano, non li trattano come dovrebbero; non so se è
colpa anche dell'artista, in questo caso mia, cioè trovo inutile che si prendano
una Patty Pravo e fingano che gli vada bene. Io naturalmente cerco sempre
di capire cosa vogliono fare artisticamente, perchè mi sembra basilare, e c'è
sempre questa cosa sotto non chiara in cui pare che tutti quanti ti danno
ragione, che hanno capito tutto, e poi invece, cercano di deviarti: e questo mi
è successo, particolarmente, da quando sono ritornata in Italia, anche perché
penso che le cose sono un po' degradate. Ad esempio, mi sono trovata alla CGD,
con Caterina (Caselli, N.d.A.), con dei pezzi che Paolo Conte aveva scritto per
me, splendidi devo dire, meravigliosi, ed erano pezzi che iniziavano con un
finto inglese, finto francese... dei mondi che dovevano essere fatti in quella
maniera, ed è iniziato così, poi invece mi sono ritrovata a fare delle cose che
non c'entravano assolutamente nulla... non può avere successo una cosa del
genere, è ibrido, puoi anche cantar bene, d'accordo, però non tocca le corde, né
le tue né tantomeno quelle del pubblico.
E in quel periodo hai inciso "Menu".
Ho fatto "Menu" e lì è stata una cosa ...
tragica, improponibile. Io feci il provino in inglese, e in inglese era
abbastanza carino, però non era nato con quell'arrangiamento, poi Zambrini ha
voluto fare gli arrangiamenti, Migliacci volle fare il testo, che era una cosa
... che poi censurai: delle cose allucinanti, mi ricorda "Donna con te", come
bruttezza, meno brutta forse, se non altro non era copiata! Quindi, com'era
nato, "Menù" non era brutto, io ho fatto il provino ed era molto carino, poi c'è
stato l'arrangiamento sbagliato e il testo orrendo...
... e questo si sentiva all'ascolto
... Ma non ero io, guarda,
per tagliare corto, alla fin fine io non sono mai stata convinta della mia
produzione di questi ultimi sette anni, dall''84 ad oggi.
Quindi non salveresti neanche "Oltre
l'Eden", che a mio avviso non era male.
"Oltre l'Eden" era nato ad una certa maniera ma poi, pezzi
che duravano sei minuti sono stati ridotti a tre, con tanto di tagli. Invece, il
disco che avevo fatto di "Oltre l'Eden", con i miei musicisti e con pezzi di
Giovanni (Ullu, N.d.A.) e miei, era un altro mondo, ed era più compiuto, poteva
anche non piacere ma era diverso. La cosa che mi ha spaventato di "Oltre l'Eden"
è stata la critica. Ho avuto le più belle critiche in assoluto di tutta la mia
carriera per un disco che a mio avviso, invece, doveva essere strapubblicato,
appunto perché aveva la possibilità di essere un disco quasi eccelso per il suo
genere. Cioè, chi aveva captato che c'era qualcosa di geniale doveva dire: "Sì,
c'è qualcosa di geniale, ma dov'è andata a finire?". Questo m'ha spaventato
molto, io ho notato poi che quando vengo criticata bene... poi, a parte che quel
disco è stato poco pubblicizzato...
Tieni molto in considerazione la critica? Ti
interessa?
No, mi
preoccupa quando tutto è buono (ride).
Com'è il tuo rapporto con i
giornalisti?
I
giornalisti? Ah... pensavo i musicisti, avevo più motivo di
parlarne!
Ne parleremo
dopo.
Con i giornalisti è
stato molto interessante all'inizio, ma non è che mi interessassero più di
tanto. In Italia non esiste una stampa specializzata, né esistono giornalisti
specializzati, che sanno scrivere bene, per esempio per fare un'intervista
giusta ci si dovrebbe vedere almeno due volte...
...quindi questa è la prima parte, e poi ce ne sarà una
seconda...
(ride forte)
... no, no, a te ho raccontato tutto!!!
E con i musicisti?
Ecco, non è che mi vanti, ma forse sono l'artista più amata
dai musicisti, anche perché sono io stessa una musicista. Ed è molto strano e
molto difficile, ma ho un rapporto splendido, ma non solo con loro, anche con i
tecnici, i fonici, ecc. ...
Chi ti conosce sa che artisticamente sei una
professionista.
Sì, ma
questo è perché ho una buona scuola!
Tra l'altro, sei l'interprete che ha cantato - forse più di tutti - il
meglio del cantautorato italiano: De Gregori, Venditti, Cocciante, Fossati,
Paolo Conte, e ne potrei aggiungere moltissimi altri... non ultimo
Battisti.
Sì, molti hanno
scritto per me, e se avessi voluto avrebbero continuato a scrivere, solo che poi
- come stavamo dicendo prima a colazione - è troppo facile fare un disco usando
il nome altisonante dell'autore, lo trovo sterile, non divertente, allora
preferisco il teatro per usare certe cose. Francesco (De Gregori, N.d.A.) l'ho
trovato sempre splendido, con Antonello (Venditti, N.d.A.) ho un rapporto
meraviglioso...
... io
trovo eccezionale "Le tue mani su di me".
Ah, sì, anch'io ho sempre amato quel pezzo.
E il Cocciante di
"Poesia"?
Ma sai, Riccardo
oltre "Poesia", ha scritto anche altri pezzi per me.
Vedi, la scuola romana venne fuori perché la
signora Patty Pravo aveva bisogno di pezzi... diciamoci la verità... e loro lo
sanno meglio di me. Io poi ho preso, tra tutto il materiale, quello che mi
piaceva: "Mercato dei fiori", "Poesia", "Le tue mani su di me" e non ho preso
tutto il resto. L'unica cosa che non ho voluto fare era... "adesso siediti su
questa seggiola"...
...parli di "Bella senz'anima"?
Sì, c'era Ennio (Morricone, N.d.A.) che mi diceva: "Perché
devi cantare sto pezzo?"; anche Ornella (Vanoni, N.d.A.) la voleva tra i suoi
progetti, ma poi non se ne fece niente. Ho un altro aneddoto da raccontarti:
Bruno Lauzi scrisse quel suo pezzo che a me piace tantissimo, "Roberto e
l'aquilone", io stavo registrando sotto, lui registrava sopra, sempre alla RCA,
ci incontrammo, ci salutammo, eccetera, poi a un certo punto mi disse: "Ti
voglio far sentire una cosa che mi viene in mente in questo momento", la fece
lì, e io la rifeci al volo. Tra l'altro, "Incontro", è un album che facemmo
tutto in una notte, e mi sembra che riuscì benissimo, tra l'altro. Il tutto in
tre giorni: è stato l'album più ... veloce della mia vita ... (ride). Indolore
totale! Tornando agli
autori, ce ne sono altri, oggi, che non hai mai cantato e che vorresti
cantare?
No, non sento
nulla che mi interessi, ultimamente. C'è poco, c'è veramente poco, c'è
autocensura, ed io odio l'autocensura in un artista. Si ha paura di essere
fuori dal mercato. Non c'è molto che mi interessa, onestamente penso che sia
anche meno problematico adesso avere musica italiana perchè, tra l'altro, a che
serve? Culturalmente alla fin
fine, siamo sempre stati europei, una volta non c'era tutto questo separatismo,
invece di esserci meno barriere, ce ne sono sempre di più, ed è una cosa che, a
mio avviso fa malissimo.
Sono di moda, ultimamente, i duetti canori, anche
internazionali...
... a
pagamento!!! (ride)
...se
proponessero anche a te di farlo con qualche artista italiano o straniero, hai
mai pensato con chi ti piacerebbe farlo?
Ma sai, a parte che quando hai voglia di farlo magari ti
ritrovi tra amici e succede di suonare, ringraziando Dio non sono una frustrata,
e poi non credo ai duetti a pagamento. Per farlo con qualcuno deve essere una
cosa spontanea, è un fatto di estremo rispetto e di piacere, innanzitutto, poi
magari il giorno che mi pagherà a me qualcuno per fare l'ospite da qualche altra
parte, sarò molto contenta!!! (ride)
Viva la sincerità!
Certo! Perchè no? Sarebbe un peccato se prima o poi, insomma, non
succedesse, a parte che questa cosa non esiste proprio. Non si fa musica
prendendo un nome perché conviene... se si fa, si fa per amicizia. Ho un grande
amore per Nina Simone... ma parlo sempre di classici... non avrei un musicista
particolare.
Com'è il tuo
rapporto con i fan?
Ma io
vivo benissimo con la gente! Ho un rapporto splendido, giro, parlo, chiacchiero.
Ho un bel rapporto con la gente.
Quindi non è vero che Patty Pravo è diva, tra l'altro io ti trovo
molto semplice!
Ma sì, lo
sai questo da dove viene fuori? Mi danno della pazza perché io giro con lo
specchio personale, quando lavoro. Io quando lavoro ho bisogno di luci, del
camerino... ad esempio prendi Sanremo: arrivo il pomeriggio come una persona
normale, entro nel mio camerino, metti a posto le tue cose, e inizi a
concentrarti, non ha importanza che tu debba fare uno spettacolo di due ore e
mezza, o lo spazio di una canzone, vai a fare il tuo mestiere. Ma in Italia,
come ti dicevo appunto, il rispetto per il pubblico, la professionalità...
quando vedono che entri alle sei del pomeriggio in camerino, è una cosa fuori di
testa, perché uno dalla stanza da letto, dalla suite dell'albergo, scende già
vestito e truccato e va in palcoscenico; io questo non lo so fare: da questo
viene fuori l'effetto-diva. Generalmente poi, quando lavoro, sembro alta,
grande, dipende poi da che pezzi faccio, ad esempio nel periodo che facevo la
grande interprete sembravo grande, quasi matrona... invece, mi vedi, sono un ...
frugoletto. Questo non viene capito ancora adesso.
Qual è la canzone che ami di più?
Sai, io amo tantissimo "Col tempo", che
infatti, ogni volta, rileggo diversamente, e questo è anche un fatto d'amore per
Leo Ferrè, devo dire. E poi mi piace "Non andare via", naturalmente. Non so per
quale motivo, però è un classico, che poi veste la mia parte di rocchettara di
base. Io sono un po' rocchettara e un po' classica. Se guardi i grandi, sempre
rocchettari sono, prendi Mozart: più rocchettaro di così!!!...
(ride) Qual è il mercato
straniero che ti ha dato più soddisfazione?
Tutto il Sud America, e chiaramente ancora adesso la Spagna,
perché sono latini, anche la Francia mi ha dato delle cose... tra l'altro, non
sono mercati che ho molto coltivato. Sì la Francia mi ha dato tantissimo, lì si
ama molto un artista. Mi ricordo una volta a Parigi, ero in televisione, e
cantai "Non andare via", mi commossi, non feci in tempo ad uscire dagli studi
televisivi che fuori si era fermato il traffico... gente che ti abbracciava, ti
baciava le mani, delle cose incredibili... ancora oggi ho la pelle d'oca. Ed è
gente abituata ad apprezzare i grandi artisti. Loro di una Piaf si ricordano
ancora, amano i propri artisti, anche troppo, delle volte, ma li difendono. Qui
invece si cerca di distruggere, più si è un artista e più ci si può far
male. Il "Concerto per
Patty" come è venuto fuori?
Quella è una cosa che mi è stata proposta. Io ero ragazzina, mi divertiva
moltissimo avere un organico di quelle dimensioni...
... considerando che era il
'69...
... e poi avevo da
fare sentimentalmente, perciò mi divertiva molto la cosa!!! (ride). Ma sai, io
ero l'interprete, e tutto quello che facevano gli altri mi interessava. Era
divertente entrare nella sala grande della RCA, non ricordo bene ma credo
fossero novanta elementi e passa, il massimo dell'orchestra, più sessanta
elementi d'orchestra effettivi e venti di coro. E poi, in realtà, feci il
"Concerto per Patty" perché c'era una cosa che mi piaceva, una nota molto lunga,
e la cosa mi divertiva. Non era comunque facilissimo da cantare, e neanch'io ero
pronta a cantare quelle cose. La stessa cosa mi successe per "La spada nel
cuore", che mi faceva schifo come canzone, ma c'era la parte centrale che era
molto bellina, e per quello la salvai.
Com'è la tua discoteca, conservi tutti i tuoi
dischi?
Io? (ride). Sono
un pericolo. No, non posseggo nulla di mio, avrò due, tre nastri, e qualche
disco distruttissimo, invece magari trovo un disco di Nina Simone, che avevo da
quando ero bambina, o di Eartha Kitt, che mi avevano regalato quelli della
"pop-art", passando per Venezia, per dirti... e stranamente, malgrado i giri del
mondo, cambi di casa, eccetera, mi ritrovo quei dischi, che non so come si siano
ancora conservati, e non sono neanche tanto distrutti. Perciò il rapporto con me
stessa, a livello di dischi, è tragico!
Che farà Patty Pravo nell'immediato
futuro?
Ti ho già detto:
potrebbe rientrare un discorso legato al teatro, o al cinema. Musicalmente so,
ma è molto difficile spiegarlo a parole, cosa voglio usare della mia voce, che
timbrica, poi tra l'altro, vorrei lavorare con Giancarlo Trombetti, un
personaggio totalmente sano nella discografia, tra l'altro è lui che fece
l'arrangiamento di "Tripoli". Siamo molto amici, da tempo, e ci conosciamo molto
bene, soprattutto a livello musicale. Poi ho degli autori che non sono
assolutamente conosciuti: dei ragazzi molto giovani che scrivono a una certa
maniera, con dei mondi che mi sono molto vicini, e sanno già cosa voglio
tecnicamente e musicalmente, senza rompere le palle.
Ci sarà parecchia musica, molte sfumature,
anche perché a me non piace la voce troppo presente.
Io sono abbastanza soddisfatto delle
risposte che mi hai dato...
... Eh beh (ride forte), adesso voglio vedere come tiri giù il
tutto!
Il mio incontro con
Patty Pravo termina qui. Mentre mi avvio in redazione per buttare giù il tutto
mi viene in mente un'altra domanda che avrei voluto farle, poi due, tre, dieci,
forse cento. Una carriera lunga e splendida come la sua non può esaurirsi con un
solo incontro, ha ragione lei! Ed allora... alla prossima volta, cara, vera
Signora della canzone italiana.
Fernando
Fratarcangeli -
Pagina inserita
23.6.2009
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