Giuni, sei anni di silenzio
discografico, due se vogliamo considerare la raccolta "Amala" che
conteneva però due soli brani inediti... Quel disco l'ho
soffocato come madre perché c'era un errore in un pezzo che amavo
molto, comunque due anni fa perlomeno qualcosa è
successo... L'ultimo tuo album ufficiale risale invece al 1988, qual è
il motivo di questa lunga assenza? Prima di tutto la difficoltà
che incontra un certo tipo di artista, soprattutto se donna, in
Italia. Non vorrei iniziare questa intervista con la polemica ma è
la realtà. E'
solo questo il motivo? Forse non è solo questo, nel frattempo ho
fatto delle cose diverse, i "pomeriggi musicali", ho imbastito una
tournée di arie da camera. Se faccio questo non posso fare altre
cose. In realtà non mi sono poi sbattuta più di tanto. Avevo bisogno
di trovare un produttore che credeva in me, e questo è sempre stato
molto difficile. Questa volta stranamente è accaduto, per caso un
produttore ha sentito il mio materiale ed è venuto fuori questo
disco. Nel
quale hai fatto un po' la parte del leone: interprete, autrice di
quasi tutti i brani, hai curato anche parte degli arrangiamenti... Per la verità gli arrangiamenti li ho sempre seguiti un pochino,
anche se questa volta me ne sono interessata molto di più, così come
ho lavorato molto di più proprio nella composizione e nella
decisione di alcune cose, per esempio i pianoforti, li ho voluti
lasciare proprio nel modo in cui erano nati. Anche certe sonorità le
ho volute in un certo modo. Il brano trainante "Se fossi più simpatica
sarei meno antipatica" è stato ripreso dal repertorio del "folle"
Petrolini, un autore secondo me da riscoprire, qual è il motivo di
questa scelta? Anch'io penso sia giusto riproporre questo
autore, oggi ancora attualissimo. La scelta è avvenuta per caso,
certe volte le cose avvengono proprio casualmente. E' stato un
consiglio di Franco (Battiato n.d.a.), ascoltando la radio si è
imbattuto in questo pezzo, proprio nel punto che mi compete, "se
fossi più simpatico sarei meno antipatico". Eravamo a Milano proprio
mentre stavo lavorando al disco, mi ha detto: "Senti Giuni, ho
sentito una cosa simpatica, per me dovresti farla, è un pezzo di
Petrolini". Lui parlava ma per me era buio totale nella mente,
Petrolini lo conosco ma non immaginavo cosa avesse potuto sentire. E
così, aiutati anche da una mia amica, Cinzia Donti, siamo riusciti a
trovarlo e lo abbiamo fatto. A Franco gli ho chiesto però di farmi
l'arrangiamento. Non ho mai pensato di fare un rap, per quanto possa
piacermi il rap di un certo tipo, quindi essere alla prova con una
cosa che non avevo mai pensato di fare mi ha stimolato. Fare le cose
difficili, inusuali, che di solito non faccio, mi ha
stimolato..... Il testo è stato modificato, reso più attuale?
Sì, ma
solo con piccole modifiche. Ti confesso che questo pezzo l'ho fatto
soprattutto per l'ironia, una cosa che mi è sembrata simpatica ma
che finisce lì, poi io sono quella dal secondo pezzo in
poi..... Quanta Sicilia c'è nelle tue
composizioni? Totale. Penso che si senta. Mi sono sempre sentita
siciliana anche vivendo fuori dalla mia terra e in verità anche
senza doverlo dimostrare..... Che
rappresenta oggi per te la realizzazione
di questo album?
Tante cose. Una, la riuscita di un progetto
discografico che per me negli ultimi anni è stato sempre
difficoltoso da realizzare. Dovrei avere vergogna e paura di dirlo,
invece no, credo che mi porti onore. Ultimamente la musica leggera,
e in particolar modo la musica al femminile, è trattata malissimo, è
l'anticultura. E non parlo di me in questo momento, parlo della
musica. Io penso che più in basso di così non si possa andare. Dopo
aver toccato il fondo deve esserci il momento della risalita,
qualcosa deve pure succedere. Che io c'entri o no questo poi non ha
importanza. Sono arrabbiata per quello che è la musica italiana
oggi..... Parlando di te in un mio servizio precedente ti ho
paragonata ad un gabbiano. Non solo per l'abilità vocale con cui
riesci ad imitarlo, ma per la libertà artistica che ti ha sempre
contraddistinta nel campo discografico fregandotene delle
inevitabili imposizioni... Sì, ma spesso sono stata fregata io! (ride).
Certo, se si dà retta ai discografici e meno a se stessi... Meglio
rendersi la vita più semplice! Che ricordo hai di Giusy Romeo?
Tenero.
Come una mamma che guarda la propria bambina. "Energie" e l'incontro con
Battiato... Penso che quell'album sia stato veramente il mio
primo lavoro importante. Lo volli intitolare "Energie" per la grande
rabbia che avevo dentro. E questo si sente nel disco. Credo che
trasmettesse energie anche a chi lo ascoltava, in qualche maniera mi
sono fatta sentire per forza. Anche se il successo è arrivato con "Un estate
al mare". Devo dire che quando mi proposero "Un estate al mare"
qualcuno mi disse: "ma come, tu accetti di fare una canzoncina
così", invece a me piaceva. Ma io non credo sia una canzoncina
perché se la si riascolta adesso è musicalmente valida, non a caso
c'è lo zampino di Battiato. Che effetto ti ha fatto realizzare un disco
impegnato come "Energie" ed avere poi successo con il pop di
"Un'estate al mare"? Mi ha fatto effetto sicuramente dopo,
quando i discografici volevano tutti i miei pezzi successivi uguali,
dieci "Un'estate al mare", ma lì mi sono opposta ed ho avuto grossi
problemi ancora una volta, quindi "se fossi più simpatica sarei meno
antipatica" già da sempre,capisci? Mi sono rifiutata di fare i
dischetti per l'estate di successo sicuro, come avrebbe voluta la
mia casa discografica. Il divorzio dalla CGD è avvenuto quindi per una scelta
artistica che loro non condividevano? Ero io che non
condividevo... è diverso! Perché loro forzatamente volevano delle
cose, io forzatamente puntavo su altre. Ad esempio quando loro
puntavano come pezzo di punta su "Limonata cha cha cha" io puntavo
su "Mediterranea". Da lì lo screzio. Dopo "Un'estate al mare" io
volevo pilotare la mia carriera, quella che secondo me dovrebbe
essere e ancora non lo è, ancora oggi lo dico, con album di qualità
ma la CGD puntava più che altro al 45 giri, però bisogna mediare
anche, forse questo lo avrei dovuto capire anche
prima. Passando
alla Bubble ho avuto l'impressione che il criterio di scelta non
fosse poi così diverso dall'album precedente... "Giuni" è venuto
due anni dopo ed anche lì ho avuto difficoltà. Il vostro è un
giornale particolare e lo voglio dire; dopo aver lasciato la CGD non
trovavo più contratto, mi hanno ostacolata. L'unico che mi ha presa
è stato Carlo Bixio, però ho dovuto fare una canzoncina facile come
"Alghero" che in realtà non avrei voluto fare, ma sono stata
costretta dagli eventi. Riconosco che non è un bel pezzo però è un
brano simpatico, con una certa solarità, ha dell'allegria, del
sentimento, ed è andato anche bene. Purtroppo... l'album non si
trovava nei negozi! Il successo è arrivato praticamente da
solo. Com'è
nata l'idea del duo Russo-Rettore in "Adrenalina"? L'idea è
stata mia. Eravamo insieme alla CGD e quasi contemporaneamente siamo
andate via. Quando ho composto questo brano, chissà perché ho
pensato subito a Donatella. L'ho chiamata ma lei inizialmente era
restia, doveva partire per Londra, poi anche consigliata dal suo
impresario l'abbiamo fatto. E' stato un atto d'amore verso una
collega che forse, come me, era in crisi. Magari non era così, ma
pensavo che potesse esserlo. Ero stata in crisi anch'io quando non
trovavo più una casa discografica e quella poteva essere
un'occasione felice. Hai "duettato" con Battiato, con la Rettore, c'è un
artista con cui vorresti ripetere l'esperienza? Il sogno di
tutta la vita è quello di cantare con la mia cantante preferita,
Aretha Franklin, ma lo ha già fatto Annie Lennox! Il duetto con
Franco Battiato è stata per me un'esperienza meravigliosa, non solo
perché abbiamo cantato insieme, quanto per averlo fatto in
siciliano. Per cui, per adesso sono molto
soddisfatta. Giuni Russo, strettamente autrice. Hai scritto per Amanda
Lear, per Rita Pavone... Ah, ma tutto sai! Anche le cose che non
vorrei dire... (ride). A dir la verità a me piace molto comporre per
altri, ma chissà perché solo in pochi casi sono riuscita dare brani
ad altri. Le mie colleghe credo che non li vogliano neanche sentire,
a Mina ho inviato tantissimi brani e credo che anche lei non li
abbia ascoltati. Ad esempio in questo nuovo album c'è "Il vento
folle" che avevo scritto per una collega, ma non ti dico chi.
Malgrado a me piacesse molto, infatti lo ritengo uno dei brani più
belli del disco, lo ritenevo adattissimo a questa collega ma non se
ne è fatto nulla. Anche nel campo musicale c'è questa mentalità di
considerare di più i cantautori uomini..... Che musica ascolti
generalmente? Di tutto. Dalla musica classica al blues. Devo
dirti però che non sono una grande consumatrice di dischi, anche se
possiedo un po' di tutto. Perché secondo te non hanno molto spazio le cantautrici in
Italia? Perché sono donne. Qualcuno ha sparso la voce che le
donne non vendono, ma dove sono le donne? Createle e poi tenetele
nel tempo. E invece no. Si creano le ragazzine, le figlie del
discografico, le nipoti del politico, eccetera. I capostipiti non ci
sono più , o meglio, ci sono negli uomini, nel campo femminile no.
Abbiamo la sola Mina, poi c'è poca varietà secondo me. Alice è
un'artista che si contraddistingue per stile, anche Teresa De Sio,
un'altra potrei essere io, c'è soprattutto Patty Pravo, che io stimo
molto come artista e vorrei rivederla ancora come merita. In campo
maschile c'è Vasco Rossi, benissimo mi piace molto, ma poi ci sono
altri dieci Vasco Rossi che lo imitano. Tutti imitano e la
discografia gli dà retta! Quando ero alla CGD dicevo "cercate di
curarmi per una strada che un giorno forse ci darà soddisfazioni" ma
loro mi preferivano con la canzoncina facile. Poi sai, parlare di me
in questo modo e in questi termini mi costa molto, significa salire
dei gradini e mettersi su un piedistallo, può anche suonare così.
Quando si parla di sé si deve stare molto attenti, è molto
difficile, però io queste cose le voglio dire...
Pagina inserita il
12.12.2008
|