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Divagazioni sulla musica italiana

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2021 - Tutti questi mesi di "isolamento forzato" devono avere in qualche modo stimolato la creatività e la buona volontà di diversi autori, interpreti e compositori che pare abbiano puntato - ognuno nel proprio ruolo - al raggiungimento di livelli qualitativi più alti rispetto alla media delle proposte artistiche degli ultimi tempi.

Ho già segnalato, alla fine dello scorso anno, i pregevoli album di cover di Tiziano Ferro, di Ginevra Di Marco e l'immutata magia della voce di Mina nella canzone UN TEMPO PICCOL0 di Franco Califano, anche se devo ancora una volta rimarcare che purtroppo si è trattato di un episodio isolato, inserito in una delle due inutili raccolte di brani già pubblicati. Raccolte che si sono rilevate dei flop annunciati. E non mi è sfuggita la bontà della proposta di Massimo Ranieri col suo prezioso lavoro.

A gennaio è stato il turno di Ornella Vanoni, con una canzone spettacolare e un intero album raffinato e pieno di poesia. E ancora, solo poche settimane fa, è rispuntato Mace che ha felicemente chiamato a raccolta artisti davvero estrosi e particolarmente ispirati per realizzare il suo incredibile OBE, un disco planetario, con un sound internazionale che potrebbe (magari con i testi ricantati in inglese) davvero fare "il giro del mondo in 80 giorni".

Poi la sorpresa, nel corso della prima serata del Festival di Sanremo, dove Loredana Bertè ha presentato, oltre ad un medley dei suoi grandi successi, il nuovo singolo FIGLIA DI? con una grinta elevata all'ennesima potenza. Brano dal ritmo incalzante, parole scritte su misura per lei: la sua storia, la sua vita, sparate in faccia al mondo in una manciata di minuti al fulmicotone. Sempre fedele al suo stile ma stavolta con la complicità di un pizzico di ironia tra le righe e le rime con la geniale intuizione di quel "figlia di... Loredana". Un bel tormentone.

 

Una particolare menzione la merita il brano IO SI' (di Niccolò Agliardi e Diane Warren), interpretato impeccabilmente da Laura Pausini. Un pezzo attualissimo, intenso e delicato, che ha meritato a pieno titolo il Golden Globe e la candidatura agli Oscar per le cinque migliori canzoni originali (il brano fa parte della colonna sonora del film LA VITA DAVANTI A SE' di Edoardo Ponti, con Sophia Loren).

Recentemente anche Amedeo Minghi è tornato a far sentire la sua voce malinconica ed elegante, distinguendosi particolarmente con la canzone NAVI O MARINAI che adagia su un buon tappeto musicale un testo ricco, ben articolato e denso di significato. Mi è piaciuta molto.

Che dire? Sono dei bei segnali, almeno per me che da tempo contavo di ricredermi sul futuro della musica italiana. Speriamo che questi slanci di creatività riescano a diffondersi a macchia d'olio, speriamo di smentire il buon Morricone, il quale non era troppo convinto che tra le note potesse ancora celarsi un futuro sorprendente e (nel migliore dei casi) innovativo. Invece qualcosa si sta muovendo... Che sia davvero l'inizio di un'autentica "rinascita" della musica italiana?

 

A proposito di "rinascita" mi piace segnalare l'esordio discografico di due giovani promesse (secondo me già mantenute!)", due grintosissimi ragazzi che si sono particolarmente distinti nell'ultima edizione di AMICI: Sangiovanni (candidato alla vittoria) e Tancredi. I loro EP, appena pubblicati contengono brani davvero godibilissimi, realizzati con un linguaggio attuale e trasversale al servizio di testi e sonorità accattivanti che pur cavalcando i generi musicali più in voga negli ultimi anni, molto apprezzati dai giovanissimi, non ne rimangono imprigionati, facendo intuire un'apertura a 360 gradi verso qualsiasi contaminazione. E questo, per chi ama davvero la musica, può essere fonte di una sana curiosità, a prescindere dai gap generazionali che quando si è in presenza di qualità possono sparire in un nanosecondo. Brani di una freschezza disarmante che sprigionano grande energia, alcuni sicuramente destinati a diventare dei veri e propri "tormentoni" di lusso, realizzati con intelligenza ed un talento naturale che chiede solo di crescere e svilupparsi.

Altra sorpresa primaverile è senz'altro ORTICA, una canzone "inaspettata" della talentuosissima Arisa che è riuscita a stupirmi per la bellezza e la semplicità del testo (di cui è autrice) e per l'efficacia dell'impianto musicale curato dal grande Adriano Pennino. Cantata in napoletano, ricca di sfumature nelle strofe e orecchiabilissima nel doppio inciso, il brano racconta i contrasti e la sofferenza per un amore finito, con intrigante e struggente eleganza, proprio come accadeva  una volta con le belle canzoni destinate a rimanere nella storia della musica italiana.

Oggi tutto scorre alla velocità della luce, ed è sempre più arduo fare confronti col passato, ma si può sempre risalire la corrente e riuscire a ritagliarsi un tempo interiore per viaggiare con l'onda lunga, comodamente e in profondità, là dove con immenso piacere si possono custodire le cose belle più a lungo possibile.

 

2020 - Riuscirà la MUSICA a salvare questo Natale? Non lo so, credo che ognuno affronterà i prossimi giorni con gli strumenti che avrà a disposizione, a prescindere dal "momentaccio" che stiamo vivendo. Tra l'altro il periodo natalizio ha sempre portato con sé una grande contraddizione: la capacità di far convivere in un'unica ricorrenza gli aspetti più estremi del sacro e del profano. La via di mezzo, si sa, è da sempre il percorso più ambito, ma anche  il più difficoltoso. Quest'anno in particolare. Per fortuna la MUSICA c'è sempre! Non è tutto, ma insieme alla lettura e alla fotografia, per quanto mi riguarda, ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella ricerca di un equilibrio, per non sbandare troppo da una parte o dall'altra, per non deludere me stesso e le persone che mi sono state vicine. Un equilibrio di cui a volte ho persino dubitato l'esistenza, e che se è esistito ha spesso vacillato, ma al quale ho sempre puntato per non soccombere agli eventi.

Sono usciti recentemente tre album e una canzone che hanno riempito la mia casa di "buone vibrazioni" (come si diceva negli anni Settanta) e che mai come adesso hanno assecondato il bisogno di un briciolo di serenità.

Del primo album ho già scritto, si tratta di QUELLO CHE CONTA di Ginevra Di Marco e non devo aggiungere altro.

Gli altri due dischi sono QUI E ADESSO di Massimo Ranieri e ACCETTO MIRACOLI: L'ESPERIENZA DEGLI ALTRI di Tiziano Ferro. Di entrambi gli artisti non avevo mai comprato nulla, questo non mi ha impedito di seguirli a distanza nel corso degli anni, di riconoscerne la bravura e di apprezzare alcune canzoni del loro repertorio. In compenso i progetti che hanno realizzato e recentemente pubblicato mi hanno totalmente coinvolto. Parlare bene di Ranieri e Ferro significa "vincere facile", ma qui - secondo me - sono riusciti davvero a superare se stessi.

Massimo Ranieri ha affrontato pezzi nuovi e cover con tonalità vocali incastonate come pietre preziose in un pentagramma dorato, inondato dagli arrangiamenti del grande Gino Vannelli. Un brano su tutti: QUANDO L'AMORE DIVENTA POESIA.

Tiziano Ferro, per la prima volta alle prese con canzoni di altri artisti, mi ha emotivamente spiazzato. Ascoltare il suo grande talento vocale misurarsi con autori e cantanti che sono stati compagni fedeli nel mio "viaggio al centro della musica", come De Gregori, Cocciante, Mango, Battiato, Califano, Giuni Russo, Mia Martini e Mina, è stato sorprendente. Ho colto in particolare la struggente intensità di MORIRO' D'AMORE e ALMENO TU NELL'UNIVERSO, l'immutata vena malinconica di NON ESCLUDO IL RITORNO e la sensualità pura in ANCORA ANCORA ANCORA (brano che dopo la versione originale di Mina sembrava impossibile potesse essere "coverizzato" da una voce maschile).

E a proposito di Mina, eccola affrontare la magia di una canzone tanto bella quanto inaspettata: UN TEMPO PICCOLO di Franco Califano. In un arrangiamento soft e minimale, il brano è insieme pura emozione e "insostenibile leggerezza", e soprattutto - impresa spesso ardua - non fa rimpiangere la versione originale. Che meraviglia se l'artista su questa linea avesse proposto un intero album di cover, magari solo sette/otto canzoni, e non due interi album (usciti a fine novembre) di brani già pubblicati (alcuni anche recentemente) con un nuovo "trucco": un lavoro in parte apprezzabile, tecnicamente parlando, non c'è che dire, ma siamo sicuri che non si tratti di un "barbatrucco" per fare cassa? TIM docet...

 

Rosario Bono