L'attrazione
fatale per la musica credo sia nata insieme a me,
scaturita da una particolare emotività e da una sensibilità
"artistica" con le quali probabilmente ho
avuto la fortuna di venire al mondo.
Ho un ricordo lucidissimo:
avevo quattro anni, quando sentii suonare per la prima volta la
banda cittadina mentre sfilava fiera e austera nelle vie del mio
quartiere. Tutti sorridevano e battevano il tempo, mentre io,
travolto dall'emozione, asciugavo con le mie piccole mani lacrime di
gioia.
Le prime visioni sonore, risalgono agli anni della mia
infanzia, quando arrotolato come un involtino attorno alla mia gatta black &
white su una vecchia poltrona a fiori, con l'orecchio incollato
alla radio rubavo ore ed ore ai tediosi pomeriggi invernali,
rimandando sempre a tarda sera i compiti da fare. Registravo quasi
tutte le trasmissioni musicali con uno dei primi magnetofoni a
cassetta, era il mio gioco preferito e nasceva da una grande voglia
di ascoltare e di imparare. Col passare del tempo questa passione
mi ha convertito da semplice utente radiofonico a
soggetto attivo, "confuso e felice" tra i collezionisti alle fiere
del disco o tra il pubblico pagante nei più svariati concerti. E
così nel corso degli anni "per inseguire una canzone" ho scoperto e raggiunto i teatri,
i night club, le discoteche ed i palasport di mezza Italia.
Tre
soli rimpianti: non avere mai assistito ad un concerto di Mina, di Nico
e di Nina Simone.
La musica,
ovviamente quella che ho scelto in base ai miei gusti e alle mie
conoscenze, mi ha sempre coinvolto e qualche volta intrigato; con i
suoi effetti miracolosi mi ha fatto compagnia, mi ha consolato e stimolato,
mi ha curato e guarito. Non l'ho mai imbrigliata in un metodo
di apprendimento e, a dirla tutta, non ne ho mai studiato la storia,
se non a grandi linee, ma come una chiave d'oro mi ha aperto
ugualmente le porte di infinite "stanze di luce". Non conosco il
pentagramma e non distinguo un Do da un Re, ma ho letto interessanti
biografie e tradotto i testi di molte canzoni che mi hanno
avvicinato agli artisti anche attraverso percorsi alternativi,
aiutandomi a capirne meglio la vita e le opere.
La mia piccola (ma
sincera!) cultura musicale si è sviluppata spontaneamente, senza
forzature e senza pregiudizi, come una lunga catena di Sant'Antonio
in un caleidoscopico gioco ad incastri, dove sono sempre riuscito a far
convivere i più disparati generi musicali, imparando col tempo che
il valore di una canzone può spaziare dall'arte pura al
puro intrattenimento e che ci sono interpreti e
cantanti a fare la differenza.
Tutto iniziò
"ufficialmente" con l'acquisto del primo 45 giri: Il volto
della vita (The Days Of Pearly Spencer) interpretato da Caterina Caselli.
Trattandosi di una cover, già l'ascoltavo con la curiosità di capire
quanto potesse differire dalla
versione originale! La Caselli cantava anche brani di Guccini
e Paolo Conte... Guccini fu interpretato spesso anche dai
Nomadi ed è proprio con loro che cominciai ad avvicinarmi ai primi gruppi... Gruppi che si
rifacevano spesso ai Beatles, di cui mi innamorai, mentre non
sopportavo, ad esempio, i Rolling Stones... Poi arrivò
Patty Pravo in pieno periodo francese e così scoprii che
esisteva un signore di nome Jacques Brel che era riuscito a
inventarsi e a interpretare Ne me quitte pas, la più struggente
dichiarazione d'amore che sia mai stata scritta in forma di canzone. Insomma, una serie di "link" che si aprivano uno dopo l'altro,
senza soluzione di continuità...
Nel corso degli anni,
le trasmissioni radiofoniche di Arbore e Boncompagni e la mitica
Hit Parade settimanale, condotta da Lelio Luttazzi, mi
rivelarono, insieme ai giornali specializzati, l'esistenza di un
pozzo di note senza fondo da cui avrei potuto sempre attingere per
trovare tutto ciò che desideravo. E da ogni brano che catturava la
mia attenzione sembrava fiorire qualcosa di nuovo, i nomi di autori
e compositori sconosciuti da "studiare", i riferimenti a mondi
apparentemente lontani da approfondire, ed io sempre pronto ad
esplorarli, viverli, consumarli.
Insieme a Gaber e De Andrè
che sono stati quasi dei maestri di vita per molti ragazzi della mia
generazione, ho scoperto nel corso degli anni anche i grandi autori
francesi: oltre al già citato Brel, ecco spuntare Brassens, Leo
Ferrè, Gainsbourg e da lì tutti gli altri indimenticabili artisti che li hanno interpretati,
con Juliette Gréco in testa. Un amore dopo l'altro! Da
grande, naturalmente con tutti i nuovi strumenti a disposizione, ho imparato a consultare nuove fonti, a
seguire anche altri percorsi, con la stessa passione, spaziando da Nina Simone
a Patti Smith.
Ed è così che una combinazione
infinita di musica e parole, continua inesorabilmente a
costruire la colonna sonora della mia vita. Ad ogni canzone
corrisponde una stagione e in ogni stagione si fissano immagini e
ricordi che richiamano profumi e colori indelebili. Un vero e
proprio percorso sentimentale che del Grande
Viaggio
rappresenta l'essenza. Un essenza che oggi ha il potere di
una pozione magica, indispensabile per alimentare il presente, per
far sì che l'energia profusa in tutto questo "vagabondare"
non vada mai perduta.