G E N N A I O / F E B B R A I O  2 0 1 9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Cinematografo 1989, Festival di Sanremo. Dopo sei anni di assenza forzata, Mia Martini torna sul palco dell’Ariston, in gara con "Almeno tu nell’universo". È la grande rentrée di una tra le voci italiane più incredibili del secolo scorso, vergognosamente messa ai margini dall’industria e dal circo di nani e ballerine dei vari palinsesti televisivi con l’infamante diceria che portasse sfortuna. Parte da lì "Io sono Mia", il film di Riccardo Donna – nelle sale con un’uscita evento dal 14 al 16 gennaio (in circa 280 copie), poi su RaiUno a febbraio – incentrato sulla vita e sulla carriera di Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì, in arte Mia Martini.

 

 

 

Panorama "Abbiamo iniziato a girare il 14 maggio, giorno in cui Mia Martini è stata ritrovata morta: abbiamo iniziato da dove lei ha finito", racconta Serena Rossi, in cui inizialmente si fa fatica a rivedere Mimì (Mia Martini è il nome d'arte di Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì). Man mano che "Io sono Mia" avanza nel racconto e negli anni, però, ecco che Serena diventa sempre più il ricordo che abbiamo di Mimì, labbra che si arricciano nel canto e quel modo di incedere quasi a nascondersi tra le spalle. "Le ho dato ogni fibra del mio essere. Finivo le canzoni con il segno delle unghie nelle mani perché lei non si risparmiava mai", dice Serena, emozionata, che riceve la piena ovazione di Loredana Bertè, che con la sorella Olivia ha seguito il progetto.

 

Vanity Fair "Questo film è anche un modo per chiedere scusa a una grande artista: noi dello spettacolo che c’eravamo in quegli anni non abbiamo fatto abbastanza per difenderla", ha dichiarato il regista in conferenza stampa. "Ho cercato di regalarle tutto il mio amore, restituirle quella dignità di cui è stata ingiustamente privata", ha detto invece Serena Rossi, l’attrice che a Mimì ridà voce, cuore e anima sullo schermo. A volerla nel progetto è stato Barbareschi, dopo avere visto la sua imitazione a "Tale e Quale Show" nel 2014. Poi il progetto è rimasto per un po’ nel cassetto, salvo poi risorgere, con un prodotto ad hoc per il cinema e per la tv (come l’anno scorso successe per "Principe Libero" dedicato a De André).

 

 

Tv Zap Questo sì che è un omaggio a Mimì. Se fosse qui sarebbe molto fiera di questa cosa: ne sono convinta“: lo dice Loredana Berté, sorella dell’indimenticabile Mia, nel corso della presentazione al pubblico di "Io sono Mia". Poi l’artista ha ricordato come fossero parecchi i registi famosi che non volevano avere Mia Martini nei loro programmi per via delle maldicenze che circolavano sul suo conto: “Ricordo con tristezza che in tanti, quando sentivano il suo nome, si ‘toccavano’. Quando arrivava lei avevano il terrore, mi ricordo un fonico che disse ‘speriamo che non caschi il teatro’… Immaginate come poteva sentirsi. La sua voglia di fare musica era immensa ma glielo hanno impedito. Chissà quanta altra musica avremmo potuto avere in quei quindici anni di inattività. Alcuni di quei registi sono ancora vivi ma quando mi vedono abbassano lo sguardo. E io, ancora oggi, rifiuto di partecipare alle loro trasmissioni”. La cantante non commenta, poi, la decisione di Ivano Fossati e Renato Zero di non comparire nel racconto: “Ci hanno chiesto espressamente di non essere citati ma questa cosa non ha tolto nulla alla meraviglia di questo progetto”. La Bertè ha poi proseguito, inondando letteralmente Serena Rossi di complimenti: “Per me è stato un colpo al cuore vedere Serena interpretare Mimì, specialmente perché ho rivisto cose esclusive che faceva mia sorella. Lei ha fatto una ricerca molto approfondita su come si muoveva Mimì, certi suoi scatti, la sua malinconia, il dolore che provava. È impressionante come in certe scene mi è sembrata proprio lei; ha tirato fuori la sua vera anima, dandomi un’emozione che mi è arrivata dritta al cuore“.

 

 

My Movies Domenica Berté detta Mimì è quel tipo di artista che gli anglofoni definiscono unsung hero (ops, heroine): un talento non adeguatamente riconosciuto e sostenuto dall'industria discografica e di conseguenza anche dal pubblico. Sacrosanto e meritorio, quindi, che la Rai Fiction di Eleonora Andreatta abbia voluto portare al grande pubblico la sua biografia: parziale, simbolico risarcimento alla vittima di un pregiudizio mortificante e fatale, ma anche veicolo di divulgazione di un modello femminile indipendente e anticonvenzionale.

 

 

 

Best Movie L’esistenza di Mimì, nomignolo confidenziale col quale è e rimane nota a molti, è trasposta in maniera accorta anno dopo anno, con la consulenza delle sorelle Loredana e Olivia a fare da garanzia. Non ci sono tuttavia Ivano Fossati, grande e tormentato amore della sua vita, e l’amico di lunga data Renato Zero, che hanno preferito non comparire e non concedere l’autorizzazione per essere rappresentati. Un limite non da poco, aggirato attraverso il ricorso a due personaggi paralleli (un fotografo e un compagno di scorribande più simile a un giovane David Bowie), che però non inficia la spudoratezza accorata del prodotto e il suo intimo desiderio di riportare alla ribalta non solo una voce unica e irripetibile ma anche gli umanissimi tormenti che contribuirono a renderla così grande ed esposta all’empatia del grande pubblico. Oltre alla Mia Martini fragile e abbandonata a se stessa, che amava Aretha Franklin ed Ella Fitzgerald, emerge infatti anche la bestia ferita tramortita dal rapporto problematico col padre e con degli amori sempre gestiti a mani nude, con quella maledetta tendenza a donarsi completamente agli altri, senza alcuna distinzione di sorta tra gli ascoltatori della sua musica e coloro che le gravitavano intorno. Un’arma a doppio taglio che la protagonista Serena Rossi si prende il coraggiosissimo rischio di incarnare, aderendo con umiltà e verosimiglianza alla mimica di Mia Martini e all’autarchia evocata dal titolo (se lo leggiamo con l’aggettivo possessivo al posto del nome proprio). Ma anche alle sigarette fumate una dopo l’altra, alla risata nervosa e alle smorfie che le abbruttivano il volto tanta era la forza delle sue interpretazioni (un aspetto di cui la cantante era perfettamente consapevole, e sul quale ironizzava spesso lei stessa).

 

 

 

 

 

Panorama Mimì era una donna risoluta, pronta ad andare all'attacco, sempre, ma sapeva anche essere generosa e darsi totalmente, come la descrive "Io sono Mia", il biopic che celebra la grande cantante,sacrificata sulla graticola dell'ignoranza, e in un certo senso le chiede "scusa". Voce traboccante e rara, forse la sola accostabile a un mostro sacro come Mina, il suo talento è stato soffocato dall'assurda diceria che portasse sfortuna, che ha spinto il mondo dello spettacolo a emarginarla e ad escluderla a lungo da passaggi in radio e programmi tv. Era l'Italia degli anni Ottanta, neanche tanto tempo fa, e quello che avrebbe dovuto essere terreno fertile di cultura si dimostrò un ambiente infimo e bieco. Di una stupidità crudele che fa tuttora rabbrividire.

 

Cinematografo Il film di Riccardo Donna è fondamentalmente un atto dovuto alla memoria di Mimì. Un biopic che per forza di cose non può rispecchiare fedelmente nei nomi e nelle cose tutto ciò che è accaduto, che ogni tanto si concede qualche scena madre di troppo, ma che nonostante tutto si prefigge come obiettivo primario quello di riportare a galla l’incondizionato amore che legava Mia Martini alla musica.

 

 

My Movies La scelta di alternare realtà e invenzione, creando la compresenza di discografici dai nomi reali e altri inventati e neppure accreditati (come Tino Notte, l'impresario che sarebbe alla fonte della maldicenza nei confronti di Mia) in sé non sarebbe un demerito, se ciò non andasse a scapito della definizione dei caratteri, che spesso poggia su dialoghi iper esplicativi, da narrativa rosa più popolare, e abbozzi caricaturali dei personaggi di contorno. Come se in una prima fase "Io sono Mia" fosse stato pensato come una serie in più episodi per poi venire "ridimensionato" a lungometraggio. E se non venissero drasticamente esclusi gli aspetti problematici: il tentato suicidio nella breve esperienza di carcere, i rapporti tesi con i familiari e i colleghi, il sodalizio, creativo ma anche competitivo, con Fossati, le circostanze del decesso. Una compressione inevitabile, considerato lo sforzo di ridurre in un paio d'ore anche due decenni determinanti per l'emancipazione femminile (che non fa capolino se non tramite una battuta di Loredana, l'appropriata Dajana Roncione).

Un procedimento che insomma isola e ritaglia la protagonista dal contesto, come una di quelle figure da libri in 3D, che balzano in primo piano per restarci. Risulta presto evidente, infatti, che la regia di Riccardo Donna (veterano della fiction RAI) sia concentrata a enfatizzare le performance musicali, girate come degli "a parte", estremamente curate, in termini di prestazione canora, qualità musicale, montaggio e ricostruzione d'epoca. Da un'ampia discografia (diciassette album) il film seleziona solamente cinque brani, tutte hit: 'Padre davvero', 'Piccolo uomo', 'Minuetto', 'E non finisce mica il cielo', 'Almeno tu nell'universo'. In un arco che va dal '71 all'89, ovvero dall'inizio della carriera sotto il nome di Mia Martini all'emozionante interpretazione sanremese del brano di Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio.

 

 

Il Giornale Che brava Serena Rossi! L'attrice napoletana, nota ai più per la fiction "Un posto al sole", è stata scelta per interpretare Mia Martini, le sue canzoni e soprattutto il suo triste destino personale...

Il film mostra diversi limiti strutturali, a cominciare dalla ricostruzione storica incerta, accettabile per gli anni '60, poi sempre più farraginosa. Gli autori si sono peraltro misurati con alcuni «grandi rifiuti», dovendosi così arrangiare con personaggi di finzione che somigliassero in qualche tratto a quelli veri. Nelle notti del Piper, ad esempio, compare uno strano travestito dalla parrucca bionda di nome Anthony e dal forte accento romano: è chiaro trattarsi di Renato Zero, che di essere citato non ha voluto saperne, ma almeno bisognava scegliere un ragazzo più giovane, un ventenne, giusto per essere più precisi. È poco più di un cammeo, passi. Andrea, fotografo, fidanzato con Mia per diversi anni, nella realtà non esiste, ma il loro rapporto  fragile, tormentato, doloroso ricorda molto quello tra la cantante e Ivano Fossati. Un altro che si è rifiutato eppure c'è, o almeno c'è il suo fantasma.

Ridotta all'osso la presenza di Loredana Bertè, bastano pochi minuti per disegnarla ancora più sguaiata di come è, mentre il ruolo del padre (tanto per non smentire l'ennesimo Edipo) ha ben più rilevanza. Dei personaggi famosi l'effetto generale è quello dei concorsi di sosia: si salva solo Antonio Gerardi nel ruolo di Alberigo Crocetta, fondatore del Piper e primo discografico di Mimì. Il Califano secondo Edoardo Pesce è davvero irritante, grassoccio, vestito come un agente immobiliare, perde per strada il proverbiale fascino da seduttore notturno: il Califfo si sarà rivoltato nella tomba. E che dire il Charles Aznavour che assomiglia a Don Lurio? Insomma, siamo davvero alla parodia, ed è un peccato perché queste cadute di tono vanificano lo sforzo di Serena Rossi nell'apparire credibile, anche nei passaggi biografici che peraltro insistono sulla fama da menagrama, sul carattere impossibile, sull'infelicità congenita.

E non convince neppure la scelta del titolo, "Io sono Mia" come un film parafemminista degli anni '70, interpretato da Maria Schneider. Sarebbe bastato Mimì, perché ce la ricordiamo tutti così.

 

 

 

 

 

 

 

Io sono Mia è prodotto da Eliseo Fiction in collaborazione con Rai Fiction. Regia di Riccardo Donna, con Serena Rossi, Maurizio Lastrico, Lucia Mascino, Dajana Roncione, Antonio Gerardi, Nina Torresi, Daniele Mariani, Francesca Turrini, Fabrizio Coniglio, Gioia Spaziani, Duccio Camerini, Simone Gandolfo, Corrado Invernizzi e Edoardo Pesce.

Proiettato nei cinema italiani solo il 14, 15, 16 gennaio, distribuito da Nexo Digital con i media partner Radio Deejay, Mymovies.it, Rockol.it e Onstage.

In arrivo a febbraio su Rai1 e RaiPlay.

Musiche originali, produzione artistica e riadattamento delle canzoni originali: Mattia Donna & La Femme Piège.