1982 - Prima del "volontario" esilio che eclisserà la "voce della luna"
per ben sette anni, nel mese
di settembre Mia Martini si congeda
da tutto e da tutti dopo aver pubblicato uno degli album più autentici e
intriganti della sua carriera. Si potrebbe definire l'album della
"maturità artistica", della forza ritrovata. La voce è
meno cristallina, più vissuta, nell'affrontare le sfaccettature
di una personalità artistica sempre in evoluzione.
Quante volte... ho contato le stelle è il frutto di
una profonda ricerca, tra corse ad ostacoli e nuove
consapevolezze. Nove canzoni (cinque delle quali portano anche la
sua firma) che sembrano scelte e interpretate per rappresentare un
tentativo di "liberazione", di autoanalisi, prima di sparire per
continuare a cercare se stessa, lontano dalle scene.
Devo
ammetterlo, parafrasando il titolo: "Quante volte... ho riascoltato
questo album". Nell'immediato e assordante silenzio discografico
che seguì, l'ho spesso vissuto e temuto come "il canto del cigno"
che col passare degli anni sembrava provenire da un'isola sempre
più lontana,
fuori dal tempo. La meravigliosa smentita arrivò nel 1989 e tutti
coloro che Mimì l'avevano da sempre stimata (e non avevano mai
smesso) tirarono un profondo sospiro di sollievo.
Produttore e arrangiatore dell'album è il poliedrico Shel Shapiro, personaggio che ha lasciato
tracce preziose nella storia della musica contemporanea. Shel,
oltre a creare una perfetta sinergia tra i musicisti coinvolti nel
progetto e l'artista, firma anche due canzoni: Quante volte, che apre l'album coinvolgendo
subito l'ascoltatore con il suo ritmo incalzante, e la struggente
Bambolina, bambolina che ha per tema la follia ricercata nelle
radici dell'infanzia. Il tema della follia è affrontato, con altre
motivazioni e altri intenti anche nel brano Guarirò, guarirò di
Mimmo Cavallo dove si azzarda il tentativo di costruire in
laboratorio "la donna
nuova di domani".
Il mio brano preferito è Vecchio sole di pietra (Fossati/Mia
Martini), soprattutto per quella musica così particolare e
trascinante, quasi una "frusta mentale" che incita
e inquieta, ma anche per il testo visionario scritto da una Mimì
particolarmente ispirata che nell'immaginare il suo futuro si
destreggia tra percorsi accidentati e oniriche metafore.
Con la
stessa intensità l'ispirazione
la conduce agli antipodi, dove con Stelle una sorprendente
Mimì cantautrice riesce a fondere
perfettamente musica e testo: emozionante spaccato esistenziale
che brilla malinconicamente di luce propria,
spiccando sulle altre composizioni. Da brividi.
Definirei QUANTE
VOLTE... HO CONTATO LE STELLE un album "illuminato", pulsante,
innovativo quanto basta sia nei suoni che nei testi, dove l'amore viene
percepito da originali e inedite prospettive. Basta ascoltare,
oltre ai pezzi già citati, Nuova gente (G.Bella/Mogol) e Solo noi
del grande, immenso Maurizio Piccoli.
L'equilibrista di Riccardo Cocciante mi è rimasta
impressa solo per il significato del testo, non per come si
sviluppa musicalmente, mentre Io appartango a te (il "tango" non è un errore nel titolo), firmata solo da
Mimì, per quanto piacevole ed ironica, non l'ho mai trovata molto
coinvolgente.
A proposito di questo pezzo, c'è un aneddoto molto particolare
che riguarda Mina, citato nel bellissimo libro di Menico Caroli e
Guido Harari,
L'ULTIMA OCCASIONE PER VIVERE. Lo riporto qui
integralmente:
- Durante le registrazioni, una sera di giugno, a
sorpresa, arriva in studio Mina in persona. Vuole ascoltare
il disco che però è ancora in fase embrionale. Alla fine emette il
suo responso: il brano vincente, secondo lei, è I Belong To You,
un tangaccio composto dalla stessa Mimì, che nel disco
figurerà col titolo Io appartango a te. Proprio così,
"appartango", uno dei passi falsi dell'album. Ma, se Mina
dice che funziona, c'è da fidarsi. Con candore disarmante, Mimì
ne approfitta per per elargire, a sua volta, qualche consiglio
alla Tigre, del tenore che una come lei dovrebbe fare
dischi più belli, lavorando con autori e musicisti davvero
eccellenti. Insomma, non proprio quel che si dice un complimento.
Mina incassa con un sorriso e il giorno dopo Mimì trova un
pacchetto sul mixer con appuntato: "Da parte di Mina".
All'interno, un astuccio da gioielleria con un coltellino
d'argento, a sottintendere un cordiale "Tagliati la lingua" -