27.5.2016 - IL MANIFESTO
Milva, l'identikit
della diva rossa
Torna la
Pantera di Goro, "venuta su a patate e lenti" come
la descriveva Enzo Jannacci in LA ROSSA, il brano
che intitolava uno degli album più belli incisi
negli anni Ottanta.
Milva - ritiratasi
dalle scene ormai da sei anni - ultimo lampo il disco
NON CONOSCO NESSUN PATRIZIO che completava la trilogia
con Battiato - "riappare" con un box antologico
di tre CD che la Sony distribuisce da oggi nei
negozi e sui digital stores.
Milva - titolo
della raccolta - ha il merito di raccontare un
itinerario artistico unico in Italia con metodo e gusto.
In particolare il terzo volume dove sono inserite tracce
trasportate in digitale da vecchi vinili (i master
originali non esistono più), curato da un fan storico
della cantante, Giampaolo Guerra.
Da Sanremo alla
canzone d'autore, da Brecht a Piazzolla
passando con nonchalance a curiose stramberie dance
(MARINERO, firmata da Bigazzi e Raf)
Maria Ilva Biolcati, ritratta in penombra nello
scatto di copertina realizzato da Luciano Tallarini,
è tra le cantanti italiane del dopoguerra, l'unica
capace di misurarsi - sempre con credibilità - su
diversi territori. Dalla canzone al teatro, dal cinema
alla Tv; la duttilità di Milva come la sua ansia
di perfezione, è proverbiale. Nei quarantasei
brani selezionati, grande spazio alle sue apparizioni
sanremesi - ben 15, è l'unica artista donna ad aver
partecipato a così tante edizioni - come CANZONE (terza
classificata nel 1968), DA TROPPO TEMPO (terza nel
1973), UOMINI ADDOSSO (bel pezzo firmato dai Pooh
ma poco amato dalle giurie), fino all'ultima apparizione
con una canzone di Giorgio Faletti, THE SHOW MUST
GO ON (2007).
Una
produzione vastissima, 70 album realizzati nel corso di
una carriera costellata da tour, concerti all’estero, e
un rapporto cementato nel tempo con il Piccolo Teatro
e Giorgio Strehler che hanno fatto di lei una
delle maggiori interpreti al mondo del repertorio
brechtiano. Pagine di una carriera che vengono
inevitabilmente riassunte nel "best" attraverso tre
segmenti estratti dall’opera teatrale Cantata
di un mostro lusitano, con musiche di Peter
Weiss e adattamenti di Strehler/Carpi.
Enfasi popolaresca nell’impostazione, ma rigore e
perizia da eccellente interprete, permettono a Milva
di cantare credibilmente il repertorio di Jannacci,
quanto di incontrare la cultura poliedrica di
Battiato nei tre album della loro collaborazione,
misurarsi con l’elettronica evocativa di Vangelis,
i classici di Morricone e la poesia di Alda
Merini. E che fanno di lei una assoluta fuoriclasse
del canto.
Stefano
Crippa