Milva Voce
Divina per eccellenza
Nella
Grande Commedia della Vita ognuno di noi è chiamato a
ricoprire un ruolo, che può decidere di interpretare con
o senza maschere. Nel preciso istante in cui si alza il
sipario si comincia a recitare. Nel bene e nel male, lo
facciamo per un "pubblico" ristretto, quello che non
applaude, quello che a volte ci sostiene, altre volte ci
biasima e che comunque ci giudica. Nel primo atto entra
in gioco la famiglia, che non ci è consentito scegliere
ma che inesorabilmente ricopre un ruolo fondamentale
fino alla maggiore età e anche oltre. In
genere - quando non si arriva a conflitti irreversibili - va accettata,
nelle sue molteplici forme e con tutte le contraddizioni
possibili e spesso "inimmaginabili". Nel secondo atto recitano i
nostri amici e i nostri amori (che a volte ci illudiamo
di scegliere), mentre contemporaneamente va in scena tutto
quel materiale umano che ci tocca affrontare, anche
stavolta non perché lo abbiamo deciso, ma per
esigenze pratiche legate alla "sopravvivenza".
Sulle
tavole del nostro palcoscenico, ben allineate o un po'
sconnesse, puntiamo alla felicità, cercando di camminare
comodi, ma sempre attenti a non inciampare. La nostra
volontà e soprattutto la fortuna ci guidano in un
percorso semplice e complesso al tempo stesso, comunque
limitato al territorio, ai nostri destini e a quelli
delle persone che ci restano
accanto.
Su altri palcoscenici e in altri luoghi, sparsi in
tutto il mondo, cantando e recitando si muovono gli artisti .
Anche loro ovviamente fanno parte di questa Grande
Commedia, ma oltre a rappresentare se stessi nella
quotidianità (proprio come noi) hanno un enorme
privilegio: la facoltà di scegliere e di frequentare,
più o meno assiduamente, un mondo parallelo, dove un
alter ego consente loro di esprimersi senza riserve e di
ritagliarsi ruoli importanti, sempre diversi, indossando
maschere, non per nascondersi ma per svelare segreti: storie
inventate che spesso sono più autentiche della vita
vera.
Non bisognerebbe mai smettere di ringraziare gli artisti, per
il sogno che ci regalano: la possibilità unica e rara di
vivere da spettatori altre vite. I più grandi si espongono
senza riserve,
rischiando in prima persona, non si risparmiano nel cercare sempre
qualcosa di nuovo, studiano, provano fino allo
sfinimento, per poi esibirsi con convinzione e
consapevolezza, dalle piazze ai teatri e ovunque sia possibile lavorare.
A volte cantano o recitano per tutta
una vita e grazie al loro talento e alla loro tenacia
finiscono nelle pagine d'oro della storia del costume e
dello spettacolo, malgrado i detrattori, gli
indifferenti e gli smemorati. I grandi artisti non muoiono mai,
quando si chiude definitivamente il sipario, non ci
lasciano soli. Restano, per fortuna, oltre al ricordo
indelebile, preziose
tracce "da collezione" del loro passaggio terreno.
Milva è stata una di loro, un'artista unica e
irripetibile. In cinquant'anni di onorata carriera,
certamente non si è risparmiata nella rappresentazione
di se stessa, in tutti i campi, dalla musica al teatro,
dal cinema alla televisione e in particolare attraverso
l'arte del recitar cantando. Impossibile riassumere qui
il suo immenso percorso artistico, giusto qualche
accenno, perché è bene ricordare che ha frequentato il
pop d'autore, la canzone francese e la canzone
napoletana, passando da songs intriganti e raffinate a
brani tendenzialmente molto commerciali (soprattutto
in Germania), e questo fortunatamente le ha assicurato
la libertà economica per potersi dedicare a produzioni
decisamente più interessanti e di alto livello
culturale: tra questi progetti compiuti spiccano le
firme di
Giorgio Strehler, Bertolt Brecht,
Astor Piazzolla, Alda Merini, Luciano Berio e molti
altri... Non occorre, rispolverare la discografia o
stilare titoli, chi ha seguito e stimato Milva nel corso
della sua lunga carriera, conosce bene la sua storia, e da
questa storia ha saputo certamente cogliere il meglio o
comunque ciò che ha ritenuto più affine ai propri gusti.
Ed è
proprio per questo incredibile percorso, che ha permesso
a Milva di raccontarci un mondo a parte attraverso le
più disparate esperienze artistiche, che abbiamo il
dovere di non dimenticarla. Una raccomandazione che non
riguarda i suoi estimatori, che continueranno ad amarla
ed ascoltarla, ma che (come ho sempre sostenuto) mi
piacerebbe fosse raccolta dalle case discografiche,
dall'editoria, dalla stampa e dalle televisioni, che
ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenere viva la
memoria collettiva degli umani e che, nel caso specifico
di Milva, negli ultimi anni hanno brillato per la loro
assenza.
Rosario
Bono - 10.5.2021
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