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Coinvolgente, onesto, vero. Sono i primi tre aggettivi che mi vengono in mente per provare a definire questo interessante e coraggioso viaggio trasversale intrapreso da Martina Corgnati nel tentativo (perfettamente riuscito) di scandagliare l'universo artistico e umano di Milva, una madre davvero molto speciale.

 

In un periodo storico in cui siamo tutti sempre pronti a "puntare il dito", è gratificante leggere una biografia priva di giudizi e pregiudizi nei confronti sia della protagonista che delle persone inevitabilmente coinvolte nella narrazione, dove l'affetto di una figlia, giocando a nascondino tra "le pagine scure e le pagine chiare", non viene meno ma non inficia l'obiettività, non accorcia le distanze, rimane in sottofondo, come è giusto che sia quando si intende aderire il più possibile alla realtà dei fatti.

 

Evitati come la peste il pettegolezzo, gli aneddoti piccanti, le rivelazioni clamorose, le invenzioni di comodo: tutto quello che insieme alle fake news (oggi tanto di moda) viene offerto in quantità industriale al popolo beota come arma di distrazione di massa, anche nelle biografie ufficiali.

 

Grazie all'intelligenza e alla cultura di Martina Corgnati, che qui adotta uno stile di scrittura impeccabile ma altamente fruibile, ci viene offerto un punto di vista privilegiato, unico e intrigante, dove si narra di come e quando un'anonima crisalide riuscì con grande sacrificio e spirito di abnegazione a trasformarsi in una splendida farfalla.

 

Scorre fluido il racconto degli episodi salienti di una vita molto intensa, vissuta e combattuta tra la grandezza del mito incontrastato (stella splendente mai tramontata, sintesi assoluta di talento, tecnica, passione e razionalità) e le umane debolezze della donna (forte e fragile allo stesso tempo, altruista ed egoista, volitiva e insicura) sempre in bilico sui quei ponti gettati tra divismo e quotidianità, tra finzione scenica e relazioni umane. Ponti difficili da attraversare senza aiuto, senza mediazioni; da qui, soprattutto, la valenza del peso specifico dei grandi amori della sua vita: rapporti non sempre facili ma necessari ad una donna che non sapeva stare sola. Sempre più determinata, pare avesse sviluppato una vera e propria dipendenza dal lavoro.

 

Credo di aver capito, pagina dopo pagina, che Milva, non sempre riuscisse a capitalizzare nella vita (a sipario chiuso) la gioia del consenso e l'appagamento che le grandi soddisfazioni professionali le garantivano, privandosi così di una felicità e di una sicurezza che avrebbe potuto interiorizzare e spendere nei rapporti con la famiglia e i suoi compagni di viaggio. Ma non c'era nemmeno il tempo per pensare, figuriamoci per lasciar sedimentare le esperienze. Sempre e subito un nuovo spettacolo, un ennesimo progetto, un disco in cantiere e così via, ad un ritmo forsennato, incalzante, decisamente troppo per chiunque. E niente sembrava mai bastare. Ma si legge anche che per sostenere questi ritmi l'artista abbia pesantemente alterato la chimica del proprio corpo, aiutandosi con svariate medicine, sempre pronte all'occorrenza e per ogni evenienza, pagando negli ultimi anni di vita, come già lei stessa ebbe modo di dichiarare, il prezzo delle sue scelte incoscienti.

 

Sono molti gli eventi professionali raccontati o semplicemente accennati, ma sarebbe stato impossibile citarli tutti. Io ho perso il conto e confesso che ho quasi avvertito un senso di vertigine solo nel prendere visione di quelli elencati... Un'artista che avrebbe meritato di essere seguita in capo al mondo, anno dopo anno, dalla Grecia al Giappone, dalla Germania alla Francia, tra musica e teatro, classicità e sperimentazione, ma raggiungerla ad ogni nuova tappa sarebbe stato oggettivamente impossibile.

 

E' stato un vero piacere poter entrare in punta di piedi e senza morbosità nella sua vita privata, contestualizzata anche in ambito famigliare: una tribù decisamente fortunata, alla quale (economicamente) Milva non ha mai fatto mancare nulla; un carosello di uomini e donne di cui l'autrice di questo bellissimo libro traccia caratteri e peculiarità con molta discrezione, con civiltà e rispetto, anche quando parla di se stessa. E' stato anche questo un modo per capire meglio la persona, al di là del personaggio, attraverso gli occhi attenti della figlia, del suo vissuto e dei suoi preziosi ricordi.

 

Conoscevo già a grandi linee l'incredibile storia di Milva La Rossa, dopo decenni di rassegna stampa e preziose testimonianze audio/video, mancava però un racconto di prima mano,  diretto, pulsante, scritto dalla persona giusta: adesso molti aspetti sono più chiari, i contorni più definiti.

E non resta che ringraziare.

 

4 MAGGIO 2023

Rosario Bono

 

Milva ha avuto sempre solo con sé un compagno o compagna di vita,

la voce, la sua divina voce. (Dalla postfazione di Giovanni Castaldi)