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MILVA: RADIOCORRIERE TV (selezioni) 1^ parte

 

 

 

 

 

 

 

 

INCONTRO

Dal dancing emiliano all'Olympia di Parigi

 

Dicembre 1980 - Vent'anni fa, sul palcoscenico del Festival di Sanremo saliva una ragazza dall'aria molto paesana, con incredibili scarpe dorate ed una voce profonda che ricordava ai meno giovani una cantante tedesca degli anni Trenta-Quaranta, Zara Leander. Il suo nome era Milva (all'anagrafe Maria Ilva Biolcati), partecipava alla competizione con Il mare nel cassetto e riusciva a malapena ad entrare in finale. Per maneggi dell'editore, si disse, più che per merito di quell'emiliana del Delta (veniva da Codigoro in provincia di Ferrara) alla quale bisognava insegnare ancora parecchie cose prima di farne un personaggio all'altezza delle varie star dell'epoca.

 

In quel "cassetto" c'erano solo il mare e i sogni oppure anche un libro di Brecht? "Assolutamente no - confessa Milva - c'era semmai la voglia di trovar marito, smettere di cantare e fare la donna di  casa. E' la pura verità".

 

Incontrare Milva oggi è un problema: bisogna bloccarla tra un aereo e l'altro per la semplice ragione che è la sola artista italiana ad avere raggiunto una dimensione europea. Questa volta l'abbiamo raggiunta nella sua casa di corso Venezia con la valigia non ancora disfatta di Parigi e quella già pronta per Berlino.

 

"Ieri ero in Francia per uno spettacolo televisivo: domani sarò in Germania per I sette peccati capitali di Brecht che va in scena all'Opera di Berlino. Ed a Berlino realizzerò in francese il mio ultimo LP inciso a Londra in lingua tedesca. Si intitola Io non ho paura e sono tutte musiche di Vangelis Papathanassiou, che fu il leader degli Aphrodite's Child...".

 

Molte cose sono cambiate da quel lontano 1960, anzi dalla primavera dell'anno precedente quando Maria Ilva si iscrisse, col nome di Sabrina, ad un concorso di voci nuove che si svolgeva a Montecatini. Quella sera le venne la febbre e non poté esibirsi. E' un ricordo comune perché chi scrive, quella sera era cronista di quello spettacolo e convinse la concorrente a ritirarsi per non fare una brutta figura.

 

"Fu una buona idea - ammette ancora oggi Milva - altrimenti avrei cominciato con il piede sbagliato".

 

Corgnati, Piave, Gallerani, tre uomini nella vita di Milva: tre modi diversi di amare e di essere amata o tre aspetti dello stesso amore? "Forse in apparenza la prima ipotesi potrebbe essere esatta: ma in verità l'amore è sempre lo stesso e da ognuno dei miei tre partner ho avuto ed ho momenti diversi dello stesso tipo di sentimento. Maurizio era tutto per me; io ero praticamente sua moglie e sua figlia insieme. Ora, dopo un periodo di incomprensione, siamo tornati ad essere ottimi amici. C'è nostra figlia Martina che ogni volta ci fa trovare un terreno comune. Di Piave gradirei non parlare: mi diede molti tormenti, ma mi fece scoprire anche la completezza dell'amore".

E Gallerani? "Gallerani mi fa sentire estremamente giovane perché lui è più saggio, più posato, più tranquillo. Io, invece, ho ancora le mie follie".

 

PALCOSCENICO

IL GIORNO IN CUI WOODY INCONTRO' MARLENE

Oreste Lionello e Milva protagonisti del nuovo show di Antonello Falqui

 

DICEMBRE 1980 - Lei è ormai considerata l'erede di Marlene, anzi la nuova e più vera Marlene: stesso fascino, stessa carica ipnotica. Lui è la voce dell'intellettuale ebreo di New York, Woody Allen.

Marlene e Woody, il fascino della voce roca e quello tutto e solo cerebrale, si mettono insieme sul Palcoscenico. Un "palcoscenico" tutto italiano, come italiani sono loro due, Milva e Oreste Lionello. Insieme ma non da soli. Tanti infatti sono gli ospiti che formeranno la "nuova compagnia" del "palcoscenico" di Antonello Falqui e Michele Guardì che parte da sabato 27 dicembre con le sue rappresentazioni.

Naturalmente però il nuovo programma del sabato sera ha come vedette principale Milva che canta, balla, recita. E soprattutto prende in giro se stessa. Prende in giro insomma quella Milva che era apparsa a Sanremo infagottata e poco affascinante, di cui riporta in studio alcune vecchie foto. Accanto a lei Oreste Lionello che presenta, conduce, anima, "imita" personaggi del mondo della storia e della letteratura. Insomma lo vediamo nei panni di Cesare, Napoleone o Amleto. Comunque ognuna delle quattro puntate ha un suo tema: la prima, Pierrot; la seconda, l'America; la terza il Café Chantant; la quarta, infine, Bertolt Brecht. Per ognuna, un balletto con canzoni attinenti. E soprattutto, in ogni puntata, ospiti con cui Milva, reduce dal suo recente successo parigino, canta e fa spettacolo.

 

RECENSIONE

"I SCARP DE TENNIS" di MILVA

 

DICEMBRE 1980 - Milva, la pantera di Goro, nel '61 cantava Il mare nel cassetto, nel '66 passò a Brecht grazie alla guida di Giorgio Strehler e ora negli anni Ottanta è approdata al mondo di Enzo Jannacci. Il suo ultimo LP, infatti, La Rossa (Ricordi SMRL 6265), è un'antologia di canzoni scritte dal cantautore milanese. Milva riesce perfettamente nella operazione interpretativa. La sua voce bene si adatta alle storie popolar-fantastiche raccontate da Jannacci. Per la prima volta è una donna a cantare le sue storie divertenti e assurde. E' l'incontro di due artisti che per molti anni hanno respirato la stessa aria milanese, hanno frequentato gli stessi ambienti, hanno conosciuto gli stessi "folli" personaggi. Il repertorio è quello classico di Jannacci tra cui Il dritto, Soldato Nencini, Per un basin. La nuova Milva in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica (così appare nella copertina del disco) con questo LP dimostra di essere una vera e completa interprete-vedette che riesce sempre a offrire prodotti stimolanti e interessanti. Questo "suo" Jannacci ne è la riprova.

 

STASERA IN TV - 1° canale h. 20.40

MILVA IN CONCERTO DA BUSSOLADOMANI

 

31 LUGLIO 1981 - Il programma di stasera è la registrazione del concerto che ha inaugurato la stagione alla Bussoladomani di Lido di Camaiore. Protagonista Milva, oggi apprezzatissima anche all'estero. La cantante presenta successi di ieri e di oggi. Vestita come il monello dell'omonimo film, canterà Smile, di Chaplin naturalmente. Nelle vesti della fatale Gilda, un'altra famosa "rossa" (Rita Hayworth), canterà Amado mio. Indossando poi un più serio smoking interpreterà tre canzoni composte da Enzo Jannacci, tra cui La Rossa. Altri titoli: La libertà di Ennio Morricone, Surabaya Johnny di Weill-Brecht, Non piangere più Argentina, dal musical Evita al famoso Milord. Milva è accompagnata da musicisti diretti da Massara.

 

INTERVISTA

E UN GIORNO STREHLER MI MOSTRÒ QUELLE TAVOLE...

 

NOVEMBRE 1982 - Milva che canta all'Olympia di Parigi; Milva grande interprete di Brecht in Germania; Milva americana alla Carnegie Hall; Milva debuttante di lusso alla Scala; Milva che prepara La vedova allegra con Strehler; infine Milva e dintorni, un LP che Franco Battiato ha scritto per lei e che diventa subito uno spettacolo tv.

 

Come dobbiamo chiamarla: attrice, showgirl, primadonna, cantante... "Perché cercare una definizione, a Liza Minnelli è permesso di essere un po' tutto questo, perché a me no? Eppure faccio continuamente delle scelte interessanti, mi sento tirata da tutte le parti, ho impegni fino al 1985 e ancora c'è chi mi cuce addosso un'etichetta".

 

Ma Milva in quale di questi ruoli si sente "più"? "Come cantante ho venduto soltanto in Germania tre milioni di dischi; come donna sono arrivata a 43 anni e mi sento la voglia di fare e la forza di farlo di quando ne avevo 13; come madre, ho una figlia, Martina, che ha quasi vent'anni e che mi protegge, mi dà consigli, mi rassicura; come moglie ho da nove anni un rapporto con Massimo Gallerani che spero durerà tutta la vita. Allora dov'è che mi sento più realizzata? Non lo so, ma per ora vince ancora la voglia di fare, il desiderio di provare, il bisogno di imparare tutto e bene".

 

Mai debolezze o paure? "Paure soprattutto, tantissime. Paura di tutto: di non farcela, paura di non dare abbastanza a Martina, paura del tempo, di quello che non riesco a dare a Massimo, paura degli aerei, delle malattie, della morte, di non riuscire a dormire. Anche da ragazzina ero paurosa. Non potevo dormire da sola. Dovevo dormire con mia madre e avevo bisogno che mi stringesse. Poi ho avuto paura di essere brutta e per anni, dopo il mio matrimonio con Maurizio Corgnati, ho continuato a truccarmi prima di andare a letto".

 

Goro, Comacchio, il delta del Po, Contarina, le nebbie, le piene: dov'è finita Milva bambina? "Me la sento ancora dentro e mi fa tenerezza. E la ritrovo nelle cose di tutti i gironi, quando parlo da sola perché lo facevo da bambina mentre giocavo, quando parlo con mia madre e risento le sue paure per noi, quando giocavo con mia sorella Luciana a immaginare il mio funerale. Io non ho mai visto mia madre ridere. Da ragazzi stavamo a un metro da lei, ma ogni cinque minuti ci cercava: Luciana! Milva! Dove sté, fiole? Miiilva! Sté sana putina? E' stato quello il periodo più importante della mia vita. Il passato mi viene dietro e in quel passato io sono ancora bambina".

 

Era questa la vita che immaginava da ragazza a Goro? "No, immaginavo che sarei vissuta dove ero nata, pensavo che sarei diventata una brava sarta. Poi ho cominciato a cantare perché mi piaceva; quando andavo dalle suore a cucire ero quella alla quale le ragazze dicevano: dai canta! Poi ho sposato Maurizio Corgnati: secondo lui non sapevo scegliere le canzoni, ero una con più istinto che cervello. Ed io avevo paura di quei giudizi. Poi, un giorno, ho incontrato Strehler che mi dice: Milvina (perché lui mi chiama così), il marito è importante, i figli sono importanti, l'amore è molto importante, ma quelle tavole là, quelle tavole del palcoscenico, Milvina, per gente come noi sono più importanti di tutto".

 

Mai rimpianti per quel "tutto" che è poi diventato meno importante del palcoscenico? "Ho il rimpianto di non aver visto crescere mia figlia, di non esserle stata vicina quando aveva bisogno di me anche se avevo la sicurezza di averla affidata a mia madre. Ma ora mi manca lei bambina. Prima ero al bar a bere un tè e mi veniva da piangere perché mi sentivo sola, avevo voglia di non essere qui, di essere a casa mia: poi sono entrata nello studio, ho visto che c'era tanta attenzione intorno a me, mi dicevano brava e la crisi è stata superata".

 

Che mamma è per Martina? "Sono una mamma-figlia, lei è più adulta di me, mi ama, le piaccio come persona, mi stima anche come cantante, ma segue le scelte che ha fatto: Mozart, gli studi d'arte, l'università, il suo ragazzo. Qualche volta mi rimprovera, dice che sono troppo irruente, poco saggia, ma siamo molto unite. A mia figlia devo la grande consapevolezza di poter finalmente vivere da sola, senza alcuna dipendenza da una figura maschile".

 

Prima Corgnati, poi Strehler, Mario Piave e ora Massimo: tutti uomini-padre? "Ho sempre creduto che fossero altrettanti padri per me, invece ho capito che erano mia madre, soprattutto Maurizio. Il grande rapporto d'amore e d'odio che ha segnato la mia vita è stato quello con mia madre: ho dormito nel suo letto fino a 17 anni e poi l'ho sostituita con mio marito, poi gli altri. Ora, anche se c'è Massimo, vivo sola e ho imparato ad avere con l'uomo un rapporto alla pari, senza dipendenze".

 

Nemmeno da sua madre? "L'unica cosa che meraviglia mia madre oggi è il fatto che nonostante questo mestiere io sia ancora viva. Del mio lavoro vede soltanto che mi affatico e dice: Oddio come canta forte, e se le si rompe qualcosa dentro? Ho ancora paura di mia madre, questo sì".

 

E a questa Milva non ancora saggia, ma emancipata, che cosa regala ogni girono? "Mi regalo la sera, ogni volta che è possibile. Alle otto di sera la ditta Milva chiude e divento solo mamma, solo moglie o solo donna".

O solo figlia.