H O R S E S
Marco Fumagalli
LA 1^ RECENSIONE PUBBLICATA IN ITALIA DALLA RIVISTA
MUSICALE "GONG"
1976 *
Patti Smith
è una curiosa figura di sopravvissuta a tutta la mitologia Jim
Morrison-Lou Reed cuoio nero sulla pelle, sopravvissuta ai
vorticosi balletti dell’underground newyorkese, poetessa di un
mondo popolato da tinte violente, emozioni / dolore veloci come
il pensiero... qualche 45 giri sparso per il mondo, un’aurea
mitologica che la rende personaggio ancor prima
dell’identificazione dei suoi contorni sonori.
E - ci
credereste? - stavolta non si tratta di un bluff. Quella di
Patti Smith è la voce femminile più incredibilmente espressiva
spuntata tra i nostri ricordi Janis Joplin / Grace Slick / Nico,
è qualcosa di lontanissimo dall’iconografia da educanda di tutte
le Linda Ronstadt / Carly Simon / Maria Muldaur di questo mondo,
e dico espressiva, non necessariamente potente, stridula,
arcana, sensuale. Un pò di tutto questo, ma soprattutto una voce
femminile.
PHOTO Robert Mapplethorpe
Una poetessa, si diceva: e non a caso il sex-appeal
del disco vive principalmente nel sapiente trattamento che Patti
riserva ad ogni parola, ad un ogni frase: trovando una delirante
ritmicità che si sposa quasi ad incastro con la semplice,
aggressiva struttura sonora. E’ l’uovo di Colombo
dell’attitudine vocale, d’accordo: solo che Patti dimostra una
professionalità, una sensibilità emotiva che tengono ben lontano
il fantasma della forzatura innaturale, studiata a tavolino. La
sua voce scorre in un torrente di immagini velocissime, salta
tra i solchi senza permettere di verificare <criticamente> la
consistenza delle singole immagini; una fluidità davvero
fascinosa. Detto questo, va anche sottolineato come la base
strumentale tenti semplicemente di riproporre i nostri fantasmi
‘68, qualcosa a meta tra gli Airplane e Big Brother & The
Holding Company: ma l’operazione è condotta con convinzione ed
energia, soprattutto nei brani ritmicamente più sostenuti.
L'ottima versione di Gloria dei Them, Free Money, Land, la
stupenda Birdland. Non tutto è rose e fiori, qualche pezzo
assolutamente inutile e lo zampino di John Cale, notoriamente
produttore dalla mano pesante. Ma la stoffa c’è, perbacco: se la
voglia di continuare vincerà ai punti sul narcisismo
estetizzante che avvolge tuttora la sua immagine, Patti ha un
futuro luminoso davanti ai suoi occhi - occhi da adolescente
alcolizzato, non si può avere tutto.
Courtesy Ernesto Maurizio Picenni
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PAGINA CREATA IL 27 GENNAIO 2024
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