1979 *
Ad un anno di distanza dal precedente "Easter", Patti Smith ha
completato un nuovo album, "PSG-Wave", di cui si è già molto
parlato soprattutto in merito alla produzione di Todd Rundgren.
Per il disco precedente, la critica più rigida si era stracciata
le vesti, gridando al tradimento della “purezza originale”.
Patti era stata accusata di essersi prostituita alle esigenze
commerciali confezionando un prodotto troppo raffinato e
“leccato” e pensando soprattutto ai grafici delle vendite.
Prevedibilmente, gli stessi critici, ribadiranno i medesimi
concetti in occasione dell’uscita di “PSG-Wave“ : la
produzione del "wizard" Todd, che è anche ingegnere del suono, è impeccabile e pulitissima.
Non c’è però, questa volta, il brano "da singolo" come lo era
stato "Because The Night"; anzi, l’impressione generale che si
ricava da un primo ascolto del nastro, è di notevole omogeneità,
soprattutto per quanto riguarda la prima facciata (sulla punta
della penna era pronta la parola "monotonia"). Parliamo quindi,
elegantemente, di unitarietà di ispirazione, riservando un
giudizio definitivo a quando avremo potuto ascoltare il disco
per cogliere meglio i colori dei vari brani.
La formazione della band (da notare che il disco è accreditato
al Patti Smith Group) comprende Lenny Kaye, Ivan Kral, Jay Dee
Daugherty e Richard Sohl.
L’album è dedicato a Papa Giovanni Paolo I (Red Ronnie ha già
ampiamente informato sul particolare affetto che Patti nutre per
il Papa che "ha sorriso una sola estate").
Nell’inserto che verrà allegato al disco, vi sarà una foto di di
Albino Luciani, con la citazione di una sua frase: "Per me, la
musica è riconciliazione con Dio".
Passiamo quindi al consueto dettagliato esame dei brani del
disco:
Frederick: composto da Patti Smith e dedicato al suo
maestro di clarinetto, Fred "Sonic" Smith.
E’ un remake di "Because The Night", meno possente ed antemico.
La struttura è quella della ballata e si nota un curioso lavoro
alle tastiere.
Dancing Barefoot: firmata da Smith/Kral.
Molto "anni 60", un 45 degli Stones suonato a 33 giri.
L’atmosfera rilassata si fa tesa nel finale, dove Patti
sovrappone voce recitante e voce cantante.
Dedicato a Jeanne Hébuterne insegnante di Amedeo Modigliani.
PHOTO Robert Mapplethorpe
So You Want To Be (A Rock’n’ Roll Star): "Alla fine degli anni 60,
Ed Sanson mi fece ascoltare questa canzone. Benché suscitasse in
me un vago senso di memoria futura, non mi piacque per niente.
Sembrava dire che in questo campo di onori, prima o poi, tutti
vengono feriti; ed io allora non potevo crederlo". Nella
rilettura di Patti, il famoso brano di McGuinn ed Hillman inizia
in puro stile sixties; diventa poi più aggressivo e spigoloso,
per terminare con la voce di Patti sempre più violenta e cruda.
Citizen Ship: di Patti Smith ed Ivan Kral, apre la side 2.
Vaghi sentori di Brian Ferry nell’interpretazione vocale,
elaborate ed elegante. Il finale, come di consueto, caotico e
fortemente emotivo.
Seven Ways Of Going: echi di Van der Graaf Generator nell’incedere solenne del brano, angoscioso ed
apocalittico. Lungo e descrittivo, quasi paesaggistico
l’intermezzo strumentale e funereo il finale recitato.
Il brano è stato composto da tutti i componenti del gruppo.
Broken Flag: (Smith/Kaye) il brano è in memoria di Barbara
Frietchie, che nel 1860 nella città di Frederick, nel Maryland
sventolò in faccia al nemico la bandiera dell’Unione, con la sua
asta spezzata. Un pianoforte riecheggia l'intro di "Let it be" (ancora
Beatles); poi si impone un tempo di marcia militare, maestoso e
cadenzato.
Il risultato è assai suggestivo, anche grazie ai cori
michelangioleschi che spesso intervengono a contrappuntare la
voce solista di Patti.
Wave: opera di Patti Smith. Intro recitativo, con gli strumenti in sottofondo a tessere una
complessa trama sonora; effetti di clavicembalo ed infrangersi
di onde sulla riva.