Patti Smith Group * W A V E

 

Franco Zanetti

 

LA 1^ RECENSIONE PUBBLICATA IN ITALIA DALLA RIVISTA MUSICALE "RED RONNIE'S BAZAR"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1979 * Ad un anno di distanza dal precedente "Easter", Patti Smith ha completato un nuovo album, "PSG-Wave", di cui si è già molto parlato soprattutto in merito alla produzione di Todd Rundgren.

Per il disco precedente, la critica più rigida si era stracciata le vesti, gridando al tradimento della “purezza originale”.

Patti era stata accusata di essersi prostituita alle esigenze commerciali confezionando un prodotto troppo raffinato e “leccato” e pensando soprattutto ai grafici delle vendite. Prevedibilmente, gli stessi critici, ribadiranno i medesimi concetti in occasione dell’uscita di “PSG-Wave“ : la produzione del "wizard" Todd, che è anche ingegnere del suono, è impeccabile e pulitissima.

Non c’è però, questa volta, il brano "da singolo" come lo era stato "Because The Night"; anzi, l’impressione generale che si ricava da un primo ascolto del nastro, è di notevole omogeneità, soprattutto per quanto riguarda la prima facciata (sulla punta della penna era pronta la parola "monotonia"). Parliamo quindi, elegantemente, di unitarietà di ispirazione, riservando un giudizio definitivo a quando avremo potuto ascoltare il disco per cogliere meglio i colori dei vari brani.

La formazione della band (da notare che il disco è accreditato al Patti Smith Group) comprende Lenny Kaye, Ivan Kral, Jay Dee Daugherty e Richard Sohl.

L’album è dedicato a Papa Giovanni Paolo I (Red Ronnie ha già ampiamente informato sul particolare affetto che Patti nutre per il Papa che "ha sorriso una sola estate").

Nell’inserto che verrà allegato al disco, vi sarà una foto di di Albino Luciani, con la citazione di una sua frase: "Per me, la musica è riconciliazione con Dio".

Passiamo quindi al consueto dettagliato esame dei brani del disco:

Frederick: composto da Patti Smith e dedicato al suo maestro di clarinetto, Fred "Sonic" Smith. E’ un remake di "Because The Night", meno possente ed antemico. La struttura è quella della ballata e si nota un curioso lavoro alle tastiere.

Dancing Barefoot: firmata da Smith/Kral. Molto "anni 60", un 45 degli Stones suonato a 33 giri. L’atmosfera rilassata si fa tesa nel finale, dove Patti sovrappone voce recitante e voce cantante. Dedicato a Jeanne Hébuterne insegnante di Amedeo Modigliani.

 

 

PHOTO Robert Mapplethorpe

 

So You Want To Be (A Rock’n’ Roll Star): "Alla fine degli anni 60, Ed Sanson mi fece ascoltare questa canzone. Benché suscitasse in me un vago senso di memoria futura, non mi piacque per niente. Sembrava dire che in questo campo di onori, prima o poi, tutti vengono feriti; ed io allora non potevo crederlo". Nella rilettura di Patti, il famoso brano di McGuinn ed Hillman inizia in puro stile sixties; diventa poi più aggressivo e spigoloso, per terminare con la voce di Patti sempre più violenta e cruda.

Hymn/Revenge: a firma di Smith/Kaye la prima parte, Smith/Kral la seconda. L'introduzione, condotta dall’autoharp, è a metà tra la cavatina seicentesca ed il canto religioso. Il brano prosegue con una fedelissima citazione del famoso motivo di chitarra conduttore di "I want you (She’s so Heavy)” dalla "Abbey Road" dei Beatles, che continua fino al termine, sul finale Patti improvvisa letteralmente la linea melodica del canto.

Citizen Ship: di Patti Smith ed Ivan Kral, apre la side 2. Vaghi sentori di Brian Ferry nell’interpretazione vocale, elaborate ed elegante. Il finale, come di consueto, caotico e fortemente emotivo.

Seven Ways Of Going: echi di Van der Graaf Generator nell’incedere solenne del brano, angoscioso ed apocalittico. Lungo e descrittivo, quasi paesaggistico l’intermezzo strumentale e funereo il finale recitato. Il brano è stato composto da tutti i componenti del gruppo.

Broken Flag: (Smith/Kaye) il brano è in memoria di Barbara Frietchie, che nel 1860 nella città di Frederick, nel Maryland sventolò in faccia al nemico la bandiera dell’Unione, con la sua asta spezzata. Un pianoforte riecheggia l'intro di "Let it be" (ancora Beatles); poi si impone un tempo di marcia militare, maestoso e cadenzato. Il risultato è assai suggestivo, anche grazie ai cori michelangioleschi che spesso intervengono a contrappuntare la voce solista di Patti.

Wave: opera di Patti Smith. Intro recitativo, con gli strumenti in sottofondo a tessere una complessa trama sonora; effetti di clavicembalo ed infrangersi di onde sulla riva. La voce subisce a tratti cupi echi da navata gotica. Solo due versi cantati, poi il misterioso finale che chiude tutto l’album.

 

Courtesy Ernesto Maurizio Picenni

 

 

 

 

 

 

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