Premessa - Nel 1973, dopo due anni di ottime esperienze
discografiche con la milanese Phonogram, Patty Pravo
ritorna alla "casa madre", la Rca di Roma, dove riesce
a registrare ben quattro album in quattro anni! Due LP di
grande impatto (Pazza idea e Mai una signora),
un dignitoso Incontro e il particolarissimo Tanto
(che a dispetto del titolo, di successo ne avrà molto poco).
In effetti quest'ultimo album, realizzato a Londra,
viene pubblicato senza promozione alcuna e a distanza di soli
otto mesi dal precedente, figlio prematuro di una scadenza
contrattuale più che di un vero e proprio progetto
discografico. Ma stranamente è proprio dalla session
recording di questo 33 giri, dove la versatilità di
Nicoletta incontra le rarefatte alchimie dello stile
inconfondibile di Vangelis, che si materializza il
fantasma del successivo, sorprendente album.
"La vita è l'arte
dell'incontro" diceva Vinicius De Moraes e nella
carriera di un artista questo concetto è fondamentale. A
Londra infatti nascono collaborazioni umane e professionali
con nuovi musicisti (oltre al già citato Vangelis, il
futuro compagno di viaggio
Paul Jeffery, Kamram Khacem e Paul Martinez)
e con esse il desiderio di cambiare rotta, come sempre, verso
nuovi "orizzonti di gloria".
Le ispirazioni e
le passioni musicali di un vero artista quasi mai coincidono
con le esigenze e le aspettative delle case discografiche che,
una volta trovata la formula vincente, difficilmente
assecondano nuove sfide. I progetti originali e innovativi
sono lo spauracchio di tutti i dirigenti diligenti... Per questi motivi, Patty Pravo, sorprendendo
non poco il
suo pubblico e gli addetti ai lavori, decide di firmare, nei
primi mesi del 1976, un contratto (milionario) con la
Ricordi, una casa discografica che in quel preciso
momento storico sembra garantirle un'ampia libertà di scelta e
di movimento. Il contratto, purtroppo, è destinato ad essere
risolto nel giro di un anno, ma permette all'artista di
realizzare quella che dagli "intenditori" viene definita una
delle pietre miliari della discografia della
cantante. E questo, a prescindere dai gusti personali, è
sacrosanto, ma purtroppo solo in parte, e andiamo a
vedere perché...
Il disco
L'album PATTY PRAVO (definito Biafra
dall'artista per un ironico riferimento all'immagine di
copertina) in realtà, dopo centinaia di ore di sala di
registrazione (con apparente buona pace dei funzionari della
Ricordi), risulta essere un ibrido tra splendida e coraggiosa
sperimentazione (venti anni avanti rispetto al sound
italiano dell'epoca) ed episodi pop/rock che, seppur
dignitosi, hanno in verità poco a che fare con l'avanguardia. Una discrepanza che
purtroppo non può far gridare al miracolo per un album che
sarebbe potuto diventare uno splendido capolavoro di musica
contemporanea. Il 33 giri nasce con 11 pezzi (nelle ristampe in CD
degli anni Novanta sono stati aggiunti due brani: "Tutto il
mondo è casa mia" e "Da soli noi" che originariamente facevano
parte di un successivo 45 giri). I brani, molto gradevoli, ma decisamente non all'altezza
del progetto (anche se impreziositi dal soffio magico della
voce ammaliante di Patty), sono
Facciatosta, Dirin Din Din e Innamorata io; quelli più
"scontati", Aeroplano (nonostante l'introduzione
country
e il ritornello accattivante) e Il dottor Funky
(quest'ultima, invece, riproposta nei tour 1976/77 con un
arrangiamento rock strepitoso).
Gli altri brani,
in compenso, sono sei piccoli capolavori per musica,
testo e
arrangiamento.
La
mela in tasca
Jmanja
Piramidi di vetro
Rispettivamente "Starvation", "A day in heaven" e "Queen of
the universe", tre cover del gruppo greco Socrates,
incise nel 1975 e pubblicate nell'album Phos del 1976.
Sconosciuti cieli
Versione
italiana di "The unknown man",
incisa anche da
Jon Anderson con il titolo "So long as so clear" e
successivamente da Milva, in tedesco ("Er").
Grand Hotel
Scritta e incisa anche da Renato Zero con un testo
diverso e un altro titolo ("Motel").
Stella
cadente
Cover di "Shooting star", pubblicata anche
dall'autore (Harry Chapin) e da Pat Benatar, in
una splendida versione live, chitarra e voce.
Qui le atmosfere
dell'album si fanno languide, rarefatte, intrise di ispirazione e
di originali sonorità dagli arrangiamenti spaziali. I testi,
sfuggenti e malinconici, velatamente onirici, alludono a
magiche visioni (...occhi immensi, dentro immensi specchi, una
voce, Jmanja... / ...una fiamma mi ha svegliato nella notte
dei sortilegi...) e a "viaggi interstellari" (...via,
nella scia di comete pallide, negli occhi mille lune... /
...come antichi angeli per sconosciuti cieli...). Le intense
interpretazioni dei brani restituiscono una voce vissuta,
notturna, quasi mai in primo piano, dal fascino cupo e
misterioso, appoggiata con stile su tonalità più alte
rispetto alle precedenti produzioni. Alla buona riuscita del disco collaborano tra gli
altri Gianni Dall'Aglio, Paolo Donnarumma, Alberto Radius,
Mark Harris, Gianfranco Pinto, Roberto Puleo, Paul Jeffery
(per la supervisione artistica e tecnica, le chitarre e le
voci magiche) e, naturalmente, Nicoletta (per le idee
dei testi, le voci magiche, il moog e tutto il resto...).
L'auspicabile pubblicazione di una stampa rimasterizzata
dell'album sarebbe ancora oggi in grado di riservare sorprese,
emozioni e non soltanto (se pur nobilissimi) ricordi.
Note
personali
Ci sono tre importanti motivi che hanno
contribuito a decretare Biafra il disco che in assoluto
preferisco, tra i molti lavori "doc" di Patty Pravo.
Il
primo riguarda un episodio veramente esclusivo nella carriera
dell'artista. Nel corso del tour estivo 1976, per la
prima ed unica volta, Nicoletta presentava in anteprima e dal
vivo alcune canzoni di un disco ancora da pubblicare. Ho quindi
avuto la fortuna di ascoltare in due differenti concerti,
insieme ad altre quattromila persone riunite all'ALTRO MONDO
di Rimini, le versioni live di tre brani che sarebbero stati
pubblicati soltanto quattro mesi dopo e si trattava di "Sconosciuti cieli",
"La mela in tasca" e "Il dottor
Funky". Un impatto emotivo indescrivibile per la novità
assoluta e per come le canzoni venivano "cantate e suonate".
Il secondo
motivo è legato ad un episodio assai singolare. Per una serie
di fortuite circostanze che non sto qui a spiegare, mi
ritrovai a Roma, in un giorno di novembre, in un bellissimo
attico in via del Seminario, seduto su un divano nero, tra
Paul Jeffery, Nicoletta ed altri ospiti, davanti ad un caffè
(prima) e a un bicchiere di birra (poi) ad ascoltare il nastro
con la registrazione definitiva di "Biafra" (che sarebbe
uscito pochi
giorni dopo). Era un sabato e Nicoletta telefonò alla Ricordi
per tentare di avere qualche copia del disco da regalare agli
ospiti, ma il magazzino era chiuso e nemmeno l'insistenza della
diretta interessata riuscì a fare il miracolo... Mentre il nastro scorreva
non mi sembrava vero di essere proprio io quello che se ne
stava tranquillamente seduto lì come fosse la cosa più normale
del mondo, come se ci fossi già stato mille altre volte... Ero
un ragazzo timido, giovanissimo, e ritrovarmi a gustare quella
ghiotta anteprima con lei fu un privilegio inaspettato,
quasi un sogno, e me ne resi conto soltanto dopo, ripensandoci nel tornare
a casa... L'impronta del ricordo di quel pomeriggio passato a cazzeggiare, a scambiare impressioni musicali, è rimasta viva
e indelebile nei solchi dell'album, insieme alle canzoni.
Ricordo ancora un commento ironico di Nicoletta che parlando
della copertina di Biafra (nessuno dei presenti, tranne
lei e Paul, l'aveva ancora vista), disse: "E' molto
particolare, vedrete... solo che avevo chiesto di far apparire
sullo sfondo nero, sopra la mia figura, una colomba in volo...
Invece, visto il risultato della grafica e le proporzioni
delle immagini, più che una colomba, alla fine è apparsa una
gallina...".
Il terzo
motivo riguarda la sfera affettiva personale e quindi non
approfondirò. Posso solo dire che ancora oggi, riascoltando
l'album, se chiudo gli occhi rischio di perdermi in sguardi
lontani, in cui vedo riflessi sentimenti contrastanti... E mi
sorprendo nel rivivere serenamente, mitigato dal tempo, un
concentrato di emozioni vissute proprio in quel periodo,
legate a momenti di grande gioia ma anche ad inevitabili
esperienze dolorose. Situazioni alterne, lezioni di vita
importanti e diametralmente opposte, che hanno più di altre
contribuito a tracciare il cammino che mi ha portato fin qui e
ad essere la persona che, nel bene e nel male, oggi sono.
Rosario Bono
- 12 novembre 2010
Si ringrazia
Valerio D'Angelo per le ricerche sulla genesi dei brani
del disco.
|