Più che un
disco, uno spazio pieno di idee-immagini che
cattura con atmosfere sottili e sofisticate. Un album
difficile ma allegro, che porta il sorriso e tanta
voglia di muoversi. Un tentativo inconsueto di coniugare
esperienze di musica contemporanea (recentemente, con il
musicista Sylvano Bussotti) con i ritmi del pop e
del rock, che strizza l'occhio alla musica etnica (Maras
è impegnato in ricerche etnomusicali da tempo), ai ritmi
tribali, ai suoni degli aborigeni, pur facendo i conti
con le tecnologie più avanzate. Un lavoro affascinante e
unitario caratterizzato da una costante ricerca
creativa, da un profondo sodalizio con i più importanti
rappresentanti dell'avanguardia artistica cinese,
musicale e non (coro di amici pittori su Partenze),
raccontato da una voce di immutato splendore. Un album
da ascoltare e riascoltare, raffinato ed originale,
ricco di toni tenui e misteriosi. Ideogrammi è
stato scritto a Roma a casa di Patty, che è
coautrice di tutti i brani, assieme a Fulvio Maras
e a Marco Rosano, musicisti di razza dalle tante
esperienze, ed è stato registrato a Pechino allo
studio Centofiori. Un disco comunque fatto in
casa con computer - campionatori - synt analogici, e
riversato in Cina dopo aver lasciato prendere ai
computer una "boccata d'aria cinese". Con questo nuovo
lavoro Patty si sottrae al meccanismo del revival e
della cultura musicale "usa e getta", sviluppa la sua
notevole intelligenza musicale, assolutamente singolare,
e si ripropone con un nuovo profilo ma con la stessa
forza di sempre nei contenuti e nell'immagine. Nei 10
pezzi che compongono l'album si parlano lingue diverse
(italiano, francese, cinese, slang pechinese, no-language), si raccontano aneddoti popolari (Esiste
una storia), si cita Rimbaud (Partenze),
Edipo Re di Sofocle (Bye Bye Indicativo),
si attraversa il tempo e lo spazio (Night Call),
la memoria (La Vita), si parla di sogni (Indiachina),
viaggiatrici intergalattiche (Esiste una storia)
e di feste imperiali (Ultimo impero).
"Ideogrammi" è uscito in Italia il 6 ottobre (Sony
Music) e in contemporanea dovrebbe essere distribuito in
Cina dalla China Audio & Video Publishing House, la Casa
discografica di Stato, quale primo CD di una cantante
occidentale. E scusate se è poco! Rockstar - Ottobre
1994
Giallo shocking
Ma che sorpresa! Patty Pravo ritorna con un disco,
Ideogrammi,
che incanta con suggestioni lievi e sofisticate, che
spinge la sua bionda icona molto lontano dalle anguste
strade della canzonetta. Anzi, a lei riesce con totale
naturalezza quello che alla gran parte degli italiani
proprio non capita, ovvero diventare d'un colpo
cittadina del mondo, musicalmente apolide, libera di
volare su orizzonti aperti e screziati di velati colori
sonori. Anche se a dire il vero, questa vocazione
internazionale Patty Pravo l'ha sempre coltivata, anche
quando cantava le sue prime canzoni beat sul giro del
"do", vuoi forse perché cresciuta a Venezia, per
elezione una porta tra diversi mondi, vuoi perché poi il
mondo l'ha girato davvero, abituandosi a ragionare fuori
dalla provincia italiana. Alla fine, è un disco che
stupirà molto, che risulta in larga parte ispirato da
una totale e profonda immersione nella cultura cinese,
ma rivisto alla luce di un rock aristocratico, raffinato
ed elegante. Gli "Ideogrammi" sono dieci pezzi in cui si
parlano diverse lingue, i testi sembrano misteriosi
frammenti poetici colti da un'antenna parabolica
orientata a 360 gradi. Si parla di sogni, di telefonate
notturne, si cita
Rimbaud,
ed anche i testi così detti d'amore, sembrano attingere
al sogno, e anche qui sembrano descrivere i rapporti
vissuti al confine mobile di terre lontane. Ma quello
che colpisce di più è ovviamente l'atmosfera generale
del disco. Come veri ideogrammi, questi pezzi hanno ben
poco della forma canzone, scivolano tra la declamazione
recitata e pezzi di melodia che a volte sembrano
ispirati al canto etnico. "Strano
destino il cantare sempre la vita"
dice ad un certo punto, ma è una vita questa volta
toccata con delicatezza, vista con estrema e rilassata
dolcezza. Tra sipari costruiti elettronicamente affiora
costantemente una ricerca di primitivo, evocata anche da
alcuni suoni che ricordano gli strumenti a fiato usati
dagli aborigeni, o da moltitudini di voci straniere.
Certo risulta strano parlare di queste cose a proposito
del disco di Patty Pravo, ma è così e tra l'altro emerge
tra tutti un pezzo
Bye-bye-indicativo,
sia perché ripetuto due volte in versioni diverse, sia
perché sviluppa una notevole intuizione melodica di
sapore orientale che potrebbe portare il disco al
successo, sebbene risulti assai spiazzante anche per
coloro che hanno sempre seguito con interesse le
sorprendenti rinascite di Patty Pravo. Perché proprio di
rinascita si tratta. Lei ci è abituata, forse, ma questa
volta la rigenerazione è completa e getta una luce
completamente nuova sul suo lavoro. Dopo anni di
silenzio, ha prodotto un disco realmente internazionale,
e che, tra l'altro, primo caso in assoluto, dovrebbe
uscire contemporaneamente anche in terra cinese. Ottima
la produzione, curata dalla stessa Patty Pravo insieme a
Fulvio Maras e Marco Rosano.
La
Repubblica - Ottobre 1994