Occulte persuasioni

 

Occulte persuasioni è un album che, all'epoca in cui venne rilasciato, poteva sembrare avanguardistico, mentre oggi, avuto il giusto tempo di fermentazione, ha un sentore, non proprio amaro e non proprio dolce, di qualche cosa a cui non si saprebbe apporre la dovuta etichetta.

"Suonato quasi completamente dal tastierista dei Goblin, Maurizio Guarini, con la collaborazione del cantautore Goran Kuzminac che esegue le articolate parti di chitarra finger-picking" (Wikipedia), nel complesso l'album possiede unità tonale, interrotta dalla sola titletrack.

Diversi ascolti non riescono a far perfettamente metabolizzare il lavoro e permane un certo dubbio tra il considerarlo qualche cosa di raffinato o qualche cosa di mal assemblato; suddividendo la colpa della cattiva impressione tra gli arrangiamenti e le melodie che, al di là del lavoro di pregio che possono aver subito, esalano rimembranze da MIDI, e la qualità di registrazione in sé, non eccelsa.

Superate certe asperità e le relative, negative suggestioni, c'è qualcosa di buono anche in questo album.

Per una bambola, Amore buono, Dolce una follia, Viaggio e Occulte persuasioni sono i brani che salverei.

Fatta salva Occulte persuasioni che regala al disco un'impennata verso spazi siderali, grazie ad un arrangiamento ben più ricco delle altre tracce sue consorelle, tutti gli altri brani hanno un'atmosfera decadente.

E' l'aspetto egoverso, l'aspetto decadente che innalza il tutto a suggestioni letterarie, a salvare il lavoro.

Dal primo titolo, sino all'ultimo, i brani innalzano un'atmosfera assonnata; c'è qualche cosa che sospinge reminescenze alla Des Esseintes, il personaggio del noto romanzo di Huysmans. Tanto quanto il riccastro è volto a soddisfare ogni suo proprio capriccio, Occulte persuasioni è un album che implode nel suo mondo.

"Tutto quel che so, io lo so e non te lo dirò", si sente in Occulte persuasioni.

"Ecco una distanza minima, impalpabile divinità, sono sola, sono sola... Posso renderti partecipe, ma mi piace solo alludere; la memoria è solitudine: tu sei solo", recita la cantante in Viaggio.

Ecco. forse questo album non è certo un capolavoro, ma se l'intento è descrivere il capriccio, mi pare riuscito e un viaggetto dentro le sue note me lo farei, almeno per respirare un po' di aria rarefatta e giocare all'insanabile scapigliato.

Recensione scritta da Ildebrando per DEBASER il 28.12.2019

 

Fa rabbia trovare ancora in giro, a parlare di Patty Pravo, alcuni esponenti della tribù di "esperti senza capacità di fare esperienze" che affligge l'ambiente dello spettacolo. Costoro ci spiegano che la Strambelli non ha voce, oggi meno che mai. Che "a prendere certe note" non ce la fa proprio, che è distrutta, ammesso che ci sia stato un tempo in cui valeva qualcosa. Lei se la ride, più che altro. Almeno in pubblico. Se queste critiche pedanti le danno fastidio, reagisce con solitaria amarezza invece che con rissose polemiche, come forse avrebbe fatto in altri periodi della sua carriera. Ma la risposta più esplicita di Patty, coraggiosa, quasi una sfida, è contenuta in questa raccolta di canzoni  che è azzeccata in tutto, a cominciare dal titolo: Occulte Persuasioni. Siccome ama la trasgressione (ha frequentato a lungo  l'azzardo e l'ambiguità come dimensioni di vita e come dimensioni estetiche) Patty è andata controcorrente. Ha registrato il suo nuovo disco, sapendo che sarebbe stato un test delicato, pressoché in diretta, come in una situazione "live". Pochi, intelligenti strumentisti, arrangiamenti sobri ma di rara sapienza e suggestione. E lei, su queste basi, ha cantato, senza ritoccare niente. Il disco è stato fatto così. Dentro c'è lei. Una donna che conosce il segreto della raffinatezza, della misura, della regale spregiudicatezza. Non ha paura di mostrare il suo sfinimento, l'eco della sua dimestichezza con le pratiche - perché no? - di malattia e peccato. Riesce sempre (a parte, forse, le due canzoni più banali, Donne ombra, uomini nebbia e Viaggio) a tradurre la "povertà" delle sue risorse fisiche in ricchezza di fascinazione. Usando una prodigiosa sensibilità languida-magica. Come è possibile parlare di scarsa tecnica al cospetto di questi risultati? E' tecnica pura, nel significato più vero (cultura nell'uso del proprio strumento espressivo), quella di Patty Pravo. E' commovente rintracciare nel disco i suoni della sua leggendaria voce. Che ha perso smalto, come negarlo? Patty non ci fa più sentire quei bassi orgogliosi che la resero celebre fin dal pezzo d'esordio, Ragazzo triste, nel 1966, epoca del suo battesimo come "ragazza del Piper". I bassi che poi furono intrecciati con aristocratiche escursioni nel registro acuto (sempre da contralto, però) in prove ancor più convincenti come La bambola, Se perdo te, Tripoli 1969. Oggi la sua voce è più sommessa, intima. Più scarna. Più monocorde. Patty usa meno colori, timbri più asciutti, più semplici, e ottiene più mistero. Ascoltarla in Prendi, in Amore buono, in Dolce una follia, canzoni di cui si può ben dire che faranno epoca, è sul serio un'avventura emozionante. Scopriamo che un tribolato soggiorno negli Stati Uniti ha finito per restituirci la cantante più moderna che abbiamo oggi in Italia. Oggi che il rock è finito, che è di nuovo tempo di serene penombre, di raccolte meditazioni, di sottili e pensose voluttà, Patty Pravo sa cantare nel modo giusto i versi (incantati e disincantati) del suo miglior autore del momento, Maurizio Monti: "Noi, ci consumiamo con grande gioia noi... E' una cosa bella, è riuscita bene in questo incontro a modo..."

RADIOCORRIERE TV - 1984 - Mario Gamba

 

In cima alla scala di Sanremo, il pallore e l'argento di Patty Pravo appartenevano alla dimensione del mito. Come un'apparizione, la sua immagine ha avvolto tutti d'inquietudine. Di nostalgia. Era certo un passato di leggenda che scendeva da quella scala, con movenze tanto studiate da sembrare naturali. Tre minuti sono stati sufficienti per riappropriarsi di un carisma, di una leggenda artistica che ha fatto gridare al miracolo. Patty, con l'operazione Sanremo, ha riacceso un fuoco che, vorrei sperare, non si spegnerà presto. "Occulte persuasioni" è un album che lascia sbigottiti persino gli amanti del rock. E' un'opera fatta di semplicità e di raffinatezza superbe, di genialità negli arrangiamenti e di parole che scavano oltre la superficie del cuore. Dietro queste canzoni c'è un vero mondo d'amore che s'agita e gioca, si riflette e s'immerge in una confusione d'atteggiamenti, in uno sdoppiamento proiettato al passato. Un microcosmo emotivo soggiogato dal fascino e dalla tenerezza. Dall'impuria e dalla follia. Dietro questo piccolo miracolo ci sono mani sapienti. La produzione di Lilli Greco, gli arrangiamenti di Maurizio Guarini e un torrente di parole di Maurizio Monti (autore di tutta la prima facciata) e di Paolo Conte (con lo pseudonimo Solingo firma buona parte della seconda). Il segreto, la vera persuasione occulta di questo lavoro, sta nell'intimità del rapporto tra la voce di Patty Pravo e l'ascoltatore. Ogni canzone è un suggerimento, un'introspezione, "un fatto insolito". Pizzicati di chitarra, arpeggi geniali e leggere toccate di tastiere che si riflettono in un tenero Casiotone dai sussurri umanoidi. La Passeggiata, con la collaborazione musicale di Cocciante, fa respirare questa dimensione e rimanda senza sottintesi alle elucubrazioni vocali di Maureen Tucker e di Nico dei vecchi Velvet Underground del 1967 con gli arpeggi di Lou Reed. Amore buono incide ancora di più, con una frenesia ritmica e un'ansia atonale cara al timbro vocale e strumentale di John Martyn, grazie anche ai passaggi jazz delle tastiere. Dolce una follia fa risaltare una voce da vera, grande interprete che riesce a regalare davvero emozioni continue. Un prodotto affascinante, allettante, maturo, fino alla più lucida follia.

ROCKSTAR - 1984 - Paolo De Bernardin

 

Occulte persuasioni è il primo Compact Disc di Patty Pravo. Non poteva esserci esordio migliore per un'artista che ha sempre vissuto intensamente la propria creatività confrontandola continuamente con il mutare dei tempi - senza paura di giocare spesso un ruolo di rottura con le convenzioni musicali dominanti. Oltre al dato puramente tecnico però siamo qui di fronte ad un evento artistico di grande importanza: "Occulte persuasioni" è infatti il lavoro che riporta Patty Pravo al suo pubblico dopo alcuni anni trascorsi in un' intensa ricerca artistica ed esistenziale. Cittadina del mondo per convinzione e vocazione, Patty Pravo ha viaggiato molto, ha vissuto in California, ha lavorato con musicisti di diverse nazionalità: ha così accumulato molte esperienze filtrandole con quella sua visione del mondo assolutamente personale. Per questi motivi "Occulte persuasioni" non è solo un Compact Disc di canzoni ma una esperienza più completa: una poesia che si fa vita, una vita che si manifesta in canzone - anzi in nove canzoni scelte con cura ed interpretate con un'abilità tecnica che non è mai fine a se stessa. Come tutte le grandi cantanti infatti Patty Pravo possiede nella voce quella magica qualità che anima una parola e la arricchisce di impensabili sfumature. Il Compact Disc si apre con Per una bambola presentata per la prima volta al Festival di Sanremo 1984 (dove ha vinto il 1° premio della critica). Il testo di questa canzone è vagamente autobiografico e magica la sua interpretazione. Passeggiata è una storia a metà tra sogno e realtà ambientata in un mondo surreale. Il delicato arrangiamento accentua la dimensione da favola della composizione. Cieli di Bahia pennella di azzurro una canzone che ruota attorno alla ricerca di una dimensione più umana nel vivere. Amore buono si distende su un tappeto sonoro di soffice jazz con i vari strumenti che intrecciano un fitto dialogo con la voce della cantante. Dolce una follia ha la struttura di un lento (anche ballabile) che languidamente si perde nel labirinto della follia che sempre accompagna la vita di ogni essere umano: l'importante è dare libero sfogo alla propria anima. Occulte persuasioni ha l'andatura di una ballata avvolgente che tenta di afferrare un istante di amore - un gioco pericoloso che vale sempre la pena di giocare. Viaggio è la voglia di esotismo, un reggae sofisticato che parla di Messico e Caraibi, l'evasione della mente che anticipa il corpo. Donne ombra - uomini nebbia ha il ritmo continuo di un pensiero assillante che dura tutta la notte per poi sfumare improvvisamente ai primi raggi del sole. Infine Prendi, un prezioso dialogo allo specchio, un delicato ricamo vocale che chiude un lavoro sincero e creativo. Nove canzoni che sono altrettanti gesti di amore di Patty Pravo verso la musica e verso il pubblico.

PRESENTAZIONE UFFICIALE (dal booklet inserito nella prima edizione in CD dell'album) - 1984 - Franco Zanetti

 

 

 

PAGINA AGGIORNATA AL 21.9.2020