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SELEZONE RECENSIONI - FEBBRAIO/MARZO 2002

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In Radio Station la Strambelli riscopre il gusto della sperimentazione circondandosi di giovani talenti sia fra gli autori che fra i musicisti, con anche un miglioramento della voce, tornata più decisamente ai sensuali accenti da contralto che la resero famosa. Il disco alterna morbidezze e ironia, world music e sperimentalismo; il mondo di riferimento va dal nuovo Brasile di Carlinhos Brown ad echi di Stravinsky fino ai Placebo, che sembra citare nella tiratissima Fammi Male che fai bene di autori giapponesi, della quale ha scritto il testo in italiano con argomento il sesso estremo. L'immenso, il brano che canterà in gara a Sanremo, dimostra la freschezza intellettuale degli anni migliori; è un brano rarefatto, nelle sue corde, di sentimentalismo astratto e un poco oscuro, moderno, il migliore della parata festivaliera. Radio Station è un album per palati fini, che mescola con sapienza l'alto e il basso, gli Avion Travel come autori e i mitici Cugini di Campagna come coristi. LA STAMPA

 

Patty/Strambelli è da sempre l’incarnazione dell’eros nel Pop italiano. Ascoltarla nel brano presentato a Sanremo, L’immenso, vuol dire entrare nel suo paradiso di atmosfere cariche di sensualità raffinata: “sono un diavolo che brucia davvero, di passione in passione l’amore io lo vivo sul serio, ho nelle vene quel rosso più intenso che mi accende se ancora ti penso e ti penso”. Ma Nicoletta è anche donna che canta e denuncia un mondo che brucia, come in Captivity, altro brano forte del suo ultimo album Radio Station (Pravitia – Sony Music): “siamo barbari incivili con i volti insanguinati, da bambini siamo stati nella faccia sfigurati, il dolore è già acquisito nell’aspetto inorridito, siamo qui su questa terra, riduciamo tutto in melma... il potere a chi ha già tutto e la fame a chi è affamato”. Un disco che alterna momenti dolci a linee oscure e cupe, cambi di frequenza di "Radio-Pravo”, che trasmette le sue emozioni, la sua freschezza, la sua solarità a chiunque si sintonizzi e ascolti. Da Nicoletta ci si può aspettare sempre e solo nuova innovazione musicale, ricerche sonore accattivanti accompagnate da testi maliziosi, ma tanto veri! E poi c’è il segreto di questa sua eterna giovinezza che la rende affascinante e sensuale come non mai. D'altronde lei è sempre stata un “piccolo” mito italiano trasgressivo: parlano da sole le copertine della sua storia discografica che la ritraggono sempre bellissima e originale, basti ricordare Grand Hotel, Miss Italia, Munich-Album... fino a Radio Station; poi però ci sono soprattutto la sua voce, i suoi testi e le sue canzoni a tirare fuori angosce, disperazioni, gioie e amori della gente. Ma l’avete mai vista in concerto? La sua teatralità è quanto di più sopraffino possa esserci, la sua eleganza è mista alla provocazione dei sensi, senza mai scendere nella volgarità comune a tante star internazionali. Tornando al suo ultimo lavoro discografico, c’è da sottolineare come l’evoluzione di Patty sia in continuo fermento, quasi un moto perpetuo, senza una direzione precisa, ma con tante frequenze “moderne”. Passiamo ad ascoltare la raffinatezza di A me gli occhi, realizzata con la collaborazione degli Avion Travel, momento poetico davvero elegante con Patty che canta divinamente: “un giardino di carezze sopra il mare era quello che alle orecchie mi sapevi raccontare”. Arriviamo poi al duo giapponese dei Supercar, che le hanno scritto e tradotto Fammi male che fai bene, altro momento di eros indiavolato attraversato da uno struggente amore “voglio berti, voglio averti, tu mi stai strappando il cuore, tu non hai pudore, fammi male che fai bene, vado via fuori di testa perdo la ragione, vieni qui toccami, vieni qui bagnami”. Non mancano i ritmi caldi, scaldati da un sole brasiliano richiamato da due canzoni, Noi di là (Lagoinha) di Carlinhos Brown e Ambra di Adriana Calcanhotto. Un vero manifesto del Pop italiano, ma non solo, Patty lo regala in Farfalla Pensante: "Apri - chiudi - sogni e bruci dentro me come ali di cera, riposi e posi l’idea geniale dell’amore dentro me come un seme nel cuore che corre e scorre, tocca la fine e torna dentro”. Unicamente divina creatura: questa è Patty Pravo. Questa Strambelli di nome Nicoletta, unica diva della canzone italiana, con quel sorriso ammazzacuori che ha solo lei. Un'artista che ha nella coerenza del suo pensiero il suo grande pregio, infatti nella sua storia musicale non c’è mai stato un album simile ad un altro; e poi la voglia di dire e di essere sé stessa al di fuori da ogni regola, spregiudicatamente bella: un pensiero stupendo! www.traspi.net

 

Sembrano finiti gli anni dei capricci, dei contratti stracciati all’ultimo momento, dei palcoscenici abbandonati a causa d’improbabili defaillance tecniche o per qualche intemperanza di troppo da parte del pubblico. Nicoletta Strambelli, dalla sua fortunata rentrée sanremese nel 1997, con ...e dimmi che non vuoi morire, si è trasformata in una giudiziosa signora, quieta, spesso sorridente e dal carisma che non conosce usura. E si è pure scoperta stacanovista, perché dal 1997 sono ben cinque le produzioni discografiche lanciate sul mercato: tre da studio e due dal vivo. Solo un aspetto dell’ex ragazza del Piper non è cambiato; l’estrema volubilità musicale, che nel suo caso è un pregio e allo stesso tempo, una prova di coraggio. Niente ferma la divina Patty, che ripassa con disinvoltura le belle pagine d’autore donatele da Franco Battiato, Ivano Fossati o Francesco Guccini per poi "accasarsi" con il ragazzaccio di Zocca, Vasco Rossi e la sua gang d’inossidabili rocker. Ora è la volta di un album "a rischio"; e che infatti ha lasciato un po’ spiazzati i vecchi fan che lo hanno accolto in maniera tiepidina. Incorrendo in un grossolano errore. Perché Radio station è un lavoro creativo, ricco di umori e suoni nuovi, spesso geniale; dove la signora, pur non raggiungendo le vette vocali del bel tempo che fu, si concentra sull’interpretazione, giocata su chiari scuri quasi miracolosi. E allora lasciateci dire che L’immenso era di gran lunga il brano più bello ascoltato al festival dei fiori, totalmente fuori contesto, ma dal fascino intatto ascolto dopo ascolto. E che se solo le radio non fossero frenate dalle solite ossequiose (e lucrose) play list, trasformerebbero Noi di là (Lagoinha) di Carlinhos Brown nel singolo dell’estate. Il resto è un disco da ascoltare dalla prima all’ultima nota, ricco di produttori e collaboratori di grido, insieme a talentuosi sconosciuti, ma incredibilmente – nonostante le apparenze – omogeneo. E dove non sembra strano accostare le aspre sonorità rock di Fammi male che fai bene dei giapponesi Nakamura e Ishiwatari – vecchia passione della diva veneziana già all’epoca di Ideogrammi nel ’94 – al pop sperimentale dei Piano b in La forma materiale. Registrato in un anno tra Londra, New York, Roma e Rio de Janeiro, attende ora la prova del nove; un tour sfarzoso, a metà tra il musical e la biografia personale, che partirà il 18 luglio da Valle Giulia a Roma. The fool show, il titolo, rischia di diventare l’avvenimento musicale dell’anno. WEB - VIDEOMUSICA

 

Patty Pravo pubblica l'8 marzo il suo nuovo album: Radio Station. Disco spiazzante, alterno nello stile e talora negli esiti, vario fino all'eclettismo. Non fosse, attenzione, per la voce di lei: quella voce unica, carnale, accesa di febbre dei sensi e di bagliori dell'anima. Capace di connettere i voli del sogno con l'immanenza del desiderio (Lontano, Farfalla pensante), i fervori più espliciti ("Bruci dentro me/posi l'idea geniale dell'amore dentro me/come un seme nel cuore/che corre e scorre/tocca la fine e torna dentro") con quella che Carmelo Bene chiama "assenza disiata", l'amore che la lontananza muta in supplica, o "inutile silenzio". Ché Radio Station è quasi un disco a tema: sull'amore, prima e più che d'amore. Sui mille volti dell'amore dal più corporeo al più nebbioso, dal più bruciante al più estatico. Certo, per rendere una tale galleria di inflessioni, asprezze, dolcezze, passionalità scoperte, astrazioni oniriche serviva un'altrettanto ampia gamma di atmosfere e di suoni, ritmi, colori. Serviva l'estro onnivoro di questa grandissima artista, e un cast di musicisti di non meno varia sensibilità: così da far dimenticare le angustie lessicali di Una donna da sognare, l'album precedente. L'ascolto di Radio Station attesta che l'obbiettivo è raggiunto. Ed ecco una Patty via via impressionista - Noi di là, quella luce di suoni che sguscia tra le ombre del cuore - e metafisica ("Mi immergerei con te/ventimila leghe dalla forma materiale"). Lunare e tuttavia aurorale in Ambra, e attenta all'anima più torrida del rock, nel sogno sadomaso di Fammi male che fai bene. Fino a Captivity, dove sulla stanchezza "d'un mondo fragile" parrebbe insinuarsi, chissà, un volto ancora inedito della grande artista, un remoto, ma non improbabile intento di poesia civile. IL GIORNALE

 

Il maggior pregio artistico di Patty Pravo è quello di non ripetersi. Mai. Radio Station non conduce infatti ad album precedenti, da Ideogrammi in poi, pur estraendone in qualche caso l'essenza. La Pravo continua nella sua ricerca musicale e il prodotto che offre è tra i più intriganti e interessanti. Un lavoro emozionale e ricettivo, suoni cupi e solari, un apporto vocale di notevole espressione. Assaggio del disco, L'immenso, proposto all'ultimo Festival di Sanremo, brano non molto accessibile per la platea della nostra più importante rassegna nazional-popolare. L'album si mostra in varie sfaccettature illuminanti; dalle pulsanti atmosfere brasiliane di Noi di là (Lagoinha) di Carlinhos Brown e Ambra di Adriana Calcanhotto a Lontano, che si avvale della partecipazione vocale de I Cugini di Campagna; dalla raffinata A me gli occhi, composta e registrata con il contributo degli Avion Travel, alla inconsueta Fammi male che fai bene, firmata Koji Nakamura e Junji Ishiwatari, ovvero i giapponesi Supercar, di cui l'interprete ha tradotto il testo originale. Radio Station è quasi uno spostamento continuo tra frequenze che permettono all'ascoltatore di entrare in paradisi musicali diversi tra loro ma affascinanti. Registrato tra gli studi italiani (Roma e Milano), Londra e Rio De Janeiro, il disco ha visto la partecipazione di grandi musicisti, italiani e stranieri, oltre alla sezione d'archi dell'Orchestra di Roma. Attenzione: non fermate il lettore CD alla fine del decimo brano (Captivity): c'è una ghost-track. Eccellente, infine, la veste grafica: ciliegina sulla torta di un grande album. RARO!

 

Un'artista ancora capace di sorprendere. Voglia di sperimentare, di andare oltre la canzonetta. Patty è davvero unica. La divina è tornata. Per stupire, ovviamente. Ma non nel look quanto nella musica. Un'artista che ha ancora voglia di reinventarsi e mettersi in discussione nonostante la lunga carriera alle spalle e i numerosi successi, ultimo tra i quali ...e dimmi che non vuoi morire, splendida ballata scritta per lei da Vasco Rossi. In questo disco si nota la presenza di un team affiatato e di grande qualità. Le canzoni non sono di facile presa, gli arrangiamenti sono volutamente ricercati e sperimentali: il modo migliore per dare a Nicoletta Strambelli (suo vero nome) la possibilità di esprimersi al meglio. Spicca su tutti L'immenso, presentata a Sanremo: intensa, magica, poetica. Una grande sorpresa è Noi di là (Lagoinha) di Carlinhos Brown, interamente registrato a Rio De Janeiro. Averne di Patty Pravo... ROCKSTAR

 

 

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO 21.9.2020