Le copertine della versione
originale in italiano, pubblicata su 45 giri in Italia e in Francia e
su EP in Portogallo
Se perdo te (S. Bardotti
- P. Korda)
Alla fine del 1967, ad un anno esatto dal suo debutto discografico, Patty Pravo
già si mostra insofferente nei confronti del genere musicale
scelto per il suo lancio, nonostante il grande successo dei primi due 45
giri, Ragazzo Triste e Qui e là. Un genere che
Alberigo Crocetta (suo scopritore e manager) avrebbe
continuato a cavalcare per molto tempo ancora se l'artista non
avesse interposto la sua ferma volontà di cambiamento tra gli
interessi economici del suo pigmalione e quelli della RCA,
sua prima casa discografica.
Sergio Bardotti, di ritorno da
uno dei suoi viaggi intorno al mondo, fa ascoltare alla cantante
un brano di P.P. Arnold, dal titolo The time has come.
Una canzone che, soprattutto se riascoltata oggi, sembrerebbe non
avere nulla di particolare, rispetto a tanti altri pezzi
dell'epoca. Sennonché nel mettere il disco sul piatto del
giradischi, al momento dell'ascolto Bardotti dimentica di
regolarne la velocità e finisce per proporre alla cantante una
versione rallentata a 33 giri che sorprende e incuriosisce
entrambi. Il pezzo originale, casualmente stravolto, sembra
poter corrispondere alla particolare personalità vocale dell'artista.
Patty Pravo si rende subito conto che le potenzialità della sua
voce sono perfette per quel brano: è finalmente libera di
esprimere le sue innate doti interpretative in una costruzione
musicale melodica ad ampio respiro. Il nuovo testo in italiano,
creato dallo stesso Bardotti, è di una purezza disarmante, semplice ma non
banale. Parole che oggi si riescono a scrivere raramente, un
linguaggio incisivo che va dritto al cuore senza bisogno di
spiegazioni o di complicati percorsi cerebrali. E così nasce quella che secondo me,
insieme a Non andare via ("Ne me quitte pas"), è
una delle più toccanti dichiarazioni d'amore mai ascoltata nei repertori di musica
leggera degli ultimi quarant'anni. "Non andare via" ha,
curiosamente, una genesi molto simile a quella di Se perdo te:
è stata costruita al pianoforte da Gérard Jouannest
(collaboratore storico di Brel, nonché marito di
Juliette Gréco), rallentando, quasi per gioco, il ritmo di una
marcia piuttosto allegra, ballabile, ascoltata precedentemente in
occasione di un viaggio in Sudamerica... (strane coincidenze!).
"Se
perdo te, cosa farò, io non so più restare sola..." è
l'accorato appello di una giovane ragazza smarrita, non ancora
preparata a vivere un abbandono (forse il primo); in "Non andare
via", invece, si racconta di un amore adulto, più consapevole,
dove la protagonista è disposta a fare l'impossibile pur di non
perdere la persona amata, manifestando addirittura la prospettiva
di una sottomissione totale ("lascia che io sia come la tua ombra,
l'ombra della tua mano, l'ombra del tuo cane, ma non andare via").
Un rapporto che sottintende una disperata maturità e una
consapevolezza difficile da riscontrare nelle passioni e nelle
pulsioni di un'adolescente. In entrambi i casi siamo di fronte alla
temutissima fine di un amore, vissuta in due
diverse stagioni della vita.
In una tappa del tour Bye Bye Patty (1997) Patty Pravo,
dopo aver interpretato "Se perdo te", particolarmente emozionata
per gli applausi ricevuti, disse che considerava questa canzone
millenaria, aggiungendo: "Un po' come me...", facendo, divertita,
gli scongiuri del caso... In effetti il brano, a prescindere dalle preferenze personali,
è da annoverare tra i pezzi
"senza tempo" incisi dall'artista nel corso della sua lunga
carriera.
Se perdo te è
l'unico brano che Patty Pravo ha proposto in ogni tour,
dagli esordi ad oggi; inoltre, come altri suoi evergreen, ha goduto
(e sicuramente ancora godrà negli anni a venire) di
più versioni nel corso dei decenni: ad oggi sono esattamente sei. La prima è
quella originale incisa su 45 giri (1967), la seconda (1970) è
stata inserita nell'album Bravo Pravo (edizione francese);
la terza (1984) Patty la incide insieme ad altri vecchi
successi per la CGD (che però pubblicherà la raccolta solo nel
1987); la quarta è la versione inserita nell'album Pazza idea
etc. etc. del 1990 e per finire ci sono le ultime due,
riproposte dal vivo: nel 1997 quella tratta da Bye Bye Patty e nel 2001
quella inserita nel doppio CD Patty live 99, registrato al
Teatro Regio di Parma.
Non ci sono dubbi, Se perdo te è uno
dei brani ormai consegnati alla storia
della musica leggera italiana, insieme a "Pensiero stupendo",
"Pazza idea", "E dimmi che non vuoi morire" e
"La bambola" (giusto per citare i più famosi).
ULTIMO AGGIORNAMENTO
19.9.2020
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